domenica 6 settembre 2015

L'ISOLA DI FAVIGNANA



Favignana è l'isola principale isola delle Egadi.

Il nome di Favignana deriva dal latino favonius (favonio), termine con il quale i romani indicavano il vento caldo ricadente proveniente da ovest. Il villaggio sorge intorno a un'insenatura naturale dove è strutturato il porto sulle cui sponde sono presenti gli edifici delle antiche tonnare Florio.

Le tradizionali architetture mediterranee dell'isola, caratterizzate da intonaci bianchi e finestre azzurre o verdi sono, specialmente negli ultimi anni, oggetto di riscoperta e valorizzazione.

L'isola è ricoperta prevalentemente da macchia mediterranea costituita da arbusti cespugliosi e da boschi di pini mediterranei.
Anticamente il nome di Favignana era Egusa (Aegusa per i latini), dal greco Aigousa, cioè «che ha capre», data la loro abbondanza sull'isola. Era anche conosciuta con altri nomi come Aponiana, Katria, Gilia e viene ricordata da numerosi scrittori tra cui Plinio, Polibio, Nepoziano, l'anonimo Ravennate. Dai geografi arabi era conosciuta con il nome Djazirat ‘ar Rahib («isola del monaco» o «del romito»), in quanto sull'isola si erge un castello di epoca normanna, il cosiddetto Castello di Santa Caterina, dove avrebbe vissuto per l'appunto un monaco. Il pittore Salvatore Fiume la definì una «farfalla sul mare» per via della sua conformazione caratteristica.

Nonostante nell'antichità fosse ricca di vegetazione, oggi ne è povera a causa del disboscamento.

L'isola è attraversata da nord a sud da una dorsale montuosa la cui altitudine massima è quella del Monte Santa Caterina, di 314 metri. Altre due cime sono la Punta della Campana alta 296 metri e la Punta Grossa (252 metri).

Sul lato meridionale si trovano gli isolotti Preveto, Galera e Galeotta (praticamente degli scogli).

Favignana fa parte della riserva naturale delle isole Egadi istituita nel 1991.

L'isola è abbastanza brulla e ospita la tipica macchia mediterranea e la gariga. La vegetazione è quindi costituita da oleastro, lentisco, carrubo, Euphorbia dendroides e sommacco. Vi sono alcuni interessanti endemismi quali il cavolo marino (Brassica macrocarpa), il fiorrancio marittimo (Calendula maritima), la finocchiella di Boccone (Seseli bocconi). Uno studio degli anni sessanta sulla vegetazione delle Egadi riporta a Favignana circa 570 specie.

Nell'area est dell'isola vi sono molti giardini detti ipogei, curati e coltivati all'interno delle cave di tufo ormai dismesse.

È una delle poche isole minori siciliane in cui sia presente una popolazione di rospo smeraldino siciliano (Bufo siculus).

La presenza umana a Favignana risale al Paleolitico superiore, tracce di antichissimi insediamenti umani si hanno principalmente nelle grotte del Faraglione e del Pozzo in zona San Nicola. I Fenici si stabilirono a Favignana a partire dall'VIII secolo a.C. fino all'anno 241 a.C. quando, l'esercito romano guidato da Gaio Lutazio Catulo, sbaragliò la flotta cartaginese nella battaglia finale della Prima Guerra Punica detta appunto Battaglia delle Isole Egadi, in cui la Sicilia venne definitivamente annessa a Roma. Dopo il crollo dell'Impero Romano le isole caddero in mano dei Vandali e dei Goti ed in seguito dei Saraceni.

Nel 1081 i Normanni, sotto il governo di Ruggero d'Altavilla, vi realizzarono un villaggio e possenti fortificazioni: il forte San Giacomo (all'interno dell'ex-carcere in paese) e quello di Santa Caterina (in cima alla montagna). Seguì infine il destino della Sicilia fino al XVI secolo, passò sotto i Borboni e divenne, insieme all'intero arcipelago, proprietà dei Pallavicini-Rusconi di Genova e poi, nel 1874, dei Florio che potenziarono le tonnare dell'isola.

Dal periodo Borbonico fino al fascismo l'isola fu utilizzata dal governo soprattutto come prigione e luogo di confino per gli avversari politici. Durante il periodo borbonico fu rinchiuso nella fossa di S.Caterina il mazziniano Giovanni Nicotera che venne poi liberato dai Garibaldini dopo lo sbarco dei Mille.

Durante il secondo conflitto mondiale l'isola venne dotata lungo le coste, vista la sua posizione strategica, di una imponente rete di casematte e fortificazioni militari, in gran parte ancora oggi conservate.



Favignana, sin dai tempi della dominazione romana, è stata sede estrattiva del tufo bianco conchigliare (in realtà è impropriamente detto tufo perché è una calcarenite e non una roccia di origine vulcanica come è il vero tufo) utilizzato nell'edilizia. Il cosiddetto tufo ha rappresentato una fonte economica importante per gli abitanti dell'isola. La lunga attività estrattiva, presente particolarmente nella parte orientale dell'isola, ha dato origine a particolari fossati, forre e caverne oggi trasformate, specialmente dai privati cittadini, in particolari e suggestivi orti, giardini e abitazioni.

Al centro del paese di Favignana sorge la chiesa settecentesca intitolata alla Madonna dell'Immacolata Concezione all'interno della quale è custodito un prezioso crocifisso ligneo del XVIII secolo e una statua marmorea raffigurante Sant'Antonio del XVII secolo.

Villa Florio è una palazzina neogotica, fatta costruire da Ignazio Florio dal 1876 al 1878 su progetto dell'architetto Giuseppe Damiani Almeyda. Oggi è di proprietà del comune e ospita l'info point turistico.

L'ex-stabilimento della tonnara di Favignana, non più in attività a causa del ridotto numero dei tonni pescati, restaurato tra il 2003 e il 2009. Attualmente il luogo è aperto al pubblico a pagamento e sono offerte visite guidate da ex operai dello stabilimento. All'interno è possibile trovare testimonianze video legate alla mattanza e alla tonnara, e inoltre filmati storici concessi dall'Istituto Luce. Vi è in più una sala nella quale sono esposti reperti storici ritrovati nel mare delle isole Egadi.

Sulla cima del Monte Santa Caterina, alto 314 metri, sorge l'omonimo Forte costituito da una struttura dalla chiara impostazione architettonica militare. Edificato come torre di avvistamento nel IX secolo d.C., durante il regno di Ruggero d'Altavilla, nel 1081, fu ampliato e nel XV secolo, da Andrea Rizzo, Signore di Favignana, potenziato al fine di contrastare i frequenti attacchi saraceni. Successivamente, nel 1655, venne rimaneggiato fino ad essere destinato a prigione dai Borbone dal 1794 al 1860. Dopo svariati usi, venne reimpiegato durante il secondo conflitto mondiale e dotato di postazioni di artiglieria a difesa dell'isola. Adesso è in stato d'abbandono, si può raggiungere con una camminata su un sentiero a gradoni.

Centro principale dell'isola e capoluogo dell'arcipelago, il piccolo porto che ha lo stesso nome dell'isola, è situato in una vasta baia dominata dal Forte di S. Caterina (oggi presidio militare), in cima all'omonimo monte. Antica postazione di avvistamento saracena, riedificata dal re normanno Ruggero II ed ingrandita in seguito, venne utilizzato, in epoca borbonica, come carcere (1794-1860).

Il paese si costruisce intorno a due piazze: piazza Europa e piazza Madrice, collegate dalla via principale, metà del passeggio serale. A nord-est del centro abitato, la zona di S. Nicola (alle spalle del cimitero) nasconde un'area che porta i segni del tempo passato ma che purtroppo, è ancora in mano a privati e quindi pressocché impossibile da visitare.

Due sono le spiagge principali: Cala Azzurra, piccola baia sabbiosa a sud dell'abitato, e l'ampia spiaggia del Lido Burrone, sempre a sud, ma leggermente spostata a ovest. Sono raggiungibili con mezzi propri o con l'autobus che effettua il percorso ogni ora. Più spettacolari ed affascinanti sono però le calette rocciose, in particolare la Cala Rossa e la poco distante Cala del Bue Marino. Nell'altra, metà dell'isola, le più belle sono Cala Rotonda, Cala Grande e Punta Ferro, punto di partenza per gli amanti delle immersioni.



L'estrazione del tufo era in passato una delle principali attività dell' isola. I blocchi, una volta tagliati, venivano esportati nel resto della Sicilia e in Nord Africa. La parte orientale dell'isola è caratterizzata proprio da queste cave, che conferiscono al paesaggio un singolare aspetto "bucherellato" con queste grandi depressioni squadrate e a gradoni, spesso invase da arbusti, a volte purtroppo utilizzate come discariche, altre per fortuna, come piccoli giardini ipogei, al riparo dal vento. In prossimità del mare, lungo la costa est sussistono le antiche cave in parte sommerse dai flutti in seguito a degli smottamenti di terreno. Il mare vi penetra formando piccoli specchi d'acqua dalle forme geometriche. Le più spettacolari cave si trovano nella zona di Scalo Cavallo, Cala Rossa, e Bue Marino.

Il lato ovest della montagna digrada in mare formando suggestive grotte. Ogni mattina estiva di "mare buono", al porto, i pescatori si offrono di portare i turisti alla scoperta delle più belle: la Grotta Azzurra (per il colore assunto dall'acqua), la Grotta dei Sospiri, che d'inverno fa sentire i suoi lamenti, e la Grotta degli Innamorati, per le due rocce identiche e affiancate sulla parete di fondo.

Sull’isola di Favignana anticamente sorgevano tre castelli: il castello di S.Caterina, tuttora accessibile, che svetta sull’omonimo monte; il forte di S.Giacomo e il Castello di S. Leonardo. Questi ultimi due non sono più visitabili in quanto attorno a S. Giacomo è stata costruita una casa di reclusione, mentre S. Leonardo è stato demolito a fine ’800 per far spazio ad un nuovo punto di attracco per le imbarcazioni. Al suo posto sorge ora il Palazzo Florio.

Una visita all’ex Stabilimento Florio è indispensabile per coloro che vogliano vivere un viaggio nel florido passato della tonnara e di quello che rappresentò per lo sviluppo dell’isola di Favignana. L’ex stabilimento Florio è un vero gioiello di archeologia industriale. Esso non era solo il luogo dove venivano custodite le attrezzature, le ancore e le barche della mattanza in quella che diventò una delle più fiorenti industrie di lavorazione conserviere del tonno, ma rappresenta anche la storia della famiglia Florio e del suo intrecciarsi con la vita degli isolani, che trovarono riscatto sociale dalla povertà e fonte di sussistenza economica.

Questo maestoso complesso, grazie alla sua architettura con grandi archi e i soffitti altissimi, ricorda le grandi cattedrali, dando un senso di religiosità, un luogo dove il lavoro aveva un che di sacro e solenne. Il primo nucleo dello stabilimento nacque grazie al genovese Giulio Drago che prese in affitto la tonnara di Favignana nel 1859. Ma la grandiosa costruzione prese vita grazie all’iniziativa di Ignazio Florio, che incaricò, nel 1878, l’architetto Damiani Almeyda di ristrutturare i fabbricati della Tonnara. Iniziò così la fortuna di Favignana che divenne l’isola dei Florio per antonomasia.

Lo stabilimento si estende per circa 32mila metri quadrati. Prendono posto una serie di grandi ambienti coperti, spazi e ambienti diversi per dimensioni e destinazioni d’uso: uffici, magazzini, falegnameria, officine, spogliatoio per gli uomini e spogliatoio per le donne, stiva, galleria delle macchine, trizzana e malfaraggio (per il ricovero delle barche), locali a servizio della lunga batteria di forni per la cottura del tonno e, svettanti su tutto, tre alte ciminiere. Tutti gli edifici sono caratterizzati dal tufo di Favignana.

Le cave dismesse a Favignana furono utilizzate dagli isolani in modo originale ed intelligente: vennero trasformate in orti e giardini. E’ sufficiente fare una passeggiata per notare ai bordi delle strade cave di tufo al cui interno crescono piante rigogliose. Grazie alla protezione del vento garantita dalle alte pareti, e con il contributo del sole e del clima egadino, gli isolani sono riusciti a sfruttare un habitat adatto allo sviluppo vegetativo dando vita ad una “serra naturale”, che permetteva di avere un clima caldo d’inverno e fresco d’estate. In questi luoghi, che hanno preso il nome di “giardini ipogei”, è possibile ammirare tanti ortaggi ma soprattutto splendidi alberi da frutto come il fico, il mandorlo, il pero, l’arancio e il fico d’india, dando luogo a dei paesaggi vivi e colorati dai profumi caratteristici di una terra generosa.



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