domenica 23 agosto 2015

LA CATENA ALIMENTARE



Una catena alimentare ha struttura piramidale suddivisa in vari livelli trofici, alla cui base sono situati gli organismi autotrofi (batteri fotosintetici, alghe azzurre e piante), più numerosi di tutti, che sono in grado, utilizzando l'energia solare, di produrre sostanze organiche e sono perciò detti produttori; seguono gli organismi eterotrofi detti consumatori primari, che si cibano dei produttori (per es. animali erbivori), e altri organismi eterotrofi, detti consumatori secondari, che si nutrono dei consumatori di primo ordine (per es. animali carnivori). Gli animali che si nutrono a loro volta dei consumatori secondari sono detti consumatori terziari e così via. Tutti gli organismi, sia produttori sia consumatori, vengono dopo la morte utilizzati dai decompositori (vari microrganismi, alcuni vermi e insetti) che, trasformando la materia organica in sostanze più semplici utilizzabili dalle piante, chiudono il ciclo. Negli ambienti acquatici, il livello dei produttori è costituito dal fitoplancton e quello dei consumatori primari dallo zooplancton.

Vicino alla superficie del mare, dove arriva molta luce solare e ci sono molte sostanze nutritive, galleggiano piccolissimi esseri viventi, trasportati dalle correnti: sono delle alghe, oppure delle larve di pesci o di crostacei, oppure altri organismi microscopici. Tutti insieme si chiamano plancton.
Il plancton è famoso per essere il cibo delle balene, ma è anche molto di più.
Il fitoplancton è composto da tantissime alghe microscopiche che galleggiano negli oceani e che nella catena alimentare sono dei produttori (come le alghe più grandi e ben visibili).

Il fitoplancton serve come nutrimento per i piccoli animali chiamati zooplancton.



Tutto il plancton è il cibo di piccoli crostacei (ad esempio i gamberetti) o di piccoli pesci, che, se mangiano del plancton vegetale, sono dei consumatori primari. Ma anche i gamberetti possono essere mangiati da un pesce come lo sgombro, che è il consumatore secondario; questo, a sua volta, può essere mangiato da uno squalo, che in questo caso è il consumatore terziario.

Anche l'uomo è un consumatore della catena alimentare marina: non vive nell'oceano, ma ne sfrutta le sue specie attraverso la pesca.
Alcuni pesci di cui ci cibiamo sono: il merluzzo, la sogliola, l'orata, lo sgombro, il tonno e la triglia.

Visto che prendiamo del cibo dal mare, bisogna stare attenti a non fare entrare delle sostanze inquinanti nella catena alimentare, o si corrono gravi rischi.

Anche nel mare, in realtà, è meglio parlare di reti alimentari, perché le varie catene alimentari s'intrecciano in continuazione e perché non è detto che il gamberetto e i pesci vengano mangiati: potrebbero morire di vecchiaia, cadere sul fondo e andare dritti dritti dai decompositori.

Una catena alimentare è l’insieme dei rapporti tra gli organismi di un ecosistema. Ogni ecosistema ha una sua catena alimentare e, siccome un individuo può appartenere a più di una catena alimentare, si crea una vera e propria rete alimentare. L’idea di catena alimentare nell’oceano potrebbe sembrare piuttosto semplice: il pesce grande si nutre di uno più piccolo, il quale a sua volta ne mangia uno piccolo, – e così via. In realtà negli oceani tutto è molto più complicato e le maglie della catena si diramano in tutte le direzioni. Innanzi tutto, non tutte le creature marine mangiano altre creature – molte si cibano di alghe. A differenza della catena alimentare a piramide che si verifi ca sulla terra (vegetali, erbivori, carnivori), in mare ve n’è una più complessa.



Ecco i protagonisti: gli autotrofi , o produttori primari, (fitoplancton, macroalghe e piante), che attraverso la fotosintesi utilizzano la luce e le sostanze minerali per formare composti organici; i consumatori primari (zooplancton e tutti gli organismi che si nutrono di vegetali); i consumatori secondari (tutti quegli organismi che si nutrono di altri animali); infine i decompositori, che trasformano le sostanze organiche di base in sostanze minerali (inorganiche), riutilizzate dai “produttori”. I microfagi si nutrono di particelle organiche trattenute per fi ltrazione e comunemente chiamate plancton (zooplancton e fitoplancton), ovvero di tutte quelle particelle che noi umani ad occhio nudo spesso non riusciamo a vedere. Si tratta di larve, piccoli organismi unicellulari vegetali e animali, ma anche di sostanze detritico-organiche, spugne e coralli. In questo raggruppamento sono da citare, come caso eccezionale, le balene. I macrofagi invece ingeriscono alimenti voluminosi come pesci, molluschi, crostacei.


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