giovedì 10 settembre 2015

IL MOSTRO DI LOCH NESS



Tanto era il fascino per il mostro di Loch Ness negli anni Cinquanta e Sessanta da portare un noto studioso del fenomeno, Sir Peter Scott, a scrivere a Buckingham Palace nel 1960 chiedendo alla regina di dare il suo nome alla creatura mitica che secondo la leggenda vivrebbe in un lago della Scozia settentrionale. Scott propose anche un nome per il mostro, 'Elizabethia Nessiae', che tuttavia fu rigettato dalla casa reale nel timore che la regina potesse incappare in uno scherzo di cattivo gusto oppure diventare lo zimbello di mezzo mondo.
La notizia e' stata rivelata dopo che i documenti dello scambio epistolare sono stati scoperti nell'archivio dell'Universita' di Cambridge da Zac Baynham-Herd, uno storico della scienza. "Non siamo completamente sicuri che sia genericamente appropriato dare all'essere il nome di Sua Maesta', in quanto per cosi' tanti anni e' stato conosciuto come 'il Mostro'", scrisse in risposta alla singolare richiesta Martin Charteris, allora assistente personale di Elisabetta.
Tuttavia, dai documenti emerge anche come la sovrana in realta' fosse assai incuriosita e affascinata dalla caccia a 'Nessie', che in quegli anni riempiva le pagine dei giornali di tutto il mondo. (AGI)

Ha trascorso 24 anni della sua vita a scrutare le acque di Loch Ness, il lago scozzese che da decenni custodisce la leggenda del mostro “Nessie”. Ma alla fine si è arreso pure lui, Steve Feltham, l’ultimo irriducibile: non ci sono misteri da scoprire - ammette ora - tutto potrebbe essere nato da banali avvistamenti di grandi pesci gatto, scambiati per creature minacciose e ignote a causa della distanza o della suggestione.

Una conclusione prosaica che sa di beffa, dopo un quarto di secolo di caccia instancabile e osservazioni certosine con binocoli sempre più sofisticati, talora persino telescopi. E che presta il fianco a qualche ironia. Ma il Times non nega l’onore delle armi a un personaggio eccentrico e un po’ strampalato, accampato permanentemente in una roulotte sulle rive del lago, che da quelle parti - e fra gli appassionati del genere - si è guadagnato negli anni un’aura quasi epica.



«Ho cambiato idea lentamente», ammette Feltham, che per anni è stato un cultore del mito di Loch Ness. Poi, come racconta al giornale, ha capito che una spiegazione era a portata di mano: i pesci gatto gallesi introdotti nel lago in epoca vittoriana come prede da pesca per il bel mondo in vacanza. Pesci che vivono a lungo e possono crescere fino a dimensioni notevoli, ma che nella zona erano fino ad allora sconosciuti.

Non è un caso - argomenta l’ormai ex cacciatore di mostri - che i presunti avvistamenti di presenze misteriose, destinati ad alimentare l’immagine fantomatica di Nessie, siano in effetti «cominciati negli anni ’30, quando i primi esemplari raggiunsero la maturità».

La delusione, se c’è, viene in ogni caso dissimulata bene. Steve Feltham, che adesso ha 52 anni, si è giocato a causa dell’insana mania di Nessie - nomignolo popolare attribuito con il tempo all’immaginario mostro di Loch Ness - legami e affetti. Ventottenne, lasciò casa e si fece piantare dalla fidanzata pur di seguire la sua idea fissa. E tuttavia oggi non si piange addosso. O almeno prova a consolarsi.
«Devo essere onesto - confessa infine al Times senza giri di parole - non credo più che Nessie sia un mostro preistorico. Ma il mistero del mostro resisterà per sempre e continuerà ad attrarre persone quassù. Io certamente non ho rimpianti per questi 24 anni».
Il primo avvistamento di questo mostro lacustre viene fatto da alcuni risalire al 566: il monaco irlandese Adamnano di Iona descrive, nella sua Vita Sancti Columbae, il funerale di un abitante delle coste del fiume Ness, emissario del Loch Ness, assalito ed ucciso da una "selvaggia bestia marina", uscita strisciando dalle acque, che San Columba scacciò con le preghiere. Fino al ventesimo secolo non esistono altre testimonianze in merito. Alcuni avvistamenti, in cui la sagoma era confusa, sarebbero avvenuti anche sulla terraferma, a partire dal 1930.

Il 2 maggio 1933 l'Inverness Courier riferì che nel Loch Ness era stato avvistato uno strano animale: i coniugi MacKay, proprietari di un albergo a Drumnadrochit, una località sulla riva del lago, avevano scorto due strane gobbe emergere dall'acqua. Il "mostro" era stato osservato dalla nuova strada appena costruita sulla riva settentrionale. Nel novembre 1933 venne scattata la prima fotografia da Hugh Gray; essa mostra un lungo "oggetto" sinuoso che nuota in superficie facendo ribollire l'acqua all'intorno.



In dicembre, un cineasta della Scottish Film Productions, Malcolm Irvine, riuscì a girare un film: il "mostro" è visibile per quasi un minuto mentre nuota alla velocità di quindici chilometri l'ora. Irvine nel 1936 fece anche un secondo filmato nel quale si vede quella che può sembrare la testa di un animale alzarsi e abbassarsi a ogni movimento del corpo. Una delle testimonianze più influenti riguardo al mostro è "La foto del chirurgo" scattata da Robert Kenneth Wilson nei pressi di Invermoriston con l'ausilio dell'amico Maurice Chambers il 19 aprile 1934. La foto finì in prima pagina dello Scottish Daily Record con il titolo "Misterioso oggetto nel Loch Ness".

Wilson, in realtà, di fotografie ne scattò diverse; la più importante mostra una silhouette nera, leggermente ricurva all'estremità, circondata di mulinelli concentrici. Alla base della silhouette sembra apparire quello che potrebbe essere un corpo. Su un'altra foto, "l'oggetto" in questione è quasi sparito nell'acqua. Ad ogni modo nel 1994, sessant'anni più tardi, la foto fu smascherata dal Centro di Loch Ness come un falso: non era infatti un'autentica foto di Nessie, ma di un modellino creato dal patrigno del dottor Wilson aggiungendo a un sottomarino giocattolo una testa e una coda.

Un avvistamento tipico di "Nessie" si deve alla signora Marjory Moir ed è dell'ottobre 1936:

« Piovigginava leggermente, il lago era grigio, il cielo era grigio e il colore della creatura era grigio scurissimo, in netto contrasto con lo sfondo più chiaro dell'acqua e del cielo. Il mostro era immobile in superficie, rivolto in direzione di Inverness. La lunghezza era di quasi dieci metri; è difficile valutare la distanza esatta che ci separava, tuttavia era abbastanza vicino a noi perché potessimo vederlo molto distintamente. C'erano tre gobbe, la più grande nel mezzo e la più piccola dietro il collo, che era lungo e snello, con una testa piccola e priva di tratti visibili. Immergeva spesso la testa nell'acqua, come per mangiare o forse semplicemente per divertirsi.»
Quasi altrettanto celebre della foto del dottore, quella scattata nel 1951 dal boscaiolo Lachlan Stuart, mostra tre gobbe che emergono dall'acqua. Nel 1955, P. MacNab dichiarò di essersi fermato nei pressi del castello di Urquhart, che domina il lago, per scattare una foto, quando a un tratto sentì un rumore nell'acqua: ebbe appena il tempo di sostituire l'obiettivo con un teleobiettivo da 150 millimetri e un enorme animale uscì dall'acqua. MacNabb lo fotografò: la foto è interessante perché si vedono sia il mostro sia il castello. In confronto con l'altezza del castello, che è di venti metri circa, si può valutare intorno alla stessa lunghezza la parte emersa dell'animale, ma secondo alcuni la foto mostrerebbe due esemplari.

Infatti se la si esamina attentamente si può notare che le due gobbe non sono esattamente l'una sul prolungamento dell'altra: siccome la seconda è più piccola della prima, si è potuto pensare che si trattasse di un maschio accompagnato dalla femmina o di un giovane che seguiva la madre. Effettivamente, in varie occasioni dei testimoni hanno dichiarato di avere visto più animali insieme. Il guardiacoste Alexander Campbell asserì di aver visto il dorso di tre mostri apparire alla superficie del lago: il primo e il secondo erano nettamente più grandi del terzo, e mentre il movimento in avanti dei primi due era regolare, il terzo si muoveva a zig zag, come per divertimento. Nel giugno del 1937, due allievi dell'abbazia di Fort August videro tre piccoli mostri, lunghi appena un metro, che fuggirono via quando essi cercarono di acchiapparli.

Nell'aprile del 1960, un ingegnere dell'aeronautica, Tim Dinsdale, filmò una gobba che attraversa l'acqua in una scia potente a differenza di quella di una barca. La JARIC (centro di analisi delle immagini e di intelligence inglese storicamente conosciuta come MI4) dichiarò che l'oggetto era "probabilmente animato".
Nel 1993 Discovery Communications realizzò un documentario chiamato Loch Ness Discovered che si avvalse di un miglioramento digitale del film di Dinsdale. Un esperto di computer che aveva migliorato il film notò un'ombra nel negativo che non era molto evidente nel positivo. Attraverso il rafforzamento e la sovrapposizione dei fotogrammi, trovò quello che sembrava essere il corpo posteriore, le pinne posteriori e 1-2 gobbe aggiuntive del corpo simile a un plesiosauro. Egli affermò che: «Prima di vedere il film, pensavo che il mostro di Loch Ness fosse solo un mucchio di sciocchezze. Dopo aver fatto la valorizzazione, non sono così sicuro.»

Gli ultimi avvistamenti o testimonianze di un certo rilievo e riportate dai mass media risalgono agli anni ottanta del Novecento. Gli ultimi avvistamenti sono piuttosto recenti: un avvistamento del celebre mostro è avvenuto il 26 maggio 2007 ad opera di Gordon Holmes, un tecnico di laboratorio che ha filmato una sagoma nuotare nel lago, mentre l'ultimo risale a fine agosto 2009, ad opera di Jason Cooke, guardia di sicurezza che, per fotografare il presunto mostro, ha utilizzato Google Earth (Coordinate: Latitudine 57°12'52.13"N, Longitudine 4°34'14.16"W.)

La comunità scientifica degli zoologi pensa che il mostro semplicemente non esista, per due serie di ragioni, la seconda delle quali di ordine teorico:

Nessun ritrovamento di tracce, resti animali al di sopra di ogni ragionevole dubbio, è stato mai documentato.
La piramide alimentare di un lago relativamente piccolo come il Loch Ness non potrebbe sostenere la vita di una famiglia di predatori delle dimensioni del presunto mostro.
Se per assurdo esistesse un solo mostro di Loch Ness, la specie sarebbe da considerarsi irrimediabilmente estinta; al contrario, se ne esistesse una popolazione in grado di perpetuarsi, non si spiegherebbe il fatto che non vi siano prove più convincenti di quelle portate dai sostenitori.
Per tentare di controbattere i dubbi relativi all'alimentazione della creatura è stata avanzata l'ipotesi che vuole l'esistenza di un canale segreto che colleghi il lago al Mare del Nord. Questa teoria spiegherebbe anche l'assenza di ossa e altri resti sul fondale del lago. Non vi sono tuttavia prove dell'esistenza di canali che conducono al mare.

L'ipotesi che riscuote più successo fra i sostenitori dell'esistenza del "mostro" è che si tratti di uno o più esemplari di plesiosauro o di elasmosauro sopravvissuti in qualche modo all'estinzione. Bisogna precisare che, in ogni caso, la creatura non si potrebbe comunque definire un dinosauro, poiché i rettili marini dell'era mesozoica erano solo "parenti" dei dinosauri.

Alcuni sostenitori dell'esistenza del mostro affermano che vi sono testimonianze in cui Nessie sarebbe stata vista entrare in acqua con prede cacciate sulla terraferma, e che questo starebbe ad indicare che non si ciba (o almeno non in via esclusiva) di pesce, mentre riguardo agli spazi essa in tal modo non avrebbe a disposizione solo il piccolo Loch Ness ma anche la terraferma, dove avrebbe potuto rifugiarsi. Le pinne però indicherebbero che Nessie è un animale marino, e quindi avrebbe avuto bisogno di ritornare almeno periodicamente in acqua. Gli scettici fanno tuttavia notare che un animale della stazza di un dinosauro assai difficilmente potrebbe passare inosservato sulla terraferma e che nessuna testimonianza finora è risultata effettivamente credibile.

Dal 1956, attraverso l'uso di imbarcazioni dotate di ecoscandaglio, diverse volte e con diversi metodi si è scandagliato il lago con l'unico risultato di rilevare tre grandi masse in movimento, che gli scettici identificano come banchi di pesci, mentre secondo alcuni sostenitori della teoria del mostro potrebbero essere stati gli altri componenti della famiglia del mo

Il posizionamento di esche di vario tipo (soprattutto salmoni) non ha portato ad alcun risultato. I sostenitori dell'esistenza del mostro negano il fallimento ipotizzando che in quel momento il mostro potrebbe non essere stato in acqua o comunque non aver gradito il tipo di cibo. Riguardo alle esche ipotizzano invece che il presunto mostro sia un predatore attivo (che si nutre solo di prede vive) o che non si tratti affatto di un predatore.





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