domenica 27 settembre 2015

ISOLA FANTASMA



Le isole fantasma sono isole che nel corso dei secoli sono state accreditate come realmente esistenti e i cui contorni sono stati tracciati per un periodo di tempo sulle carte geografiche, dalle quali sono state successivamente rimosse, dopo averne dimostrato l'inesistenza.

In genere le isole fantasma derivano dalle relazioni dei primi navigatori ed esploratori di nuove terre. Solitamente la loro presunta esistenza nasceva da errori di identificazione e localizzazione di isole reali, come nel caso dell'isola di Pepys, o per errore delle coordinate geografiche trasportate sulle mappe.

Altre isole fantasma sono probabilmente dovute ad errori di navigazione, ad errate identificazioni di iceberg e banchi di nebbia o frutto di illusioni ottiche.

L'inesistenza di alcune isole è ad oggi dibattuta o di recente scoperta, come nel caso di Sandy Island (Nuova Caledonia), presente su google maps ma non rilevata da spedizioni scientifiche.

Mentre le isole fantasma non sono mai realmente esistite, altre come l'isola Thompson, Bermeja o l'isola del Podestà, potrebbero essere state isole reali successivamente distrutte da esplosioni vulcaniche, terremoti o frane sottomarine o ancora banchi di sabbia poi ricoperti dall'acqua, tipico esempio è l'isola Ferdinandea.

In altri casi ancora quelle che venivano ritenute isole sono poi state identificate come penisole di terre più grandi: dal sedicesimo ad diciottesimo secolo in molte mappe la California era rappresentata come un'isola.

I geografi sono stupefatti e perplessi: a metà fra l’Australia e il territorio francese di Nuova Caledonia pensavano di trovare l’isola di Sandy. Ma l’isola è scomparsa. Anzi: non esiste proprio. L’«isola fantasma» australiana non è però un caso isolato. Seppur segnalate sulle mappe, sarebbero infatti ancora centinaia le isole «da sogno» che in realtà non esistono affatto. Se non sulle mappe, e non solo su quelle digitali.



Atlanti, carte nautiche e mappe la segnalano nell’oceano Pacifico. C’è anche su Google Maps. Qui, l’isola nel Mar dei Coralli misura poco più di 20 chilometri di lunghezza e circa cinque chilometri di larghezza - non ci sono foto, ma solo una misteriosa macchia nera. Sandy Island, così sembrava, aveva tutte le caratteristiche di un’isola in stile «Lost»: sperduta e disabitata. Oltretutto, il suo nome e la dimensione facevano pensare a lunghe spiagge, a un mare cristallino. Ma non esiste. È erroneamente segnalata sulle carte geografiche da almeno dieci anni. Una spedizione con un gruppo di ricercatori dell’Università di Sydney ha raggiunto ora in nave la zona in cui si sarebbe dovuta trovare la presunta striscia di terra. Cos’hanno trovato? Solamente acqua, acqua profonda a perdita d’occhio e barriera corallina.
L’isola di Sandy è soltanto l’ultima di una lunga serie di isole a dover essere cancellate definitivamente dalle mappe. Nella cartografia si trovano altri pezzi di terra in mezzo al mare dai nomi fantasiosi: Antilia, Frislandia oppure Bermeja, quest’ultima segnalata nel Golfo del Messico davanti alle coste dello Yucatan sin dalle mappe del Cinquecento fino a quelle digitali. Doveva essere grande come l’isola di Föhr (circa 83 chilometri quadrati). Tre anni fa i ricercatori dell’Università di Città del Messico avevano organizzato una spedizione per esplorare le sue risorse naturali. Tuttavia, dopo una settimana di ricerche - con navi e aerei - della striscia di terra non c’era traccia. Nessuno è in gradi di dire quante siano le cosiddette «isole fantasma» - cioè quelle segnalate nel corso del tempo come realmente esistenti, con i contorni delle coste disegnati sulle mappe geografiche, ma rimosse successivamente dopo la dimostrazione della loro inesistenza. Controversi sono anche i tanti isolotti del sud del Pacifico con nomi evocativi quali Ernest Legouvé, Giove, Maria Teresa, Wachusett o Rangitiki. Colpa di esploratori ambiziosi, errori nella trascrizione delle coordinate in fase di disegno delle mappe o anche l’influenza di alcol, sono finite nella cartografia.

In verità, gli studiosi australiani erano partiti con la loro nave da ricerca Southern Surveyor per mappare il fondo dell’oceano. «Abbiamo voluto controllare perché le carte di navigazione a bordo segnavano acque molto profonde nella zona, oltre 1300 metri. La nostra collega Maria Seton ha scoperto questa bizzarra isola sulle nostre mappe meteorologiche, quindi siamo andati a vedere, ma non c’era nulla», ha raccontato Steven Micklethwaite dell’Università di Sydney. «Non lo sappiamo», ha spiegato Seton. «Una delle fonti degli atlanti è la Cia», aggiunge Micklethwaite. «Questo alimenta le teorie del complotto». Ciò nonostante, le isole fantasma hanno spesso una storia molto più antica. Un geografo arabo ne aveva identificato oltre 27.000 già nel dodicesimo secolo.

Nel «Times Atlas of the World» Sandy Island è identificata come Sable Island. Se in quell’area ci fosse effettivamente l’isola, dovrebbe cadere in territorio francese, speculano i giornali australiani. Tuttavia, l’isola di Sandy non compare sulle mappe ufficiali francesi. Secondo il servizio idrogeografico australiano, che produce le carte nautiche del Paese, la sua comparsa su alcune mappe scientifiche e su quelle digitali sarebbe semplicemente legata a un errore umano, ripetuto negli anni. Sandy Island potrebbe essere stata segnalata in seguito all’errata interpretazione dei dati satellitari.







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