venerdì 5 agosto 2016

ALGA SCINTILLANTE



L'alga scintillante, il cui nome scientifico è noctiluca scintillans, è una dinoflagellata eterotrofica, sprovvista di teca, che vive nelle zone marino-costiere. È nota principalmente per la sua caratteristica bioluminescenza e per i suoi effetti dannosi sugli altri organismi marini durante le fioriture algali (bloom).
Noctiluca scintillans possiede una forma tondeggiante con diametro di 200-2000 μm. Ha un solo flagello trasversale e un tentacolo striato che si estende posteriormente.

In natura è stata riscontrata in due differenti forme chiamate rispettivamente "rossa" e "verde". La forma rossa è eterotrofica e si nutre comunemente di diatomee, ciliati, detrito e uova di pesce che fagocita all'interno dei suoi vacuoli. L'altra forma viene definita "verde" a causa della simbiosi con specie fotosintetiche come Pedinomonas noctilucae, pur continuandosi a nutrire di plancton nei casi in cui tale alimento abbondi.

Noctiluca scintillans si riproduce sia asessualmente tramite scissione binaria sia sessualmente attraverso isogameti. Possiede un ciclo vitale diplonte, con cellula vegetativa diploide e gameti aploidi.

La specie è cosmopolita e predilige le zone costiere delle regioni tropicali e subtropicali. Abbonda nei punti in cui la corrente oceanica risale in superficie (upwelling) e nelle zone eutrofiche ricche di nutrimento. L'intervallo di temperatura in cui si presenta varia da circa 10 °C ai 30 °C (la forma verde ha un intervallo maggiormente ristretto di 25–30 °C).

La reazione avviene in organelli sferici chiamati scintilloni.

La sua fioritura si verifica preferibilmente tra maggio e giugno quando l'aumento di temperatura favorisce la massima crescita algale, perciò spesso in primavera è causa di maree colorate rosa-arancio. In estate la crescita si riduce, tuttavia l’alga è stata segnalata anche in periodo invernale seppur in basse concentrazioni.



Noctiluca scintillans genera bioluminescenza, per difendersi dai predatori, quando le sue cellule sono sottoposte a uno stimolo meccanico esterno: l'enzima luciferasi catalizza la reazione di ossidoriduzione, in cui interviene la luciferina, con emissione di luce. Così trasforma energia chimica in energia luminosa.
La bioluminescenza è l'emissione di luce da parte di organismi viventi, animali e vegetali, che richiede la presenza di ossigeno per far sì che avvenga una particolare reazione chimica. La bioluminescenza è stata osservata nei fotobatteri, in alcuni funghi Basidiomiceti e in molte specie animali (in particolare le lucciole). Talora la luce è emessa da tutto il corpo dell'animale, in altri casi tale facoltà è propria di particolari organi luminosi, i fotofori, situati in vari punti del corpo. Tipici fotofori si hanno nei Cefalopodi, nei Crostacei e nei Pesci abissali (Scopelidi e Stomiatidi). Il principio alla base della bioluminescenza è lo stesso di quello della chemiluminescenza, in cui alcune molecole, prodotte in uno stato elettronico eccitato, emettono parte di energia sotto forma di radiazione luminosa (fotoni) tornando allo stato fondamentale.
L'intensità della luce emessa dagli organismi viventi dipende dalla temperatura, aumentando con questa fino a un optimum, diverso per le varie specie. Nelle onde marine la bioluminescenza viene prodotta da minuscole forme di vita vegetale marina, cioè varie specie di fitoplancton. Il tipo più diffuso è prodotto dai cosiddetti dinoflagellati, alghe microscopiche acquatiche contenenti clorofilla. Un recente studio ha identificato nella membrana cellulare dei dinoflagellati una particolare conformazione a canale che risponde ai segnali elettrici, e che potrebbe essere alla base del meccanismo che consente ai microrganismi di produrre luce. Ecco dunque il motivo per il quale si assiste, in particolari zone e periodi dell'anno, ad una luminosità notturna delle onde davvero spettacolare sulla battigia, dove il mare sembra quasi riflettere in bluastro le stelle.


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