domenica 20 settembre 2015

IL MAR DI MARMARA



Il mar di Marmara è un mare interno che separa il mar Nero (Bosforo) dal Mar Egeo (stretto dei Dardanelli), così come separa la Turchia asiatica da quella europea.

Il mar di Marmara occupa una superficie di 11 350 km², con sviluppo costiero di circa 1 000 km. Al suo interno ci sono 23 isole suddivise quasi totalmente nei due gruppi di isole principali conosciute come isole dei Principi e isole di Marmara che danno il nome al mare (marmaros è una parola greca che significa marmo). Quasi tutti i fiumi provengono dall'Anatolia (Simav, Granicus, Susurluk, Biga e Gonen), mentre è assai ridotto il contributo proveniente dalla Tracia.

Il bacino si trova (30 ± 10) cm sotto il mar Nero e circa 5-27 cm sopra il mar Mediterraneo, situazione che determina sostanzialmente i flussi idrici: il mar di Marmara presenta uno strato superficiale di 20-25 m di acque salmastre (salinità di 22 PSU) provenienti prevalentemente dal mar Nero (300 km³/anno), essendo l'apporto fluviale di molto minore. Al di sotto di detto picnoclino di -25 m, le acque hanno densità e salinità maggiore (38 PSU), essendo di provenienza dal mar Mediterraneo (376 km³/anno). Per la sua maggiore densità l'acqua salata in profondità non migra verso la superficie, cosa che limita gli scambi gassosi e in particolare l'apporto di ossigeno: l'ambiente del bacino, come ancor più quello del mar Nero, è quindi ipossico. La caduta dei detriti sul fondale determina la formazione del sapropel, sedimento anossico.

Propontide era l'antico nome di tale mare. Il nome deriva da pro (prima) e ponto (mare): il mar di Marmara era visto come un canale che permetteva di raggiungere con le navi il Mar Nero.

Il mare di Marmara cinge, insieme al mar Morto, lo stretto del Bosforo. È su questo mare che si posano le "Isole dei Principi". Sulla riva occidentale si estende l'antica provincia romana della Tracia (Trakya) il cui interesse turistico principale si limita a Edirne (nelle vicinanze della frontiera greca e bulgara). La città, infatti, possiede alcune delle più belle moschee del paese, in particolare quella di Selimiye - opera d'arte dell'architetto ottomano Eski Cami (XVI sec.).

Nell'estremo sud, la penisola di Gallipoli ed il suo parco nazionale storico è interamente consacrata ai campi di battaglia dei Dardanelli. Di fronte, la riva orientale del mare di Marmara è molto affascinante con i suoi paesaggi ondulati ricoperti di oliveti e frutteti e costellati di piccoli villaggi.

Le isole dei Principi sono un arcipelago costituito da nove isole site davanti alla costa asiatica di Istanbul.

Amministrativamente costituiscono un comune soggetto al comune metropolitano di Istanbul. Il comune è coestensivo dell'omonimo distretto appartenente alla provincia di Istanbul.

Abitato sin dall'antichità, per via della sua posizione strategica presso l'imboccatura del Bosforo l'arcipelago ospitò una fortezza già in epoca classica (sull'isola di Burgazada, ove sorse una fortificazione eretta da Demetrio I Poliorcete tra il IV e il III secolo a.C.).

Durante il periodo bizantino le isole iniziarono ad essere usate come luoghi ove confinare principi ed altri membri dell'alta nobiltà; un convento a Prinkipo fu prescelto per recludervi le imperatrici bizantine Irene, Eufrosina, Teofano, Zoe e Anna Dalassena, oltre a numerosi altri notabili, come gli ex imperatori deposti, come Michele I Rangabe e Romano IV Diogene.



Inizialmente (803) fu qui sepolto il corpo dell'Imperatrice Irene, per poi essere traslato (864) nella chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, a seguito della sua canonizzazione.

Tale tradizione proseguì anche sotto i sultani ottomani, che vi esiliarono membri delle proprie famiglie, dando così origine al nome dell'arcipelago. A partire dal XIX secolo l'arcipelago divenne una meta privilegiata per l'alta borghesia e la nobiltà di Istanbul e vi vennero costruite case di vacanza ed altri edifici che sono ancora preservati sulle isole maggiori. Dopo essere stato espulso dall'Unione Sovietica nel febbraio 1929 vi trascorse quattro anni in esilio anche Lev Trotsky.

Abitate prevalentemente da greci e sede di monasteri ortodossi per secoli, le isole hanno via via visto prevalere la componente etnica e culturale turca soprattutto nella prima metà del XX secolo, a seguito dei conflitti greco-turchi e della seguente pulizia etnica, nonché per l'afflusso di residenti turchi dovuto allo sviluppo turistico delle isole quale luogo di riposo e svago per l'alta società di Istanbul. Tale processo ha subito un'accelerazione quando, all'istituirsi della Repubblica turca, il British Yacht Club di Büyükada fu espropriato e trasformato nell'Anadolu Kulübü (Club Anatolia), riservato allo svago estivo dei parlamentari turchi.

Durante i mesi estivi le isole sono molto affollate essendo una delle destinazioni preferite per gite giornaliere da Istanbul. Le isole principali sono collegate alla terraferma da regolari e veloci servizi di ferryboat pubblici gestiti dal comune di Istanbul sia dalla parte asiatica (da Bostanci e da Kartal) che da quella europea (da Sirkeci/Eminönü, Kabatas e Yenikapi) della città turca. Diversi di questi traghetti effettuano quattro fermate principali: Kinaliada, Burgazada, Heybeliada ed infine Büyükada. Sull'intero arcipelago non esiste traffico in quanto quello motorizzato è vietato (salvo mezzi di servizio) e gli unici mezzi di spostamento consentiti sono le biciclette, i calessi, le carrozzelle a cavallo o anche gli asini da montare per gite sui rilievi. Durante i mesi primaverili ed autunnali le isole sono molto tranquille e piacevoli, mentre nel tardo autunno e l'inverno la traversata può essere resa difficoltosa dalle cattive condizioni meteomarine.

Sono tanti gli “istanbulioti veri” che hanno la casa sulle isole, alcune delle eleganti dimore di stile Vittoriano del XIX sec.
Tra gli istanbulioti amanti e abitanti delle isole ci sono tanti ebrei, greci e armeni. Alcuni Istanbulioti ci vivono tutto l’anno, altri vanno per passare un pò di tempo per rilassarsi anche per qualche giorno o per lunghi periodi durante la stagione bella. L’atmosfera delle isole è molto romantica, il tempo sembra si sia fermato, in quanto non ci sono le macchine e si gira con i calessi (fayton) variopinti sulle strade di pietre, tra le chiese di diverse confessioni e moschee sulla riva del mare dopo lo stress e caos cittadino.

Buyukada è la più grande. In greco “Prinkipo”, in turco vuol dire “isola grande”. L’edificio del molo che vi dà il benvenuto attraccando all’isola è un bell’esempio dell’architettura ottomana neo classica.

A Buyukada secondo un’antica credenza, i desideri si avverano se si sale a piedi nudi nel punto più alto dell’isola, Aya Yorgi Kilisesi. (Chiesa di Hagia Yorgi).

Come le altre dell’Arcipelago, Büyükada ha ospitato nel passato politici e letterati, re deposti, principi in esilio e monaci eremiti, diventando il fulcro di una vivace vita culturale. Il Museo delle Isole dei Principi che sta nella baia di Aya Nikola merita una visita.

Heybeliada è la seconda per dimensioni delle isole dei Principi. In greco “Halki”, in turco vuol dire “l’isola con sacco”. Merita visitare l’unica chiesa bizantina rimasta sull’isola, “Kamariotissa”, l’ultima chiesa costruita prima della conquista ottomana e la tomba di Edward Barton, il secondo ambasciatore inglese mandato all’isola dalla regina Elisabetta I. Le spiagge piccole di Heybeliada sono deliziose.

Kinaliada è la più vicina a Istanbul delle Isole dei Principi, a circa 12 km di distanza. In greco “Proti”, in turco Kinaliada vuol dire “isola di henna” per via del colore che gli hanno dato le miniere di ferro e rame presenti sull’isola. Questa è l’isola con meno foreste tra le Isole dei Principi. Era quella più utilizzata come luogo di confine durante l’Impero Bizantino. La persona più celebre tra gli esiliati qui era l’imperatore Diogene il IV.

Burgazada, in greco “Antigoni” è la terza più grande delle Isole. Ha preso il nome dalla fortezza costruita da uno dei successori di Alessandro Magno, Demetrius I di Macedoni, in quanto la fortezza in greco è prygos. Qui oltre le spiagge potete visitare il Monastero di Hagia Yorgi del 1728. Purtroppo l’isola di Burgaz ha perso 4 km 2 di foreste nell’incendio del 2003, ora gli alberi stanno ricrescendo ma certo, non è come prima.



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