martedì 22 marzo 2016

IL TOPLESS



Il topless è lo stato di nudità del busto femminile, generalmente esibito in luoghi pubblici.

Il termine topless può riferirsi, tra le varie accezioni, a:

una donna che si esibisce nella maniera suddetta (es. "una modella topless");
un'attività o manifestazione dove ci si mostra a seno nudo (es. "una danza topless");
un ritratto artistico o fotografico di una donna a torso nudo;
un luogo in cui è consentito o tollerato il topless (in particolare le spiagge);
un abbigliamento progettato appositamente per tale scopo (es. il monokini).
A differenza della civiltà occidentale, dove il topless (escluse le aree dove è esplicitamente permesso) resta un tabù a causa delle implicazioni a sfondo sessuale che comporta, in molte popolazioni indigene, specialmente africane ed oceaniche, le donne si mostrano a torso nudo esattamente come gli uomini in maniera del tutto naturale.

Nelle società occidentali, se da una parte è consentito senza scandali alle donne di mostrarsi in décolleté (soprattutto in costume da bagno), dall'altra la copertura delle parti basse del petto femminile fa parte del comune senso del pudore, cosicché anche a livello giuridico, a seconda delle legislazioni vigenti nei vari paesi, il topless rientra tra gli atti osceni in luogo pubblico. Il movimento topfree si oppone a questa presa di posizione considerandola sessista, dal momento che gli uomini, al contrario, possono andare in giro a torso nudo senza problemi.

Ci sono stati aspri dibattiti riguardo all'esposizione pubblica delle mammelle, in particolare per le donne che allattano al seno i bambini, ma ora nella maggior parte delle legislazioni quest'ultima pratica è consentita, mentre qualsiasi altra esibizione diversa dall'allattamento viene considerata indecente ed oscena.

In Italia, dopo una lunga e animata discussione circa la moralità di tale comportamento, anche fortemente rivendicato in partecipate manifestazioni femministe degli anni sessanta, anni settanta e anni ottanta, durante le quali si bruciavano pubblicamente i reggiseni, la questione del topless è stata definitivamente conclusa dalla III sezione penale Corte di Cassazione che, con sentenza numero 3557 del 2000, ha sancito la liceità del topless in spiaggia, in quanto «ormai da vari lustri è comunemente accettato ed entrato nel costume sociale».

Al topless è stato di recente dedicato un saggio dal titolo "corpi di donna, sguardi di uomo. Sociologia del topless" in cui l'autore, il sociologo francese Jean-Claude Kaufmann sostiene che dietro una pratica apparentemente banale ci sia in realtà un insieme di "regole precise benché segrete". Ogni donna deve, secondo Kaufmann, "rispettare un codice di comportamento suggerito dalla struttura del suo corpo, dalla sua età, dalla sua cultura e dalla tipologia della spiaggia".

Il topless viene tollerato soltanto in apposite aree riservate, tra cui gli spogliatoi femminili, le saune, le piscine aperte e le spiagge dove tale pratica non è vietata; pertanto il suo uso a livello pubblico è limitato esclusivamente all'abbronzatura e (al limite) ad atti di esibizionismo e contestazione. Le spiagge "topless" sono diffuse specialmente in Europa ed Australia e si differenziano dalle spiagge per nudisti in quanto i bagnanti coprono i propri genitali. Generalmente le donne che si abbronzano in topless non si definiscono nudiste.

In alcune manifestazioni, come i carnevali di Rio de Janeiro e New Orleans, viene consentito alle donne che sfilano con i carri di esibirsi in topless per le strade.

A New York dal 1992 è legale il topless in ogni luogo pubblico della città, mentre nei luoghi privati spetta al proprietario/gestore decidere se accettarlo o meno.

L'organizzazione GoTopless, che si batte per "uguaglianza del torso nudo" negli Stati Uniti, riferisce che solo in tre stati il topless femminile è vietato (Utah, Indiana e Tennesse). Nella maggior parte degli Usa invece vi è un certo grado di "libertà di topless", sebbene alcune ordinanze locali possano vietare o consentire il seno nudo in pubblico in opposizione alla legge dello stato. Il tutto non senza contraddizioni. Scrive Time: "Scout Willis, figlia dell'attore Bruce Willis, di recente ha illustrato il punto che alle donne è tecnicamente consentito di camminare per le strade di New York City in topless, ma non di pubblicare le foto in topless su Instagram".

In Occidente il topless veniva impiegato come forma di intrattenimento per soli adulti, soprattutto nei locali di striptease. A partire dalla fine del XX secolo, molte figure femminili in topless appaiono normalmente sulle riviste di gossip o sui calendari sexy.

Nel Regno Unito diversi tabloid inglesi pubblicano quotidianamente una rubrica in terza pagina dedicata alle modelle in topless, nota come Page Three girls, a cominciare dal The Sun nel 1970. Ciò ha scatenato diverse polemiche, tra cui quella lanciata dalla parlamentare femminista britannica Clare Short, che promosse l'abolizione della rubrica, ma senza successo, in quanto la pagina fu considerata inoffensiva.

Anche in altri paesi del mondo, tra cui Germania e Stati Uniti d'America, esistono in alcuni giornali pagine simili a quelle sopra descritte.



In Italia per molti anni le testate Panorama e L'Espresso hanno pubblicato in copertina foto di donne in topless, spesso anche senza riferimento specifico al tema trattato nel giornale.

Il topless non è sempre stato un problema di pubblica decenza, anzi, durante la storia dell’uomo è stato più comune di quanto una persona potrebbe immaginare.
Nelle culture islamiche il seno ha cominciato a essere coperto a partire dal settimo secolo, quando la religione ebbe grande diffusione. In Indonesia, le donne iniziarono a coprire il seno nel 1200, anche lì in coincidenza con la diffusione dell’Islam. In India prima che arrivasse l’islam coprire il seno era un simbolo di appartenenza ad alcune caste; nella zona del Kerala il gruppo etnico di maggioranza, i malayalee, solo alle donne dei brahamini (la casta religiosa) e dei kshatriya (i guerrieri) era permesso coprirsi il seno fino al 1858.

L’occidente è sempre stato un esempio di pudicizia, il dittatore de facto della Thailandia Plaek Pibulsonggram (un ammiratore di Hitler) nel 1942 aveva stabilito una serie di regole che i cittadini thailandesi dovevo seguire tra cui il divieto di entrare nei centri urbani in topless per le donne.
Nel 2004 in Australia scoppiò un caso che ebbe risonanza nazionale: ad Alice Springs, una cittadina di 25.000 abitanti a più di mille km di deserto da qualsiasi altra città, la polizia costrinse a rivestirsi delle donne aborigene in topless durante un ballo tradizionale in un parco cittadino. La reazione della comunità aborigena fu veemente.

Fino al 1700 in Europa il seno nudo non destava particolare scandalo, anzi, era comune nelle classi più elevate. Ci sono moltissimi ritratti di regine e nobili con un seno fuori dal vestito, altre venivano ritratte con entrambi i seni esposti ma quello probabilmente era riservato alle amanti di re e nobili. Come nell’epoca moderna allora le mode delle classi elevate pian piano passano alle classi più umili e così anche le donne normali potevano andare in giro con scollature vertiginose o un seno fuori dal vestito. All’epoca esisteva anche un make-up specifico per i capezzoli.

L’abitudine durò fino all’epoca vittoriana in cui ci fu una svolta puritana da cui la società anglosassone si sta ancora riprendendo. Negli USA fino al 1936 era illegale anche per gli uomini stare in pubblico a torso nudo. La prima scena in un film di Hollywood in cui un uomo è ripreso a torso nudo è del 34, anno in cui Clark Gable destò scandalo in It Happened One Night.

Il topless a partire dagli anni ’60 divenne il simbolo della lotta femminista. Il primo costume senza top per signore fu il monokini di Rudi Geinrich indossato da Peggy Moffit nel 1964 ma indossarlo in pubblico negli Stati Uniti era illegale.
Tutto rimase così fino all’azione delle sette ragazze di Rochester, che si presentarono in topless in un parco nel 1986, furono arrestate e ricorsero in appello fino a quando, nel 1992, la Suprema Corte di New York diede ragione alle ragazze e rese legale stare in topless per le donne nello Stato di New York. Uno dei motivi della corte è particolarmente interessante, continuare a nascondere il seno non fa altro che rinforzare l’ossessione culturale verso di esso da parte di entrambi i sessi e scoraggia le donne dall’allattare i loro bambini.

Il modello originale del topless,  nacque nel 1964, per opera di Rudi Gernreich, un creatore di moda austriaco-americano, che chiamò questo costume monokini. Come si vede, il monokini era in fondo un castigatissimo costume intero, cui mancava la parte superiore, che veniva sostituita da due bretelline che lasciavano scoperto il seno. Probabilmente il creativo si era ispirato ai costumi di scena delle ballerine delle Folies Bergères, che già negli anni Venti ballavano con costumi simili.

Gernreich vendette, nella prima stagione estiva, 3000 costumi da bagno, a 24 dollari a pezzo.  La novità del design aveva catturato l’attenzione di molte persone, che lo avevano acquistato, anche se non lo avrebbero poi mai indossato. Rapidamente ribattezzato “topless” (top-less, senza il sopra), il costume non veniva indossato negli Stati Uniti, anche perché esporre il seno nudo in spiaggia era (ed è) proibito. Diversa la situazione in Europa, e soprattutto in Francia, dove Brigitte Bardot lanciò la moda di prendere il sole senza il reggiseno del costume, in un Hotel di Saint Tropez.

Dall’altra parte dell’Oceano in quegli stessi anni, a New York, il New York City Police Department ordinava di arrestare qualsiasi donna che avesse osato indossare un monokini. Nei dintorni di Chicago, una modella diciannovenne si mostrò in monokini in spiaggia e ricevette una multa di 100 dollari. La stampa si occupò largamente di questo caso, che contribuì a far conoscere questo particolare costume in tutto il mondo. In Italia e in Spagna, la Chiesa mise in guardia contro la moda del topless, che comunque anche sulle nostre coste non sfondò mai, perché, seguendo la moda di BB, si preferì semplicemente togliersi il reggiseno, anziché indossare questo costume da bagno con inutili bretelle. Il monokini aprì comunque, a suo modo, la strada alla rivoluzione sessuale, sottolineando la libertà personale della donna di potersi scegliere l’abbigliamento che desiderava, anche se era considerato provocante.

Il seno nudo spopolò al Festival di Woodstock nel 1969, che qui aveva il sapore di una rivendicazione femminista. Perché gli uomini potevano mostrarsi a petto nudo e le donne no? Il reggiseno divenne simbolo di discriminazione, tanto che negli Usa le femministe bruciarono in un grande rogo i loro reggiseni, davanti all’hotel in cui si svolgeva il concorso di Miss America. Perfino in Italia si diffuse piano piano la moda del topless.  Indimenticabile, la descrizione del sindaco di Pantelleria, che nel luglio del 1982 vietò il nudismo sulla sua isola per evitare quelle donne che “espongono al sole seni che sono stomachevoli escrescenze carnose, flaccide e bislunghe”.

Nel 1985, il creatore del topless, Rudi Gernreich tentò di lanciare un nuovo costume da bagno, altrettanto trasgressivo, se non di più: esso infatti mostrava in bella vista i peli pubici e si chiamava pubikini. Non ebbe naturalmente successo e poco tempo dopo il fashion designer  morì. Corsi e ricorsi della storia, negli ultimi tempi anche in Francia il topless è tornato ad essere un tabù. Un quarto delle ragazze tra i 18 e i 24 anni, si dice “molto pudica”, ma soprattutto, come osserva lo storico Christophe Granger (autore de ‘Les corpes d’été): “il sole è diventato nefasto e la nudità non è più associata alla libertà”.


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