domenica 20 settembre 2015

IL PESCE BALESTRA



La presenza di Balistes carolinensis (Gmelin, 1789) in Mediterraneo è documentata da tempi remoti, addirittura dal Neolitico, con riferimento alle coste mediterranee di Israele. Il limite termico di questo pesce oscilla tra un minimo di 18°C e un massimo di 24 °C (Whintehead & al., 1984), non tollerando, questa specie, generalmente acque al di sotto dei 12°C.
Il nome “pesce balestra” nasce da una caratteristica tipica della prima pinna dorsale che, dotata di robusti raggi spinosi, può essere sollevata o abbassata a piacimento con un movimento a scatto; a riposo, la pinna e i suoi robusti raggi alloggiano in un’apposita scanalatura presente sul dorso, scomparendo quasi alla vista.
Il movimento a scatto, simile a quello effettuato per armare il grilletto nelle antiche armi da fuoco a pietra focaia (e forse, precedentemente, anche delle balestre), ha ispirato il singolare appellativo, che deriva dalla traduzione del termine anglosassone “trigger fish”, che letteralmente significa poi “pesce grilletto”.

Nel Mediterraneo, la famiglia è rappresentata da una sola specie che ha una forma inconfondibile. Non è molto comune.

Ha corpo ovale, molto compresso lateralmente e piuttosto alto. E’ ricoperto di pelle spessa, cuoiosa e armata interamente di placchette a losanga, che formano una specie di corazza. La testa termina con un muso appuntito. Le aperture branchiali sono ridotte a delle fessure inclinate, situate poco al disopra dell’inserzione delle pinne pettorali. L’occhio è piccolo, situato molto in alto verso il profilo superiore della testa e da esso parte un solco diretto in avanti. Le aperture nasali sono piccolissime, di forma rotonda e situate molto vicine al margine anteriore dell’occhio. La bocca è piccola, con labbra grosse e carnose e porta sulla mascella superiore due file di denti accostate tra loro. Nella mandibola è presente una sola fila di otto denti (centrali più robusti). La linea laterale ha un decorso sinuoso, visibile negli stadi giovanili, non evidente negli adulti, tranne la parte codale.

Le pinne dorsali sono due. L’anteriore è formata da tre spine che si possono ripiegare indietro alloggiandosi in un solco dorsale. La posteriore è ampia e a ventaglio, molto simile alla anale alla quale è opposta. I raggi spinosi della prima dorsale sono articolati tra loro in modo che quando si trovano in posizione eretta, non è possibile abbattere indietro il primo se non si agisce sugli altri due, che formano così come una sicura dì scatto in un grilletto. Da cui deriva il nome di pesce Balestra.
La pinna codale varia di forma a secondo la età e negli adulti gli apici si prolungano quasi in filamento. Le pettorali sono piccole e tondeggianti, mentre le ventrali sono trasformate in una placca mobile, rugosa esternamente, unita a una membrana sostenuta da una dozzina di spine, che si congiunge con l’apertura anale.



La colorazione va dal grigio piombo a grigio azzurrastro, con riflessi verdastri sui fianchi e biancastri sul ventre. Sul dorso grigio violaceo.

Vive in vicinanza della costa su fondali scogliosi e su quelli detritici e algosi con sottofondo di sabbia. E’ un modesto nuotatore e si lascia avvicinare dai sub. La riproduzione si ha verso la fine di giugno o al principio di luglio. La femmina prepara un nido soffiando sulla sabbia del fondo e asportando boccate di sabbia e ciottoli in modo da creare un infossamento, in cui deposita le uova. Durante l’icubazione (circa 3 giorni) il maschio fa la guardia poco distante. Le uova si schiudono di notte. Le larve sono plantoniche. Si nutre di molluschi e crostacei, spezzando coi denti gusci e conchiglie. Si cattura occasionalmente con reti strascico o con tramagli. Di ottimo sapore e in alcuni luoghi la sua carne è molto apprezzata. Arriva fino a 40 cm. di lunghezza, ma la taglia media è sui 25 cm. Raro in Adriatico settentrionale.

B. capriscus è pescato per la qualità delle sue carni, ma sono stati segnalati avvelenamenti da ciguatera (non in Mediterraneo).



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