Negli ecosistemi marini è possibile trovare un numero decisamente diverso di “piante”, la maggior parte delle quali sono abbastanza diverse da quelle terrestri.
Queste includono: mangrovie, fanerogame, alghe e licheni (una simbiosi tra funghi e alghe).
Per distinguere tra piante marine e animali bisogna considerare che le piante marine generalmente esibiscono alcune o tutte le seguenti caratteristiche:
Colore verde, bruno o rosso/rosa
Forme soffici, flessibili
Superfici lisce e consistenti (prive di pori o altri buchi o colonie di strutture più piccole
Crescita diritta e ramificata
Non reagiscono al tatto
Esistono delle eccezioni e anche buona parte della fauna marina mostra alcune delle caratteristiche menzionate.
Vengono in genere chiamate “macroalghe” per distinguerle dalle numerose “microalghe”, normalmente non visibili ad occhio nudo.Le alghe rappresentano in Mediterraneo i costituenti base di tutte le biocenosi che contraddistinguono questo ambiente. Basti pensare al coralligeno, l’habitat più caratteristico, meta delle immersioni subacquee più affascinanti. Alla base di tale struttura stanno infatti delle alghe rosse della famiglia corallinacee con l’apporto secondario di scheletri di alcuni animali.
In certe occasioni il proliferare delle alghe può determinare problemi e questo ha erroneamente contribuito a crearne un’immagine negativa.
Le alghe rappresentano nell’ambiente acquatico quello che le piante rappresentano in ambito terrestre e sarebbe quindi difficile immaginare dei fondali marini privi di questa vegetazione.Le alghe presentano una originale struttura, esse non hanno veri e propri tessuti ed organi ma un corpo chiamato tallo, poco o nulla differenziato. La colorazione è determinata dai differenti pigmenti che si aggiungono alla clorofilla (verde) per rendere più efficiente la fotosintesi. Questi pigmenti sono tipici dei principali tre gruppi: Rodofite (alghe rosse), Clorofite (alghe verdi), Feofite (alghe brune)
Nel Mediterraneo l’habitat più tipico è rappresentato dalla Posidonia oceanica, specie endemica che molti erroneamente considerano un’alga ma che in realtà è una pianta. Quasi sempre, quando dei subacquei si imbattono in un posidonieto si assiste a pinneggiate frenetiche allo scopo di oltrepassarlo nel più breve tempo possibile. Questi purtroppo ignorano che la Posidonia ha una grande importanza per il fatto che costituisce e mantiene un ecosistema particolarmente ricco di vita in grado inoltre di esportare risorse anche negli ecosistemi limitrofi.
La Posidonia innanzitutto fornisce cibo per numerosi organismi erbivori brucatori, pesci (es., le salpe) ed invertebrati, e inoltre ospita sulle foglie epifiti di vario tipo, animali e vegetali, anch’essi alimento per altri animali. Questa struttura permette l’origine ed il mantenimento di una ricca catena alimentare, ma le praterie ospitano anche numerosi organismi come spugne, briozoi, piccoli pesci ecc. che trovano riparo tra le “matte”, in più molti pesci trascorrono fasi di vita giovanile tra le foglie di Posidonia per poi allontanarsi raggiunta la forma adulta. Durante l’autunno, le foglie cadono e vanno a formare un detrito organico che viene riciclato fornendo un’ulteriore fonte di nutrimento per vari organismi.
Le foglie di Posidonia determinano un’importante riduzione dell’idrodinamismo, con conseguente mantenimento dell’equilibrio delle coste, grazie all’azione di smorzamento da parte della "matte" e dello strato fogliare; le foglie spiaggiate, staccatesi durante il periodo autunnale, costituiscono inoltre un’importante barriera naturale verso l’azione delle mareggiate invernali.
Purtroppo lungo molte coste del Mediterraneo si sta manifestando un diffuso fenomeno di regressione delle praterie, soprattutto nella fascia più superficiale della zona costiera soggetta maggiormente agli effetti dell’azione umana. L’attività di pesca, i frequenti ancoraggi, la costruzione lungo il litorale di porti e frangiflutti, sono tutti interventi che danneggiano, o meccanicamente o modificando i regimi sedimentari di alcune aree, l’originale struttura delle praterie.
La diffusione delle alghe tropicali appartenenti al genere Caulerpa, facilitata dalle condizioni di instabilità della Posidonia oceanica soprattutto nella fascia più superficiale della zona costiera, soggetta maggiormente agli effetti dell’azione umana, ha determinato purtroppo un diffuso fenomeno di regressione delle praterie.
Nel Mediterraneo la caulerpa taxifolia è affetta da gigantismo, nel senso che le fronde possono superare anche i 40cm. È in grado di colonizzare qualsiasi tipo di substrato e non viene assolutamente danneggiata dalle acque inquinate. Nelle zone occupate, la vita continua, ma fortemente banalizzata: scompare gran parte della fauna sessile e della fauna vagile associata alla Posidonia.
Quella delle alghe è una famiglia vastissima e ben differenziata, innanzitutto per le dimensioni. Esistono alghe minuscole, libere nel maree trasportate dalle correnti nella gran massa del plancton che costituiscono il fitoplancton. Altre, di solito fisse al substrato quasi sempre roccioso, raggiungono dimensioni notevoli: i sargassi, che vivono nel mare omonimo, sono alghe lunghe vari metri. Attaccate al substrato del fondale si ergono verso la superficie, sostenute da singolari vescichette piene di gas e, una volta a galla. formano vere e proprie distese che fanno assomigliare gli specchi d'acqua a zone paludose. Le alghe a differenza delle normali piante costituiscono un mondo a sè. Ad esempio, hanno l'attaccatura al substrato simile ad una radice, ma, mentre quest'ultima ha il compito di assorbire dal terreno le sostanze essenziali per la crescita della pianta, l'attaccatura dell'alga serve solo a fissarla sul fondale.Tra microscopiche, piccole, grandi ed enormi, le specie di alghe sono circa 25.000. Si dividono in tre grandi categorie: le verdi. le brune e le rosse. Le prime vivono negli strati d'acqua prossimi alla superficie; le brune crescono di solito un pò più in basso dove inizia la penombra; le rosse dove la luminosità è ancora più scarsa. Le alghe verdi devono vivere dove la luce solare giunge in quantità apprezzabile. Per questa ragione nei mari più limpidi, grazie alla profonda penetrazione della luce, si trovano alghe verdi a quote impensabili, ma anche nel Mediterraneo, nelle zone risparmiate dall'inquinamento, il fenomeno è comune. La colorazione delle alghe è dovuta a particolari pigmenti che ricoprono la clorofilla e che consentono di effettuare la fotosintesi in condizioni precarie di luce.
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