sabato 5 settembre 2015

LE SIRENE



Le sirene erano in origine delle figure religiose greche dalle forme ornitomorfe e caratterizzate da un seducente richiamo. Successivamente tali entità mitologico-religiose verranno trasferite nella tradizione della Roma antica. Queste sirene dell'antichità classica si sovrappongono spesso, nella denominazione in lingua italiana, con differenti figure leggendarie.

Le sirene classiche dell'antichità mediterranea affondano il loro mito in epoche che non hanno tuttora potuto far giungere a noi documentazione originale scritta. Citate nell'Odissea e non descritte, si ricollegano a precedenti epiche, come il mito degli Argonauti e quindi alla civiltà egea. Sono comunque numerose le rappresentazioni coeve e precedenti di esseri alati con capo o con capo e busto femminili che vengono associate alle sirene.

L'origine letteraria, nell'antichità classica, della figura delle sirene è nell'Odissea di Omero dove vengono presentate come cantatrici marine abitanti un'isola presso Scilla e Cariddi, le quali incantavano, facendo poi morire, i marinai che incautamente vi sbarcavano. La loro isola mortifera era disseminata di cadaveri in putrefazione. Ma Odisseo, consigliato da Circe, la supererà indenne.

Omero non descrisse l'aspetto fisico delle sirene; a tal proposito si è presupposto che ciò fosse dovuto alla sua consapevolezza che il proprio uditore conoscesse le forme di queste creature grazie ad altri racconti mitici come le avventure di Giasone e degli Argonauti avendo il compito di consolare le anime dei defunti con il loro dolce canto e di accompagnarle nell'Ade.

Secondo i glossografi siriani le sirene sarebbero invece esseri metà uomo e metà cavallo, e in arabo ed etiopico il termine al plurale seriel presenta una tipologia di mostri misteriosi abitanti il deserto.

L'ibrido donna-animale nelle sue diverse connotazioni, nasce dunque, come indicato nella premessa, da un equivoco o da una tradizione, tuttavia non attestata, secondo la quale le sirene, gettatesi in mare per non essere riuscite a trattenere l'eroe Odisseo/Orfeo, si sarebbero trasformate in vergini-pesce. Su questi ed altri equivoci, a volte assimilanti anche altri esseri come ninfe naiadi e spiriti acquatici come la nixie, e molti personaggi di favole e mitologie anglosassoni e norrene, continua a perdurare una ormai inestricabile confusione terminologica.

In ogni caso, per traslazione o trasformazione, un tipico esempio dell'evoluzione del termine e della sua rappresentazione lo troviamo in uno dei simboli di Varsavia, la Warszawska Syrenka o sirena guerriera di Varsavia. La più antica immagine della sirena di Varsavia giunge dal 1390. Nel centro storico troneggia lo stemma: una figura con piedi di uccello, corpo di un drago e volto umano.
Nel secolo successivo (1459) mostra la coda di pesce, un busto femminile con mani e piedi con artigli da uccello.

La forma attuale di una donna con una coda di pesce deriva dal 1622, e questa disposizione è la forma odierna. Nella mano sinistra tiene uno scudo, una spada nella destra. Dal 1938 è mostrata su uno sfondo rosso.

A Varsavia ci sono attualmente due statue della sirena. La più vecchia è stata creata dallo scultore Hegel Konstanty, in lega di zinco, situata sulla Piazza della Città Vecchia 1855. La nuova statua è stata creata dallo scultore Ludwika Nitschowa nel 1939. Modella di riferimento è stata l'etnografa, poetessa e partigiana Krystyna Krahelska che cadde nella rivolta di Varsavia del 1944 come infermiera.

Nella cultura contemporanea, in virtù appunto della sovrapposizione tra i termini inglesi siren e mermaid, e largamente nella cultura popolare le sirene sono generalmente indicate come ibridi donna-animale con busto da donna e coda di pesce. Diffusamente note in tutte le culture odierne, anche grazie alla fiaba dello scrittore danese Hans Christian Andersen(ripresa dal mito di Partenope), pubblicata per la prima volta nel 1836. Esse sono coloro che cantano negli oceani e ingannano gli uomini, facendoli annegare. In molte fiabe invece, troviamo esse come pacifiche creature marine abitanti di Atlantide.

Nella St. Senara's Church, chiesa di San Senara del XII secolo, a Zennor Churchtown, Cornovaglia, si trova una delle più note rappresentazioni, una scultura lignea in altorilievo, sul lato di una sedia, un simbolo che ha avuto diverse interpretazioni da parte dei fedeli medievali. Prima dell'era cristiana, le sirene (mermaid) sono state uno dei simboli di divinità del mare e dell'amore. In una mano tenevano una mela cotogna e nell'altra un pettine. Più tardi la mela cotogna è stata cambiata in uno specchio, simbolo di vanità e di mancanza di cuore per i cristiani medievali come simbolo di lussuria e un monito contro i peccati della carne. Ma localmente, appunto in Cornovaglia, aveva anche un'altra interpretazione più ispiratrice tra le comunità marinare, dove è stata utilizzata anche per illustrare le due nature di Cristo. Mentre la sirena era umana e pesce, così Cristo poteva essere nello stesso tempo umano e divino, un messaggio che avrebbe colpito gli abitanti di questa regione isolata le cui vite erano intrecciate con il mare. La leggenda locale, La leggenda della sirena di Zennor sostiene che questa figura commemora un evento reale dalla storia parrocchiale, quando il canto di un corista di nome Matteo Trewhella, avrebbe adescato una sirena a giungere a terra dalle profondità del mare. Secondo il racconto ogni domenica essa si sedeva in fondo alla chiesa, incantata dalla sua bella voce. Un giorno, non più contenendo la sua infatuazione, lo portò al piccolo ruscello che scorre ancora attraverso il centro del paese e porta in mare a Cove Pendour nelle vicinanze. Matteo Trewhella non fu mai più visto. Nelle calde serate estive, a piedi nella pittoresca insenatura ora chiamata "Mermaid Cove", si dice che si sentano i due amanti cantare felici insieme, e le loro voci passano ascoltabili attraverso il fragore delle onde che si infrangono.

Secondo il libro di Dorothy Dinnerstein, Mermaid and the Minotaur, queste creature ibride uomo-animale, possono trasmettere i concetti emergenti di antichi esseri umani diversi dagli animali: "La natura umana è contraddittoria, e le nostre differenze di animali terrestri sono misteriose e profonde". Gloria Jean Watkins, bell hooks, cita Dorothy Dinnerstein nel suo libro The Will to Change: Men, Masculinity, and Love, interpretando la figura simbolica della sirena, come archetipo femminile primordiale, calato nella cultura che contrappone uomini e donne. La figura viene vista e rivisitata in chiave psicoanalitica, alla ricerca di una sintesi maschio-femmina nei temi relativi alla cura e all'educazione della prole.



Nella mitologia greco-romana le sirene erano mostri marini in forma di donna con la parte inferiore di pesce, il cui canto affascinava i naviganti. Oggi le uniche sirene scientificamente conosciute sono i lamantini e i dugonghi: grandi mammiferi misteriosi, unici, rari e per molti bellissimi.

Se ogni leggenda ha un briciolo di verità, anche nel caso del mito delle sirene esiste una realtà: i Sirenii o Sirenidi, un ordine di Mammiferi che come i Cetacei o i Pinnipedi è perfettamente adattato all’ambiente acquatico.

Le quattro specie attualmente viventi (il dugongo, il lamantino dei Caraibi, il lamantino africano e il lamantino delle Amazzoni), tutte sempre più rare e minacciate di estinzione, vivono in acque dolci e in acque marine tropicali e subtropicali.

Gli antenati degli attuali sirenidi risalgono a 55 milioni di anni fa quando lasciarono la terra per il mare e intrapresero una radicale trasformazione: gli arti posteriori, il bacino e il collo sparirono e la coda e gli arti anteriori divennero pinne.
Fossili africani hanno dimostrato che i sirenidi sono lontani parenti degli iracidi (o procavie) e dei proboscidati, gli attuali elefanti, avendo antenati in comune. Queste affinità si riscontrano ad esempio nella dentizione: come gli elefanti, lamantini e dugonghi hanno grossi molari che compaiono nella cavità orale a mano a mano che i precedenti si consumano. Altra particolarità in comune sono le mammelle in sede pettorale (mentre nei Cetacei e nei Pinnipedi le mammelle sono in posizione inguinale) e sarà forse per questo che i marinai di un tempo, con molta fantasia scambiarono i lamantini dei Caraibi per le mitiche sirene.
I lamantini si chiamano anche manati, un nome che deriva da "manattoui" che nella lingua degli indiani Seminole significa "petto di donna". Il primo a descriverli fu Cristoforo Colombo il 9 gennaio del 1493 nel suo diario di bordo verso Española:
“Ho visto tre sirene emergere dall’acqua. Ma non sono così belle come le dipingono, benché in un certo qual modo posso dirvi che hanno forma umana...” Ma la leggenda delle sirene è soprattutto collegata ai dugongidi.
I marinai di un tempo vedevano questi animali emergere in posizione verticale dall'acqua. Forse videro una femmina di dugongo che allattava il piccolo tenendolo stretto con gli arti anteriori ed è quindi probabile che le sirene di cui parla Omero, quelle di Ulisse, siano state dei dugonghi.

Per secoli, le sirene hanno affascinato molte persone attirando la loro attenzione. Culture provenienti da tutto il mondo e senza alcun contatto tra loro riportano racconti di sirene nel loro folklore e tutte con descrizioni molto simili. Grazie a queste storie e ai film moderni tutti sanno che cosa siano le sirene, ma poche persone sono state in grado di fornire prove per testimoniare la loro esistenza. Gli scettici sono molti, ma esistono anche persone che ci credono.

Kiryat Yam è l'unico posto al mondo in cui esiste una ricompensa di oltre 700 mila euro per la prima persona a fornire filmati risolutori circa l'esistenza di una vera sirena. Il governo locale ha offerto questo premio, in risposta ai numerosi avvistamenti in Israele.

Pare ci sia una sirena che certe volte appare al tramonto. Una delle prime persone a vederla è stato Shlomo Cohen: «Ero con degli amici quando improvvisamente abbiamo visto una donna, distesa sulla sabbia in modo strano. In un primo momento ho pensato che fosse solo un'altra bagnante, ma quando ci siamo avvicinati si è gettata in acqua scomparendo. Eravamo tutti sotto shock perché abbiamo visto che aveva una coda», ha detto Cohen secondo Israel National News.




Il 6 marzo del 2013, il geologo marino Torsten Schmidt ha rilasciato uno straordinario documento riguardo a ciò che crede essere una sirena ripresa con la sua telecamera durante un'esplorazione in acque profonde.

Stipulato un contratto con l'Iceland GeoSurvey, il dottor Schmidt e la sua squadra danese hanno lavorato su una 'mappatura sismica e di campionamento dei fondali oceanici' per individuare i siti promettenti di riserve petrolifere e gas naturale.

A quasi mille metri sotto la superficie dell'oceano, il dottor Schmidt ha riferito di aver non solo visto qualche fenomeno interessante, ma anche di aver udito alcune cose notevoli. Dopo aver segnalato all'Iceland GeoSurvey gli strani rumori che sentiva quando stava analizzando il fondo dell'oceano, ha chiesto di avviare un'indagine, che tuttavia è stata rifiutata.

«Ci hanno ricordato i nostri accordi di riservatezza e ci è stato detto che non potevamo condividere la nostra registrazione con nessun altro», ha detto il dott. Schmidt al giornalista Jon Frankel nel documentario Animal Planet: Sirene: le nuove prove.

Il dottor Schmidt ha finito per condurre in maniera autonoma la sua indagine: «ho portato con me due telecamere in ogni immersione, nel caso in cui riuscissimo a vederle». Commentando il suo filmato, il geologo ha detto a Jon Frankel: «bene, l'ho guardata e sapevo che stavo guardando negli occhi un'altra specie intelligente, come noi».

Le sirene sono state avvistate in numerose occasioni in Zimbabwe. Si è affermato che i lavori per completare la costruzione delle dighe siano stati ritardati dalle sirene: a quanto pare, le sirene avevano molestato i lavoratori durante l'installazione delle pompe per l'acqua. «Tutti gli ufficiali che ho inviato hanno giurato di non voler tornare più lì», spiega il ministro Nkomo sul quotidiano Herald, approvato dello stato del Zimbabwe.

«Abbiamo anche assunto bianchi pensando che i nostri ragazzi non avessero voglia di lavorare, ma anche loro sono tornati dicendo che non sarebbero tornati di nuovo a lavorare lì», ha aggiunto Nkomo.

In Sud Africa circa il 30 per cento dei resti di una sconosciuta creatura simile all'uomo sono stati trovati nella pancia di un grande squalo bianco morto. Dopo le analisi è emerso che il corpo aveva le mani e un teschio umanoide. Inoltre, nelle fauci dello squalo, era rimasta incastrata la punta di una pastinaca, che si dice sia l'arma tipica di una sirena.

Nel 1967 nel Canada c'è stato un avvistamento di una donna con la coda di un delfino da parte di turisti che erano su un traghetto. La creatura è stata descritta avente bellissimi capelli biondi nell'atto di mangiare un salmone. L'avvistamento è stato riportato dal quotidiano Times-Colonist e ha attirato un sacco di attenzione, ma nessuno è riuscito ad avvistarla di nuovo.

Nel 1943, al tempo della seconda guerra mondiale, molte sirene sono state avvistate dai soldati giapponesi sulle coste delle isole Kei in Indonesia. Hanno riferito di averle viste nuotare in acqua e una anche sulla spiaggia; una descrizione di quest'ultima è la seguente: alta circa 150 cm, la pelle rosata, volto e arti umani, pungiglioni sopra la testa e la bocca come quella di una carpa.

Quando il sergente Taro Horiba sentì le notizie di una sirena morta portata a riva, andò a esaminarla. Dopo averla vista con i propri occhi ne fu convinto e dopo il suo ritorno in Giappone, esortò gli scienziati ad andare a studiare queste sirene, ma nessuno gli credette e le sue affermazioni furono respinte, quindi non fu intrapresa nessuna indagine.

La gente del posto si riferisce alle sirene come Orang Ikan, ovvero 'persone pesce' in malese. Ci sono stati diversi avvistamenti simili nella zona; in più, sembra che alcune sirene siano state catturate nelle reti da pesca in alcune occasioni.

Una segnalazione d'avvistamento di sirene in Canada nel 1886 è citata dal zoologo Karl Shuker sul suo sito web. Il resoconto proviene dal giornale Cape Brooklyn Eaglenell'agosto del 1886.

«I pescatori di Gabarus, Cape Breton, si sono esaltati per le apparizioni di una sirena, vista nelle acque da alcuni pescatori pochi giorni prima. Mentre il signor Bagnall, accompagnato da alcuni pescatori, era fuori in barca, osservarono che sulla superficie dell'acqua, a pochi metri dalla barca, galleggiava quello che doveva essere un cadavere. Avvicinandosi con l'intento di portarlo a riva, lo videro muoversi e con loro grande sorpresa, si voltò in posizione seduta, li guardò e scomparve. Pochi istanti dopo riapparve in superficie e li guardò di nuovo, per poi sparire del tutto. La faccia, la testa, le spalle e le braccia assomigliavano a quelle di un essere umano, ma gli arti inferiori avevano l'aspetto di un pesce. La parte posteriore della sua testa era coperta da lunghi capelli scuri che ricordano la criniera di un cavallo e le braccia erano a forma di essere umano, tranne per il fatto che le dita di una mano erano molto lunghe. Il colore della pelle non era diverso da quello di un essere umano. Non vi è dubbio che il misterioso sconosciuto corrisponde a quella che viene definita una sirena ed è il primo avvistamento nelle acque di Cape Breton».

Shuker cita un altro articolo dal quotidiano Daily Kennebec Journal of Augusta, Maine, del 24 giugno 1873:

«Circa nello stesso periodo (1737) un racconto venne da Virgo, in Spagna, dopo che alcuni pescatori sulla costa avevano preso una sorta di tritone grande un metro e mezzo dalla testa ai piedi. La testa era come quella di una capra, con una lunga barba e baffi, una pelle nera, un po' peloso, un collo molto lungo, le braccia corte, le mani più lunghe di quanto dovrebbero essere in proporzione e lunghe dita, con le unghie come artigli;dita palmate e una pinna nella parte inferiore della schiena».

Henry Hudson, esploratore e pioniere del fiume Hudson, testimonia di aver visto una vera sirena vicino alla Russia. Hudson scrisse nel suo diario: «Due membri dell'equipaggio – Thomas Hilles e Robert Rayner – avvistarono una sirena a 75° 7' N, e gridarono al resto dell'equipaggio di andare a guardare». L'esploratore l'ha anche descritta avente una «coda di un delfino maculata come un sgombro».



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