sabato 12 settembre 2015
IL TRIANGOLO DELLE BERMUDA
Conoscono tutti oramai, almeno per sentito dire, quel tratto di Oceano Atlantico, racchiuso idealmente in un triangolo, che ha come vertici il punto più meridionale della costa dell’Arcipelago delle Bermude, il punto più occidentale dell’isola di Porto Rico e il punto più a Sud della penisola della Florida, detto proprio Triangolo delle Bermude.
Dagli anni’50 in poi una cospicua letteratura popolare ha infarcito il mistero attraverso racconti metropolitani di sparizioni di navi e aerei che transitavano nei pressi, o nel triangolo; come anche numerosi sono gli aneddoti di piloti ed equipaggi di navi che hanno assistito a fenomeni anomali di natura metereologica e magnetica. Trait d’union di quasi tutti i racconti di coloro che sono entrati, e usciti indenni dal triangolo, sono:
la perdita dell’orientamento;
del controllo degli strumenti;
anomalie sui segnali della bussola;
improvvisi sbalzi climatici e riduzioni della visibilità.
Sulle possibili cause di questi fenomeni si è detto di tutto e di più e le versioni ufficiali parlano di una percentuale di incidenti nella norma, se paragonata a qualunque altra tratta di Oceano, attribuendo le sparizioni a errori umani o guasti meccanici.
Ma in realtà una vera anomalia oggettiva nel triangolo c’è, ed è nota fin dagli anni’70, ma come spesso accade, viene poche volte evidenziata e quasi mai raccontata. Un po’ come accade per la Piramide di Cheope (che in qualche modo c’entra anche con il Triangolo delle Bermude) che malgrado presenti evidenti elementi che fanno presupporre ad una datazione più remota e funzione diversa da quella di monumento funebre, la storia che si racconta è sempre la stessa.
Nel 1970 il dottor Ray Brown impegnato in una ricerca di relitti a largo delle isole Bahamas si trova dinanzi ad una scoperta sensazionale: una struttura piramidale fatta completamente di materiale translucido, forse vetro o cristallo, di proporzioni ben maggiori della piramide di Cheope, di circa 200 metri per 100.
L’area in cui sorge la Piramide è assai difficoltosa da esplorare dato il picco dei fenomeni su citati e una serie di altre anomalie che investono i sub durante le investigazioni. Inoltre il fondale è assai irregolare; profondo mediamente alcune decine di metri diventa improvvisamente un muro d’acqua di 4000 metri. Attorno alla Piramide sono presenti numerose altri resti di costruzioni la cui architettura richiama tanto l’antico Egitto, quanto i villaggi sud-americani precolombiani. La scoperta del dott. Brown non finisce qui. Trovata un’apertura sul bordo della Piramide vi entra trovandosi prima in un lungo corridoio e quindi una una grande sala. All’interno di questa si distinguono nitidamente una sorta di Ara votiva su cui delle mani in metallo reggono una sfera e sette sedute sistemate attorno ad essa. Il Dottor Brown decise così di prelevare la sfera di cristallo per portarla in superficie.
Da una prima analisi il cristallo si presenta come una sfera perfetta al cui interno delle sfumatura cristalline compongono altre forme piramidali. Sembra inoltre presente all’interno un’incrinatura, come se fosse rotto o danneggiato, anche se la superficie esterna risulta perfettamente liscia.
Fu immediato collegare questa scoperta con la leggenda del mito di Atlantide, l’antico continente scomparso. Si narra infatti che gli abitanti di Atlantide utilizzassero una forma di energia magnetica convogliata sulla Terra per mezzo proprio delle Piramidi. La leggenda vuole che proprio un’imprudente utilizzo di questa fonte energetica abbia addirittura influito sui poli magnetici, invertendoli e creando una serie di cataclismi che poi determinarono la scomparsa stessa del continente.
Ed eccoci quindi al collegamento con gli attuali misteri del Triangolo delle Bermude.
E se questa fantomatica forma di energia in qualche modo non si sia esaurita con lo sprofondamento del continente ma continui a generare sbalzi tali da procurare il mal funzionamento degli apparecchi di bordo e quindi l’inabbissamento di navi e aerei?
E’ possibile che la Piramide di Cheope sia quindi in qualche modo un altro polo destinato all’utilizzo di quella famosa energia e si trovi non casualmente nei pressi dello stesso meridiano che attraversa il Triangolo delle Bermude?
Come mai tra le tante leggende che circondano il mistero del Triangolo delle Bermude quasi nessuno annovera questa scoperta ne tanto meno il reperimento di questa sfera?
Il cristallo si trova attualmente custodito dal Dott. Ray Brown.
Il triangolo delle Bermuda è una zona dell'Oceano Atlantico settentrionale i cui vertici sono: vertice Nord – il punto più meridionale della costa dell'arcipelago delle Bermude; vertice Sud – il punto più occidentale dell'isola di Porto Rico; vertice Ovest – il punto più a Sud della penisola della Florida. In relazione a questa vasta zona di mare, di circa 1 100 000 km², a partire dagli anni cinquanta la cultura di massa ha fatto sì che nascesse la convinzione che si fossero verificati dal 1800 in poi numerosi episodi di sparizioni di navi e aeromobili, motivo per cui alcuni autori hanno soprannominato la zona "Triangolo maledetto" o "Triangolo del diavolo".
Il 29 novembre 1925 aveva lasciato il porto di Charleston, Carolina del Sud, per dirigersi alla volta dell’Avana, Cuba. A bordo della nave c’era un equipaggio composto da 32 marinai comandati del capitano WJ Meyer, e trasportava un carico di 2.340 tonnellate di carbone. Due giorni dopo, il primo dicembre 1925, la nave veniva data per dispersa e non è più stata vista per i successivi 90 anni. "E molto importante capire cosa è successo veramente" – ha dichiarato il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri cubano, Abelardo Colomé – "Tali incidenti potrebbe essere davvero dannosi per la nostra economia, quindi dobbiamo fare in modo che questo tipo di perdite non accadano di nuovo. È il momento di risolvere il mistero del triangolo delle Bermuda, una volta per tutte".
Il triangolo ha vissuto particolare popolarità nei media soprattutto a partire dal libro best seller Bermuda, il triangolo maledetto (The Bermuda Triangle) del 1974 di Charles Berlitz, secondo il quale nella zona avverrebbero misteriosi fenomeni che sono stati accostati al paranormale e agli UFO.
Nonostante la reputazione "maledetta", derivante soprattutto da opere di divulgazione misteriologica come quelle di Berlitz, il numero di incidenti nel Triangolo non è affatto superiore a quello di una qualsiasi altra regione ad alta densità di traffico aeronavale: come confermato dalla Guardia costiera degli Stati Uniti, l'incidentalità è nella norma per la quantità di traffico e molti degli incidenti avvenuti sono derivati da normali cause fisiche e meccaniche.
Le prime notizie di sparizioni inusuali nel triangolo delle Bermuda risalgono al 1950 ad opera di Edward Van Winkle Jones in un articolo del 30 settembre per Associated Press. Due anni dopo il magazine Fate pubblicò "Sea Mystery At Our Back Door", breve articolo di George X. Sand che riportava la presunta sparizione di molti aerei e navi inclusa la sparizione del Volo 19 e di un gruppo di cinque navi della United States Navy. Questo articolo segna l'inizio del mito del triangolo delle Bermuda per come è conosciuto oggi. Tale articolo inoltre fu il primo a formulare una ipotesi soprannaturale per le presunte sparizioni. Un ulteriore articolo fu pubblicato nel 1964 da Vincent Gaddis che l'anno seguente pubblicò anche un libro intitolato Invisible Horizons dove approfondiva i temi trattati nell'articolo.
Negli anni seguenti furono pubblicate altre opere sul presunto mistero: John Wallace Spencer (Limbo of the Lost, 1969, rist. 1973); Charles Berlitz (Bermuda, il Triangolo maledetto, 1974); Richard Winer (The Devil's Triangle, 1974), e molte altre, tutte per lo più facenti leva su presunti fenomeni soprannaturali. Il libro rimasto più famoso è quello di Berlitz.
Lawrence David Kusche, autore del libro The Bermuda Triangle Mystery: Solved del 1975, mise in luce gravi imprecisioni e alterazioni nell'opera di Berlitz: spesso il resoconto non coincideva con i racconti di testimoni o di persone coinvolte negli incidenti e sopravvissuti. In molti casi informazioni importanti erano omesse, come ad esempio nella scomparsa di Donald Crowhurst, riportata come mistero nonostante già allora fosse chiaro che Crowhurst aveva inventato i racconti delle sue imprese e si era suicidato. Oppure come nel caso del cargo che lo scrittore Charles Berlitz nei suoi libri colloca come disperso nei pressi di un porto nell'Atlantico, quando in realtà era andato perso nei pressi di un porto dallo stesso nome ma nel Pacifico. Kusche dimostrò inoltre, tramite documentazione, come numerosi incidenti indicati come "vittime del triangolo" si fossero in realtà verificati a moltissima distanza e fossero stati inclusi in malafede.
La ricerca di Kusche portò ad alcune conclusioni:
Il numero di navi disperse è paragonabile, percentualmente, a quello di ogni altra zona dell'oceano.
In una zona di tempeste tropicali, molte delle scomparse sono facilmente spiegabili, oltre che per nulla misteriose.
Il numero di perdite è stato enormemente esagerato da una ricerca falsata.
Le circostanze delle scomparse sono state riportate in modo falsato da Berlitz: il caso più comune riguarda navi che sono date per disperse con mare calmo e assenza di vento, quando in realtà le registrazioni dell'epoca mostrano tempeste o peggio.
"La leggenda del Triangolo delle Bermuda è un mistero fatto ad arte... mantenuto in vita da scrittori che volontariamente o meno fanno uso di dati errati, argomentazioni falsate, ragionamenti svianti e sensazionalismo".
Nonostante la fama dell'area, le statistiche dei Lloyd's di Londra affermano con certezza che il "triangolo" non è né più né meno pericolosa di ogni altra zona dell'oceano, valutando il numero di incidenti e perdite per la quantità di traffico sostenuto: l'area è una delle vie commerciali più affollate al mondo e le percentuali di sparizione sono insignificanti se esaminate nel complesso.
I dati disponibili presso la United States Coast Guard confermano tali conclusioni: il numero di sparizioni e incidenti è insignificante se paragonato al traffico nell'area. La grande maggioranza delle scomparse è ricollegabile ad avverse condizioni meteomarine spesso unite a debolezza strutturale o vetustà delle navi coinvolte, nonché a ritardi nei soccorsi: gran parte delle sparizioni si sono verificate in epoche (XIX secolo e primi decenni del XX) in cui i sistemi di ricerca e salvataggio erano molto arretrati o pressoché inesistenti (l'ultima nave di dimensioni medie o grandi scomparsa nel Triangolo è stata infatti il mercantile Poet, disperso nel 1980 probabilmente per una burrasca, mentre le sparizioni in epoca successiva hanno coinvolto solo unità delle dimensioni di yacht o pescherecci).
Dando per certe le sparizioni narrate nei libri e nei giornali, vari autori legati all'ufologia hanno avanzato l'ipotesi che le sparizioni misteriose di aerei e navi nel Triangolo delle Bermude siano da imputare agli extraterrestri. Secondo gli ufologi, gli alieni considerano come loro territorio di volo l'area del triangolo delle Bermude, essendo area da loro frequentata da secoli (è ciò che disse George Adamski, il più famoso dei contattisti) e non tollerano la presenza di nessuno.
Altri autori hanno parlato di inusuali anomalie magnetiche, oppure di strati di metano che avrebbero imprigionato aerei e navi.
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