Avvistato per la prima volta nel 1939 il pesce Macropinna microstoma, che abita nel mare al largo della California, con il suo cranio trasparente era rimasto un mistero a lungo.
Ma dopo vari studi un gruppo di ricercatori di Monterey Bay Aquarium Research Institute ha finalmente svelato i suoi segreti.
Vivendo negli oscuri fondali marini, fino a 800 metri, questo buffo pesce ha sviluppato una vista speciale, grazie alla forma degli occhi e al cranio trasparente. Che gli permettono di raccogliere e immagazzinare tutta la luce necessaria per vedere anche nella semi oscurità. Gli occhi inoltre possono muoversi, secondo gli scienziati, all’interno della copertura trasparente, permettendo di controllare tutto quello che gira loro intorno. In particolare le prede, piccoli pesci di cui si nutrono e che catturano con manovre molto veloci e precise.
La calotta trasparente rende perfettamente visibili tutti gli organi interni della sua testa, conferendo all’animale un buffo aspetto. I ricercatori hanno potuto riprendere l’animale grazie a un veicolo comandato a distanza.
In realtà, quelli che a prima vista ci sembrano due occhietti tristi sono chemiorecettori, in pratica delle narici. E quella che ci sembra una testa trasparente è uno schermo protettivo per gli occhi. E dove sono gli occhi? Sono quelle due grandi semisfere verdi. Anzi le semisfere sono solo i cristallini. Il resto degli occhi sono due “barilotti” cilindrici che sostengono i cristallini. Questo sofisticato sistema ottico, che assomiglia ad un paio di binocoli puntati verso l’alto, è immerso in un liquido trasparente contenuto nella cupola protettiva, anch’essa trasparente.
Per capire le ragioni di tale stranezza bisogna, come sempre, capire dove vive e come vive: le forme degli organismi viventi sono il risultato di un complesso adattamento evolutivo all’ambiente.
Macropinna microstoma vive nelle acque del Pacifico settentrionale, a profondità comprese tra i 700 e i 1000 metri dove la luce del sole è debolissima o non arriva affatto. I suoi grandi occhi verdi sono sensibili anche al debole chiarore residuo proveniente dalla lontana superficie e hanno due posizioni di funzionamento: nella modalità “di ricerca” sono rivolti verso l’alto per distinguere le ombre di eventuali prede che contrastano con il chiarore dello sfondo; nella modalità “di inseguimento” gli occhi puntano in avanti e fanno da guida per il nuoto in modo che la piccola bocca sia direzionata verso la preda.
Che questo sistema di caccia sia ben congegnato ce lo fa capire il notevole volume dell’apparato digerente.
Il pesce cattura piccole prede ma disdegna la carne di medusa. Inoltre un suo terreno di caccia favorito sembra essere quello tra i tentacoli di un sifonoforo degli abissi del genere Apolemia. I sifonofori sono particolari idrozoi, simili solo apparentemente alle normali meduse. In realtà si tratta di colonie di individui specializzati (zoidi) in stretta simbiosi. I sifonofori del genere Apolemia hanno la forma di nastri, lunghi anche dieci metri, coperti da tentacoli urticanti per mezzo dei quali catturano copepodi e altri piccoli organismi. Il nostro pesce dalla testa trasparente diventa ladro: si intrufola tra i tentacoli del sifonoforo per strappargli le prede intrappolate. Ed ecco che la cupola trasparente espleta la sua funzione di scudo che protegge gli organi più delicati e preziosi: gli occhi.
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