mercoledì 23 settembre 2015

L'ECOLOCALIZZAZIONE



L'ecolocalizzazione, chiamata anche biosonar, è un sonar biologico usato da alcuni mammiferi quali pipistrelli (sebbene non da tutti), delfini ed altri Odontoceti. Il termine è stato coniato da Donald Griffin, che fu il primo a dimostrarne l'esistenza nei pipistrelli. Anche alcuni uccelli che vivono nelle grotte utilizzano questo sistema. Gli animali ecolocalizzatori emettono suoni nell'ambiente e ascoltano gli echi che rimbalzano da diversi oggetti. Gli echi sono usati per localizzare, identificare e stimare la distanza degli oggetti. L'ecolocalizzazione è usata anche per l'orientamento e la ricerca del cibo o la caccia in vari ambienti.

L'ecolocalizzazione funziona come un sonar, utilizzando suoni prodotti dagli animali. La stima della distanza è ottenuta misurando il tempo trascorso tra l'emissione del suono da parte dell'animale e il ritorno degli echi dall'ambiente. Diversamente da alcuni sonar che hanno un raggio d'azione estremamente limitato, il biosonar agisce su molteplici ricevitori. Gli animali ecolocalizzatori presentano due orecchi posizionati un po' separati. Gli echi di ritorno arrivano agli orecchi a tempi e intensità differenti, in base alla posizione dell'oggetto che li ha generati. Queste differenze sono usate dagli animali per percepire la direzione. Per mezzo dell'ecolocalizzazione, pipistrelli ed altri animali sono in grado di determinare non solo la direzione in cui stanno andando, ma anche quanto grandi sono altri animali, di che genere di animale si tratta ed altre caratteristiche.



Gli Odontoceti usano il biosonar perché vivono in un habitat subacqueo che ha favorevoli caratteristiche acustiche e dove la visibilità è limitata a causa dell'assorbimento della luce e dalla torbidità dell'acqua.

Gli Odontoceti emettono un raggio focalizzato di click ad alta frequenza nella direzione in cui punta la loro testa. I suoni vengono generati dal passaggio di aria dalle ossa delle narici attraverso le labbra foniche. Questi suoni sono riflessi da un denso osso concavo del cranio e da una sacca aerea alla sua base. Il raggio focalizzato è modulato da un grande organo grasso chiamato "melone". Questo agisce come una lente acustica ed è costituito da lipidi di differenti densità.

Molti Odontoceti usano click in serie, o "treno di click" per l'ecolocalizzazione, mentre i capodogli (Physeter macrocecephalus) possono produrre click singoli. I fischi degli Odontoceti non vengono usati per l'ecolocalizzazione. La differente velocità del treno di click genera i latrati, guaiti e ringhi del tursiope (Tursiops truncatus).

Le eco vengono ricevute in prima istanza dalla mandibola, da cui vengono trasmesse all'orecchio interno per mezzo di un corpo grasso. I suoni laterali vengono ricevuti da lobi che circondano gli orecchi e che hanno una densità acustica simile a quelle delle ossa. Alcuni ricercatori pensano che quando i Cetacei si avvicinano all'oggetto di loro interesse, si proteggono dagli echi più forti abbassando l'intensità dei suoni emessi. Si sa che questo avviene nei pipistrelli, dove viene anche ridotta la sensibilità dell'udito in prossimità dell'obiettivo.




Nessun commento:

Posta un commento

Eseguiamo Siti e Blog a prezzi modici visita: www.cipiri.com .