giovedì 13 agosto 2015

MORIE DI PESCI



Il clima Mediterraneo è sempre più tropicale: le acque intorno all’Italia hanno raggiunto temperature elevatissime, da piscina, localmente superiori ai trenta gradi centigradi.

Le acque dei mari che circondano l’Italia sono sempre più calde, con anomalie davvero pazzesche, fino a 5°C superiori rispetto alle medie del periodo estivo. Colpa dell’eccezionale ondata di caldo di questo mese di luglio, con anomalie termiche fino a +7°C rispetto alle medie mensili soprattutto nelle Regioni del centro/nord Italia, ma anche e soprattutto a causa dell’assenza di vento che ha limitato il rimescolamento delle acque del mar Mediterraneo. In molte località, infatti, la temperatura dell’acqua è superiore addirittura ai +30°C. Nelle notti del 24 e 25 luglio scorsi la laguna di Orbetello è stata colpita da un fenomeno di anossia (mancanza di ossigeno nell’acqua) che ha comportato la morte di una grande quantità di specie ittiche, ben 120 tonnellate quello raccolto e pesato fino ad oggi. L’ intenso episodio, che ha interessato tutto il bacino di Levante della laguna, spiega una nota, “è stato provocato dalle alte temperature di un luglio caldissimo, soprattutto nelle minime notturne, con un vero e proprio spostamento dell’asse del caldo dalla Libia-Egitto all’area dell’Argentario“.
Le caratteristiche morfologiche del luogo, il grande e perdurante caldo che ha stimolato l’attività delle alghe e batteri anossigenici e l’innalzamento della temperatura delle acque, uniti a una forte concentrazione di pesce in alcune aree e all’improvviso arrivo del vento di scirocco (che è caldo e umido), hanno creato le condizioni “per un forte abbassamento dell’ossigeno disciolto” nelle acque della laguna di Orbetello, che e’ praticamente “rimasto a zero per tre giorni e mezzo“, “nonostante l’impiego di idrovore e ossigenatori“. Queste le cause che hanno portato alla grande moria di pesci all’interno della laguna. A spiegarlo e’ stato il biologo e membro del comitato scientifico lagunare Mauro Lenzi, intervenendo nella sede della Regione Toscana. “Le alte temperature del mare – ha sottolineato – hanno stimolato la cosiddetta attività riducente del fondo, creando anossia, ovvero mancanza di ossigeno nell’acqua, in 600 ettari di laguna“.



I mari estremamente caldi di questi giorni, per la forte ondata di calore che da settimane interessa il Mediterraneo, stanno provocando conseguenze dannose agli ecosistemi marini.

Sono numerose le segnalazioni di morie di pesci in diversi mari italiani. I fenomeni più estesi, per il momento, interessano il Mar Tirreno, che ha raggiunto temperature superficiali prossime ai 30 gradi. Ma con il passare dei giorni e il caldo persistente il fenomeno potrebbe perdurare e allargarsi anche ad ampie zone. E la situazione si ripercuote, naturalmente, anche sul turismo balneare, con disagi per la popolazione.

Molte spiagge di Lazio e Toscana sono state colpite da improvvise morie di pesci che in grandi quantità sono stati avvistati a galla. Le analisi effettuate in questi giorni confermano la tesi del caldo, che è responsabile della fioritura di alghe fuori dalla norma. Questo comporta naturalmente un assorbimento maggiore dell’ossigeno, che viene sottratto a varie specie di pesci. Morie di pesci hanno interessato diverse località come Ladispoli, Terracina.
Ad Anzio, inoltre, unico centro romano che ha ottenuto la bandiera blu, sono stati invece notati diversi fenomeni di acqua torbida, schiume, ma soprattutto alcuni bambini, dopo aver fatto il bagno, sono rimasti vittime di dermatiti.

Ad Orbetello (Toscana), una grande moria di organismi che popolano le acque ha indotto il Comune ad adottare misure d’emergenza per far fronte a un evento di “rarità eccezionale”. In particolare sono stati installati nello specchio acqueo di levante 20 ossigenatori ed è stato innalzato il livello di pompaggio delle acque marine in laguna.





Anche il freddo uccide....

Chi, nei freddissimi giorni di fine inverno, si fosse avventurato per una passeggiata sulle nostre spiagge, si sarà certamente imbattuto in una scena certamente sbalorditiva. Il bagnasciuga, a Riccione, così come a Rimini, a Viserba e su fino a Cesenatico, era letteralmente ricoperto di pesci morti.  Tutti animali di discrete dimensioni, attorno 15-20 centimetri e anche di più, i pesci morti formavano in qualche punto un vero e proprio tappeto. Uno spettacolo macabro che ha lasciato non poche persone prima sgomente e poi vogliose di sapere cosa era successo. Superato lo sbigottimento per la triste visione, una cosa saltava subito agli occhi: tutti i pesci erano uguali. Cioè non si era di fronte a una generale moria di pesce, ma un’unica specie era stata colpita dal fenomeno. Era già questo, un primo e fondamentale indizio. I pesci erano evidentemente sardine o sarde, ma gli esperti che si sono occupati di spiegare il fenomeno, in particolare i biologi della Daphne di Cesenatico (ARPA Emilia-Romagna) li hanno ben presto identificati come appartenenti alla specie Sardinella aurita, detta comunemente Alaccia. L’alaccia, come altre specie della sua stessa famiglia, appartiene alla categoria di pesce comunemente definito “pesce azzurro”. Assomiglia molto alla più comune sardina (Sardina pilchardus), ma da questa si distingue per una riga mediana dorata che separa il dorso blu-verdastro dai fianchi argentati. Cosa dunque aveva ucciso le alaccie in quei freddi giorni di fine gennaio? Le cause sono in effetti legate proprio alle temperature e anche al… riscaldamento globale. Questo pesce si trova in tutto il Mediterraneo e predilige acque calde, per cui è più facile trovarla nei bacini meridionali. Negli ultimi anni però, proprio a causa dell’aumento generalizzato delle temperature, si è spostata anche in bacini nei quali una volta era molto rara, come il mar Ligure e ovviamente l’Adriatico.Abbiamo dunque un pesce che è comune in Mediterraneo, che predilige acque calde, e che negli ultimi anni ha potuto spostarsi anche in nord Adriatico.Smentite dunque le comprensibili, ma affrettate ipotesi di avvelenamenti o inquinamenti vari.





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