domenica 16 agosto 2015

LE MAREE



Un giorno il dio Thor, insieme al fratellastro Loki, a Thjálfi e a Röskva, intraprese un viaggio verso lo Jötunheimr, finché arrivò alla corte del re Útgarða-Loki. Là il dio e il sovrano intrapresero una serie di sfide per determinare chi fosse il più forte:

Loki sfidò Logi in una competizione su chi avesse mangiato più velocemente, Thjálfi sfidò Hugi in una gara di corsa, e il dio Thor sfidò il sovrano a bere da un corno. Útgarða-Loki sostenne che uno dei loro uomini poteva agilmente bere il contenuto di quel corno con un sorso, i meno abili con due, e sicuramente tutti con tre.

Allora il figlio di Odino trasse un grande sorso e vide che il livello del corno si era abbassato di poco, ne trasse un secondo e vide che il livello si era abbassato ancora meno, allora indispettito dalle parole del gigante il suo terzo sorso fu decisamente più grande degli altri due ma non bastò ancora a vuotare il corno. Il dio allora si sentì umiliato e venne sfidato a sollevare un grosso gatto grigio. Quanto più il dio cercava di sollevarlo, tanto il gatto curvava la sua schiena. Thor si sforzò al massimo ma non ottenne altro che sollevare una delle quattro zampe del gatto.

Dopo questa sfida il dio si propose di combattere contro uno degli uomini di Útgarða-Loki, allora quest'ultimo, deridendolo gli propose di combattere contro la sua vecchia balia Elli, ammonendolo che questa aveva piegato uomini ben più forti di lui. Dopo uno scontro molto acceso il dio resistette piegando solamente un ginocchio. Allora il sovrano interruppe lo scontro asserendo che non era il caso che Thor sfidasse altra gente nella sua casa.

Il dio si sentì umiliato e non parlarono più della sua potenza e delle sconfitte ma festeggiarono con un banchetto. Il giorno seguente, essendo in disparte sia Thor che Útgarða-Loki, quest'ultimo spiegò al dio di averlo ingannato: raccontò che Logi era il fuoco e aveva ovviamente battuto Loki, Hugi era il suo pensiero e ovviamente correva più veloce di Thjálfi, il gatto non era tale ma era Miðgarðsormr, il serpente che circonda tutta la terra, pertanto il dio l'aveva sollevato così tanto che quasi era arrivato al cielo, la vecchia che Thor è riuscito a fronteggiare piegando solo un ginocchio era nientemeno che la vecchiaia, pertanto il dio aveva compiuto un'impresa prodigiosa resistendo.

Infine, per quanto concerne la sfida del corno, Útgarða-Loki spiegò al dio che la fine del corno era collegata con il mare, pertanto era stata un'impresa stupefacente che egli avesse tratto sorsate così grandi da far abbassare il livello del mare, e pertanto aveva creato le maree.

La spiegazione del fenomeno delle maree è legata alla legge di gravitazione universale, che afferma che due corpi si attraggono con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. L'analisi, basata sulla teoria statica delle maree proposta da I. Newton, è molto schematizzata e spiega solo le caratteristiche principali del complesso fenomeno delle maree.

Si considerino sulla Terra, coperta da uno strato uniforme di acqua, due punti opposti, P e P', e che Terra e Luna siano costituenti di uno stesso sistema, che ruota attorno al Sole rispetto a un asse immaginario passante per il baricentro (posizionato in G dalla stessa parte della Luna): questo moto genera una forza centrifuga, tanto maggiore quanto più ci si allontana dall'asse di rotazione.

Le forze in gioco sono l'attrazione gravitazionale e la forza centrifuga. I punti del meridiano su cui transita la Luna sono soggetti a un'attrazione gravitazionale elevata (perché la Luna è più vicina) e a una forza centrifuga di minore entità (baricentro vicino): le due forze si sommano, provocando un innalzamento delle acque. Dalla parte opposta, invece, l'attrazione lunare è minore, perché la Luna è più lontana, ma la forza centrifuga è molto grande e la somma delle due forze determina ancora un sollevamento delle acque.

Nei punti posti a 90° rispetto all'allineamento Terra-Luna, la somma delle forze in gioco dà, invece, una forza diretta verso il centro della Terra, che determina una bassa marea.

Sul sistema Terra-Luna considerato fino a ora agisce anche la forza gravitazionale operata dal Sole. Se Luna e Sole, a causa dei loro moti, si vengono a trovare allineati dalla stessa parte rispetto alla Terra, oppure c'è allineamento Luna-Terra-Sole, la forza gravitazionale dovuta alle due masse sarà ancora più pronunciata (marea viva). Se, invece, Sole e Luna formano con la Terra 90° (primo e ultimo quarto), l'attrazione solare annulla in parte quella lunare e perciò le maree hanno un'ampiezza minima (marea morta).




Anticamente le maree erano paragonate al respiro del mare: si riteneva infatti che voragini sottomarine, risucchiando l’acqua del mare e risputandola fuori a intervalli regolari, fossero la causa del fenomeno. Una variante di questa idea, che ebbe molta fortuna nel Rinascimento, individuava nel flusso e riflusso una manifestazione vitale, analoga alla respirazione di un animale, e che perciò dimostrava la natura di organismo vivente della Terra.
L’approccio al fenomeno ebbe alterne vicende.
Il filosofo Posidonio di Apamea, nato nel II secolo dC, intuì il legame fra le maree e la Luna, ipotizzando una remota interazione fra la Luna e la Terra – ma il concetto di attrazione gravitazionale era ancora lontano dall’essere formulato. Questa nozione si perse abbastanza rapidamente, e già nel II secolo l’astronomo Tolomeo scriveva delle maree non già nell’Almagesto, la sua opera astronomica, ma nel Tetrabiblos – dedicato all’astrologia – spiegando che la Luna, fonte di umidità, gonfiava i corpi umidi che, in quanto tali, erano sotto al suo dominio.
Diogene Laerzio nel III secolo dC, si limitava semplicemente a includere le maree fra i fenomeni inspiegabili.

In passato l’alternarsi di flusso e riflusso, ossia il periodico sollevarsi e abbassarsi del mare, ha costituito invece a lungo fonte di meraviglia, soprattutto là dove i dislivelli raggiungevano dimensioni importanti.

Un esempio, famoso nell’antichità, della complessità che possono assumere i fenomeni provocati dalla marea è fornito dalla corrente dello stretto di Euripo (in Grecia, tra l’isola di Eubea e la terraferma), che inverte la direzione del proprio moto fino a 14 volte al giorno. Eubea è la seconda isola greca: situata a nord di Atene, ha forma allungata, ed è disposta da sud est a nord ovest, e il canale di Euripo, o Evripos, la separa dalla terraferma: ma nel punto più stretto le sue coste sono molto vicine al resto della Grecia, distando solo 28 metri. Guardando distrattamente la mappa della Grecia, Eubea non appare come un'isola, ma come una strana penisola, unita al suo centro alla terraferma. E invece, la modestissima "larghezza" dello stretto di Evripos, la cataloga come isola, un caso rarissimo di grande isola distante solo pochi metri dal continente.

Un altro luogo molto interessante per le maree che vi si verificano è Mont Saint-Michel, un isolotto roccioso situato presso la costa settentrionale della Francia, sul quale sorge il santuario in onore di San Michele Arcangelo. La notevole architettura del santuario e la baia nel quale l'isolotto sorge con le sue maree (circa 14 metri di dislivello) ne fanno il sito turistico più frequentato della Normandia e uno dei primi dell'intera Francia, con circa 3.200.000 visitatori ogni anno. L’intero sito fa parte dal 1979 dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO. A causa dell'andamento piatto, le alte maree montano con grande rapidità (si dice con la velocità di un cavallo al galoppo). Le spettacolari maree della baia hanno molto contribuito all'inespugnabilità del monte, rendendolo accessibile solo al minimo della bassa marea (via terra) o al massimo dell'alta marea (via mare).

La variabilità geografica delle maree coesiste con la notevole uniformità di alcune loro caratteristiche: se ci si interessa ad esempio non ai dislivelli ma ai tempi in cui si realizzano, si verifica che nella stragrande maggioranza dei casi le maree sono semidiurne, cioè ogni giorno si alternano due flussi e due riflussi. E questo doppio ciclo si ripete a intervalli uguali, di circa 24 ore e 50 minuti. Non è difficile scoprire una correlazione fra il ciclo semidiurno e la posizione della Luna, il cui moto apparente ha proprio un periodo di circa un giorno e 50 minuti, che si ottiene combinando la rotazione della Terra con la rivoluzione della Luna.

Un'altra caratteristica pressoché generale è inoltre la dipendenza dell’entità del fenomeno dalla fase della Luna: quasi sempre i dislivelli massimi si verificano attorno ai pleniluni e ai noviluni, e quelli minimi un paio di giorni dopo che la Luna è in quadratura (quando appare cioè illuminata a metà, fasi di primo e ultimo quarto).

Quando nel Rinascimento si cercò di estendere ai fenomeni fisici terrestri le previsioni matematiche allora considerate tipiche dell’astronomia, le maree assunsero un’importanza cruciale, in quanto sembravano offrire un ponte fra cielo e Terra. Sono fenomeni del nostro mondo, ma le regolarità che presentano hanno una natura così chiaramente astronomica che l’esempio del flusso e riflusso del mare divenne un luogo comune a disposizione degli astrologi per provare in modo inconfutabile l’esistenza di influenze astrali sul nostro mondo. I massimi scienziati della prima età moderna, si occuparono attivamente del flusso e riflusso del mare, fornendo spiegazioni diverse e dando vita ad accesi dibattiti sull’argomento. Il problema fu inquadrato definitivamente da Newton, nei suoi “Principia”, e la sua teoria rimase la base degli sviluppi successivi: in sostanza la marea è un’onda che si muove attraverso gli Oceani, causata delle forze esercitate dalla Luna e dal Sole. Quest'onda si origina in mare aperto e procede verso le coste, dove si manifesta come un abbassarsi e alzarsi del livello dell’acqua.

La gravità è la forza principale che causa le maree. La legge di gravitazione universale, formulata da Newton, afferma che due corpi si attraggono in maniera direttamente proporzionale al prodotto della masse e in maniera inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza: perciò, tanto più grande è la massa e tanto minore è la distanza, tanto più due oggetti si attraggono con maggior forza. Con la sola legge di gravitazione, oltre alle maree, si spiegano anche fenomeni come il moto dei pianeti e della Luna, e la caduta della famosa mela (un episodio di fantasia ma tramandato da una schiera di biografi e citato, fra gli altri, anche da Voltaire). Newton spiegò che le maree derivano principalmente dall’attrazione gravitazionale del Sole e della Luna sulle acque degli oceani. L’idea in sé non era una novità assoluta. Ma se esisteva una forza che faceva in modo che le acque fossero attratte dalla Luna,e quindi deformate verso di essa, la rotazione diurna della Terra avrebbe fatto passare un punto sotto al rigonfiamento degli oceani (e quindi gli avrebbe fatto sperimentare il fenomeno dell’alta marea) una sola volta al giorno. Questa idea, nell’antichità, venne presto archiviata, dato che in moltissime località si verifica un ciclo semidiurno, cioè un’alta e una bassa marea ogni circa 6 ore.



Oltre alla gravità bisogna chiamare in causa un altro fenomeno: considerando il sistema costituito dalla Terra e dalla Luna, non è esattamente vero dire che la Luna compie un giro attorno alla Terra in un mese lunare. Piuttosto è come se la Terra e la Luna fossero i pesi disuguali del manubrio di un atleta, e ruotassero insieme attorno al baricentro comune del sistema. L’effetto della sola rotazione (ignorando la forza di gravità) è quello di far sì che le acque situate dal lato opposto rispetto alla Luna, tendano a sollevarsi per effetto della cosiddetta forza centrifuga. (La forza centrifuga, ricordiamo, è una forza apparente che si manifesta quando un corpo, che naturalmente tenderebbe a muoversi in linea retta, compie una traiettoria circolare o comunque curvilinea.) In conclusione, l’effetto gravitazionale fra la Terra e la Luna è più intenso dal lato della Terra che è affacciato verso la Luna, dato che la Luna è più vicina, e questa attrazione fa avvicinare le acque verso la Luna e crea un “rigonfiamento mareale” verso la Luna. La Terra d’altra parte sperimenta un’attrazione centripeta che la costringe, si fa per dire a ruotare attorno al baricentro del sistema Terra-Luna. La differenza fra queste due forze, in sostanza la combinazione di gravità e inerzia, crea due rigonfiamenti mareali: uno si forma nel punto più vicino alla Luna, l’altro nel punto diametralmente opposto. Questi rigonfiamenti, per forza di cose, rimangono allineati lungo la direzione Terra-Luna.

Questo è il ragionamento che si può svolgere per il sistema Terra-Luna.

Estendendo il ragionamento al sistema Terra-Sole il risultato sarebbe lo stesso: tuttavia il Sole, pur avendo una massa enormemente più grande di quella della Luna, è anche molto più lontano, e l'effetto complessivo fa sì che il contributo del Sole alla marea sia circa la metà di quello della Luna, cioè un terzo dell’effetto di marea totale. Dato che Sole e Luna, rispetto alla Terra, sono allineati solo durante le fasi di Luna Piena e Luna Nuova, in corrispondenza di queste fasi i rigonfiamenti mareali causati dai due astri si sommano, dando luogo ad una maggior forza mareale complessiva. In questi casi la marea solare ha un effetto di amplificazione della marea lunare, e le alte e le basse maree sono più pronunciate (sono dette in inglese “spring tides”). Dopo circa una settimana, quando il Sole e la Luna sono ad angolo retto uno rispetto all’altro, l’effetto del Sole cancella parzialmente l’effetto della Luna e si producono maree di entità minore (dette in inglese “neap tides”).

Oltre alle posizioni reciproche di Luna e Sole, anche la distanza dei due astri ha un effetto importante. La Luna percorre un’orbita ellittica attorno alla Terra, e la sua distanza varia da 406700 km (apogeo) a 356000 km (perigeo). Una volta al mese, quando la Luna è più vicina alla Terra (al perigeo), le forze di marea sono più intense del normale, e producono maree superiori alla media. Dopo due settimane circa, quando la Luna si trova nel punto più lontano dalla Terra (all’apogeo) l’effetto dell’attrazione lunare è minore e le maree sono inferiori alla media. Una situazione simile avviene anche per il sistema Terra-Sole, ma la variazione relativa della distanza è inferiore. Mentre le date di perielio e afelio sono fisse, le date del perigeo e apogeo lunare sono variabili, per cui il ciclo combinato è abbastanza complicato. La complessa periodicità dei moti lunari fu però scoperta dagli antichi astronomi Caldei , più di 2500 anni fa, che notarono che il sistema Luna-Terra-Sole tornava nella stessa configurazione all’incirca ogni 6585.3 giorni, cioè ogni 18 anni e 10 giorni, che è anche il ciclo, detto di Saros, con cui si ripetono le eclissi.

A complicare ulteriormente le cose, l’orbita della Luna non è sullo stesso piano dell’orbita della Terra, e a sua volta la Terra ha l’asse di rotazione che è inclinato rispetto al piano dell’orbita. Man mano che la Luna ruota attorno alla Terra, la sua posizione rispetto al piano dell’equatore terrestre cambia, cambia cioè la sua Declinazione. Gli apici dei rigonfiamenti di marea seguono la posizione della Luna, aumentando o diminuendo la loro inclinazione rispetto all’equatore terrestre. Dato che anche la declinazione del Sole cambia nel corso dell’anno, anche la componente solare della marea è affetta da questo fenomeno.

Questa inclinazione del rigonfiamento mareale tende a creare zone che sperimentano cicli di marea differenti:
un ciclo semidiurno, caratterizzato da due alte e due basse maree ogni giorno lunare
se le alte e le basse maree sono fra loro molto differenti, il ciclo viene detto di tipo misto
infine il ciclo diurno, con una sola alta marea e una sola bassa marea al giorno.

Se la Terra fosse una sfera perfetta senza grandi continenti, le onde di marea viaggerebbero abbastanza liberamente sul globo terrestre. Invece le grandi masse continentali bloccano il transito verso Ovest dei rigonfiamenti mareali, man mano che la Terra ruota. L’onda di marea induce fenomeni complessi e molto diversi da un bacino oceanico all’altro.

La forma delle coste ha una certa influenza: baie a forma di imbuto, in particolare, possono cambiare in modo notevole l’escursione della marea, come accade in Alaska nella famigerata Baia di Fundy, in cui hanno luogo le maree più intense del mondo.

All'opposto, passaggi molto stretti e acque poco profonde tendono a dissipare l’intensità dell’onda di marea, e località come Pamlico Sound, in North Carolina, sono classificate come aree prive di marea, anche se sono in comunicazione diretta con l’oceano. Pamlico Sound è la laguna più grande lungo la costa orientale: è lunga 129 km, separata dall’Oceano Atlantico da una lunga serie di isole e barriere naturali sabbiose - pare che l’esploratore Giovanni da Verrazzano avesse scambiato la laguna per l’Oceano Pacifico. Questa barriera naturale smorza completamente l’onda di marea dell’Oceano Atlantico.

Venti locali e le caratteristiche meteorologiche possono influenzare le maree. Forti venti di terra possono allontanare l’acqua dalle coste, incrementando l’effetto della bassa marea, e viceversa. Inoltre, l'alta pressione atmosferica può far diminuire il livello del mare, dando luogo nei giorni di bel tempo a maree eccezionalmente basse; al contrario la bassa pressione atmosferica può essere associate a maree più alte del previsto.

La previsione delle maree è molto importante per le persone per cui il mare è la prima fonte di sussistenza, e per tutti colori che vivono o amano trascorrere il loro tempo libero a contatto con il mare.

Sicuramente erano state prese ottime informazioni sulla marea per far passare una serie di gru portuali al di sotto di un ponte nella baia di S.Francisco nel 2002: il passaggio sotto all’Oakland Bridge era di circa 1,5 m con la bassa marea.

In passato i sistemi per registrare il livello delle acque utilizzavano un registratore a carta in cui una punta scrivente veniva mossa da un galleggiante che seguiva il livello dell’acqua. Il galleggiante di solito si muove dentro un cosiddetto tubo di calma, che riduce le oscillazioni e i disturbi causati dalle onde e da piccoli movimenti del livello dell’acqua. I dati sono curve tracciate su un registratore a carta, da raccogliere e da elaborare manualmente. Un grosso vantaggio è dato dal fatto che i movimenti sono ad orologeria: il meccanismo è immune da blackout elettrici, mentre svantaggio è dato dal tempo necessario per tradurre i dati sotto forma di numeri da elaborare per le analisi.
Oggi i sistemi di misurazione consentono una raccolta di dati più veloce, precisa e pronta per la successiva elaborazione al computer: un'unità elettronica invia un segnale acustico verso la superficie dell’acqua all’interno di un tubo e cronometra il tempo che occorre al segnale per ritornare – dal tempo si calcola la distanza del sensore dall’acqua.

La base dell’analisi della maree è costituita dal fatto che le oscillazioni, per quanto siamo complesse all’apparenza, possono essere rappresentate come la somma di una serie di funzioni periodiche semplici. La marea può essere quindi pensata come una oscillazione estremamente complessa, suddivisa in tante funzioni periodiche semplici che alla fine vengono sommate. Ogni funzione ha un suo periodo caratteristico di oscillazione, così come sono periodiche le forze che muovono la maree, legate al moto della Terra e della Luna, e si può dire che ogni funzione rappresenta una componente della marea. Fra le tante componenti, ne esisterà una con un periodo di 12 ore solari: è la componente semidiurna dovuta al Sole. E ci dovrà essere un’altra componente semidiurna dovuta alla Luna, con un periodo più lungo di circa 25 minuti.

Con opportuni parametri delle funzioni elementari, si può ottenere per somma un qualsiasi tipo di funzione periodica, e un una volta noti i parametri delle funzioni che descrivono la marea in un certo luogo, è possibile determinare le variazioni future nel tempo della marea - naturalmente parliamo delle sole componenti gravitazionali (= astronomiche).

Oggi disegnare funzioni con il personal computer è relativamente facile. Ma la matematica necessaria per fare queste analisi fu formulata molto tempo prima che fossero disponibili i computer, e naturalmente a qualcuno venne in mente di costruire un dispositivo in grado di disegnare il grafico della marea in base alla conoscenza di tutte le sue componenti. Furono costruiti meccanismi simili a orologi in cui un indicatore del livello di marea eseguiva la somma di tanti movimenti meccanici, ognuno dei quali rappresentava una determinata componente. Realizzazioni di grande precisione e molto costose.

Un altro concetto importante è quello della cosiddetta Accelerazione di Coriolis, e della conseguente Forza di Coriolis. Gaspard Gustave Coriolis, nato a Parigi nel 1792 ed ivi morto nel 1843, fu un matematico e ingegnere, direttore della prestigiosa École Polytecnique, e analizzò questa strana forza che porta oggi il suo nome. La forza di Coriolis si sviluppa quando un oggetto, come la massa d’acqua che si sposta con la marea, percorre tratti considerevoli in latitudine, cioè lungo un meridiano: è una forza apparente, dovuta al fatto stesso che la Terra ruota attorno a un asse, allo stesso modo della forza centrifuga: se il moto rotatorio si fermasse non esisterebbero più nè la forza centrifuga nè la forza di Coriolis.
Uno degli effetti più vistosi della forza di Coriolis è il senso di rotazione della masse d’aria nell’atmosfera: le circolazioni depressionarie, i cosiddetti vortici di bassa pressione, ruotano in senso antiorario nell’emisfero Nord e in senso orario nell’emisfero Sud.

Una massa d’acqua che si muove da Nord a Sud o da Sud a Nord, come può essere l’acqua che entra ed esce dal mare Adriatico a causa della marea, tenderà a ruotare come le circolazioni d’aria dell’atmosfera.
Il mare Adriatico ha la marea più ampia di tutto il bacino del Mar Mediterraneo: nelle sue zone più settentrionali l’escursione supera il metro. Ma non è l’azione diretta della gravità a provocare questa marea, che in un bacino relativamente piccolo come questo sarebbe di per sè abbastanza ridotta. L’onda di marea indotta nel Mediterraneo fa sì che il livello del mare nello stretto di Otranto oscilli su e giù: questa oscillazione agisce come uno stantuffo e provoca un’onda che si propaga dentro l’Adriatico, e che viene ruotata dalla forza di Coriolis, riflettendosi contro l’estremo nord del bacino.

Si viene a creare (per le sole componenti semidiurne) un cosiddetto nodo anfridromico dove l’escursione di marea è nulla.
Attorno a questo punto, che si trova davanti alla città di Ancona, le maree ruotano in senso antiorario: si propagano lungo la costa orientale, riempiono l’estremità settentrionale e tornano indietro lungo la costa italiana, completando il giro in circa 12 ore.

Le massime ampiezze di marea si hanno all’estremità settentrionale del bacino (Trieste), in quanto l’onda di marea viene ulteriormente amplificata dall’acqua bassa. L'andamento delle maree a Trieste e ad Ancona evidenzia che la marea a Trieste è di tipo sostanzialmente semidiurno (due alte e due basse maree al giorno), mentre ad Ancona, vicina al punto in cui la marea semidiurna è nulla l'andamento è di tipo prevalentemente diurno (un'alta e una bassa marea al giorno).

Il fenomeno dell'acqua alta nell'Adriatico settentrionale avviene quando il massimo della marea meteorologica (bassa pressione e forti venti sciroccali) coincide con un'alta marea astronomica: l'elevazione complessiva del mare può superare, nei casi più vistosi, i due metri sopra il livello medio, un fenomeno che per le sue influenze sulla città di Venezia è noto a tutti.







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