domenica 30 agosto 2015

L'ISOLA DELLE FEMMINE



L'Isola delle Femmine è un'isola sita nel mar Tirreno, in Sicilia.

Amministrativamente appartiene all'omonimo comune della provincia di Palermo.

Risalgono al periodo ellenistico i resti di sette vasche in cocciopesto per la preparazione del garum, una ricercata salsa di pesce, commerciata nel Mediterraneo: la traccia di uno stabilimento per la lavorazione del pesce rende il luogo importante dal punto di vista archeologico. Il ritrovamento nel mare antistante di ceppi di ancore in piombo e resti di anfore puniche e romane accresce il valore del sito.

L'isolotto di Isola delle Femmine è stato considerato sin dall'antichità e per tradizione un luogo da impiegare a scopo economico e difensivo grazie alla sua posizione e conformazione, che lo rende un sicuro riparo contro i venti di levante per le piccole imbarcazioni. L'isolotto si trova, infatti, a 300 metri dalla costa ed ha una conformazione ovale dovuta all'erosione dei forti venti che spirano nella zona. Dal promontorio dell'isola si possono vedere il monte Pellegrino, il promontorio di Capo Gallo, l'isola di Ustica e i comuni di Carini, Isola delle femmine e Capaci.

Dato che il terreno, per la particolare configurazione del suolo, non era adatto alla coltivazione, l'unico mezzo di sostentamento per gli abitanti della zona era la pesca. Non distante infatti in quelle acque vi era stagionalmente il passaggio dei tonni e ben presto i pescatori della vicina Capaci si organizzarono per la pesca del tonno.



La torre di Fuori, costruita in prossimità del punto più alto dell'isola (35 m sul livello del mare), risale al XVI secolo. Ha pianta quadrata, con spessori murari di oltre due metri che la rendevano una fortezza inserita nel sistema difensivo delle torri costiere contro gli attacchi dei pirati alla terraferma. Sfortunatamente, gli eventi che hanno caratterizzato lo sbarco degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale, l'incuria del tempo ed il disinteresse hanno trasformato la torre in un rudere, il cui muro, quasi intatto, al di sopra della ripida scogliera del versante nord è ancora il volto che l'isola offre al mare.

La riserva, istituita nel 1997 dalla Regione Siciliana e affidata alla LIPU dal 1998, è nata per tutelare il patrimonio floristico locale e favorire la sosta delle specie migratorie.

Sull'isola è presente una torre, ormai abbandonata ed in stato fatiscente. Una prima vecchia storia vuole che in quella torre fossero segregate delle donne che dovessero scontare una qualche pena prevista dalla legge. Una sorta di carcere femminile che poi avrebbe dato il là al nome dell'isolotto.

Un secondo racconto narra che ben 13 giovani donne turche fossero state abbandonate su una barca senza nocchiero, perchè il mare le punisse per le loro colpe.
Dopo giorni e giorni di solo mare e sale le fanciulle approdarono su un isolotto della baia di Carini.
Lì vissero per 7 lunghi anni, quando finalmente i parenti, lacerati dal rimorso, le ritrovarono a seguito di lunghe e fiaccanti ricerche.
Una volta che le famiglie si riunirono, decisero di non tornare più indietro. Si stabilirono sulla terra ferma e la chiamarono Capaci ("CCa-paci" ovvero: qui la pace), mentre l'isolotto che si era preso cura delle loro donne fu battezzato: Isola delle Femmine.

Una terza leggenda, invece, scrive di un conte, il conte di Capaci, innamorato di una bellissima donna che, però, non lo ricambiava.
Spinto dalla gelosia e dall'astio per il rifiuto egli l'avrebbe condannata a condurre una vita di solitudine sulla torre di un isolotto, così che nessuno potesse averla.
Sola e disperata, una notte di maestrale, si suicidò gettandosi tra i flutti che battevano sugli scogli.

Da allora, quando soffia il vento da nord-ovest, si possono ancora sentire le sue grida strazianti di dolore provenire dall'isolotto.




Ancora, si dice che vi è una testimonianza di Plinio il Giovane, che in una lettera indirizzata a Traiano, gli scrisse che l’isola era la residenza di bellissime fanciulle che si offrivano in premio ai vincitori delle battaglie.

Altra ipotesi che il nome dell’isolotto è dovuto dal latino “Fimis”, la traduzione dell’arabo “fim”, che indicherebbe la bocca: ossia il canale che separa l’isola dalla costa. Ma, secondo altri, il nome dell’isola deriverebbe da “Insula Fimi” in riferimento ad Eufemio, governatore bizantino della Sicilia.

In realtà il nome di isola delle femmine è stato acquisito dall'isolotto e poi dal comune solo per via un lungo processo di italianizzazione del vecchio nome dell'isolotto. Un tempo lo si conosceva come “insula fimi”, che a sua volta sta per “isola di Eufemio”, un vecchio generale messinese diventato poi governatore bizantino della Sicilia.

La torre non era un carcere, quanto una comoda postazione di avvistamento. Utile per difendersi dall'arrivo improvviso di navi sconosciute.





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