venerdì 1 gennaio 2016

LA CHEPPIA



Questa specie è diffusa nel Mediterraneo occidentale, nel Mar Nero, nell'Atlantico orientale tra il Marocco e la Norvegia, in parte del Mare del Nord e nel Mar Baltico; nel periodo riproduttivo risale i corsi d'acqua dolce che sfociano in questi mari.
Vive in banchi nelle acque costiere, diventa solitario lungo la risalita dei fiumi, dove frequenta acque a media corrente.
L'agone è una sottospecie di cheppia adattata alla vita stanziale nei laghi.
Corpo relativamente alto e compresso in senso laterale. Testa a profilo triangolare. Bocca terminale con mascella superiore incisa. Assenza di denti sulle ossa palatine. Sugli opercoli sono evidenti striature raggiate. Peduncolo caudale piuttosto stretto. Pinna caudale biloba con profonda incisura tra i due lobi. Intermascellare con incisione sottile e profonda. Branchiospine ruvide, ossificate, non ravvicinate tra loro. Dorso verde azzurro, con riflessi metallici. Fianchi e ventre argentei o bianco argentei. Sui fianchi, a partire dal bordo superiore dell'opercolo, sono presenti da 4 ad 8 macchie nere, spesso poco marcate, di grandezza decrescente in senso anteroposteriore.

Specie migratrice anadroma. Pesce pelagico con abitudini gregarie, svolge la fase trofica in alto mare e compie migrazioni riproduttive per deporre le uova nelle acque interne. Gli adulti si riuniscono in prossimità degli estuari in primavera e fanno il primo ingresso in acqua dolce quando la temperatura dell'acqua giunge alla temperatura di 10 - 12 °C. La deposizione e la fecondazione si svolgono, con modalità collettive nelle ore centrali della notte, e con temperature dell'acqua superiori ai 15 °C. Attualmente la frega si svolge raramente fuori dai limiti di flusso e riflusso della marea ma, prima della creazione di sbarramenti invalicabili sui principali fiumi, questi pesci risalivano i fiumi per notevoli distanze.
Il flusso migratorio che interessa il delta del Po si svolge prevalentemente attraverso il Po di Levante, caratterizzato da portate più costanti e da migliore qualità delle acque rispetto agli altri rami. In Adriatico le cheppie trascorrono l'inverno isolate, stazionando in prossimità del fondo, mentre in estate si possono osservare piccoli branchi di immaturi in crescita e di adulti non riproduttivi che stazionano in superficie.

In mare gli adulti si cibano di  crostacei planctonici (copepodi e misidiacei), altri crostacei ed elementi del plancton, e piccoli pesci. In acqua dolce gli adulti non si alimentano. I giovani si nutrono di ogni tipo di piccoli invertebrati planctonici e bentonici. Nel contenuto stomacale di esemplari in risalita catturati nel fiume Tevere è stata rilevata la presenza preponderante di crostacei gammaridi, seguiti da invertebrati, avannotti e piccoli pesci.

I maschi sono sessualmente maturi fra 2 e 3 anni, le femmine a 3 - 4. In grande maggioranza i banchi di alose in migrazione sono costituiti da maschi di 3 - 4 anni e femmine di 4 -5  anni. All'inizio del periodo di migrazione nei banchi prevalgono i maschi, mentre nel periodo di massimo afflusso, in aprile e maggio, prevalgono le femmine. Durante la riproduzione si formano gruppi costituiti, in genere, da 1 femmina e da 20 maschi, La frega ha luogo in acque basse su fondali sabbiosi o ghiaiosi. La femmina, sfrega il ventre contro il fondo per provocare la fuoriuscita delle prime uova, quindi dà inizio ad una serie di movimenti verticali dal fondo alla superficie, e viceversa, durante i quali emette le rimanenti uova. Secondo Malfer le uova hanno diametro di circa 1 mm e una femmina adulta ne può produrre fino a diverse decine di migliaia. Dopo la frega le uova vanno alla deriva sul fondo. Al termine della riproduzione la mortalità  da stress incide notevolmente sugli individui di maggiore età, tanto che le alose che ritornano al mare al termine della primavera e all'inizio dell'estate hanno taglie mediamente inferiori rispetto a quelle entrate in acque interne.

La specie viene predata da varie specie di pesci ed uccelli ittiofagi. A. fallax è soggetta a malattie virali e batteriche. Sono state ossevate varie specie di parassiti, tra cui trematodi digenei, il trematode monogeneo Mazocraes alosae, cestodi e crostacei parassiti.

L'alosa è un pesce ancora relativamente comune, anche se la costruzione di sbarramenti e il deterioramento di qualità delle acque hanno determinato in alcuni bacini drastiche riduzioni dell'afflusso dei migratori o, in certi casi, l'impossibilità di raggiungere i fondali precedentemente utilizzati per la riproduzione. Alla fine del secolo scorso l'alosa era comune nel Po fino a Casale Monferrato, dove la presenza di una diga impediva già allora un'ulteriore risalita, e si riproduceva in tutti i principali affluenti; oggi, nello stesso bacino, la migrazione dell'alosa non può procedere oltre lo sbarramento di Isola Serafini. In Lombardia frequentava, nel 1896, tutti i principali affluenti di sinistra del Po. Negli ultimi due decenni, grazie all'introduzione di misure di protezione e di ripristino ambientale, la specie ha iniziato un lento recupero ed attualmente, in gran parte dell'areale europeo le popolazioni appaiono stabilizzate. Contrariamente alla tendenza europea, nella maggioranza dei fiumi italiani, come ad esempio nel Tevere, in assenza di scale di monta o di altri strumenti in grado di ripristinare la continuità fluviale, la cheppia è praticamente scomparsa.



Pesce di scarsa importanza commerciale. Carni discrete, ricche di spine; migliori quelle dei soggetti pescati in acque dolci. Commercializzato fresco, congelato, essiccato ed affumicato. Viene anche trasformato in farina di pesce, nonché utilizzato come esca per la pesca di specie ittiche marine. Malgrado le carni siano poco apprezzate, l'alosa è sempre stata intensamente pescata, sia dai pescatori professionisti che da quelli sportivi.

Si praticava un tempo con reti a strascico e a circuizione in acque marine litorali, nonché con reti di vario tipo e "bilancioni" in acque fluviali durante la montata primaverile. La rarefazione della specie, unicamente alla quasi completa scomparsa della pesca fluviale di mestiere, ha in pratica azzerato la cattura di questa specie già di per se stessa poco apprezzata.

La pesca sportiva viene praticata durante la montata riproduttiva in acque fluviali con canna da lancio ed esche artificiali (cucchiai rotanti a 1-2 palette, piccoli cucchiaini ondulanti ad amo semplice, mosche artificiali di grandi dimensioni).



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