venerdì 1 gennaio 2016

ALICIA MIRABILIS



L’ alicia mirabilis   appartiene al philum dei Cnidari, alla classe degli Antozoi, alla sottoclasse degli Esacoralli e all’ordine degli Attiniari.
Il nome cnidari giustifica la presenza di cnidocisti o meglio cellule urticanti, distribuite in tutto il corpo e per lo più nei tentacoli.
Sono altrimenti detti celenterati possedendo una cavità gastrica detta celenteron che assieme ad una primitiva struttura muscolare colloca i cnidari ad un primo livello di evoluzione nell’organizzazione anatomica.

La si potrebbe definire “regina della notte” per le sue abitudini esclusivamente legate al buio.
Di giorno contratta ed insignificante, simile nella forma ad una pigna schiacciata e totalmente inattiva, si trasforma di notte, espandendo il suo corpo cilindrico e gelatinoso, gonfiandosi d’acqua ed ingrandendosi 10 o 20 volte rispetto alle sue dimensioni a riposo.
Dall’estremità apicale del fusto si dipartono una serie di lunghi e sottilissimi tentacoli superurticanti, che col buio si scatenano fluttuando in corrente per la cattura del cibo.
Osservare una di queste attinie con i tentacoli mossi dal moto della corrente è uno spettacolo che solo pochi subacquei, molto fortunati, hanno la possibilità di osservare.



La delicatezza di forme e colori è unica tra tutti gli antozoi; il corpo si presenta striato e cosparso di ghiandole scure, solitamente brune, ma anche arancioni, bianche e persino nere. La base presenta un disco pedale, tipico di ogni attinia, che in questo caso viene utilizzato più spesso per gli spostamenti, piuttosto frequenti per un animale abitualmente sedentario.
La scelta del luogo sul quale stabilizzarsi dipende da molti fattori, anche se il più importante rimane quello della cattura del cibo.
L'attinia tenta sempre di raggiungere la posizione più elevata possibile rispetto al fondo, sfruttando per questo qualsiasi cosa gli capiti a tiro: una roccia, una gorgonia, il tubo di uno spirografo, un’alga o un foglia di posidonia; tutto funziona purché la postazione sia il più possibile sopraelevata rispetto al fondale.
 
Le dimensioni dell’animale variano secondo i casi, con esemplari che arrivano a 40-50 cm di altezza (adulti) tentacoli esclusi; questi ultimi possono superare anche il metro di lunghezza. Potentissimi e sottilissimi, i tentacoli formano una maglia mortale per tutte le piccole creature in balia delle correnti.
Sott’acqua, illuminando con una fonte di luce artificiale l’Alicia mirabilis, si può assistere a molte incredibili scene, prima tra tutte proprio la predazione.
Ciò grazie al potere che ha la luce di attirare piccoli crostacei o vermi, vaganti nel buio.
Questi minuscoli animaletti del plancton restano fulminati dai tentacoli dell’attinia, sotto i nostri occhi increduli che possono così assistere a tutte le fasi della cattura del cibo. Al minimo impatto i tentacoli si contraggono istantaneamente e si arricciano, convogliando verso la bocca l’animale catturato.

Relativamente alla sua presenza in Mediterraneo, questa è stata segnalata inizialmente nel Golfo di Napoli e nel Golfo di Marsiglia (negli anni 50), e la sua diffusione è oggi nota anche a Gibilterra; meno nota è invece la sua massiccia presenza sui fondali dello Stretto di Messina.
In quanto ad habitat, predilige fondali detritici subito profondi con correnti sostenute, ma non disdegna gli ambienti sabbiosi e neanche quelli rocciosi. La profondità abituale dove trovare l’Alicia è compresa tra pochi metri fino a 50-60, ma ancora oggi della sua biologia si conosce ben poco.


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