martedì 26 gennaio 2016

USTICA



L'isola di Ustica si trova nel Mar Tirreno. La caratteristica naturale peculiare dell'isola è la presenza di numerose grotte che si aprono lungo le coste alte e scoscese, così come numerosi scogli e secche presenti tutt'intorno all'isola; sono da menzionare la grotta Verde, grotta Azzurra, grotta della Pastizza, grotta dell'Oro, grotta delle Colonne e gli scogli del Medico e della Colombara. Scarseggiano nell'isola le risorse idriche.

Gli antichi romani la chiamavano Ustica mentre i greci, Osteodes, («ossario»), per i resti di mercenari che vi sarebbero morti per fame e sete. Da alcuni viene ritenuta la dimora della maga Circe, citata nell'Odissea, che trasformava gli incauti visitatori in maiali.

Gli insediamenti umani risalgono al Paleolitico; alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un antico villaggio cristiano. Sepolture, cunicoli e una gran quantità di reperti archeologici ritrovati anche sott'acqua, a causa dei tanti naufragi avvenuti nel tempo, testimoniano una presenza costante, nel luogo, di vari antichi popoli mediterranei, Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani che vi lasciarono vestigia dappertutto. In seguito divenne base dei pirati saraceni e lo rimase per lunghissimo tempo.

Nel VI secolo vi si stabilì una comunità Benedettina, ma fu ben presto costretta a spostarsi a causa delle imminenti guerre fra Cristiani e Musulmani. Nel Medioevo fallirono dei tentativi di colonizzare l'isola a causa delle incursioni dei pirati barbareschi, che fecero dell'isola un proprio rifugio.

Nel 1759 Ferdinando IV di Borbone impose una colonizzazione dell'isola; furono edificate due torri di guardia, Torre di Santa Maria e Torre Spalmatore, che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, cisterne per raccogliere l'acqua piovana e case che costituirono il centro abitato principale presso la Cala Santa Maria. Vi vennero coloni palermitani, trapanesi ed eoliani, accompagnati da un centinaio di soldati. Nel 1762 la popolazione fu preda dei corsari barbareschi e venne quasi tutta rapita e condotta in cattività in Tunisia. Quindi si intensificarono i lavori a difesa dell'isola, il nuovo ripopolamento avvenne a partire dal 1763, ed in particolare l'ingegnere militare brigadiere Giuseppe Valenzuola già nel 1765 aveva redatto il piano urbanistico dell'attuale abitato, che, perdurando gli attacchi dei corsari, su impulso del governatore borbonico Giuseppe Laghi, venne difeso oltre che dalla Torre di Santa Maria, dal Rivellino di San Giuseppe e dalla connessa Fortezza della Falconiera che fu impiantata a partire dal 1800 sul rilievo omonimo.

Ustica al tempo dei Borbone fu anche un luogo di confino per prigionieri politici e vi restò anche sotto casa Savoia. Durante il regime fascista Ustica fu luogo di confino. Vi furono ristretti Amadeo Bordiga, Nello Rosselli, Antonio Gramsci e Ferruccio Parri, oltre che numerosi prigionieri politici senussiti catturati nell'ultima fase della guerra coloniale in Libia. Nel 1961 il confino fu abolito a causa di proteste popolari e da allora iniziò a svilupparsi il turismo.

La località è conosciuta poiché utilizzata come punto di riferimento geografico della cosiddetta Strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980, quando il volo Itavia da Bologna a Palermo, precipitò a una notevole distanza dall'isola; in quell'episodio morirono 81 persone tra passeggeri e equipaggio.

Dopo anni di processi penali e teorie, la sentenza 1871 depositata il 28 gennaio 2013 dalla Terza sezione civile della Suprema Corte identifica come causa della sciagura l'impatto del velivolo con un missile, condannando lo Stato Italiano al risarcimento dei familiari delle vittime per aver eseguito controlli radar inadeguati.

Geologicamente essa è affine alle Eolie e di origine vulcanica; sono presenti infatti dei rilievi collinari che rappresentano le vestigia di antichi vulcani (Punta Maggiore, 244 m; Guardia dei Turchi, 238 m) e dividono l'isola in due versanti. Secondo l'interpretazione del geologo Franco Foresta Martin : Ustica è l’unico vulcano del Tirreno meridionale paragonabile a un hot spot. I magmi di Ustica sono stati infatti alimentati da un pennacchio di magma risalito direttamente dalle profondità del mantello terrestre. Ciò rende l’isola dal punto di vista magmatologico molto diversa dalle vicine Eolie e molto più simile all’Etna o alle Hawaii.

La vegetazione naturale è piuttosto scarna, è stata comunque ampiamente stravolta dalla presenza dell'uomo e dalle sue coltivazioni. Tra le specie di flora più rappresentate troviamo macchia Artemisia arborea, Lentisco, Calicotome spinosa e Ginestra. Meno diffusa la presenza di piante da frutto come ulivi, mandorli e viti. È presente anche una diffusa steppa mediterranea. Ustica è anche nota per essere l'habitat naturale dell'Apis mellifera sicula. Ad Ustica si trova la riserva naturale orientata Isola di Ustica.

Il piccolo centro abitato si stende ad anfiteatro intorno ad una baia che ospita il porto. Una strada e delle scalinate bordate di bellissimi ibiscus conducono al centro del paese, in alto. Una delle caratteristiche peculiari delle abitazioni è che da alcuni anni, i muri delle case sono stati "trasformati" in tele e gli artisti vi hanno dipinto paesaggi, trompe-l'oeil, ritratti, nature morte, soggetti fantastici. Il paese è dominato dalla Torre di S. Maria, sede del Museo Archeologico che ospita i reperti rinvenuti al villaggio preistorico presso i Faraglioni e nelle tombe di età ellenistico-romana di Capo Falconiera. In particolare si notino un singolare focolare circolare diviso in quattro parti (e quindi trasportabile), e belle coppe biansate a piede alto.



Gli abitanti vivono soprattutto di pesca e turismo, anche se l'agricoltura specializzata è in aumento (vite, ortaggi, cereali, soprattutto lenticchie). Dopo essere stata abitata dall'eneolitico fino alla fine del periodo antico, Ustica viene aperta solo alle scorrerie dei pirati fino al periodo borbonico, quando vi si stabiliscono alcuni abitanti provenienti da Lipari. Colonia penale attiva fino agli anni '50, Ustica è diventata, grazie alle sue acque trasparenti e alle sue coste rocciose, un vero e proprio paradiso per gli amanti delle immersioni subacquee. Dal 1987 è divenuta riserva marina.

Nei pressi dei Faraglioni (località Colombaia), è stato scoperto un esteso insediamento risalente al periodo del bronzo che presenta analogie abitative con il villaggio preistorico di Panarea, con capanne circolari cui si sono sovrapposte capanne a pianta quadrata. L'abitato è percorso da una "strada principale" che denota l'esistenza di un piano urbanistico (anche se essenziale) e quindi il riconoscimento di luoghi pubblici, caratteristica singolare per l'epoca (in genere le capanne sono in ordine sparso), il villaggio era difeso da una possente cinta muraria (il tratto preservato ne fa indovinare la forma ellittica) formata da due cortine, larga 6 m alla base e rafforzata da torri semicircolari. Il tratto mancante della cortina e la presenza di capanne anche sul faraglione sembrano indicare che quest'ultimo fosse in origine collegato alla terraferma e che il crollo (probabilmente a causa di un terremoto) sia forse la causa del subitaneo abbandono del villaggio.

La costa frastagliata, ricca di grotte che possono essere scoperte in barca (i pescatori al porto si offrono di accompagnare i turisti con le imbarcazioni di piccole dimensioni, adatte ad entrare nelle grotte), ma anche da terra, offre piccole spiagge (Cala Sidoti, Punta dello Spalmatore, al Faro) e bellissime baie rocciose, quali la piscina naturale, concentrate lungo il versante occidentale. Il versante orientale offre invece belle grotte come la Grotta Azzurra, la Grotta Verde e la Grotta delle Barche, da esplorare muniti di maschera e boccaglio. In particolare quest'ultima è raggiungibile percorrendo un bel sentiero in mezzo a pini e fichi d'india che si diparte dalla Torre di S. Maria e prosegue lungo il fianco della collina offrendo begli scorci del mare e della costa.

Il mare particolarmente pulito da ogni tipo di inquinamento (Ustica si trova proprio in mezzo alla corrente proveniente dall' Altantico) permette la vita ed il proliferare di numerosissime forme di vita sia animali che vegetali. Un esempio eclatante sono le vaste praterie di posidonia oceanica, vera e propria pianta acquatica, anche chiamata il "polmone del Mediterraneo" (perchè scambia ossigeno con l'acqua) che qui si trova perfino a 40 m di profondità. Già in superficie si incontrano folti branchi di saraghi, saraghi fasciati, le scure castagnole che quando nascono sono invece di un incredibile blu elettrico, cefali voracissimi (ma al massimo provocano solletico), occhiate, salpe, coloratissime donzelle pavonine. Nelle zone in ombra si possono vedere rossi Re di triglie e lungo le pareti rocciose i bellissimi "fiori" della madrepora arancione, che in alcuni casi copre ampi tratti, coloratissime spugne (e per chi non le conosce, ve ne sono di nere, bianche, gialle, arancione, compatte, allungate, filiformi), cerniotte che si nascondono all'ombra delle rocce, ma escono incuriosite quando ci si avvicina. A profondità maggiori anche i pesci "si ingrandiscono", le cernie in particolare, e il paesaggio si arricchisce di murene, aragoste, cicale di mare e gamberetti (nelle grotte), ricciole, dentici, enormi saraghi, e di splendide e rosse gorgonie, tra le quali fa capolino a volte il corallo nero (giallo chiaro in superficie, ma scuro all'interno). Chi ha fortuna può anche incontrare tonni, pesci luna, tartarughe e barracuda.

Esistono differenti possibilità sia per i sub che per chi si vuole divertire con lo snorkelling. Chi invece proprio non vuole entrare in acqua, può comunque essere partecipe dello spettacolo sottomarino, facendo un giro (diurno o notturno) sulla motobarca Aquario, dal fondo trasparente, che ospita fino a 20 persone. Altri due centri della riserva si trovano alla Torre dello Spalmatore (la gemella di Torre di S. Maria), utilizzata come centro per conferenze ed iniziative speciali e a Caletta che costituisce il punto di partenza per le visite guidate di superficie alla Grotta Segreta) e che ospita un Acquario in cui sono stati ricreati 13 ambienti corrispondenti a diverse batimetrie.

Lungo il versante occidentale, proprio nella zona di riserva integrale, si trova la Grotta Segreta, o Grotta Rosata, il cui accesso è celato da rocce sia via mare che via terra. Qui le incrostazioni di bellissime alghe calcaree dal rosa chiaro al rosa antico intenso le conferiscono il colore che le vale il nome.

Una delle mete più ambite dei sub è lo Scoglio del Medico, basaltico, che per la sua conformazione, ricca di grotte ed anfratti anche ad alte profondità, offre uno spettacolare panorama subacqueo. Altra bellissima escursione è quella alla Secca della Colombara (40 m di profondità) con spugne e gorgonie dagli incredibili e vivacissimi colori.

Oltre alla lingua ufficiale italiana, a Ustica si parla la lingua siciliana nella sua variante occidentale. La ricchezza di influenze del siciliano, appartenente alla famiglia delle lingue romanze e classificato nel gruppo meridionale estremo, deriva dalla posizione geografica dell'isola, la cui centralità nel mar Mediterraneo ne ha fatto terra di conquista di numerosi popoli gravitanti nell'area mediterranea.

La festa Patronale di San Bartolomeo, il patrono dell'isola è San Bartolomeo, la cui festa si celebra il 24 agosto. La scelta del santo patrono è stata imposta dai coloni provenienti da Lipari che si stanziarono sull'isola nel 1763. Le attività collegate alla celebrazione includono: gara di barche, rottura di pentole, spettacoli artistici e fuochi d'artificio.
Festa di San Bartolicchio, festa celebrata il 19 settembre in onore di una piccola statua di San Bartolomeo presente in contrada Oliastrello.
La Madonna dei Pescatori, processione compiuta l'ultima domenica di maggio, parte dalla chiesa madre e termina nel porto a seguito della banda del paese. La processione continua in mare dove la statua della vergine viene caricata su una barca di pescatori e si effettua il giro dell'isola. Conclude la festa una degustazione di pesce fritto.


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