mercoledì 9 dicembre 2015

TAORMINA



Taormina è uno dei centri turistici internazionali di maggiore rilievo della regione siciliana, conosciuta per il suo paesaggio naturale, le bellezze marine e i suoi monumenti storici.

Molte sono le notizie sull'origine di Taormina (Tauromenion, Tauromenium), ma incerte per documentazione e attendibilità.

Diodoro Siculo, nel 14° libro della sua Bibliotheca historica, attesta che i Siculi abitavano la rocca di Taormina, vivendo di agricoltura e di allevamento di bestiame, già prima dello sbarco dei Greci calcidesi nella baia (735 a.C.), dove alle foci del fiume Alcantara, fondarono Naxos (odierna Giardini Naxos), la prima colonia greca in Sicilia. Dionisio di Siracusa, di origine dorica, ed alleato di Sparta nella guerra contro Atene, tollerò per poco tempo la presenza degli Jonici di Calcide Eubea a Naxos, alleati di Atene, e mosse contro di essi. I Calcidesi occuparono un territorio situato a valle del Monte Tauro (Sicilia), in cui vivevano i Siculi insieme ad altri jonici che si erano precedentemente insediati da Naxos.

Ma negli anni della XCVI Olimpiade (396 a.C.) i nassioti in massa, minacciati da Dionisio, tiranno di Siracusa, si trasferirono a Tauromenion, spinti da Imilcone, condottiero dei Cartaginesi, alleato degli Jonici contro i Dorici, dato che il colle era da considerarsi fortificato per natura. Poiché Dioniso voleva riprendersi con violenza il territorio dei Tauromenitani, essi risposero che apparteneva loro di diritto, perché i propri antenati Greci ne avevano già preso possesso prima di loro, scacciando gli abitanti locali.

Afferma Vito Amico, che questa versione sulle origini di Taormina fornita da Diodoro, è contraddetta nel 16° libro, quando sostiene che Andromaco, dopo l'eccidio di Naxos del 403 a.C., radunati i superstiti li convince ad attestarsi nel 358 a.C. sulle pendici del vicino colle "dalla forma di toro". Il nascente centro abitato prese il nome di Tauromenion, toponimo composto da Toro e dalla forma greca menein, che significa rimanere.

Mentre le notizie fornite da Cluverio concordano con la seconda versione di Diodoro, Strabone narra che Taormina abbia avuto origine dagli Zanclei (messinesi) e dai Nassi. Ciò chiarirebbe in qualche modo l'affermazione di Plinio, il quale afferma che Taormina in origine si chiamava Naxos.

Secondo la testimonianza di Diodoro Siculo, Taormina, governata saggiamente da Andromaco, progredisce, risplendendo in opulenza e in potenza. Nel 345 a.C. Timoleone da Corinto, sbarca e raggiunge Tauromenium, per chiedere l'appoggio militare al fine di sostenere la libertà dei Siracusani.

Più tardi troviamo Taormina sotto il dominio del tiranno siracusano Agatocle, che ordina l'eccidio di molti uomini illustri della città e manda in esilio lo stesso Timeo, figlio di Andromaco. Anni dopo soggiace a Tindarione e quindi a Gerone, anch'essi tiranni Siracusani.

Taormina rimane sotto Siracusa fino a quando Roma, nel 212 a.C., non dichiara tutta la Sicilia provincia romana. I suoi abitanti sono considerati alleati dei Romani e Cicerone, nella seconda orazione contro Verre, accenna che la città è una delle tre "Civitates foederatae" e la nomina "Civis Notabilis". In conseguenza di ciò, non tocca ai suoi abitanti pagare decime o armare navi e marinai in caso di necessità.

Nel corso della guerra servile (134 – 132 a.C.) Tauromenium viene occupata dagli schiavi insorti, che la scelgono come caposaldo sicuro. Stretti d'assedio da Pompilio, resistono a lungo sopportando anche la fame e cedendo soltanto quando uno dei loro capi, Serapione, tradendo i compagni, lascia prendere la roccaforte.

Nel 36 a.C. nel corso della guerra fra Sesto Pompeo ed Ottaviano, le truppe di quest'ultimo sbarcano a Naxos per riprendere la città a Sesto Pompeo che l'aveva in precedenza occupata. Per ripopolare Tauromenium, dopo i danni della guerra subita, ma anche per presidiarla, Ottaviano, divenuto Augusto, nel 21 a.C. invia una colonia di Romani, a lui fedeli, e nel contempo ne espelle gli abitanti a lui contrari.

Strabone parla di Tauromenion come di una piccola città, inferiore a Messina e a Catania. Plinio e Tolomeo ne ricordano le condizioni di colonia romana.

Secondo una diffusa leggenda, con l'avvento del Cristianesimo, Pietro apostolo destina a Taormina il vescovo Pancrazio, che già prestava la sua opera di conversione nella regione, costruisce la prima chiesetta sulle pendici di Taormina dedicata a san Pietro, stabilendo la sede del primo vescovato in Sicilia. Peraltro, l'effettiva esistenza di questo personaggio non risulta da alcun documento storico, a parte le leggende: le prime menzioni risalgono a dopo la fine del dominio mussulmano.

Vescovi "prestantissimi per santità di costumi, zelo e dottrina", scrive Vito Amico, si succedono fino all'età araba. Poche sono le notizie in questo lasso di tempo, che annovera la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476, l'invasione dei Goti, la presenza dei Bizantini, la conquista araba.

Certo è che Taormina occupa una posizione strategica importante per la tenuta militare del territorio circostante, per 62 anni è l'ultimo lembo di terra dell'Impero romano d'Oriente insieme a Rometta e più volte resiste agli assalti dei saraceni, fino al 906.

La notte del Natale del 906, dopo un lungo assedio durato due anni, a causa del tradimento di un mercenario messinese, tale Tommaso Balsamo, Taormina fu presa e rasa completamente al suolo. Con la tipica esagerazione di tutte le cronache medievali, i suoi abitanti maschi sarebbero stati tutti decapitati, e tra loro il vescovo di Taormina, San Procopio, la cui testa sarebbe stata portata su un piatto d'argento al capo delle truppe saracene, l'aghlabide Ibrahim II. Di sicuro la strage fu grande, contò tra le vittime anche molte donne e bambini, e fu aggravata dall'indole crudele e dall'instabilità caratteriale di Ibrahim II.

Nel 911, però, la componente cristiana della cittadina siciliana riprese il controllo della città, approfittando del traumatico passaggio di potere dell'anno precedente tra la dinastia sunnita aghlabide e quella ismailita sciita dei Fatimidi.

L'Emiro di Palermo, Amad b. al-Qurhub, rimasto fedele alla deposta dinastia aghlabide di Qayrawan, organizzò allora una spedizione per riprendere il controllo di Taormina, inviando nel 913 suo figlio Ali all'assedio della cittadina che, tuttavia, resisté strenuamente, tanto da indurre l'assediante a rinunciare all'impresa.

Nel 919 il nuovo emiro di Palermo, Salim ibn Rashid, fedele ai Fatimidi, concedeva una tregua a Taormina e ad altre fortezze della Val Demone. La tregua finì quando Amad ibn al-asan, nel 962, pose Taormina di nuovo sotto un assedio durato per sette mesi, finito con la sua resa nel 963.

Le ragazze più belle furono portate all'Imam fatimide al-Muizz, mentre le altre furono rese schiave. I pochi superstiti fuggirono nelle montagne circostanti. La città fu ricostruita nella parte sud, laddove finiva quella greca-romana rasa al suolo dai saraceni, e, per quasi due secoli, visse nella relativa concordia e tolleranza fra musulmani e cristiani. I musulmani l'abbellirono, adornandola di bei giardini e fontane, e la ribattezzarono con il nome di al-Muizziyya, dal laqab del quarto Imam fatimide Maadd, detto al-Muizz li-Din Allah (reg. 953-975).

Della città si impossessa il Gran Conte Ruggero, il quale espugnato Castronovo volge alla conquista della Val Demone, cingendo d'assedio la città, attraverso la costruzione di ben ventidue fortezze in legname: tronchi e rami formano un muro insuperabile; nondimeno i saraceni resistono per molto tempo prima di capitolare nel 1078.

Fin dal 1272 un Giovanni Natoli Barone di Sparta, fu governatore di Taormina.

Quando la sede vescovile venne trasferità nella città, Taormina diviene Città Demaniale, compresa prima nella Diocesi di Troina e poi in quella di Messina.

Seguono le vicende della Sicilia, sotto gli Svevi e poi sotto gli Aragonesi. Nel 1410 il Parlamento Siciliano, uno dei più antichi d'Europa, svolge a Taormina la sua storica seduta, al Palazzo Corvaja alla presenza della regina Bianca di Navarra, per l'elezione del re di Sicilia, dopo la morte di Martino I detto il giovane. Nel secolo XVI, Filippo IV di Spagna concede alla città il privilegio di appartenere stabilmente alla Corona.

Nel 1675, in occasione della Rivolta antispagnola di Messina, Taormina rimase fedele alla Corona di Spagna. Per tale motivo venne assediata dai francesi, alleati di Messina che la espugnarono nel settembre del 1676. Gli Orleans, francesi, non la ritenevano una città importante, tanto che per un certo periodo venne posta sotto la giurisdizione militare della vicina Savoca che poco prima si era arresa ai francesi concludendo con questi una vantaggiosa capitolazione.

Sconfitti in Sicilia gli Angioini nella guerra del Vespro, Taormina ritorna sotto gli spagnoli ed il viceré, con gli antichi privilegi. In seguito, con l'occupazione delle truppe napoleoniche di Napoli e del Sud e con il trasferimento della Reggia Borbonica a Palermo, Re Ferdinando I di Sicilia volle ringraziare Taormina per la sua antica fedeltà ai Borbone contro i francesi. Il Re, in visita ufficiale nella fedele Taormina, in segno di riconoscimento donò al sindaco dell'epoca, Pancrazio Ciprioti, l'Isola Bella.

I Borbone, resero più facile l'accesso alla città, che, sin dai tempi dei romani, avveniva dall'angusta Consolare Valeria che si inerpicava fra le colline, tagliando il promontorio del Catrabico, realizzando così una strada litoranea che congiungeva facilmente Messina a Catania.

Da parte di molte nazioni europee e di famosi scrittori ed artisti (Goethe, Maupassant, Houel ed altri) si manifestò un interesse verso l'amenità del luogo e verso le sue bellezze archeologiche. Taormina da adesso in poi si svilupperà, divenendo luogo di residenza del turismo elitario, inizialmente proveniente soprattutto dall'Inghilterra come Miss Florence Trevelyan Trevelyan (1852-1907), figlia di Edward Spencer Trevelyan (1805-1854) e di Catherine Ann Forster (1815-1877). Dopo un lunghissimo viaggio e di un ritorno in patria, Florence decise di ritornare e di vivere a Taormina che trasformò radicalmente insieme al suo circondario, sposando poi Salvatore Cacciola, professore di chirurgia all'università di Bologna, Sindaco di Taormina per oltre un ventennio tra alterne vicende, nonché dapprima Gran Maestro Massone ed infine illuminato teosofista.

Miss Florence Trevelyan Trevelyan dapprima aiutò i La Floresta ad ampliare gratuitamente il primo albergo di Taormina, l'Hotel Timeo, e in seguito acquistò lo scoglio di S. Stefano, trasformandolo in un paradiso terrestre soprannominato poi Isola Bella durante una discussione tra lei ed il barone tedesco e fotografo omosessuale Wilhelm von Gloeden (1856 - 1931). Comprò 87 lotti di terreno per realizzare tra il 1897 ed il 1898 il Parco che battezzò “Hallington siculo” in onore di Hallington Hall, il piccolo villaggio dove aveva vissuto, a circa due miglia a sud-ovest della città di Louth, nel Lincolnshire. Dopo la sua morte il Parco fu fatto espropriare da Cesare Acrosso, unico nipote maschio di suo marito Salvatore Cacciola, in combutta con "don" Giovanni Colonna duca di Cesarò, al quale venne intestato senza merito il Parco, poiché egli - vigliaccamente - non fu nemmeno tra i firmatari del Regio Decreto Legge 528 del 18 febbraio 1923.

Dall'Inghilterra arrivò il re Edoardo VII nel 1906 e nel 1908, dalla Germania personaggi come Johann Wolfgang von Goethe, che citò Taormina nel suo Viaggio in Italia (Italienische Reise), il fotografo barone Wilhelm von Gloeden, il pittore Otto Geleng, Friedrich Nietzsche, dal 1882, che qui scrisse Così parlò Zarathustra, Richard Wagner, lo Zar Nicola I, il Kaiser Guglielmo II di Germania[12] col cugino lo Zar Nicola II, la Zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova nipote della regina Vittoria in quanto figlia di Alice d'Inghilterra con gli amici, Ignazio Florio e Franca Florio, "la stella d'Italia" come la chiamava il Kaiser ed amica della Trevelyan, Gabriele D'Annunzio, Gustav Klimt, Sigmund Freud, Edmondo De Amicis, il granduca Paolo di Russia, il principe Jusupov Feliks con la principessa Irina, l'arciduca Mihail Pavlopic fratello dello Zar Nicola II e banchieri, magnati, aristocratici di tutto il mondo.

Ben presto Taormina divenne famosa in tutto il mondo, sia per le sue bellezze paesaggistiche, per i suoi panorami, per i suoi colori, per i quadri dell'Etna innevato e fumante che declina sino al mare turchese e che fecero il giro del mondo, ma anche per la sua permissività, per la sua "trasgressione", per i suoi "dotti cenacoli", per il "mito d'Arcadia", per la sua sfrenata "dolce vita".

Lo scrittore catanese Massimo Simili descrive un periodo in cui non passava giorno che a Taormina non accadesse qualcosa di "folle" grazie ai suoi estrosi e famosi frequentatori. Ciò che era permesso a Taormina creava scandalo persino nella "internazionale" Capri dove, per esempio, l'armiere tedesco Krupp aveva cercato, senza riuscirvi, di ricreare i "cenacoli taorminesi" in cui efebi locali ed ancelle erano al centro delle "scene". Krupp a Capri fu travolto dallo scandalo e pochi giorni dopo si tolse la vita per la vergogna a Brema.

Sorsero molti alberghi tutti gestiti da famiglie taorminesi. Il paese di pescatori e contadini e di benestanti borghesi si trasformò dunque in una cittadina di commercianti, albergatori, costruttori. Durante la seconda guerra mondiale fu sede del Comando tedesco della Wehrmacht, per cui il 9 luglio del 1943, giorno del patrono San Pancrazio vescovo, Taormina subì due devastanti bombardamenti degli aerei alleati che distrussero parte della zona sud e persino un'ala del famoso albergo San Domenico, in cui era in corso una riunione dell'alto comando tedesco.

Essendo una città turistica internazionale, molte spie inglesi durante il fascismo si erano ben camuffate e uscirono allo scoperto appena entrarono le truppe alleate. Nel dopoguerra Taormina si ingrandì senza alterare le proprie bellezze naturali, e, sino al 1968 era una città turistica prettamente invernale per un turismo ricco ed individuale, tant'è che i migliori alberghi aprivano ad ottobre e chiudevano a giugno. Era frequentata da scrittori di fama come Roger Peyrefitte, Truman Capote, André Gide, D.H. Lawrence, Salvatore Quasimodo, la russa Anna Achmatova, da nobili, come Giuliana d'Olanda, dai reali di Svezia e di Danimarca, dal Presidente della Finlandia Urho Kekkonen, da personaggi illustri e famosi come Soraya, Ava Gardner, Romy Schneider, che fecero amicizia anche con alcuni affascinanti playboy del luogo, nonché Liz Taylor, Richard Burton, Dino Grandi, Willy Brandt, Greta Garbo, che svernavano per mesi negli alberghi taorminesi trascorrendo le giornate, ma soprattutto le notti, nei tipici locali notturni dell'epoca e continuando, così, quella dolce vita iniziata con la Belle Époque.

Centro d'incontro per tutti era il Caffè Concerto "Mocambo" dell'estroso play boy Robertino Fichera. Robertino, con i suoi mitici amici, Chico Scimone e Dino Papale, quest'ultimo fondatore della Women's Tennis Association, commissiona un murale nel salone del suo famoso Caffè, affinché rimanessero "immortali", seduti accanto a Sigmund Freud e Albert Einstein, i veri protagonisti del grande teatrino taorminese, cioè quella umanità "viva", composta da playboy, artisti e "pazzi", che "creava" ogni giorno la "dolce vita" taorminese. "Che la festa inizi" è il titolo del murale. Ma la festa stava per finire, ed anche la vita terrena di Robertino.

Nel 1968, il terremoto del Belice portò un'ondata di paura per le ripercussioni che avrebbe potuto avere sul turismo. Alcuni operatori turistici frettolosamente si indirizzarono verso il turismo di massa, aprendo relazioni commerciali con i maggiori tour operator europei. Fu così che Taormina cambiò pelle. Gli alberghi "vendevano" le camere a contratto annuale ai grandi tour operator del turismo di massa rinunciando al turismo classico individuale, che sino allora aveva reso ricca e famosa la cittadina.

Col turismo di massa si espanse nelle adiacenti zone verdi, fu rapidamente e disordinatamente cementificata, nacquero nuovi alberghi e tante nuove attività commerciali. Dato che i taorminesi non volevano dedicarsi ai lavori più umili, vi fu una migrazione dall'arretrato entroterra siciliano che spesso si improvvisarono anche albergatori, ristoratori e commercianti. Taormina divenne, in breve tempo, una cittadina balneare per un turismo di massa dai servizi meno elitari che un tempo.

Gli alberghi ora chiudevano a novembre per riaprire a Pasqua. Fu il crollo per quasi tutte le famiglie di antichi albergatori taorminesi che non riuscirono ad adeguarsi ai nuovi tempi ed in pochi anni persero i propri alberghi vendendoli a società forestiere che miravano più ai bilanci che alla qualità dei servizi.

Fu la fine anche della dolce vita taorminese, i cui protagonisti erano stati tanti estroversi personaggi della aristocrazia siciliana e alcuni affascinanti playboy locali che, fra le dolcezze della natura taorminese, intrattenevano turiste famose e non, inducendole a ritornare annualmente più volte a Taormina, proprio come avveniva agli albori del secolo con Geleng e Von Gloeden.

Taormina veniva, quindi, "spersonalizzata", perdeva la propria "identità" di città di artisti e di "pazzi" in cui ognuno poteva vivere come non poteva nella propria città e Taormina rischiava di morire a causa del "provincialismo" dei tanti immigrati che vi erano giunti per cercar fortuna, e che, avendola trovata ed essendosi anche arricchiti, avevano ben presto occupato i posti di potere, snaturando così la città che perdeva la sua identità e veniva invasa dal cemento, come tante altre famose città turistiche e ciò anche a causa del turismo "mordi e fuggi" prediletto da una categoria di audaci mercanti.

Si perdeva soprattutto l'identità del taorminese ospitale e colto, anche perché il centro storico veniva svuotato in quanto molti taorminesi svendevano le loro vecchie case ed al loro posto sorgevano tante seconde e terze case per villeggianti della provincia, sin quando, all'inizio del III millennio, alcuni imprenditori non hanno iniziato a creare nuovamente alberghi di gran lusso, maisons de charme, che, aperti tutto l'anno, hanno in poco tempo fatto sì che Taormina sia nuovamente una città turistica di fama internazionale, elegante, con un salotto buono (il Corso Umberto I) in cui sono presenti splendidi negozi con le maggiori griffe mondiali ed in cui, grazie anche ai tanti prestigiosi eventi culturali, una per tutte Taormina Arte, vi è una stagione turistica che dura tutto l'anno con delle punte massime in agosto e minime a gennaio-febbraio e che accoglie sia clientela di lusso, sia un turismo di massa (d'estate) medio-alto.



L'Isola Bella è sicuramente la spiaggia più bella di Taormina. La spiaggia di ciottoli, incastonata ai piedi della città, si distende di fronte all'omonimo isolotto, colorato dalla ricca vegetazione. L'isola è collegata alla terra ferma da una sottile striscia di spiaggia, che scompare e ricompare secondo il ritmo delle maree.

La piccola spiaggia di Mazzarò sorge nella baia a nord dell'Isola Bella ed è una delle spiagge più apprezzate della zona. Il litorale, caratterizzato da sassolini, presenta dei tratti liberi e dei lidi attrezzati con ombrelloni e lettini. La spiaggia di Mazzarò è raggiungibile con la spettacolare funivia che parte da Taormina.

Il castello Saraceno si trova su una rocca del Monte Tauro, a quasi 400 metri di quota.
Da qui si poteva controllare la vallata del fiume Alcantara.
In età greca e romana, la rocca del Tauro era l'acropoli inferiore di Tauromenion.
Quella superiore, si trovava più a nord, presso l'attuale Castelmola.
Secondo la tradizione, il castello di Taormina fu costruito dagli arabi.
In realtà, non si conosce ancora il periodo in cui fu realizzato.
Tuttavia, è possibile che i musulmani ebbero nella rocca il loro baluardo nel 1079, durante l'assedio dei Normanni.
Il Conte Ruggero adottò un'ingegnosa strategia per tagliare ai saraceni ogni rifornimento: intorno a Taormina e alla sua rocca, il Conte fece edificare ventidue torri di legno. I musulmani si arresero dopo pochi mesi.
Durante il dominio di Federico II, chiamato "Stupor Mundi" per le sue qualità intellettuali, politiche e militari, il castello di Taormina fu affidato ad un nobile castellano.
La porta della fortezza era sorvegliata dalle sentinelle che sostavano sui camminamenti di ronda.
I muri esterni si sono conservati molto bene, mentre quelli interni sono quasi tutti crollati.

La cosiddetta Naumachia è una grande costruzione formata da un muro in mattoni, lungo 122 metri e alto 5.
Fu realizzata in età romana e più precisamente nel II sec. d.C.
Il nome Naumachia significa letteralmente "battaglia navale".
Infatti, una volta si credeva che il monumento fosse un circo acquatico, realizzato dai romani per le rappresentazioni di battaglie navali.
In realtà, il monumento è un grande ninfeo con nicchie, cioè una fontana monumentale con giochi d'acqua.
Le strutture romane sono state utilizzate come fondamenta per le case moderne.

Palazzo Ciampoli era una residenza signorile in stile catalano.
Nello stemma, situato sopra il portone d’ingresso è scolpita la data 1412 anno della sua costruzione.
Ciampoli era il nome della famiglia che possedette il palazzo, fino a che fu acquistato dalla Regione Siciliana.
Il palazzo sorge nel cuore del borgo medioevale di Taormina, che inizialmente si estendeva dalla torre dell’Orologio a porta Catania.

Nel mondo greco-romano, l'Odeon era un piccolo teatro destinato alle rappresentazioni musicali e letterarie.
L'Odeon di Taormina è un autentico gioiello di architettura romana su cui, nel corso dei secoli, furono costruite diverse strutture.
La cavea è divisa in cinque settori ed è sormontata da una galleria in mattoni.
Probabilmente, il monumento fu costruito nel II secolo d.C. su un tempio greco più antico, oggi nascosto dalla Chiesa di Santa Caterina che risale al XVII secolo.

Piazza Duomo era il luogo preferito dagli uomini illustri che in passato visitarono Taormina, come Oscar Wild, Guy de Maupassant, Alexander Dumas j., Richard Wagner e Johannes Brahms.
Sulla Piazza, oltre al Duomo, si affaccia anche il Palazzo del Comune.
Al centro della Piazza si trova una magnifica fontana, attribuita ad uno degli ultimi allievi del fiorentino Montorsoli.
La fontana fu costruita nel 1635 su gradoni circolari. Deliziose sono le quattro fontanelle laterali.
Sullo zampillo centrale è scolpito il Minotauro, simbolo della città di Taormina.
Piazza IX aprile è il "salotto" più elegante di Taormina.
Caratteristici sono i bar all'aperto e gli artisti che dipingono ritratti e paesaggi.
Dalla balconata si ammira un magnifico panorama che abbraccia l'Etna, la baia di Naxos e i ruderi del teatro antico di Taormina.

La piazza si chiama così perché il 9 aprile del 1860, durante una messa nella cattedrale taorminese, si sparse la voce che Garibaldi era sbarcato a Marsala per cominciare dalla Sicilia la liberazione dai Borboni.
La notizia si rivelò falsa: infatti Garibaldi sarebbe sbarcato a Marsala solo un mese dopo, cioè il 9 maggio.
I taorminesi vollero ugualmente ricordare quella data, dedicandole la piazza più bella della città.
La Piazza XV Aprile prima di allora, la piazza si chiamava Piazza Sant'Agostino, dal nome della chiesa edificata nel 1448 e che occupa un lato della piazza.
La chiesa è oggi sede della Biblioteca Comunale.
Un altro edificio religioso si trova su piazza IX aprile.
Si tratta della chiesa di San Giuseppe, edificata nel XVII secolo.
La chiesa è ancora aperta al culto ed è affidata ai Padri Salesiani.
Rappresenta un bell'esempio di barocco siciliano.
Di notevole bellezza è la duplice scalinata collocata davanti l'ingresso.
L'edificio più importante della piazza è certamente la torre, detta dell'Orologio.
Costruita nel XII secolo, fu più volte distrutta nel corso del tempo, ma fu sempre ricostruita.

Porta Catania delimita la parte Sud del Corso Umberto I, fa parte della seconda cinta muraria e la sua costruzione risale al 1440, data che risulta incisa nell'edicola raffigurante lo stemma Aragonese al centro sopra l'arco.
E' detta anche porta del Tocco, perchè nella piazzetta adiacente, in epoca normanna, si tenevano le riunioni pubbliche. L'ora del tocco era la prima ora dopo mezzogiorno, quindi segnalava le ore 13.00.

Porta Messina segna l’ingresso nord del centro storico della città. Da essa si accede al Corso Umberto I°, la via principale di Taormina. Mentre Porta Catania è la porta di accesso del lato sud.
Le due porte di ingresso facevano parte del triplice sistema di fortificazioni che si sviluppava da nord-est, realizzato dagli arabi per difendere la città.
Tra le due porte si innalza la Porta di Mezzo nota anche come Torre dell’orologio.
Porta Messina, inaugurata nel 1808 da Ferdinando IV di Borbone (come riportato nella lapide in cima alla Porta) è conosciuta anche come Porta Ferdinandea proprio in onore al re.

Il monumento antico più importante e meglio conservato di Taormina è il teatro.
Fu realizzato in un punto panoramico meraviglioso, da cui si ammirano la mole dell'Etna e il Mar Jonio.
Su alcuni gradini è inciso il nome di Filistide, la moglie di Ierone II, il tiranno di Siracusa che molto probabilmente nel III secolo a.C. fece costruire il teatro taorminese.
L'edificio fu ricostruito in età romana e più precisamente nel II secolo d.C.
La cavea, cioè lo spazio per le gradinate, ha un diametro di circa 109 metri ed è divisa in nove settori.
Il teatro di Taormina, per dimensioni, è il secondo della Sicilia dopo quello di Siracusa.
Alla sommità delle gradinate si trova un doppio portico, coperto da una volta.

Trentasei piccole nicchie si aprono sul muro del portico e forse servivano per accogliere alcune statue.
In età romana, l'orchestra del teatro fu trasformata in arena per i giochi dei gladiatori.

La scena presenta tre grandi aperture, fiancheggiate da nicchie e da colonne qui ricollocate nel XIX secolo, dall'Architetto Francesco Saverio Cavallari.

Da anni ormai, il teatro di Taormina è la splendida cornice di eventi culturali e di premi di livello internazionale.

Insieme alla terza cinta muraria, i cui resti sono ancora oggi visibili sul lato destro fino al castello, delimitava la parte della città definita 'borgo quattrocentesco'. Utilizzando un basamento esistente di una antica costruzione muraria difensiva, risalente all'epoca dell'origine della città, intorno al IV secolo a.C., la Torre fu costruita nel XII secolo, ma durantel'invasione delle truppe francesi di Luigi XIV nel 1676 fu rasa al suolo.
 
Nel 1679, per volere dei taorminesi, la Torre fu ricostruita ed in quell’occasione fu collocato, sul lato della piazza IX aprile, anche il grande orologio che la caratterizza ulteriormente. Da allora si usa identificarla come Torre dell'Orologio e non più Torre di Mezzo.

Le campane della Torre vengono suonate a festa il giorno dell'elezione del sindaco ed in occasione della processione nel giorno della festa del Patrono San Pancrazio che ricorre il 9 luglio.

La necropoli araba si trova a poche centinaia di metri dalla porta nord, lungo la provinciale che da Capo Taormina sale fino al centro della città. Si presume sia stata realizzata tra il IX e l’XI secolo. Viene definita a metodo colombario (celle simmetriche poste l’una sull’altra).

Nel 1635, per desiderio degli amministratori del tempo, nella piazza antistante il Duomo  fu costruita una fontana realizzata in stile barocco che prende il nome "4 fontane" dalle quattro piccole colonne che si trovano ai quatto angoli del corpo centrale e che sono sormontate da quattro cavallucci marini dalla cui bocca usciva l'acqua che finiva nelle vaschette sottostanti.

Oggi solo un cavalluccio è ancora funzionante.

In realtà la fontana vera e propria è costituita dal corpo centrale, formata da due vasche, la più piccola delle quali sul bordo esterno porta incisi i nomi degli amministratori della città che ne ordinarono la costruzione: Vincenzo Spuches - Vincenzo Cacopardo - Geronimo Mena - Cesare Cipolla. Al centro della stessa vasca un piedistallo sorregge una Centauressa con in testa la corona  che nella mano destra stringe lo scettro e nella mano sinistra il globo.

Il Palazzo Duchi di Santo Stefano fu costruito tra la fine del 1300 e i primi anni del 1400.
Era parte integrante della cinta muraria medievale di Taormina.
E' un capolavoro dell'arte gotica siciliana, ancorato all'esperienza arabo-normanna.
Su due facciate si trova un fregio che forma un magnifico merletto d'intarsi, grazie all’alternanza di tasselli in pietra lavica e di tasselli in pietra bianca di Siracusa.
Le bifore del primo piano sono molto semplici.
Molto elaborate sono le bifore del secondo piano.
Sono trilobate, cioè presentano una sorta di merletto a tre lobi a destra e a sinistra della colonna.
Sotto l’arco a sesto acuto, potete vedere un magnifico rosone traforato.
Nel 1700 fu realizzata la scala che dal piano terra porta al primo piano.
Nel giardino esiste ancora il pozzo per la raccolta dell’acqua piovana.
L’originario aspetto di edificio fortificato fu alleggerito nel trecento e nel quattrocento, quando vi abitarono le famiglie dei De Spauches, dei Duchi di Santo Stefano di Brifa e i Principi di Galati.

Il palazzo, oggi è la sede della Fondazione Mazzullo. Sono esposte numerose opere dell’artista Giuseppe Mazzullo, nato il15 febbraio del 1913 a Graniti, un piccolo paese del messinese, a ridosso delle suggestive gole dell’Alcantara.

Il Palazzo della Badia Vecchia fu realizzato nel quattordicesimo secolo.
Inizialmente era una torre a difesa delle mura che cingevano Taormina.
Secondo alcuni studiosi, l’edificio si chiama Badia Vecchia, perché doveva ospitare una Badia, cioè un’Abbazia, ove dimorò a Madre Badessa Eufemia, reggente dal 1355 del regno di Sicilia, in nome del fratello minore Federico IV detto il Semplice.
La Badia Vecchia rappresenta un bell’esempio di architettura gotica trecentesca, anche se è stata modificata nei secoli successivi.
Un fregio con intarsi in pietra lavica e pietra bianca di Siracusa decora e divide il primo dal secondo piano.
Il prospetto che guarda la città, è caratterizzato da tre magnifiche bifore a sesto acuto.
La bifora, è una finestra caratterizzata da una colonnina centrale, che divide l’apertura in due parti. Gli archi delle due bifore laterali sono decorati da un solo rosone, mentre l’arco della bifora centrale è ornato da tre rosoni.
Il palazzo è coronato da merli a coda di rondine, proprio come un castello medievale.
La Badia Vecchia è sede del Museo Archeologico di Taormina.
Sono esposti alcuni materiali provenienti dagli scavi recenti di Taormina, effettuati tra il 1984 e il 1998 dalla Soprintendenza di Messina.
Nelle tre sale sono esposti reperti di periodo ellenistico, cioè risalenti al IV secolo a.C., e ancora ceramiche e rari contenitori in vetro di età romana.
Non mancano frammenti di vasi in protomaiolica del tredicesimo secolo e maioliche rinascimentali.

Il Palazzo Corvaja sorse sull'antico foro romano, la piazza dell'antica Tauromenion. Il nucleo originario del Palazzo era una torre realizzata dagli arabi tra il 902 e il 1079. La torre aveva forma cubica, proprio come la Kaba della Mecca, che secondo Maometto fu il primo tempio innalzato a Dio da Abramo. A Palazzo Corvaja si riunì il Parlamento siciliano nell'anno 1411. Le assemblee furono presiedute dalla regina spagnola Bianca di Navarra, che in quel periodo governava la Sicilia e che scelse il Palazzo come residenza estiva.
 
Il nome attuale del Palazzo si riferisce alla nobile famiglia dei Corvaja, che vi abitò dal 1538 al 1945. Dopo molte trasformazioni, nel 1946 il Palazzo fu restaurato dall’architetto Armando Dillon.

Il Corso Umberto I°, la via più importante di Taormina, intitolata ad Umberto I di Savoia re d'Italia dal 1878 al 1900, era parte integrante dell’antica via Valeria che anticamente collegava Messina con Catania.
In epoca romana la via Valeria attraversava la città per poi riscendere verso il mare giù dalla vallata del torrente Sirina.
Col trascorrere del tempo, la via Valeria è stata testimone di tanti cambiamenti.
La maggior parte dei monumenti di epoca greco-romana hanno lasciato il posto a nuove costruzioni come: il tempio di Giove Serapide che ha lasciato il posto alla Chiesa di S. Pancrazio e sui resti dell’Odeon, è nata la Chiesa di S. Caterina. Inoltre sono sorti palazzi, chiese e, tutt'intorno alla via si è formato l’attuale centro storico.
Il Corso Umberto I°, delimitato a Nord da Porta Messina e a sud da Porta Catania, ci offre testimonianze di stili di epoche diverse, dallo stile arabo a quello normanno, dal gotico al barocco.
Inoltre, oggi il Corso Umberto I° è una splendida via pedonale ricca di negozi e locali tipici, ed ogni giorno vi passano milioni di visitatori da tutto il mondo.

La via Teatro Greco, è la caratteristica via con antichi palazzi e negozietti di souvenir e prodotti tipici locali che da Piazza Badia conduce al Teatro Greco.
A sinistra della via si apre una bella scalinata dedicata a Timoleone, generale di Corinto che a Taormina aveva istituito il suo quartier generale, e che liberò la Sicilia dai Tiranni e dal pericolo cartaginese.
La scalinata imita quella di Trinità dei Monti in Piazza di Spagna a Roma, e qui in onore alla scalinata romana, ogni anno, nel mese di Maggio, vi sono esposte piante di azalee.
Inoltre si può ammirare lo splendido palazzo dove visse Lady Florence Trevelyan, moglie del professor Salvatore Cacciola, ricca Lady inglese che fece costruire i giardini pubblici.

Piazza San Domenico de Guzmàn è caratterizzata da due file di alberi, prende il nome dell'ex convento dei Frati Domenicani, oggi Grand Hotel San Domenico, e fa da crocevia ad altre sei vie. Qui si trovava anche lo studio del pittore Wilhelm von Gloden.

La Cattedrale fortezza, come venne definito il Duomo di Taormina, fu edificata intono al 1400 sui ruderi di una piccola chiesetta di epoca medievale e dedicata a San Nicola di Bari.
Ha una struttura a croce latina con tre navate. Nelle due laterali trovano posto i sei altari minori. Sei colonne, tre per lato, di origine monolitica in marmo rosa di Taormina e sormontate da capitelli decorati a foglia e a squama di pesce, sostengono la navata centrale. Quest’ultima si apre sotto un soffitto a travi di legno con mensole intagliate, che riproducono motivi arabi resi in gusto gotico.
Di notevole interesse il portale principale, ristrutturato nel 1636, con un grande rosone scolpito d’ispirazione rinascimentale.

La chiesa di San Pancrazio, vescovo e patrono di Taormina, risalente al XVIII secolo in stile barocco, sorge sulle rovine di un tempio greco dedicato a Giove Serapide, i cui blocchi di pietra del basamento sono ancora ben visibili all'esterno della chiesa.
San Pancrazio nacque ad Antiochia e fu mandato da San Pietro in Sicilia come Vescovo di Taormina. In Sicilia riuscì a convertire parecchi pagani, i suoi nemici durante un banchetto volevano costringerlo a baciare un idolo di legno, ma il Vescovo con un segno di croce lo ridusse in frantumi. Questo gesto gli costò la vita, infatti fu martoriato e ucciso.
Il patrono di Taormina si festeggia il 9 luglio, ma solo ogni quattro anni si svolge la festa solenne, durante la quale sia la Vara di San Pancrazio che quella di San Pietro vengono portate in processione per le vie del paese.

La Chiesa di S. Antonio e convento dei Frati Minori Cappuccini venne costruita fuori le mura, presso l’antica chiesa di S. Caterina Alessandria, dai monaci dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini che arrivarono a Taormina nel 1559.
La preesistente chiesa di S. Caterina d'Alessandria risaliva al 1400, accanto ad essa nel 1551 fu costruito il convento dei Cappuccini.
Il convento venne venduto ai Padri Cappuccini il 27 di Aprile del 1610, al prezzo di 2.000 fiorini, con il consenso dell’Arcivescovo di Messina e dello spagnolo Pietro Ruiz de Valdeviesco, per ingrandire il convento.
I nobili e alcuni cittadini promisero di pagare la suddetta somma e nel contempo alla vendita decisero di costruire un'altra chiesa intitolata a S. Caterina dentro le mura.
Nella facciata principale si apre un bellissimo portale ogivo, i cui stipiti sono in pietra di Taormina, e il cui architrave con mensole di raccordo è in marmo rosso di Taormina. Sopra l’architrave c’è l’arco ogivo molto ornato, e ai lati degli stipiti ci sono due colonnine a tortiglione, e tutto il portale è incorniciato da una decorazione di nera pomice lavica, secondo lo stile tradizionale tauromenitano.
Il portale della chiesa dei Cappuccini è sovrastato da una finestra rettangolare, sopra la quale un piccolo rosone decora la facciata.
Nella chiesa di conserva ancora oggi un orologio solare o Meridiana, che porta la data 1837.
Nella facciata est della chiesa c e un altro bel portale che è stato murato nel 1766, come testimonia la data incisa sull’intonaco; questo portale murato ha gli stipiti e l’architrave interni in pietra di Taormina, mentre gli stipiti esterni, che imitano colonne con capitelli di stile corinzio, cioè sono delle finte colonne, e l’architrave relativo sono in marmo rosso di Taormina.
Il campanile è di recente costruzione. Fu costruito nel 1932 in sostituzione di un minuscolo campanile incorporato sul lato sinistro della facciata.
Le suore antoniane “Figlie del divino zelo , presero possesso dell’ex-convento dei Cappuccini il 12 gennaio 1902, e da allora soprintendono all’Orfanotrofio Antoniano femminile.

La chiesa di San Giuseppe, situata accanto alla Torre dell'Orologio o Torre di mezzo, si affaccia dominandola sulla piazza IX Aprile. Fu costruita tra la fine del 1600 e l'inizio del 1700 in stile barocco. Una doppia rampa di scale, delimitata da una balaustra in pietra di Siracusa, porta sul sagrato della chiesa. La facciata è costituita da un grande portale centrale, realizzato con marmi di Taormina di diversi colori, dal quale si accede all'interno, e due piccoli portali laterali, realizzati in piestra di Siracusa, dai quali si accede in sagrestia a destra e in una piccola saletta spesso usata per mostre di pittura a sinistra. Sul lato destro della chiesa sorge il grande campanile, la cui parte inferiore è fatta con grossi blocchi di pietra di Taormina. La chiesa era la sede della “Confraternita delle anime del Purgatorio” per questo motivo in diversi punti della facciata ed anche all'interno della chiesa si possono notare delle figure umane in mezzo alle fiamme che simboleggiano la purificazione dai peccati. All’interno, la chiesa è ad una sola navata con un transetto che ha al suo centro una cupola in cui si può ammirare un affresco che raffigura San Giovanni Bosco bambino fra la Madonna e Gesù.
Sono i Padri Salesiani, a Taormina dal 1911, che di occupano della chiesa dal 1919.

La Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto sorge sulle rovine dell'Odeon, costruito a sua volta sui resti di un tempio greco dedicato probabilmente ad Afrodite. La chiesa in stile barocco fu costruita nella prima metà del 1600. Entrando a destra su di una colonna è posta la statua in marmo di Santa Caterina risalente al 1493, questa statua si trovava prima nell’antica chiesa di S. Caterina fuori le mura, l'attuale chiesa dei Cappuccini. L’interno della chiesa è ad una sola navata. Sotto il pavimento della chiesa c’è una cripta, rinvenuta durante il restauro  avvenuto negli anni '70, in cui anticamente venivano sepolte le persone importanti. Il restauro ha portato anche alla luce, nel lato destro della chiesa, i ruderi di muri e di acciottolato di epoca greco-romana che sono stati recintati da una ringhiera in ferro battuto. Il portale è in marmo rosa di Taormina, mentre tutte le aperture della  facciata sono realizzate in pietra di Siracusa.

Al centro della facciata, sopra il portale, è collocata in una nicchia la statua di Santa Caterina scolpita nell'anno 1705 ad opera di Paolo Greco.
Rimasta per circa 40 anni in stato di precarietà e chiusa, la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria è stata restaurata e riaperta al culto il 25 novembre del 1977.

La chiesa di Santa Domenica, risalente al 1600, sia all'esterno che all'interno, architettonicamente è molto semplice. L'interno è ad una sola navata e ciò che sorprende, vista la semplicità della chiesa, è l'altare maggiore, in stile barocco, tutto in marmo rosso di Taormina, al di sopra del quale c'è dipinta l'immagine di Santa Domenica, Vergine che subì il martirio il 6 luglio del 303 d.C..
Ai lati dell'altare maggiore ci sono due nicchie: in quella di sinistra c'è la statua di Santa Rita da Cascia ed in quella di destra i Santi Cosma e Damiano. La Sagrestia è dietro l'altare maggiore e vi si può accedere sia dall'interno che dall'esterno.

La Chiesa del Varò o della Visitazione risale al XV secolo, ma probabilmente la sua origine è ancora più antica, infatti all'interno della Chiesa c'è una cripta tipica del tempo in cui i Cristiani erano costretti a nascondersi per poter professare la loro fede. All'interno la Chiesa è formata da una sola navata, sull'altare c'è la statua in cartapesta della Madonna Addolorata. Esternamente non è molto artistica, ma si segnala il portale principale che è in pietra di Taormina ed una piccola torre che è il campanile della Chiesa.
Ogni anno parte da questa Chiesa una delle processioni più sentite e caratteristiche, quella del Venerdì Santo. In una atmosfera quasi medievale, tutte vestite di nero le sorelle  della congregazione della Madonna Addolorata, a turno portano in spalla la vara della Madonna e tutte le altre con le candele accompagnano la Madonna e le varette che rappresentano la morte di Gesù lungo il centro storico, illuminato da torce appese ai muri.

La chiesa si S. Pietro si trova fuori dal centro storico ed esattamente sulla strada provinciale, via L. Pirandello.
Si ritiene che la chiesa di S. Pietro sia la più antica chiesa cristiana di Taormina. Fu costruita in mezzo alla necropoli araba e sulle rovine di un tempio greco.
La facciata della chiesa risale al sec. XVIII e mostra un semplice portale con stipiti ed architrave in pietra di Taormina e al di sopra di quest’ultimo c’è un arco a tutto sesto anch'esso in pietra di Taormina.
Il portale è sovrastato da una finestra con stipiti ed architrave in pietra di Siracusa, il cui davanzale poggia sull’arco della porta. La parte alta degli stipiti della finestra è decorata con una doppia voluta scolpita nella pietra.
Al colmo della facciata, che segue lo stile a doppio spiovente dell’epoca barocca, cioè come un doppio frontone di tempio greco, c’è una piccola croce di ferro.
Nella volta della piccola abside dietro l’altar maggiore, contornato dal solito fregio di nera pomice lavica, ci sono degli affreschi quattrocenteschi che hanno una loro robustezza figurativa e di colore. Questi affreschi nel 700 furono ricoperti da altre pitture che l’umidità ha però screpolato, rimettendo in luce quelle originali, che rappresentano i 12 Apostoli.
Nella chiesa c’è solo la statua con la vara di S. Pietro, ma non quella di S. Paolo, anche se la chiesa è intitolata ai due Santi; la statua è di cartapesta, decorata con oro zecchino risale al 1500, mentre la “vara" è di legno.

La chiesa della Madonna della Rocca, risalente al secolo XII e restaurata nel 1600, sorge su un piccolo monte che sovrasta Taormina dal quale si gode un panorama mozzafiato.

La piccola chiesa della Madonna della Rocca è così chiamata perchè fu  costruita e scolpita nella roccia.
La leggenda vuole che durante un temporale un pastorello per ripararsi con il suo gregge entrò dentro una grotta e, al bagliore dei lampi, vide una signora con in braccio un bambino, spaventato fuggì lasciando le pecore. Tornato con i suoi genitori, nel punto dove aveva visto la signora, c'era una crepa nella roccia al cui interno si vedeva un dipinto raffigurante la signora con il bambino. Dall'apparizione della Madonna al pastorello, la piccola grotta divenne luogo di pellegrinaggio per tanti fedeli che ancora oggi, ogni terza domenica di settembre, si recano presso la chiesa per festeggiare la Madonna della Rocca

Vicino all'ingresso della Villa Comunale, una piccola stradina collega Taormina alla stazione ferroviaria. Lungo questa stradina è ubicata una piccola Cappella dedicata alla Madonna delle Grazie fatta costruire da un marinaio scampato ad una tempesta mentre si trovava sulla sua barca. La Cappella è molto piccola e priva di qualsiasi ornamento, vi è soltanto un piccolo altare con sopra l'immagine della Madonna scolpita in pietra. La festa della Madonna delle Grazie si celebra il 2 luglio.

Il convento dei domenicani fu il terzo monastero ad essere edificato a Taormina. Esso fu fondato nel 1374 e completato nel 1383. La sua origine e la sua storia sono legate al frate domenicano Damiano Rosso, discendente degli Altavilla e Principe di Cerami. Questi, divenuto frate, donò tutti i suoi beni, compreso il palazzo poi trasformato in convento, all’ordine religioso dei domenicani, e al frate Girolamo de Luna, nobile taorminese che con la sua predicazione di missionario convinse i taorminesi a volere un convento di frati Predicatori.
Il frate domenicano, Damiano Rosso, quando nel 1430 fece definitiva donazione di tutti i suoi beni al convento, pose una clausola il cui contenuto si conobbe solo nel 1886. Era l’anno del passaggio allo Stato dei beni ecclesiastici e pertanto, anche del San Domenico allorquando il funzionario incaricato dallo stato si presentò all’ultimo frate rimasto, tentando di strappargli le chiavi di mano, il domenicano reagì rivelando un antico testamento agli eredi di Damiano Rosso. L’antica pergamena, rimasta segreta fino ad allora, diceva che il convento stesso sarebbe ritornato agli eredi qualora i monaci lo avessero abbandonato. Fu così che i Principi di Cerami eredi dei Rosso di Altavilla, poterono prendere possesso dell’edificio che successivamente venne trasformato in albergo nel 1896, suscitando così grande fascino tra i suoi ospiti che divenne uno degli Hotel più famosi e lussuosi d'Italia.
Le 40 celle dei frati furono trasformate in eleganti stanze.
Rimase aperta al culto solo la chiesa dell’ex convento (dedicata a Sant’Agata), che però fu distrutta dai bombardamenti del 9 luglio 1943. Sui suoi ruderi sorge oggi la sala congressi dell’albergo, che ancora conserva i resti degli altari minori.
All’ex convento si accede attraverso un grande portale secentesco, ove è posto lo stemma dell’ordine monastico dei domenicani, scolpito in marmo. Superata la hall dell’attuale albergo, si nota il chiostro, a pianta quadrata con sette archi, per ogni lato, che poggiano su 29 colonne. Un altro chiostro più piccolo, è costituito da sei arcate per lato, con archi poggianti su 25 colonnine.

Il convento dei Frati Minori Osservanti (Francescani) è ritenuto il più antico convento di Regolari a Taormina, e la Chiesa, ad esso annessa, è intitolata a S. Maria di Gesù.
Il convento venne fondato nel 1221. Si pensa che sia stato il quarto convento a sorgere in Sicilia, Qui vi soggiornò Sant’Antonio da Padova, durante il viaggio per il Nord Africa per portare il vangelo ai Saraceni.
Il convento possiede un chiostro formato da tre arcate per ognuno dei quattro lati, poggianti su 12 colonne monolitiche in pietra di Taormina e al suo interno si può ammirare il grande portale di stile rinascimentale, esso risale ai primi anni del 1300, ed è un notevole esempio di architettura locale.
Sia il portale, che l’arco inflesso, che sovrasta l’architrave, sono decorati da una doppia bordura di nera pomice lavica; la prima bordura esterna è una linea continua, mentre quella interna è fatta con rombi in pietra pomice nera di lava.
La chiesa di S. Maria di Gesù annessa al convento, aveva un altare maggiore fatto con policromi marmi di Taormina (simile a quello del Duomo) oggi scomparso.
Un grande arco a tutto sesto sovrasta l’altare maggiore, mentre ci sono 5 archi con icone nella parete sinistra e 5 nella destra, e tutti gli archi hanno finte colonne e capitelli di stile corinzio.
Accanto a dove si trovava l’altare maggiore, c’era la tomba di un Geronimo Lombardo, Sacerdote, di cui resta la lapide marmorea, adesso posizionata in un angolo del cortile interno.
Nella sagrestia della Chiesa si conserva una ricca fonte battesimale o acquasantiera, fatta  in marmi policromi di Taormina, nella cui vaschetta c’è un antico affresco che rappresenta il battesimo di Gesù Cristo da parte di S. Giovanni Battista.
Sia il battistero che l’affresco risalgono al tempo della fondazione del convento.
I frati francescani abitarono nel convento fino al 1866 fino a quando fu emanata la legge di soppressione degli Ordini religiosi e di esproprio dei loro beni.
Il convento e la chiesa furono espropriati ed incamerati dal Demanio dello Stato italiano, la chiesa di S. Maria di Gesù era sotto il patrocinio della nobile famiglia De Spuches, Duchi di S. Stefano e Principi di Galati. Nella chiesa erano dipinte le armi gentilizie dei De Spuches, e in essa erano sepolti diversi componenti della Casata.
Guglielmo De Spuches, Castellano di Castelmola, assieme al figlio Giacomo, fece costruire nel 1445 la cappella gotica a sinistra nella chiesa.
Il 28 agosto 1870, il convento dei frati Minori Osservanti, fu venduto per Lire 2.500 all’inglese Rainford.
Mr Rainford li vendette poi alla famiglia taorminese Atenasio, che a sua volta li alienò all’inglese Hill, finché la figlia di Mr. Hill, miss Mabel Hill, vendette il complesso monastico, costituito del convento, della chiesa e dal giardino, alle Suore Francescane Missionarie di Santa Maria di Gesù. che ne entrarono in possesso il 16 luglio 1921, pagando la somma di £. 1.200.000.
Le Suore Missionarie Francescane di Maria, all’inizio vi costituirono una fiorente scuola di ricamo, poi un asilo infantile ed una scuola Media e Magistrale, mentre il vecchio convento francescano in una Casa di Riposo per anziani.
Da alcuni anni l'Istituto è passato sotto la gestione dei Fratelli Maristi e al posto dell'Istituto Magistrale c'è il Liceo Classico.

La chiesa Anglicana, in stile greco-romano, fu fatta costruire dalla piccola colonia inglese che si era stabilita a Taormina.
La chiesa si trova in via Pirandello, sotto il livello della strada.
Nella facciata principale si apre il portale in pietra di Siracusa adornato da pietra nera vulcanica.
Mentre nella facciata rivolta a nord si trovano tre finestre in pietra di Siracusa.
La facciata ad ovest è ornata da un grande rosone e una croce in pietra di Siracusa.
L'interno della chiesa è a due navate divise in tre arcate a tutto sesto sempre in pietra di Siracusa.
L'altare della chiesa è molto semplice e la sua bellezza è fatta risaltare da un mosaico in vetro raffigurante Gesù Cristo in croce, con a destra Santa Caterina e a sinistra S. Giorgio.
Si pensa che questo mosaico, unico a Taormina, fu fatto realizzare da Sir Edward e Lady Hill in una cappella nella chiesa dell'ex convento dei Frati Minori Osservanti, chiamata poi “Villa S. Caterina”.
All'interno vi sono lapide e targhe commemorative ai soldati caduti nella guerra del 1914-18, ai soldati del 30° Corpo caduti in Tunisia nel 1942, agli ufficiali e ai soldati della 50° Divisione caduti nella campagna di Sicilia nel Luglio-Agosto 1943.

Numerose sono le manifestazioni e gli eventi che ogni anno, soprattutto nella stagione estiva, hanno sede a Taormina. Scenario d'eccezione di concerti , musica classica e leggera, opere teatrali, opere liriche, grandi serate di spettacolo spesso riprese da emittenti radiotelevisive è il Teatro antico di Taormina.

Dal 1983, gli eventi più significativi, sono realizzati nell'ambito di Taormina Arte, l'istituzione culturale che cura l'organizzazione della rassegna di musica, teatro e danza. Nella programmazione rientra anche il Taormina Film Fest, il festival del Cinema di Taormina, erede della Rassegna Cinematografica di Messina e Taormina, nata nel 1960, che per un ventennio ospitò il David di Donatello, con la partecipazione dei più famosi personaggi dello spettacolo. Nell'ambito del Festival del Cinema sono consegnati, al Teatro antico, i prestigiosi Nastri d'Argento, premi conferiti dai giornalisti cinematografici. Dal 2005, Taormina Arte, organizza, ad ottobre, il Giuseppe Sinopoli Festival, rassegna dedicata al grande direttore d'orchestra, scomparso nel 2001, per anni direttore artistico di Taormina Arte. Nell'ambito di Taormina Arte, a metà giugno, ogni anno al Teatro Greco, si svolge la premiazione del Premio Internazionale di Giornalismo Taormina Media Award W.Goethe ; i premi vengono assegnati da una prestigiosa giuria internazionale composta da Accademici Nobel e famosi scrittori e giornalisti. L'ultima settimana di settembre Taormina celebra "Le Belle Lettere" e diventa la città del libro e della letteratura grazie a Taobuk, Festival Internazionale del Libro. Il festival prende vita in location storiche, come il Teatro Antico e Piazza IX Aprile. Lungo i sette giorni, Taormina ospita prestigiosi autori di fama internazionale, incontri culturali, mostre d'arte, rassegne cinematografiche e dal 2014 assegna il premio Taobuk Award a persone d'eccellenza nel panorama nazionale ed internazionale.

Le squadre di calcio della città sono: l'A.S.D. Taormina Calcio, che milita nel girone B dell'Eccellenza; l'A.S.D. Sporting Taormina, che milita nel girone C di Promozione; l'A.S.D. Atletico Taormina Calcio, vincitrice 2011/12 del campionato di terza categoria, girone C, di Messina, che milita attualmente nel campionato di prima categoria.

Il Taormina Sporting Club, fondata nel 1925, ha riscosso successi soprattutto nel nuoto e nel tennis, conquistando titoli nazionali e regionali, sia individuali che societari.




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