mercoledì 28 ottobre 2015

LE OASI



La parola oasi, attestata già nell'Antico Regno, in origine era un toponimo che designava una specifica località, sembra nell'attuale oasi di Dakhla, e probabilmente era un termine della lingua locale (libico-berbero).

Nonostante costituisca lo sfruttamento di una risorsa naturale già presente, ossia l'acqua e l'ambiente favorevole da essa creato, in realtà un'oasi non è mai di origine integralmente naturale. Per oasi, infatti, si intende tutto il complesso ecosistema formato da insediamento umano, palmeto, coltivazioni, e, spesso, elaborati sistemi di captazione e gestione idrica. Si tratta, quindi, di un paesaggio colturale in cui le palme da dattero sono piantate e meticolosamente coltivate e dove si arriva, a volte, a controllare anche gli stessi sistemi dunari, creando dune artificiali protettive. Pietro Laureano dà questa definizione di oasi:

« oasi è un insediamento umano che in condizioni geografiche aride usa le risorse disponibili localmente per creare una amplificazione di effetti positivi e determinare una nicchia vitale autosostenibile e un ambiente fertile in contrasto con l'intorno sfavorevole »
Per ottenere una varietà di prodotti vegetali, quali datteri, fichi, olive, pesche e albicocche, l'acqua disponibile deve essere utilizzata in modo accorto. La coltivazione avviene quindi in strati altimetrici, dei quali il primo e più importante è costituito dalle palme da datteri, piante a elevato sviluppo verticale che forniscono l'ombreggiatura per alberi più bassi come quelli da frutta. A loro volta questi possono fornire un ambiente adeguato alla coltivazione di verdure ed eventualmente, se le condizioni lo consentono, di cereali. Questo sistema minimizza la dispersione idrica dovuta all'esposizione al sole diretto, e quindi consente un utilizzo efficiente dell'acqua disponibile.

La posizione di un'oasi è di importanza critica per le rotte commerciali e di trasporto delle aree desertiche. Le carovane devono viaggiare di oasi in oasi per assicurarsi il rifornimento di acqua e cibo. Quindi il controllo militare o politico di un'oasi può in molti casi significare il controllo di un particolare commercio o rotta commerciale. Per esempio, le oasi di Augila, Ghadames e Kufra, nella Libia moderna, sono state, in vari momenti, vitali sia al commercio Nord-Sud, sia a quello Est-Ovest nel Deserto del Sahara.



Huacachina è un'oasi considerata tra le più secche del pianeta e sembra assurdo che questa piccola città abitata da 96 abitanti continui a proliferare. L'oasi è diventata una meta molto ambita ma è meglio andarci preparati perché non c'è acqua.

L'acqua può avere diversa provenienza, o da un fiume (oasi di Merv nel Turkestan), o da sorgenti (oasi di Siwah), o più spesso da falde sotterranee di non grande profondità che vengono raggiunte mediante pozzi; da essi l'acqua è poi sollevata e distribuita con varî mezzi (la maggior parte delle oasi del Sahara italiano; oasi dello Mzab, ecc.). Più raro è il caso di oasi create col trasporto d'acqua da lontano, mediante acquedotti, come nell'antica Palmira. Si comprende agevolmente come, tranne in quest'ultimo caso, le oasi si trovino di preferenza in zone depresse, o lungo il corso di uadi (oasi del Fezzan: U. el-Agiál, U. Abergiúsc) o in depressioni d'altro genere, spesso poste sotto il livello marino. Dal punto di vista morfologico le più interessanti sono le depressioni alberganti le oasi del Deserto Libico, depressioni che oggi i più propendono a ritenere prodotte dall'azione di scavo e di asporto di materiali (deflazione) operata dal vento.
L' estensione delle singole oasi è limitata dalla quantità d'acqua disponibile, la quale perciò viene sapientemente utilizzata e distribuita, spesso con norme rigorose. La distribuzione avviene per lo più mediante una rete di canali abilmente sistemati, sì da recare il prezioso alimento su tutta l'area coltivata. Questa è perciò scrupolosamente custodita e la proprietà è di solito molto frazionata: i singoli appezzamenti sono ricinti da siepi e ogni palmo del terreno è utilizzato. La popolazione è per solito sedentaria e vive disseminata nelle oasi, dove ogni proprietario di terreno ha la sua casa; non mancano peraltro esempi di popolazioni che vivono abitualmente in agglomerazioni urbane fuori dell'oasi e hanno poi case di campagna nelle singole proprietà.

Poiché l'estensione dell'oasi non si può ampliare, mentre la popolazione tende a moltiplicarsi, si arriva facilmente al sovrapopolamento, onde caratteristiche di molte oasi sono le migrazioni di gruppi che a un certo momento lasciano le loro sedi e vanno a cercare altrove lo spazio e i mezzi per vivere.

Accanto all'elemento sedentario, si ha spesso nelle oasi un elemento di popolazione nomade; anzi talune piccole oasi, povere di risorse, sono visitate esclusivamente da nomadi, che le frequentano periodicamente, abbandonandole quando i pascoli per le greggi e le altre magre risorse si esauriscono.

Spesso le oasi rappresentano aree di rifugio o di accantonamento dove gruppi di popolazioni hanno conservato linguaggi, usi, costumanze proprie, ovvero riti religiosi, ecc. (oasi dello Mzab e di Cufra nel Sahara; oasi del Ned in Arabia).

Nel Sahara, dove si hanno le oasi più tipiche, la loro distribuzione spaziale ha grande importanza perché ha determinato le direttrici delle vie carovaniere transahariane; tutto il traffico carovaniero era, e, dove ancora sussiste, è tuttora legato all'utilizzazione delle oasi come luoghi di tappa e di rifornimento. Da ciò anche l'importanza del possesso di taluni gruppi di oasi che rappresentano veri e propri nodi stradali.

Manca un calcolo complessivo dell'area totale delle oasi sahariane. Fuori del Sahara s'incontrano oasi dello stesso tipo in Arabia, nell'Asia centrale, nell'Iran; invece nei deserti australiani, come per esempio nel Kalahari, mancano vere e proprie oasi, almeno del tipo classico (a palme, e a tre piani di vegetazione).




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