martedì 27 ottobre 2015

L'AQUASCAPING



L’Aquascaping si può definire come la forma più moderna di acquaristica per piante. Da quando Ludwig Dennerle iniziò a concentrarsi sulle piante come base per un acquario stabile, esistono diverse espressioni dell’acquaristica orientata alle piante.
Da sempre la filosofia Dennerle si basa sull’acquaristica naturale, e con meno tecnologia possibile e una forte presenza di piante cerca di creare un ecosistema stabile, che negli opuscoli Dennerle degli anni ‘70 veniva chiamato “sistema per acquari funzionanti”. Il concetto non deve essere confuso con quello dei cosiddetti acquari biotopo, in cui vengono ricreati habitat per i pesci simili a quelli naturali.

Negli anni ‘80 un acquario orientato alle piante veniva allestito nel cosiddetto “stile olandese”, una specie di “giardino del castello sott’acqua”. Le piante vengono raggruppate in modo definito e preciso. Le piante a stelo, costantemente tagliate e reinserite, giocano in questo caso un ruolo fondamentale.
Nei moderni acquari naturali Aquascaping sono riprodotte scene naturali. Muschi di Giava, felci, pietre e radici sono piante e materiali che si trovano piuttosto di rado in un acquario “in stile olandese”. Lo sviluppo dell’Aquascaping è stato senza dubbio influenzato in particolare dal fotografo naturalista e designer di acquari Takashi Amano.

L’Aquascaping è l’arte di creare o arredare il proprio acquario con ambientazioni suggestive, di grandissimo impatto scenico agli occhi dell’appassionato acquariofilo; la combinazione di piante rigogliose, la disposizione delle rocce fino alla scelta degli animali (in casi eccezionali) fanno parte nel complesso di una filosofia acquaristica.

L’aquascaping, da molti purtroppo ancora considerata una moda passeggera, è in realtà una branca dell’acquariofilia molto concreta e che apre nuovi scenari non solo di mercato ma anche di “creatività” nell’appassionato acquariofilo, stufo ormai delle solite vasche con pesci d’acqua dolce o marina e, in costante ricerca di soluzioni nuove, innovative per certi aspetti.

Creare un ambientazione con le tecniche e gli strumenti dell’aquascaping non è difficilissimo a patto di seguire delle semplici regole che permettono, con il tempo e l’esperienza acquisita con vari allestimenti, di creare scorci naturali magnifici, con grande soddisfazione dell’appassionato.



Per allestire un ambientazione con l’aquascaping, si usano oltre che delle specifiche tecniche anche degli strumenti appositi, composti da forbici, pinze, palettine ed altri accessori particolari, utilizzati per l’allestimento di varie ambientazioni o come supporto per la sistemazione di accessori o elementi (es. rocce, substrati, etc) o per la potatura delle piante acquatiche.

Il “sand flattener “ si usa nelle prime fasi dell’allestimento, nella creazione dell’hardscape , per livellare il substrato donandogli le giuste pendenze e per adeguarlo agli arredi in modo che vada a riempire gli spazi vuoti e che la composizione risulti più naturale. Ma in realtà è sempre utile perché spesso sia dopo i cambi d’acqua che dopo una leve sifonatura del fondo c’è bisogno di ricompattare il substrato e la sabbia decorativa quando presente.

Indispensabili sono le pinzette per la piantumazione, ce ne sono di tutte le misure e di diverse forme da utilizzare a seconda delle piante acquatiche che si vanno a piantumare. Le più piccole ed appuntite sono per le piante da primo piano che hanno un apparato radicale molto esile e vanno piantumate stelo per stelo. Quelle con la punta più grande e arrotondata sono utili per la piantumazione di piante con apparati radicali più grandi come Cryptocoryne ed Echinodorus, ma anche per le piante a stelo dato che hanno una presa più ampia e migliore sulla punta ed è possibile inserire nel substrato più di uno stelo alla volta. Alcune pinzette hanno la punta inclinata per consentire di piantumare anche in prossimità di rocce e radici.

Per la potatura delle piante è importante utilizzare forbici di ottima qualità robuste ed affilate in modo che il taglio sia netto e preciso affinchè la cicatrizzazione avvenga nel modo più rapido possibile. Questa considerazione è valida un po’ per tutte le specie e soprattutto nella fase iniziale quando si effettuano potature un po’ più strutturali guardando di meno all’ estetica ed al layout. Le forbici con le lame più ampie si usano soprattutto per le piante a stelo e per le potature di formazione e di contenimento, ad esempio quando si deve dare una forma a grossi cespugli di Rotala. Quelle a lama corta possono invece essere utilizzate nei casi in cui serve una maggiore forza , ad esempio per tagliare radici di piante epifite o le foglie delle anubias.

Molto comoda è la forbice a forma di onda: indispensabile per la potatura delle piante da prato nel primo piano e per raggiungere spazi altrimenti inaccessibili, utilissima nei piccoli acquari.

Bellissimi gli “spring scissors” con il loro comodissimo sistema di taglio a molla che consente di effettuare interventi veloci e precisi. Si utilizzano per le potature dei muschi che hanno bisogno di frequenti interventi per infoltirsi e mantenere la forma.




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