martedì 19 aprile 2016

IL PESCE VAMPIRO



Payara, Hydrolycus Scomberoides, appartiene alla famiglia dei Cynodontidi.  Caratteristica più evidente del Payara è le due lunghe zanne sporgenti dalla sua bocca.
Queste zanne possono essere di 10 – 15 centimetri di lunghezza (da 4 a 6 pollici) e gli hanno fatto guadagnare il nickname di “pesce vampiro”. Questi denti enormi e sproporzionati ne hanno fatto in tempi antichi un pesce leggendario e temuto. I Paraya crescono fino a circa 3 metri di lunghezza, con una lunghezza media di 1.5 e può raggiungere e superare il peso di 20 chilogrammi.

Endemico del Venezuela (dove viene denominato cachorra o chambira) è un predatore ed è considerato uno dei pesci più aggressivi e pericolosi del mondo superando, per quanto riguarda queste particolari caratteristiche, anche i ben più famosi piranha dei quali, peraltro, si nutre voracemente.

Il payara è presente in particolare nel bacino amazzonico e lo si può spesso trovare alla foce del Rio Tapajós, nelle acque tropicali che costeggiano il Venezuela e in Ecuador. Nel corso delle sue migrazioni per favorire la riproduzione può percorrere comunque lunghe distanze.
Di un intenso colore argenteo, il payara è un pesce carnivoro che può arrivare fino ai 18 chilogrammi di peso. L’esemplare più lungo mai catturato misurava 110 centimetri di lunghezza ma si stima che questa specie posso arrivare fino ai 3 metri.
Nonostante l’aggressività, il payara si sta diffondendo negli ultimi anni anche presso gli hobbisti acquariofili. Una volta adattatosi alla vita da acquario, normalmente il pesce smette di crescere e non supera quasi mai i 6/12 mesi di età e i 12 cm di lunghezza.

Ciò che colpisce di questa specie è la velocità e l’aggressività con le quali attaccano gli altri pesci. Con le due grandi zanne inferiori, aguzze e taglienti, sono capaci di divorare prede lunghe quasi quanto il loro corpo ma attaccano anche prede più grandi di loro facendole a pezzi ed ingoiandole poco alla volta. Sono soliti nutrirsi di piranha e si segnalano proprio per essere l’unica specie predatrice di questi famosi pesci carnivori.
Questo predatore ha un corpo molto possente, con una colorazione argentata, ma al tempo stesso sono pesci molto delicati, una volta catturati devono essere rilasciati abbastanza in fretta, pena la morte del pesce in breve tempo.


La dieta del Payara consiste principalmente di pesci più piccoli di loro, ma la prevalenza della loro dieta è composta soprattutto dai piranhas, che impalano infilzandoli con i loro denti aguzzi e taglienti e poi li consuma.

Il payara preferisce fiumi con acqua corrente e dove vi è parecchia turbolenza. É un pesce opportunista che ama sostare in caccia zone riparate dalla corrente oppure nei fondali più profondi, per avventarsi sulla prima preda che capita a tiro.

Il payara anche conosciuto come “pesce con i denti di cane”: la traduzione di Cachorra è cane ed è conosciuto come cachorra in Venezuela.

E’ inoltre descritto nella prima stagione dello spettacolo Animal Planet’ River Monsters ‘interpretato da Jeremy Wade, che è un biologo britannico e pescatore professionista.

Il payara è quasi una specie di pesce preistorico.

Uno dei posti migliori per catturarli sono le cascate Uraima nel Venezuela, dove è stato catturato il Payara record di 17,80 Kg nel 1996. Sono pesci molto difficili da catturare e soltanto una abboccata su cinque porta alla cattura dell’esemplare. Attaccano le esche con estrema voracità e partono con grande potenza e bisogna aspettarsi che da un pesce di medie dimensioni che possa sbobinare anche una cinquantina di metri di lenza.  Una volta allamato, spesso e volentieri salta, ma le sue fughe sono prevalentemente lunghe e molto possenti e partono verso la corrente, solitamente, aggiungendo così ulteriore difficoltà. Possono strappare una treccia da 14 libbre con facilità. Questi predatori hanno un corpo molto possente, con una colorazione argentata, ma al tempo stesso sono pesci molto delicati, una volta catturati devono essere rilasciati abbastanza in fretta, pena la morte in breve tempo.

Il payara, avendo una distribuzione geografica molto limitata, è un predatore difficile da trovare. Sebbene questo pesce sia stato molto poco ricercato, in questi ultimi anni è diventato quasi un pesce di culto, vista anche la difficoltà di cattura. A causa della sua strana dentatura, è molto difficile avere una solida allamata quando il pesce abbocca. Spesso e volentieri, infatti, si slama quasi all’istante. E’ anche per questo che nella sua pesca si usano solitamente artificiali molto grossi per aumentare le possibilità di allamata.

I locali lo insidiano con grosse esche vive fatte calare sul fondo. Per la pesca a spinning dobbiamo utilizzare grossi minnows affondanti, inutile a dirsi cavetto di acciaio.

In passato era molto temuto dai nativi poiché si credeva fosse attirato dal sangue e dall’urina. Inoltre si pensava che potesse nuotare all’interno degli orifizi umani, ma ne sono stati trovati soltanto all’interno del canale vaginale, da cui è stato necessario rimuoverlo chirurgicamente.


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