sabato 2 aprile 2016

HORMUZ



Hormuz è un'isola del Golfo Persico, che fa parte del territorio iraniano, di Hormozgan. Amministrativamente è una delle 3 circoscrizioni della provincia di Qeshm, con la città di Hormoz.

A lambire una parte della costa meridionale dell’Iran, c’e` lo Stretto di Hormuz, un braccio di mare lungo 60 km e largo 30, che separa la Penisola Arabica dall’Iran e divide il Golfo Persico dal Golfo d’Oman.
Questo stretto, di strategica importanza in quanto controlla il traffico di petrolio che transita verso e fuori dal golfo, bagna Iran, Oman ed Emirati Arabi Uniti. Un tempo preda di pirati, secondo gli ultimi dati forniti dall’agenzia americana Energy Information Administration da qui passa ogni giorno il 30% del petrolio trasportato via mare in tutto il mondo.

Il traffico commerciale e` gestito secondo gli accordi stipulati nel 1975 tra Iran e Oman.
Perla dello stretto e` l’omonima isoletta (pronunciata anche Harmuz, Hormuz, Hurmuz, Ormus), meta di celebri viaggiatori, quali Marco Polo e Ibn Battuta che la visitarono due volte, il francescano Odorico, Jean Aubin, ‘Abd-al-Razzaq Samarqandi (nel 1442), Afanasy Nikitine (nel 1472 circa, viaggiatore russo), Abbe Guillaume Thomas Franc¸ois Raynal (1713-1796, citato da A. W. Stiffe ne “L’isola di Hormuz”). I Greci la chiamavano Organa e nel periodo islamico era nota come Jarun.

Anticamente indicava una città posta sulla costa in prossimità dello stretto, in un’area caratterizzata dalla presenza di insediamenti umani risalenti a tempi preistorici. Menzionata nelle fonti antiche in relazione alla spedizione di Alessandro Magno, la città di Hormuz e i territori circostanti entrarono nell'orbita del nascente califfato arabo-islamico a partire dal 650-651 d.C. Nel X secolo, Hormuz era un importante scalo marittimo a cui facevano capo le vie commerciali che attraversavano le regioni iraniche orientali del Kerman e del Sistan. Ampia e ben costruita, era il principale centro commerciale del Kerman ed era situata all’estremità di una baia. L'entroterra, a vocazione agricola (miglio, palma da dattero, canna da zucchero), era costellato di centri abitati in cui si trovavano magazzini di stoccaggio, e il fatto che il geografo arabo Idrisi (1150 ca.) la chiami al-Hurmuz al-sailiyya (“la Hormuz costiera”) lascia intendere che, come nel caso di molti altri toponimi dell’area iranica, Homuz indicasse anche altri siti posti all’interno e/o l'intera regione circostante. Agli inizi del XII secolo, Homuz divenne la sede di una dinastia locale di probabile origine omanita, a cui si deve lo sviluppo di alcune altre città poste sulla costa d’Oman, come Qalat and Julfar. La posizione geografica e l'importanza dei commerci che vi si svolgevano fecero sì che i principi del piccolo principato di Hormuz conducessero una politica di alterne alleanze con le maggiori potenze confinanti, gli atabeg del Fars e i selgiuchidi del Kerman. Nel 1228, il sovrano di Hormuz conquistò la vicina grande isola di Qays, l’odierna Kish (Iran), per conto degli atabeg salghuridi, divenuti tributari dei mongoli, che governavano la regione del Fars e sotto la cui piena sovranità l'isola fu trasferita qualche anno dopo, agli inizi del regno del salghuride Abu Bakr Qutlugh Khan (1231-1260). Verso la fine del secolo, dopo il 1278, una crisi dinastica comportò un sensibile indebolimento del principato di Hormuz, aggravato dalle continue ingerenze delle potenze confinanti nella politica del piccolo regno costiero. Questo stato di cose non impedì comunque a Marco Polo di visitare la città in ben due occasioni (1272, 1293), che ne segnala il clima difficilissimo e il fiorente commercio. Tre anni dopo, nel 1296, Baha al-Din Ayaz – già schiavo personale e confidente di Nurat, principe di Hormuz vittima delle lotte dinastiche che segnarono questo periodo del principato – riuscì a prendere il controllo della città con l'appoggio del governatore del Fars, regione che da dieci anni era ormai sotto il diretto controllo degli il-khan mongoli d'Iran. A quell'epoca risale lo spostamento dell’intera popolazione sulla piccola isola di Jarun, decisa da Ayaz a causa delle reiterate incursioni in funzione anti-ilkhanide di distaccamenti mongoli ciagataici nell'area SE dell’Iran, il cui sovrano, Duwa (1291 ca.-1306), fu strenuo promotore della religione dei padri e della vita nomadica mongola tradizionale. Le ampie rovine di quello che un tempo fu il porto dell'antica Hormuz sono situate 15 chilometri all'interno dell'attuale linea di costa e 10 chilometri a SO della città di Minab, nei pressi di un'insenatura comunicante con l'omonimo fiume ora non più accessibile alle imbarcazioni.



Con i suoi 7-8 km di diametro, presenta un’estensione complessiva di 42 km2, mentre il punto piu` in alto si trova a 186 m sul livello del mare. E` un territorio prevalentemente collinoso e arido, tanto che l’acqua potabile arriva dal continente tramite un acquedotto, e la vegetazione autoctona – praticamente inesistente – e` stata rimpiazzata da mangrovie della specie Avicennia marina. Coperta da rocce sedimentarie e strati di materiali vulcanici, l’isola quasi non conosce precipitazioni, quindi la terra e l’acqua sono molto salate.

Attualmente la zona dell’isola maggiormente popolata e` il nord. L’economia si basa sulla vendita di terreno coltivabile ai Paesi arabi circostanti; un’altra attrazione e` il Museo e Galleria d’Arte del dottor Ahmad Nadalian.

La maggior parte delle sue acque salate e colline di sale, sono chiamate di ‘sale darabi'; con questo producono a mano recipienti ornamentali e piedistalli su cui stabiliscono illuminazioni. La loro alimentazione consiste in pesce e datteri secchi esportati da al-Basra e dall’Oman. Dicono nella loro lingua ‘khurma va mahi luti padishdni’, che significa ‘datteri e pesce sono un piatto regale’. Su quest’isola l’acqua e` un bene costoso; ha sorgenti d’acqua e cisterne artificiali in cui si raduna l’acqua piovana, un po’ fuori dalla citta`. Gli abitanti si recano li` con borracce, che riempiono e portano sulla schiena fino al mare, le caricano sulle imbarcazioni, e le portano in citta`.




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