venerdì 1 aprile 2016

PUNTA SCIFO



La spiaggia di Punta Scifo è una lunga ed ampia lingua di sabbia rossa che dal promontorio Lacinio si allunga a sud verso località Campione. La spiaggia di sabbia finissima e bagnata da un mare limpido e cristallino i cui fondali sabbiosi sono più alti e profondi di quelli tipici di Crotone. La presenza di alcune secche a ridosso della battigia rendono la spiaggia di Scifo ideale anche per le famiglie con bambini. Punta Scifo è una località del promontorio Lacinio, altrimenti detto di Capo Colonna, ubicata a 10 km di distanza dalla città di Crotone. Poco frequentata dai turisti, perché fuori dai circuiti classici, la spiaggia di Scifo è invece nota e frequentata dagli abitanti del luogo.

Le scoperte archeologiche abbondano a Punta Scifo, sia in mare sia sulla terraferma: alcune, specialmente eclatanti, sono assurte agli onori della cronaca fin dall’inizio del Novecento – un carico di marmi del III sec., un tesoretto di ori bizantini del VI d.C., un elmo corinzio del VI a.C. –, altre in tempi più recenti – un secondo relitto di nave lapidaria, un luogo di culto arcaico forse legato ad Apollo o ad Afrodite (i numi degli approdi), con reperti oggi murati sulla scala della Torre –, né mancano le periodiche ‘riscoperte’ ad orologeria degli stessi tesori, anche queste specialmente estive.

Individuato un relitto di epoca romana con un carico comprendente lastre di marmo
provenienti dall’Asia Minore e vasellame di diversa fattura (orli, anse e puntali di anfore). Il carico si presenta sparso sul fondale, a circa 7/8 metri di profondità, concentrato in due zone contigue, come se al momento del naufragio lo scafo si fosse spezzato in due tronconi.
Su alcuni blocchi di marmo sono state identificate alcune iscrizioni di cava riportanti la data del 197 d.C. e da questo si è ipotizzato un probabile inabissamento della nave attorno ai primi anni del III secolo.
Gran parte del carico è stato recuperato negli scorsi anni ad opera dei carabinieri assistiti dall’archeologo subacqueo Luigi Cantafora.

Attualmente è possibile visionare parte del materiale recuperato presso il locale museo archeologico.



Ciò che rende peculiare, per certi versi, la baia di Scifo è l’entità dei fenomeni erosivi subiti, tale, nei millenni, da modificare totalmente la morfologia della costa e consentire alle acque, complici i fenomeni di bradisismo positivo che interessano tutto lo Ionio, di guadagnare decine di metri a danno della terraferma. Così, non sorprende che il lembo occidentale della cava greca per blocchi e colonne ben conservata alla punta del Capo Pellegrino, lembo situato sulla spiaggia ai piedi della Masseria Zurlo, costruita a partire dal 1763 e oggi allo stato di rudere, prosegua oltre la linea di riva, per qualche metro, sott’acqua. Né suscita speciale perplessità leggere dalla penna di Paolo Orsi che il tesoretto bizantino comparve, nel 1916, entro una cavità presente in un masso ripescato a ben 200 metri dalla spiaggia.





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