venerdì 19 febbraio 2016

SANTO DOMINGO



Bartolomeo Colombo chiamò così Santo Domingo perché la città è stata creata nel giorno dell'omonimo santo. Nel 1930, dopo che la città fu gravemente danneggiata da un grave uragano che distrusse gran parte delle zone abitate (ma non la zona coloniale), l'allora presidente, Rafael Leónidas Trujillo, dopo aver ricostruito le aree devastate, rinominò Santo Domingo con il nome di Ciudad Trujillo. Dopo la fine del suo trentennale regime in seguito al suo assassinio, avvenuto nel 1961, la città riacquistò il vecchio nome di Santo Domingo.

Il nome Santo Domingo è usato, in maniera impropria, anche per riferirsi all'intera isola di Hispaniola.

Santo Domingo è la capitale della Repubblica Dominicana. Il centro della città, ufficialmente Santo Domingo de Guzmán, corrisponde al Distrito Nacional, territorio speciale indipendente dalle province, si affaccia sul Mar dei Caraibi, alla foce del fiume Ozama. L'area metropolitana si estende anche sulla provincia di Santo Domingo. È l'insediamento abitato europeo nelle Americhe di più antica data, ed è stata la prima colonia spagnola nel Nuovo Mondo.

Il mare che bagna le coste della capitale è altamente inquinato, e quindi vige il divieto di balneazione lungo la costa cittadina. Il primo sito balneare accessibile è la spiaggia di Boca Chica, con un litorale colmo di bar, ristoranti e alberghi è una delle spiagge più visitate dai dominicani, non per la bellezza ma semplicemente per la vicinanza. Le spiagge cominciano ad essere paradisi balneari pian piano che ci si allontana dalla capitale. A partire da Juan Dolio, e procedendo verso Punta Cana.

Il primo insediamento nella zona risale al 1496, quando Bartolomeo Colombo, fratello del più noto Cristoforo, esplorava la zona della foce del fiume Ozama per conto dell'esercito spagnolo. La fondazione ufficiale, tuttavia, risale a due anni più tardi, il 5 agosto 1498, nell'area orientale rispetto al fiume. Nel 1502 la città venne trasferita nella sua posizione attuale da Nicolás de Ovando. La città di Santo Domingo è comunque il più antico nucleo fondato dagli europei nel nuovo mondo ancora esistente. Il disegno originale della città oggi è visibile nella Zona Coloniale, dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO; vi sono ancora edifici del sedicesimo secolo, tra i più antichi delle Americhe, tra cui i primi uffici amministrativi e la prima cattedrale del Nuovo Mondo.

Nel suo primo secolo di vita Santo Domingo è stato il punto di partenza di molte esplorazioni nel nuovo mondo. Nel corso dei successivi secoli, diverse traversie hanno gradualmente ridotto l'importanza di questo scalo a favore di altri porti caraibici. Nel 1586 il pirata inglese Francis Drake invase l'intera isola Hispaniola, radendo al suolo la città e liberandola solo dopo il pagamento di un riscatto.

Nel 1655 i francesi invasero il sud-ovest dell'isola e la parte dell'isola controllata dagli spagnoli si ridusse di più della metà.

Nel 1822 gli Haitiani, sotto la guida di Jean Pierre Boyer, invasero l'isola e la conquistarono interamente, ma 22 anni più tardi, dopo dure lotte, i dominicani riuscirono a riconquistare l'indipendenza: fu proprio un gruppo di patrioti comandato da Juan Pablo Duarte, Francisco Sánchez e Ramón Mella, infatti, ad entrare trionfalmente nella città attraverso la Puerta del Conde il 27 febbraio 1844, proclamando l'indipendenza da Haiti.

In occasione del quinto centenario della scoperta dell'America, il governo dominicano fece innalzare nella parte orientale della città un faro dedicato a Cristoforo Colombo.

I dati demografici di Santo Domingo sono simili a quelli delle altre aree metropolitane del Paese, tranne la popolazione di immigrati clandestini (principalmente haitiani), più alta a causa della relativa facilità nella ricerca di un lavoro e per il dinamismo economico superiore rispetto ad altre province. Santo Domingo, come la maggior parte del paese, è costituita da mulatti nativi dominicani, anche se ci sono un gran numero di afro-dominicani ed euro-dominicani. Oltre il 20% della popolazione della città è costituita da immigrati, soprattutto haitiani. Tuttavia, ci sono anche immigrati provenienti da Europa, Asia, ed altre nazioni latinoamericane; in particolare Santo Domingo ha una comunità significativa di asiatici (soprattutto cinesi), arabi (per lo più libanesi), ed europei (soprattutto spagnoli e italiani). Ci sono anche un numero significativo di brasiliani e portoricani, in città, così come dominicani nati negli Stati Uniti che ritornano al paese d'origine dei genitori. Il quadrante nord-est della città, è il più povero, mentre il sud-ovest è più ricco.

La città di Santo Domingo è suddivisa in quattro comuni, appartenenti a due diverse province: la parte centrale della città forma il Distrito Nacional, provincia a sé stante nella quale sono presenti tutti gli edifici governativi e le ambasciate. Gli altri municipi cittadini sono situati nella provincia di Santo Domingo: Santo Domingo Este, situato ad est del fiume Ozama e capoluogo della provincia stessa; Santo Domingo Norte e Santo Domingo Oeste.

L'economia di Santo Domingo produce un PIL (PPP) di 30 miliardi di dollari (39% del totale nazionale), ed è sostenuta principalmente dai servizi e dall'industria. La crescita economica della città è molto evidente: nell'ultimo decennio in particolare sono stati costruiti centri commerciali, grattacieli, autostrade, ed altre infrastrutture sono ancora in costruzione. Importanti imprese multinazionali hanno punti vendita in tutta la città, come Carrefour, La Sirena, Plaza Lama, Pricesmart, Americana Appartamenti, Jumbo-CCN, Ikea. Anche il settore finanziario è in espansione, e Santo Domingo è il maggior centro finanziario del paese ed uno dei più importanti di tutte le Antille. In città ci sono gli uffici di Banreservas, Citibank, Scotiabank, Banco Leon, Banco del Progresso, Banco Popular Dominicano, Banco BHDi. La città ha una borsa valori stabilita alla fine degli anni novanta. Molto rilevante nell'ambito economico è anche il settore turistico.

La Repubblica Dominicana è un magnifico sogno da vivere. Il sole caldo tutto l’anno, il bianco abbagliante delle spiagge, i tramonti infuocati, il soffio degli alisei sui palmeti e i suoni seducenti del merengue e della bachata trasformano in poco tempo lo stato d’animo di ogni viaggiatore. Camminare tra un mare cristallino e una vegetazione intensa e incontaminata; respirare l’aria tranquilla di un posto senza tempo; godere del sorriso accogliente della gente che abita questi luoghi. Qui si vive di sensazioni, profumi ed emozioni vivissime. Tutto il resto è molto lontano.

Altos de Chavòn è un villaggio dalle fattezze mediterranee costruito nel ben mezzo della natura dominicana, sopra l’altura del Rio Chavòn. Uno spettacolo unico al mondo, distante circa 100km da Santo Domingo ed un’ora da Bayahibe. Il borgo fu progettato negli anni ’70 dall’italiano Roberto Coppa.
Riconosciuta a livello mondiale per la sua caratteristica architettura, nel giro di pochi anni, divenne la “città degli artisti“. In particolare, il suo anfiteatro Las Piedras, che conta 5.000 posti a sedere, fu inaugurato nel 1982 da Frank Sinatra e Carlos Santana e poi tributato da concerti di artisti del calibro di Sting, Madonna, Ricky Martin, Julio Iglesias, Duran Duran…
Il villaggio possiede inoltre un museo archeologico dedicato alla popolazione precolombiana dei Tainos, una galleria d’arte e la più prestigiosa scuola d’arte e disegno del paese, dove insegnano alcuni dei migliori artisti del mondo.
Un paesaggio talmente unico e particolare, non può che essere preso di mira dal turismo di massa. E così ci sono particolari orari della giornata in cui risulta quasi difficile camminare per le stradine, o ammirare alcuni dei punti di interesse.



Bayahibe è situata in una posizione strategica, a circa 22km ad est de La Romana (e quindi vicina all’Aeroporto de La Romana) ed esattamente all’imbocco del Parque Nacional del Este, dove si trova la splendida e caraibica Isla Saona.
Nel recente passato, la Bayahibe che oggi conosciamo nasceva come piccolo aggregato di capanne di pescatori e non conosceva il turismo, qualche centinaio di persone dedite principalmente alla pesca e nulla più. All’epoca della scoperta dell’America l’area di Bayahibe, ed il Parque National del Este in particolare, erano abitati da una delle più grandi colonie Tainos dell’isola Hispaniola ed ancora oggi si conservano nel parco diverse pitture rupestri e siti archeologici di estremo interesse.
Nell’ultima decina di anni Bayahibe ha conosciuto il fiorire dell’attività turistica, soprattutto nella zona del Dominicus Americanus dove si avviò un consistente sviluppo di resort turistici, alberghi, locali, esercizi commerciali e servizi legati al turismo. Ad oggi si usa dire “Bayahibe Dominicus” per intendere l’intera area che va dal paesino di Bayahibe alla zona turistica del Dominicus Americanus, separate da 2km circa di distanza. In verità sempre meno distanti visto il continuo fermento edilizio, ed anzi a stretto giro è realistico pensare ad un unico blocco cittadino costruito ed abitato.
Comunque sia, nonostante questo sviluppo turistico – alle volte sregolato – Bayahibe è riuscita a conservare il suo spirito popolare, mite ed accogliente. Non è raro difatti trovare angoli del paese in cui compaesani e turisti si incontrano assieme a sorseggiare una bibita o a ballare un pò di bachata. Alle classiche discotere da zona turistica, Bayahibe preferisce locali più intimi e caratteristici in cui poter ascoltare musica, sorseggiare ottimo rhum ed ammirare il mare caraibico.
La giornata classica a Bayahibe è cadenzata in particolare da quattro momenti: all’alba al porticciolo potrete trovare diverse barche di pescatori che rientrano con il pescato ed improvvisano un piccolo mercato del pesce, istantanee molto caratteristiche; poi nella prima mattina cominciano ad arrivare i pullman stracolmi di turisti nel piazzale all’entrata del paesino e diretti alle lance e catamarani che li porteranno a Isla Saona (in realtà nella parte turistica dell’isola: Manu Juan); il rientro dal mare e quindi il cumulo di gente che si ferma soprattutto nella piazzetta del paese a sorseggiare una birra, fare uno spuntino, chiacchierare, improvvisare merengue e bachata; ed infine il dopo cena in qualche localino tranquillo fino a quando c’è benzina ;)
Da ultimo le spiagge ed il mare: Playa Bayahibe, la spiaggia che si presenta davanti al paesino, non ha la sabbia bianca da cartolina e l’acqua cristallina, ma in compenso è molto più caratteristica e popolata da gente del posto, è slow, un buon compromesso per farsi belle giornate di mare e conoscere usanze, costumi e persone; Playa Dominicus, il tratto di spiaggia che si estende davanti ai resort, è invece lo stereotipo caraibico con sabbia bianca ed acqua cristallina, peccato che è invasa da turisti, lettini, ambulanti, è fast; ed in ultimo segnaliamo che proprio di fronte a Bayahibe, a circa 300m dalla battigia, si trova un piccolo museo marino con resti di antichi galeoni spagnoli.

La città La Romana dista circa 130 km da Santo Domingo ed è per lo più conosciuta da noi italiani per il fatto che lì si trova l’aeroporto La Romana dove atterrano i vari voli per Bayahibe.
E’ una delle città più popolate della Repubblica Dominicana ed è anche sufficientemente ricca, grazie al flusso di turisti generato dalla vicinanza di Casa de Campo, il più grande e lussuoso di tutto il paese e forse di tutti i Caraibi.
Una città senza infamia, né gloria la cui fortuna è quella di trovarsi a crocevia tra Santo Domingo, Punta Cana, Bàvaro e Bayahibe. Oltre al turismo, la ricchezza de La Romana si basa sulla produzione di zucchero. Nel 1917, proprio alla vigilia di un rialzo mondiale dei prezzi dello zucchero, alla periferia della piccola cittadina venne costruita una grande raffineria di canna da zucchero che diede lavoro a parecchie famiglie dell’interno.

A livello artistico e culturale La Romana non offre molto, anzi… si distingue l’opera El Obelisco, una riproduzione del monumento a George Washington, che di fatto rappresenta più un punto di riferimento e ritrovo che non un’opera d’arte riconosciuta. Altrettanto scarni sono divertimento e vita notturna: una discoteca, alcuni ristoranti e bar.
Da Bayahibe è possibile trovare escursioni in jeep che portano il turista a fare un tour in queste distese di canna da zucchero.
Sempre all’interno della regione, ed in particolare all’interno della proprietà Casa do Campo si trova l’Altos de Chavòn.

Los Patos, paesino nella penisola del Pedernales, dista 90km dal confine con Haiti e circa 230 da Santo Domingo. Il panorama è mozzafiato, specialmente il tratto di strada che da Barahona arriva a Los Patos. Circa 35 km di meravigliosa costa. Los Patos è selvaggio e incontaminato quanto la sua playa, una spiaggia di ciottoli bianchi estremamente suggestiva, vicino si trova un’area balneare di acqua
dolce. Si prosegue fino ad arrivare al rio Los Patos, il fiume più lungo della Repubblica Dominicana tra i più piccoli al mondo.
Fiumi e lagune popolate da uccelli con habitat naturali puri e selvaggi, con montagne a picco sul mare e spiaggie di ciottoli bianchissimi a formare scenari naturali altamente suggestivi.

Baya de las Aguilas è uno dei posti più incantevoli della Repubblica Dominicana. Un tratto di costa selvaggio e lontano dal turismo massivo, facente parte del Parque National Jaragua, nell’area a sud della penisola del Pedernales.
Il tratto di costa, lungo 10km, si sviluppa da Punta Chimanche a Punta de Aguila interrotto a metà dal promontorio roccioso di Las Cuevas. Quest’area costituisce uno dei principali ecosistemi protetti del parco ed ospita una grande quantità di specie animale e vegetali. Lungo la sua spiaggia bianca e vergine è possibile trovare conchiglie, stelle marine ed altri tesori. La parte terminale della baia invece, conosciuta come Ensenada sin Fondo,offre emozionanti opportunità di snorkeling: a meno di 300m dalla battigia il fondale scompare improvvisamente e ci si abbandona all’intenso blu del mare.

Baya de la Aguilas è in procinto di diventare patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, per la sua ricchezza di specie animali, ma anche per i suoi tesori archeologici risalenti fino al 3000 a.C.. L’area era infatti abitata dal popolo pre-ispanico dei Tainos. E’ in questa zona poi che si incontra il recife corallino meglio preservato di tutto il Caribe.
Adamanay è il nome con cui i Taino – popolazione pre-colombiana che abitava l’Hispaniola – chiamavano l’isola Saona, meravigliosa isola all’interno del Parco Nazionale dell’Est. Colombo vi arrivò la prima volta nel 1494, di ritorno dopo aver circumnavigato Cuba e la Jamaica.
Il nome “Saona” (in origine Isla Savona) fu dato all’isola in onore del “libero comune” di Savona. In una lettera manoscritta di Michele da Cuneo, nobile savonese e amico di Colombo, la scoperta di Saona viene così ricordata:
“trovassimo una isola belissima… la qual etiam io fui il primo a discoprire… et etiam per mio amore a ella el signor Armirante pose nome la Bella Saonese, et me ne fece uno presente … piantai la croce et anchor le forche, et a nome di Dio la batizai per nome la Bella Saonese“
In altre parole, l’Ammiraglio (Colombo) avrebbe scelto il nome di “Savona” per premiare lo stesso da Cuneo, primo avvistatore dell’isola, e savonese.
L’Isola di Saona nel XVI e XVII è stata usata come punto di controllo del traffico marino. Vi sono inoltre prove che in quegli stessi anni l’isola di Saona veniva utilizzata come base dai mitici pirati dei Caraibi  Fino alla meta del 1900 l’isola continua a non essere abitata e ad essere usata solo per la legna e come controllo marittimo. Nel 1944 fu costruito il villaggio di Manu Juan. Il villaggio in seguito fu anche usato per mandare i dissidenti politici.
Lunga 22 km e larga da 5 a 6, Saona è essenzialmente piatta, e possiede un importante barriera corallina, che si trova ad una profondità che va da 1 a 60 metri. Grazie alla buona resistenza dei coralli è nota per essere una delle più importanti di tutta la Repubblica Domenicana.

La laguna di Oviedo si trova all’interno del Parco Nazionale Jaragua nella penisola del Pedernales al confine con Haiti. Questo parco grande 1,374 km², di cui 905 sono parco marino, è stato istituito nel 1983 ed è una delle più importanti aree protette dei Caraibi. La flora e la fauna di questo parco presentano un alto livello di specie endemiche.
Le tartarughe marine costituiscono un altro importante elemento della fauna del parco, insieme a numerose specie di rettili endemiche come l’iguana rinoceronte e l’iguana ricord, quest’ultima purtroppo, in via d’estinzione. Inoltre, è ricco di siti archeologici dell’epoca pre-colombiana risalenti fino al 2590 a.C.
La laguna di Oviedo con una superficie di 28 km² di spiagge bianchissima è situata nella zona nord-est del parco. La laguna è anche uno straordinario habitat per molte specie acquatiche alcune delle quali presenti solo qui, come il Cyprinodon Nicholsi.
Per gli amanti del bird-watching, la laguna ha numerosi isolotti nei quali riposano diverse specie di uccelli, e dove è possibile avvistare aironi comuni, l’airone blu, il gabbiano corona, ma la più grande attrattiva della laguna è rappresentata dalla più grande colonia di fenicotteri del paese.
Specialmente in agosto, mese in cui è possibile avvistare questi maestosi uccelli rosa.




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