lunedì 22 febbraio 2016

MAR DEI CARAIBI



Il nome "Caraibi" deriva dai Caribe, uno dei gruppi indiano-americani dominante nella regione al momento del contatto europeo nel corso del tardo XV secolo. Dopo la scoperta dell'America nel 1492, ad opera di Cristoforo Colombo, il termine spagnolo Antille è stato comunemente assegnato alle terre che si affacciavano su questi mari, pertanto ad oggi "mar delle Antille" è l'alternativa più comunemente utilizzata per indicare il mar dei Caraibi in varie lingue europee, dopotutto nel corso del primo secolo dalle scoperte geografiche, il predominio spagnolo fu indiscusso.

I primi abitanti delle isole delle Antille furono i Taino, tribù sedentarie con fede religiosa politeista che si distinguevano per essere buoni agricoltori, pescatori e lavoratori della ceramica. La loro lingua derivava da quella degli arawak, famiglia che li precedette essendo migrata verso il Sud America da circa 3000 anni. All'epoca delle scoperte, i Carib, abili come guerrieri e navigatori, provenienti prevalentemente dalla regione del fiume Orinoco, occupavano integralmente i territori dei Taino.

Il mar dei Caraibi fu un corpo d'acqua sconosciuto per le popolazioni eurasiatiche fino al 1492, quando Cristoforo Colombo divenne il primo europeo a solcare queste acque nel tentativo di trovare una rotta verso l'India. A quel tempo l'emisfero occidentale, era sconosciuto agli europei. Dopo la scoperta delle isole da parte di Colombo, l'area è stata rapidamente colonizzata da più civiltà occidentali. A seguito della colonizzazione delle isole dei Caraibi, il mare adiacente è diventato una zona animata per la marina europea, in quanto base commerciale, luogo di scambio e rotta per il trasporto dei più svariati prodotti, e questo commercio attirò anche la pirateria.

Le monarchie cattoliche permisero nel 1495 a tutti i propri sudditi di imbarcarsi nelle navi dirette verso le Indie occidentali appena scoperte, ma spesso gli equipaggi, privi di un'adeguata preparazione, divennero facile preda per i "lupi di mare". Lungo le coste dei Carabi, nel corso del tempo, presero a svilupparsi importanti punti commerciali e importanti fiere (come quella di Portobello). L'attacco dei pirati contribuì alla costruzione di fortificazioni lungo i porti, come a Cartagena de Indias e a L'Avana.

Poco dopo la sua scoperta, questo mare attirò l'interesse delle corone inglesi e francesi, le quali successivamente inviarono la loro marina per conquistare nuovi territori. I francesi si impadronirono di alcune isole quali Martinica e Guadalupa, gli inglesi con il tempo di Antigua, Montserrat, Barbados e Giamaica, tutti territori sottratti ai possedimenti dell'Impero spagnolo nei Caraibi. Nel 1625 prese forma sull'isola di Tortuga una base dove corsari e bucanieri si associarono per attaccare le imbarcazioni dalle colonie spagnole. Da Tortuga partivano le spedizioni per gli assedi contro le città costiere che durarono fino a tutto il secolo XVII. Un'altra famosa roccaforte pirata fu istituita nel porto giamaicano di Port Royal nel 1656, e rimase tale fino alla sua parziale distruzione ad opera di un terremoto verificatosi il 7 giugno 1692. Alcuni dei pirati più temuti furono Henry Morgan, Francesco Nau detto l'Olonese, e Barbanera.

Dal secolo XIX buona parte delle colonie e delle realtà politiche affacciate sul mar dei Caraibi iniziarono a diventare paesi indipendenti, anche se attualmente alcuni possedimenti francesi, britannici e olandesi rimangono sotto l'amministrazione europea. Nelle sue acque sono presenti 22 territori insulari e 12 paesi. Cuba fu l'ultimo paese ad ottenere l'indipendenza dalla Spagna nel 1898.

Nel 1903 Panamá si separò dalla Colombia. Il 15 agosto 1914 venne inaugurato il canale artificiale di Panamá che collegò il mar dei Caraibi con l'oceano Pacifico, e che venne amministrato dagli Stati Uniti fino al 31 dicembre 1999.

Il 12 dicembre 2001, i capi di Stato e di governo dei paesi membri dell'Associazione degli Stati caraibici, si riunirono sull'isola di Margarita (Venezuela), ed adottarono la Dichiarazione di Margarita, "riconoscendo il mar dei Caraibi come un patrimonio comune nella regione, e un bene inestimabile a cui dare priorità alla conservazione, con l'obiettivo della "costruzione di una identità stessa dei Caraibi." Si impegnarono "a stabilire una più ampia zona di cooperazione dei Caraibi".

Il Mar dei Caraibi è un mare situato sulla Placca caraibica. Si stima abbia un'età compresa tra i 160 e i 180 milioni di anni e si sia formato da una frattura orizzontale che ha diviso il supercontinente chiamato Pangea nel corso dell'era Mesozoica. La superficie del Mar dei Caraibi è suddivisa in 5 bacini separati da alcune catene montuose sottomarine. La pressione esercitata dalla placca sudamericana nella regione orientale dei Caraibi, rende l'arcipelago delle Piccole Antille caratterizzato da forte attività vulcanica (l'eruzione vulcanica del La Pelée nel 1902, fu la causa del maggior numero di vittime nel corso del ventesimo secolo, con quasi 30.000 morti).

L'Oceano Atlantico si collega con il Mar dei Caraibi attraverso l'Anegada Passage tra le Piccole Antille e le Isole Vergini e il Canale Sopravento situato tra Cuba e Haiti. Il canale dello Yucatán collega il Mar dei Caraibi con il Golfo del Messico tra la Penisola dello Yucatán in Messico e Cuba.

Il punto più profondo è la depressione delle Isole Cayman che arrivano a toccare i 7.686 metri sotto il livello del mare.

Sono localizzate due fosse oceaniche: la fossa delle Cayman e la fossa di Porto Rico. L'area è a forte rischio sismico. Dati storici mostrano che nel corso degli ultimi 500 anni si sono verificati nella zona dodici terremoti con una magnitudo superiore a 7,5.

In media la salinità del mar dei Caraibi è di 35 - 36 parti per mille, la temperatura superficiale è nell'ordine di 28 °C., mentre nel fondo marino, l'acqua raggiunge una temperatura di 4 °C.

Le correnti caraibiche trasportano notevoli quantità di acqua dall'Oceano Atlantico orientale attraverso le Piccole Antille per salire verso nord-ovest uscendo nel Golfo del Messico attraverso il canale dello Yucatán. Mediamente tra il 15 e il 20% delle acque dolci che entrano nel Mar dei Caraibi proviene dall'estuario del Orinoco e dei fiumi amazzonici, trasportata verso nord-ovest dalle correnti caraibiche.

Nella zona che si estende dal nord della Colombia verso il Nicaragua è presente durante quasi tutto l'anno una corrente circolare che ruota in senso antiorario. Questa corrente è generata dalle precipitazioni abbondanti nella regione, che può anche ridurre la temperatura e la densità delle acque, fornendo alcuni nutrienti quali azoto, fosforo utili alla vita vegetale.

Il bacino idrografico del Mar dei Caraibi è uno dei più grandi del mondo. Il fiume più lungo che sfocia in questo mare è il Magdalena che, sorgendo sul Massiccio Colombiano, attraversa la Colombia per una lunghezza di circa 1.540 km. Il Maddalena, a sua volta, riceve le acque di altri importanti fiumi come il Cauca e il Cesar.

Altri fiumi che si gettano nei Caraibi sono: Unare, Tocuyo, Catatumbo e Chama in Venezuela; Ranchería, Sinú e Atrato in Colombia; San San, Chagres (Canale di Panamá) e Changuinola a Panamá; Grande, Prinzapolca e Huahua in Nicaragua; San Juan al confine tra Nicaragua e Costa Rica, che collega il Lago Nicaragua ai Caraibi; Segovia al confine tra Honduras e Nicaragua; Patuca, Sico, Ulua e Aguán in Honduras; Motagua in Guatemala, Belize in Belize; Rio Hondo in Messico; Cauto a Cuba; Yaque del Sur, Ozama e Macoris nella Repubblica Dominicana; Negro in Giamaica e Grande de Patillas a Porto Rico.

Il lago di Maracaibo è collegato ai Caraibi attraverso il Golfo del Venezuela, e rappresenta il più grande lago del Sud America con una superficie di 13.820 km², oltre ad essere uno dei più antichi della Terra.

Il clima dei Caraibi è influenzato dalle correnti oceaniche del Golfo e Humboldt. La posizione del mare tropicale aiuta a conservare l'acqua ad una temperatura moderatamente alta, variando durante l'anno tra i 21° e 32,2 °C.

I Caraibi sono luogo di formazione di uragani. La stagione degli uragani va da giugno a dicembre, e con maggiore presenza tra agosto e settembre. In media ogni anno si formano circa il 9 tempeste tropicali e 5 raggiungono la forza di uragano. Secondo il Centro Nacional de Huracanes nei Caraibi si sono verificati 385 uragani tra il 1494 e il 1900. La correnti d'aria che si sviluppano sulla costa occidentale dell'Africa, nel loro percorso attraverso l'Oceano Atlantico, possono diventare tempeste tropicali e uragani, in particolare nelle zone di bassa pressione della regione orientale dei Caraibi.

Fra i più devastanti uragani registrati si ricordano: l'uragano San Calixto II tra il 10 e il 16 ottobre 1780, abbattutosi tra le Piccole Antille, Porto Rico, Repubblica Dominicana e Florida, provocando tra i 22.000 e i 24.000 morti; e l'uragano Mitch, che originatosi tra le coste della Colombia e l'America Centrale si diresse verso la penisola dello Yucatán e successivamente la Florida tra il 22 ottobre e il 5 novembre 1998, provocando tra gli 11.000 e i 18.000 morti.

Gli uragani sono un problema che si verifica annualmente sulle isole dei Caraibi. La loro natura distruttiva si abbatte anche sulle barriere coralline a causa del depositato di grandi quantità di sabbia, fango, rocce e sedimenti.

Spiagge di sabbia rosa, bianca o del colore grigio brillante frutto di antiche eruzioni vulcaniche. Spiagge che sembrano non aver mai visto un essere umano e altre brulicanti di attività, animate e rumorose a ogni ora del giorno e della notte.



Pink Beach (Barbuda). Questa spiaggia dell’isola di Barbuda è la meraviglia “in rosa” di tutti i Caraibi. Il New York Times, poco più di un anno fa, l’ha inserita nelle 6 spiagge da vedere assolutamente prima di morire. Tutta la costa occidentale presenta, a tratti, sabbie dalle sfumature rosate, ma nessuna eguaglia questa piccola meraviglia rosa. Conosciuta anche col nome di Eleven Mile Beach, la spiaggia si distingue dalle altre caraibiche, spesso sottili striscioline di sabbia fra la vegetazione e il mare, per la notevole ampiezza, dove viene amplificata la sensazione di essere completamente soli. Come raggiungerla? Con le barche a vela che ogni giorno salpano da Antigua.

Seven Mile Beach (Grand Cayman). Un nastro di morbida spiaggia immacolata, tra i più suggestivi del pianeta, ha dato notorietà a Grand Cayman, la più grande e abitata delle isole dell’arcipelago omonimo. Seven Mile, la spiaggia caraibica per eccellenza, si stende per poco meno di 10 chilometri lungo la costa occidentale dell’isola (parte a Nord di George Town, la capitale), tra condomini e alberghi esclusivi.

Bayahibe (Repubblica Dominicana). La bianchissima spiaggia del piccolo villaggio di pescatori di Bayahibe si trova all’interno del Parco Nazionale dell’Este: sabbia finissima, mare cristallino, palme di un verde intenso convivono armoniosamente con le piccole abitazioni caraibiche. Non a caso, questa parte della Repubblica Dominicana è considerata la più bella di tutto il Paese. Si raggiunge in due ore di pullman da Santo Domingo e, in un’ora, dall’Altos de Chavòn.

Seven Mile Beach (Giamaica). Regina della linea costiera occidentale dell’isola è la spiaggia vicina a Negril: 6 chilometri di sabbia finissima (il nome inganna, dato che supera di poco le 4 miglia) e, alle spalle, la palude Great Morass, che si estende per 16 chilometri e costituisce il secondo ecosistema palustre della Giamaica. Qui si trovano i coccodrilli americani e la riserva naturale della Palma Reale. Le zone umide sono oggi protette poiché contribuiscono al ciclo di crescita e formazione delle spiagge coralline.

Anegada (British Virgin Islands). La spiaggia che copre interamente la circonferenza dell’isola di Anegada (11 miglia), è una delle meno conosciute dell’arcipelago delle Isole Vergini Britanniche. Per raggiungere Anegada, a 15 chilometri da Virgin Gorda, occorre un giorno di navigazione su una delle barche a vela che si noleggiano nelle grandi isole circostanti. Sempre il New York Times la ritiene una delle più belle dei Caraibi e consiglia la passeggiata da Cow Wreck Bay, a nord-ovest di Baia Loblolly, fra greggi di capre e bar dove bere l’immancabile rum punch.

Flamenco Beach (Porto Rico). Vieques è sicuramente l’isola sulla costa orientale di Porto Rico più conosciuta e frequentata. Ma delle Spanish Virgin Island è Culebra che vanta la spiaggia più bella: Flamenco Beach, un’ampia mezzaluna quasi perfettamente simmetrica di sabbia bianca, incornicia una baia azzurra di acque calme come quelle di una piscina. Per raggiungerla occorre prendere i battelli che salpano ogni giorno dalla città di Fajardo (a poco più di un’ora di auto dalla capitale San Juan). Giunti sull’isola, basta prendere un taxi e in pochi minuti ci si ritrova in paradiso.

Grace Bay (Turks e Caicos). Tutta la costa nord di Providenciales, porta d’accesso all’arcipelago di Turks e Caicos, è un’immensa spiaggia con una sfumatura di colori che spaziano dall’indaco al turchese. Ma il meglio sta tutto nei 20 chilometri di Grace Bay, dove si danno convegno gli appassionati di immersioni: al largo ben 12 punti segnalati regalano nuotate tra cernie, dentici e pesci chirurgo. Indimenticabile la vacanza se si alloggia al Regent Palm Turks and Caicos , resort di lusso all-suite con terrazza privata, spa e giardino.

Per la sua enorme estensione il mare dei Caraibi è tra i maggiori al mondo, e raggiunge presso le isole Cayman l’impressionante profondità di 7.686 metri. Tutta l’area del mar dei Caraibi, a causa della presenza delle correnti oceaniche del Golfo e di Humboldt, ha una temperatura dell’acqua sempre abbastanza alta, che in taluni casi supera i 32°. Le isole caraibiche, specie in corrispondenza della nostra stagione estiva, sono interessate da uragani e tempeste tropicali.




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