Le conchiglie sono oggetti amati quasi da tutti, sparse sulle spiagge, come gioielli di mare che da sempre bambini e adulti raccolgono. Pochi sanno, tuttavia, che per gran parte della storia, le conchiglie ebbero un ruolo fondamentale per l’uomo, vennero utilizzate in tutti i campi, dai soldi all’arte. Gli uomini primitivi dell’età della pietra utilizzavano le conchiglie per decorare i loro gioielli, case e barche. In molti paesi tropicali, le tribù utilizzavano le conchiglie come moneta di scambio. Gli Inca seppellivano delle conchiglie con i loro morti. Nel corso della storia, architetti e artisti incorporarono nelle loro opere svariati simbolismi tra cui appunto la conchiglia. Tra le rovine a Pompei, vennero trovate conchiglie usate per decorare le statue delle divinità.
Il risultato di queste antiche usanze fu che le conchiglie vennero assorbite nel nostro inconscio collettivo come simbolo positivo.
Nei miti greci e romani le conchiglie erano un simbolo di prosperità, di rinascita e, se associate al mare, indicavano la fonte della fertilità. Tutti proveniamo dal mare, la conchiglia divenne così simbolo del grembo materno e della nascita della dea Venere o Afrodite.
Per questo motivo, la conchiglia rappresentò la divinità femminile nel culto pagano, e venne associata all’amore, alla nascita, alla riproduzione.
Nella mitologia romana si dice che, Venere, la dea dell’amore e della fertilità, venne creata dalla schiuma portata a riva sulla cima di una conchiglia. Molti dipinti rappresentanti la Venere raffigurano quindi una conchiglia per identificarla. Un esempio classico è “La Nascita di Venere” del Botticelli.
Spesso capita nelle nostre chiese di vedere il simbolo della conchiglia riprodotto in varie situazioni pittoriche e decorative ma in modo del tutto particolare nelle acquasantiere. Queste occorrenza simbolica non è affatto casuale poiché la conchiglia ha rivestito per tutto il medioevo un significato proprio legato all’acqua ma anche alla resurrezione e quindi alla tomba. La polisemia della parola arca, termine derivato da arcēre, proteggere, è particolarmente adatta a spiegare la densità di significati che si raccoglie intorno alla figura-simbolo della conchiglia. Arca, infatti, è un semantema pertinente al sarcofago, alla cassa dove si ripongono gli oggetti preziosi (si pensi all’arca dell’alleanza) e all’imbarcazione biblica per eccellenza. Curiosamente, ma non troppo, arca è anche un genere di bivalvi comune in tutto il Mediterraneo catalogato con questo nome da Linneo (1758) per la sua forma che collega così l’immagine del sepolcro alla simbologia della conchiglia. La duplice valenza della conchiglia, emblema di fertilità e al contempo simbolo della tomba, trova spiegazione nel fatto che in entrambi i casi si tratta di un occultamento che prelude a un disvelamento secondo un punto di vista precedente anche all’avvento del pensiero cristiano. Su tale substrato, come sempre avviene nei casi di tessiture simboliche così ricche e cangianti, il cristianesimo ha posto il suo impianto interpretativo facendo diventare il binomio conchiglia-sepolcro un emblema non solo di vita ma anche di redenzione. È evidente che il primo e più perfetto frutto della conchiglia-sepolcro, in un’ottica squisitamente cristiana, non può essere che il Cristo il quale è dunque perla di perfezione. Anche Giovanni, il figlio che aveva sussultato nel ventre materno al saluto di Maria, gode di un’iconografia che gli attribuisce la valva della conchiglia quale strumento di identificazione del suo ruolo di battista, ossia di precursore del Cristo-perla. Il Physiologus, primo bestiario cristiano a cui si ispireranno gli altri testi a venire, descrive il rapporto tra Giovanni e Cristo come simile a quello tra la perla e l’agata che, per la sue proprietà intrinseche, era utilizzata nella pesca delle conchiglie: «Vi è una pietra che è chiamata agata: i cercatori di perle le trovano per mezzo della pietra d’agata; i pescatori infatti legano l’agata con un filo solidissimo e lo lasciano affondare in mare; e l’agata va verso la perla e non si muove più; allora i pescatori possono così seguire la fune e recuperare la perla» (Physiologus latinus, VIII sec., par. XXII). L’agata sta alla perla come Giovanni sta Gesù poiché come l’una pietra mostra l’altra, così il Battista rivela agli uomini il Salvatore.
Un passo del Tesoro di Brunetto Latini, peraltro ripreso dal suddetto Physiologus, descrive il comportamento della conchiglia: «Cochilla è un pesce di mare, lo quale sta chiuso con due ossa grosse, ed apre e chiude, e sta in fondo di mare, e la mattina e la sera viene a sommo, e toglie la rugiada. E poi sta al sole, e indurano alquanto queste gocciole della rugiada; poi quando sono cavate di queste cochille elle indurano e queste sono quelle che l’uomo chiama perle, le quali sono pietre di grande nobiltà, e specialmente in medicina; e come la rugiada è pura e netta, così sono le perle bianche e nette».
Ecco dunque che il simbolo che così spesso troviamo negli edifici sacri cristiani, ma non solo, prende senso alla luce della storia che ci ha preceduti e della sua interpretazione della natura. Anche se troppo spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto.
La Capasanta o conchiglia di San Giacomo è il simbolo del Pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela.
Il Pellegrino o “Peregrino” nel corso dei secoli ha da sempre raccolto sulle spiagge galiziane e sulla costa di Finis Terrae (in lingua galiziana Fisterra) le conchiglie di San Giacomo di Compostela.
La conchiglia di San Giacomo doveva essere cucita sul mantello o sul cappello ed era l’indicazione o il simbolo da mostrare a tutti che il Pellegrino aveva raggiunto e visitato la tomba di San Giacomo nella lontanissima e verdeggiante regione della Galizia nella penisola iberica.
“Las conchas” di San Giacomo nel medioevo e nei secoli successivi diventavano delle testimonianze e delle certificazioni simili a dei documenti con sigillo dell’avvenuto pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela e della visita alla tomba dell’apostolo di Gesù.
Le conchiglie di San Giacomo, trasportate e custodite con molto rispetto, servivano come certificazione da mostrare alle autorità preposte una volta rientrati nella città o paese natale per ottenere esenzioni dalle tasse o dal pagamento di pedaggi lungo il viaggio di ritorno.
Oggi,nei moderni pellegrinaggi, le conchiglie di San Giacomo possono essere trovate e comprate lungo tutto il tratto del “Cammino” da Roncisvalle fino all’arrivo nella città di Santiago de Compostela e vengono esibite con orgoglio sui moderni e utili zaini a testimonianza del moderno sacrificio lungo tutto il tratto del pellegrinaggio.
La conchiglia è un simbolo spesso usato per rappresentare l´amore.
Il guscio infatti rappresenta la protezione, la sicurezza, così come in una coppia affiatata.
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