giovedì 20 agosto 2015
I MISTERIOSI ABISSI
Dai mari ai monti....ma poi alla fine vediamo gli abissi.
A lungo si è creduto che gli abissi marini fossero come immensi deserti perché le forti pressioni cui vengono sottoposti gli animali impediscono la vita. Nella fossa delle Marianne (oceano Pacifico, 11 mila metri di profondità), per esempio, ogni organismo subisce una pressione idrostatica di 1064 atmosfere, cioè 1064 volte superiore a quella che noi subiamo sulla superficie terrestre a livello del mare. Ma per le creature che vivono negli abissi la pressione preme da ogni parte e, come l’aria che grava su di noi, non reca loro disturbo. I loro tessuti si sviluppano in quell’ambiente, e i fluidi che si trovano all’interno del corpo acquistano una pressione tale da creare equilibrio con la pressione esterna. In queste zone, per via dell’oscurità, manca completamente la vita vegetale. Il cibo perciò “piove” dagli strati superiori. Gli organismi della fossa della Marianne sono per la maggior parte lunghi pochi centimetri: attinie, policheti, oloturoidei (Elpidia, Myriotrochus, Scotoplanes), molluschi bivalvi, crostacei isopodi, e anfipodi. A profondità minori (fino a 5-6 mila metri) c’è una grande varietà di pesci: dalla rana pescatrice abissale al pesce tripode, al pesce pellicano.
La luce solare penetra solo fino a 200 m e qui si concentra la maggior parte degli organismi marini.
Procedendo verso il basso, la temperatura dell'acqua tende a diminuire: a 2000 m si registra una temperatura di 3°C e a 3000 m di soli 2°C, sui fondali si può sfiorare lo 0°C. La pressione invece aumenta, 1 atm ogni dieci metri. Il mare profondo è dunque un ambiente estremo, abitato da pochi organismi ma riserva numerose sorprese. La più interessante per la vita marina è stata la scoperta, nei pressi della dorsale pacifica orientale, dei "camini" dai quali fuoriesce acqua a temperatura altissima (400°C) ricca di gas e particelle di diversi solfuri.
Queste strutture denominate Black smokers costituiscono un ecosistema particolarissimo, che non trae la sua energia dalla luce solare. Sui fondali oceanici delle rift valley, l'acqua penetra nella crosta terrestre attraverso le fessure della roccia giungendo in prossimità dei magmi sottostanti, si surriscalda fino a temperature di circa 400°C e solubilizza molti dei minerali presenti nella roccia.
Risalendo alla superficie fuoriesce dando origine a pennacchi scuri (da qui il nome di black smokers) perché ricchi di minerali che a contatto con l'acqua fredda circostante precipitano dando così origine ai "camini". La sostanza presente in maggior quantità in queste emissioni è l'idrogeno solforato, questo è utilizzato da batteri ipertermofili quale fonte di energia, in luogo della luce solare, questi batteri rappresentano il primo anello di una catena alimentare costituita da vermi, molluschi, crostacei e anche pesci tutti con caratteristiche particolari, adatti a vivere in un ambiente tanto "strano".
L’evoluzione della vita sul nostro pianeta ha creato dei veri e propri mostri “naturali”, specie viventi primordiali, che per adattarsi a questi ambienti estremi si sono concentrati sulla funzionalità sacrificando l’estetica.
Il pesce vipera, detto anche vipera di mare, vive nei mari tropicali e temperati fino a 3000 metri di profondità ed è la specie con la più alta distribuzione negli abissi marini. Il suo corpo è allungato, quasi serpentiforme e ricoperto da scaglie caduche. Quello che lo caratterizza maggiormente è però l’enorme bocca armata di denti talmente lunghi e acuminati da sporgere anche quando la mandibola è chiusa. Sono quasi tutti completamente neri sul ventre e argentei sui fianchi mentre in posti strategici del loro corpo come lungo il dorso alcuni batteri, chiamati fotofori, ospitati all’interno dei loro organi, li rendono luminescenti. Alcuni pesci vipera, invece, sono completamente trasparenti e per creare luce utilizzano un processo chimico chiamato bioluminescenza.
Il drago di mare è cosmopolita e di solito vive nelle acque tropicali tra i 700 ai 1000 metri di profondità ma di notte si può trovare anche in superficie. È uno dei predatori più feroci degli abissi marini, infatti, nonostante le sue piccole dimensioni (circa 25 cm), cattura pesci molto più grandi di lui, che poi inghiotte interi. Ha una testa larga, una bocca con molti denti lunghi e aghiformi ed attaccato al mento è presente un lungo barbiglio in grado di produrre luce a intermittenza, grazie ai fotofori, e muovendosi avanti e indietro funge da esca per disorientare le sue prede. Il pesce drago ha inoltre una doppia fila di fotofori anche sulla parte ventrale mentre il resto del corpo è nero. Le pinne pettorali sono poste anteriormente sotto il mento mentre quelle dorsali e caudali sono spostate molto indietro.
Il diavolo nero, conosciuto anche come Melanoceto, è diffuso negli abissi più profondi di oceani temperati o tropicali fino ai 4500 metri. Il corpo della femmina è circolare e tozzo con una grossa testa, mandibole molto allargabili e denti forti ed appuntiti che gli consentono di ingoiare prede fino a 4 volte la sua lunghezza che è di circa 18 cm. Sulla fronte ha l’ilicio, un’antenna mobile provvista all’estremità di fotofori, con cui attira e stordisce le prede e, una volta che sono abbastanza vicine, le intrappola all’interno della sua potente mandibola. Le pinne sono piccole e arrotondate. Il maschio invece non supera i 3 cm e ha dei grossi denti a uncino che usa per attaccarsi alla femmina e vivere da parassita prendendo da lei tutto il nutrimento. I maschi che non riescono nell’intento di agganciarsi a una femmina moriranno di fame.
L’anguilla pellicano è, senza dubbio, una delle creature più bizzarre degli abissi marini e vive fra i 500 e i 750 metri di profondità. La sua bocca dotata di un’incredibile apertura mascellare è in grado di ingoiare animali molto più grandi di lui perché il suo stomaco è molto elastico. Il pesce catturato viene poi depositato in una “sacca”, come una seconda mascella, che lo fa assomigliare a un pellicano. Il suo corpo può raggiungere i 2 metri di lunghezza e la sua forma poco idrodinamica non gli permette di nuotare velocemente per catturare le prede. Per attirarle si serve invece di un organo luminescente posto alla fine della sua coda. Nella vita si riproduce soltanto una volta.
L’isopode gigante è uno dei membri più grandi della famiglia dei crostacei e vive sul fondo degli abissi marini fino a 2000 metri di profondità dove la pressione è altissima e la temperatura può essere di soli 4° C. L’isopode, essendo il cibo molto scarso, si è adattato a mangiare ciò che cade sul fondo dell’oceano dall’alto o piccoli invertebrati. Ha una bocca molto complessa in grado di perforare, triturare e sventrare le prede. Questi animali possono raggiungere una lunghezza di circa 75 cm e quando si sentono minacciati si arrotolano su stessi proteggendosi con il loro robusto guscio. Benché esistano da più di 160 milioni di anni non hanno avuto evoluzione.
Il calamaro vampiro è un mollusco cefalopode che si trova in tutto il mondo nella maggior parte delle regioni tropicali e temperate a profondità di 600-900 metri o più. Il suo corpo è gelatinoso di colore variabile tra il rosso chiaro e il nero da cui sporgono sul dorso una coppia di grandi pinne a forma di orecchie che utilizza come mezzo principale di propulsione. I calamari vampiri sembrano infatti “battere le ali” nell’acqua. La lunghezza totale del corpo del calamaro vampiro può raggiungere i 30 cm circa ed è ricoperto da fotofori che può accendere o spegnere a suo piacimento creando lampi luminosi atti a disorientare le sue prede mentre quando i fotofori sono spenti rimane completamente invisibile. Gli occhi sono limpidi e rossi, tra i più grandi di tutto il regno animale, e possono arrivare fino a 2,5 cm di diametro. Per difendersi, quando si sente minacciato, non possiede la sacca dell’inchiostro ma emette dalle punte dei tentacoli del muco appiccicoso bioluminescente che gli permette di scomparire nell’oscurità. È completamente innocuo per l’uomo.
La chimera dal lungo naso vive nelle acque temperate di tutto il mondo tra i 1000 e i 2000 metri di profondità ma è molto difficile avvistarne uno negli abissi marini data la sua rarità. La caratteristica principale che lo contraddistingue è il lungo naso stiletto che ricorda il profilo di un jet supersonico o di una specie di un unicorno sottomarino. Alcuni l’ hanno soprannominato anche “pesce topo” per via della sua lunga coda. In Sud Africa è anche conosciuto come lo “squalo fantasma” anche se è solo lontanamente legato agli squali. Sulla sua pinna dorsale si trova una spina velenosa che sarebbe in grado di uccidere una persona anche se, data la profondità in cui vive, sarebbe davvero improbabile incontrarlo.
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