venerdì 28 agosto 2015

IL TROTTOIR A VERMETI



Il termine trottoir (letteralmente “marciapiede”), deriva dalla letteratura scientifica francofona, ed è quello impiegato più comunemente dai ricercatori italiani di biologia marina. Esistono in realtà termini italiani equivalenti. Il termine "piattaforma a vermeti" (senz’altro linguisticamente più corretto di trottoir), è utilizzato diffusamente in campo biologico, mentre nella letteratura geologica storica è generalmente preferito il termine "panchina" per indicare facies sedimentarie del tipo descritto in questa voce (sia dominate da Vermetidi che da altri taxa). Un esempio classico di queste ultime facies è la cosiddetta Panchina tirreniana, caratterizzata da estesi accumuli conchigliari, che caratterizza il sottopiano statigrafico Tirreniano (Pleistocene del mediterraneo) ed è costituita da specie atlantiche ad affinità tropicale (fra cui anche diverse specie di Vermetus) denotanti un clima più caldo dell’attuale.

Il Trottoir a vermeti o “piattaforma a vermeti” è una piattaforma carbonatica litoranea che si espande verso il mare, formata in seguito ad un processo di cementificazione di gusci di alcune specie di molluschi della famiglia dei Vermetidi. Si tratta di un’importante biostruttura tipica del Mar Mediterraneo, per molti versi simile alle barriere coralline. La sua crescita è legata principalmente all’azione di due specie di molluschi gasteropodi: Dendropoma petraeum e Vermetus triquetrus.

“ll trottoir fu descritto da Jean Louis Armand de Quatrefages de Bréau nel suo volume intitolato: “Souvenirs d’un naturaliste”, pubblicato a Parigi intorno al 1854. Nel 1952 Molinier e Picard si recavano in Sicilia per ritrovare i luoghi di Quatrefages, e non solo, e ridescrivevano il trottoir di Torre de l’Isola con molti più dettagli. Nel 1964 la formazione veniva ripresa da Pérés e Picard nel:” Nouveau manuel de bionomie benthique de la mer Méditerranée” pubblicato a Marsiglia. Negli ultimi venti anni l’argomento è stato trattato dai malacologi, che a Palermo sono ben rappresentati da Riccardo Giannuzzi e da Francesco Pusateri. Inoltre, Pandolfo A., Chemello R. & Riggio S. (1992) con: “Notes sur la signification écologique de la malacofaune d’un “Trottoir à Vermets” le long de la côte de Palerme (Sicile)” e con altri lavori.”



Il trottoir è edificato dal mollusco gasteropode vermetide Dendropoma (Novastoa) petraeum (Monterosato, 1892), considerato il principale biocostruttore del trottoir a vermeti (Chemello et al., 2000), in associazione con alcune alghe rosse incrostanti, come Neogoniolithon brassica – florida (Harvey) Setchell & Mason (Fig.2), considerata una componente importante dei trottoir a vermeti. Quest’ultimo è comune in “cuvettes” e pozze di marea, e non si trova mai su altre alghe. Alla piattaforma si associa spesso il Vermetus triquetrus (Bivona Ant., 1832) che, sia in forma solitaria che gregaria, occupa le porzioni perennemente immerse della struttura poiché, differentemente dal Dendropoma petraeum, presenta un opercolo vestigiale poco adatto per resistere ai periodi di secca.

Dendropoma petraeum può essere considerato una specie “strutturale”. Dendropoma petraeum è un mollusco gasteropode sessile endemico del Mediterrano che ha una robusta conchiglia di forma tubulare a crescita irregolare.

E’ una specie gregaria e coloniale adattata a vivere nella fascia intermareale grazie alla presenza di uno spesso opercolo corneo che chiude l’apertura della conchiglia nei periodi di emersione cui l’animale è sottoposto durante l’alternanza dei cicli di marea. La specie si nutre esclusivamente attraverso filtrazione per mezzo di ciglia, che con l’ausilio di sostanze mucillaginose intrappolano piccoli organismi contenuti nell’acqua (Calvo et al., 1998). D. petraeum può essere considerato la principale specie biocostruttrice (30%) del reef a vermeti (Chemello et al., 2000).

Dendropoma petraeum presenta le gonadi di entrambi i sessi. Le uova presentano uno sviluppo diretto (Calvo et al., 1998) e sono incubate all’interno della cavità del mantello in una capsula ovigera. La schiusa delle uova è diretta, ed i giovanili sono in grado di insediarsi sul substrato subito all’esterno della conchiglia materna.

In uno studio comparativo tra coste con trottoir a vermeti e coste nelle quali queste strutture sono assenti, è stato evidenziato come questa formazione contribuisce all’aumento della diversità.

La componente malacologica è costituita da circa 46 taxa, tra questi ad esempio Mytilaster minimum (Poli, 1795), Cardia caliculata (Linnaeus, 1758), Pisinna glabrata (Von Mühlfeldt, 1824)



Per quanto riguarda la componente algale, sono stati identificati 129 taxa.

I trottoir a vermeti sono distribuiti in tutto il Mediterraneo, anche se le strutture più imponenti sono descritte per il settore orientale, in particolare lungo le coste di Israele (Safriel, 1975) e del Libano (Dalongeville, 1977).

Nella Sicilia nord-occidentale la distribuzione delle biocostruzioni a vermeti coincide con le formazioni carbonatiche costiere a prevalente esposizione ad Ovest/Nord-Ovest (Dieli et al., 2001). I siti sono: Cefalù, Capo Zafferano, Capo Gallo, Punta Barcarello, Isola delle Femmine, Punta Raisi, Tonnara del Cofano e Isole Egadi.

Dall’osservazione dei trottoir siciliani è possibile definire uno schema morfologico generale in cui, secondo un transetto costa-largo, distinguiamo le seguenti componenti:

Cintura infralitorale a Cystoseira amentacea var. stricta: Posta inferiormente al bordo esterno della piattaforma.

Bordo esterno: Costituito da una spessa incrostazione di Dendropoma, a volte superiore ai 40 cm, molto articolata e fessurata, che rappresenta la vera porzione attiva del trottoir, in espansione verso il largo.

Cuvettes: Una o più depressioni dal diametro variabile da qualche decimetro ad oltre un metro ed una profondità generalmente inferiore ai 50 cm. Le cuvettes di dimensioni maggiori possono essere paragonate a piccole lagune retrorecifali.

Cornice prossimale: Di pochi centimetri di spessore, formata dalle incrostazioni di due rodoficee, Neogoniolithon brassica-florida (sin. Spongites notarisii) e Lithophyllum byssoides (sin. L. tortuosum), quest’ultima considerata un marcatore del trottoir.

Nella Convenzione di Berna del 1979 sulla “Conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa”, ratificata dall’Italia nel 1981 (L. 503 del 5/08/1981) e recepita con i suoi allegati soltanto dopo il 1996, viene elencato tra i molluschi il Dendropoma petraeum (Monterosato, 1884), principale costruttore di piattaforme a vermeti. Da sottolineare che la protezione delle specie elencate negli allegati I e II della Convenzione impone la protezione dell’habitat in cui queste si trovano. Tuttavia, questa Convenzione non ha lo stesso potere della Direttiva Habitat (Cinelli et al., 2009). La Convenzione di Barcellona del 16 febbraio 1976, modificata nel 1995, e i protocolli elaborati nell’ambito di tale Convenzione mirano a proteggere l’ambiente marino e costiero del Mediterraneo, incoraggiando la progettazione di piani regionali e nazionali che contribuiscono allo sviluppo sostenibile.

Nel protocollo SPA/BIO (Convenzione di Barcellona) troviamo una serie di criteri finalizzati ad individuare le aree di particolare interesse per la conservazione della biodiversità mediterranea, ASPIM (Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea). La presenza e lo stato di associazioni animali e vegetali meritevoli di salvaguardia è uno dei requisiti più importanti che viene preso in considerazione per istituire una ASPIM.


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