Sole, sul quale le ultime ricerche scientifiche stanno effettuando nuovi studi e ricerche. Se indagini di ambito americano stanno dimostrando l'efficacia dell'elioterapia per la prevenzione a numerose patologie, una cosa è certa: i bagni di luce stimolano anche il sorriso.
Un team di ricercatori dell'Università di Pisa guidati dal professor Gino Fornaciari ha condotto uno studio sui resti scheletrici di nove piccoli principi fiorentini appartenenti alla famiglia Medici. Affetti da rachitismo a causa della carenza di vitamina D, la crescita dei bambini fu fortemente indebolita dal latte materno come unica fonte di sostentamento fino ai due anni e per la mancanza di luce, motivata da una vita rigidamente confinata ai ricchi salotti delle lussuose dimore nobiliari..
Il sole è fondamentale per l’organismo e ha su di esso numerosi effetti benefici: stimola la sintesi della vitamina D, punto di partenza per la formazione e lo sviluppo dell’apparato scheletrico (perciò indispensabile per la crescita dei bambini); stimola il tono fisico e muscolare; migliora l’umore; attenua i dolori muscolari; è di giovamento per chi soffre di psoriasi o di dolori reumatici; combatte i brufoli, grazie all’azione antibatterica dei raggi ultravioletti (anche se l’ispessimento della pelle causato da prolungate esposizioni finisce con l’ostruire i follicoli sebacei e così, chi ha problemi di acne, dopo un iniziale miglioramento, si ritrova nella condizione di partenza).
Un’eccessiva esposizione al sole però, può causare sia effetti diretti e immediati come eritema, orticaria e scottature, sia effetti tardivi e indiretti che sono assai più gravi.
I primi, sono generalmente reversibili e facilmente risolvibili con cure adeguate ma, oltre al disagio iniziale, possono contribuire allo sviluppo di altre patologie future, soprattutto in persone predisposte. I secondi invece, hanno notevoli e pericolose conseguenze sull’organismo: macchie brune, cheratosi (ispessimenti della cute), invecchiamento precoce, degradazione del DNA (soprattutto in corrispondenza di esposizioni prolungate) e degradazione dei fosfolipidi di membrana, ossia tutte condizioni che nel tempo possono degenerare in forme maligne.
L’abbronzatura di per sé, è una risposta fisiologica di difesa della nostra pelle stimolata dall’azione del sole: la melanina, quindi, se dal lato estetico regala un colorito più scuro, dall’altro è un vero e proprio meccanismo difensivo del corpo che in questo modo, riesce a filtrare le radiazioni solari, ostacolando la penetrazione dei raggi ultravioletti.
I cheratinociti invece, intervengono in un secondo sistema di protezione: l’ispessimento cutaneo, che impedisce ai raggi ultravioletti di penetrare in profondità e danneggiare le cellule. Quando però l’esposizione è eccessiva e avviene senza corrette precauzioni, i sistemi difensivi del corpo non sono più sufficienti e si verificano i danni cutanei del sole, più e meno gravi:
– la prima reazione è la scottatura o eritema solare, che può divenire anche una vera ustione: si caratterizza per arrossamento, calore e bruciore, prurito e dolore nella zona colpita (anche con bolle). La scottatura si attenua e regredisce gradualmente nel giro di pochi giorni. L’entità dell’eritema, che a sua volta dipende dal fototipo e dalla dose di raggi U-V assorbiti, è proporzionale al tempo di guarigione.
– le discromie o macchie cutanee compaiono anche se, in molti casi, il sole non è il diretto responsabile: è il caso, per esempio, delle lentigo senili che solitamente appaiono in età adulta a causa di prolungate esposizioni ai raggi ultravioletti solari o artificiali (lampade abbronzanti).
– I tumori della pelle: ne esistono tre principali tipi: i carconomi basocellulari, quelli spinocellulari e i melanomi. Dalle cellule epiteliali hanno origine i carcinomi basocellulari e quelli spino cellulari, e crescono molto lentamente e di rado danno luogo a metastasi; dai melanociti invece si sviluppano i melanomi, che sono la forma più grave dei tumori della pelle poiché possono dar luogo con maggiore frequenza a metastasi.
Il carcinoma spinocellulare nasce dalle cellule più superficiali dell’epidermide ed è la forma di tumore cutaneo più chiaramente associato all’esposizione cronica e cumulativa al sole. Colpisce prevalentemente le parti del corpo più esposte (viso, orecchie, collo, cuoio capelluto, spalle e dorso), difficilmente dà luogo a metastasi e si cura con facilità.
Il basalioma nasce dalla morte delle cellule più profonde dell’epidermide ed è associato ad un’esposizione intensa e intermittente, tipica delle vacanze. Si presenta come un piccolo nodulo duro al tatto che progressivamente cresce di dimensioni. In alcuni casi possono essere pigmentati e quindi scambiati per melanomi. Colpiscono dopo i 60 anni, raramente danno metastasi e sono forme neoplastiche aggressive.
Per i melanomi, i fattori di rischio conosciuti ad oggi sono diversi, alcuni sono strettamente legati alla persona:
– predisposizione familiare (in circa il 10%);
– presenza di lentiggini o di nei, soprattutto se grossi, dai bordi irregolari, di forma e colore variabile o in gran quantità (più di 50): effettuate una visita di controllo da uno specialista per precauzione;
– occhi, capelli e pelle chiara (coloro che si scottano con facilità ma non si abbronzano).
Il legame tra l’esposizione ai raggi solari e l’insorgenza del melanoma quindi, è meno forte rispetto agli altri tumori della pelle: si è comunque osservato che molti pazienti avevano avuto ustioni solari in età giovanile, oppure avevano mostrato un aumento del numero dei nevi a seguito dell’esposizione ai raggi ultravioletti.
A differenza degli altri tumori della pelle, il melanoma può essere letale se non si interviene negli stadi iniziali: può crescere sia in superficie sia in profondità. Le cellule tumorali possono staccarsi dalla zona d’origine e raggiungere i linfonodi più vicini (ascelle, inguine e collo) oppure, attraverso la circolazione sanguigna, qualsiasi organo. Il rischio che il melanoma possa dare metastasi è tanto maggiore quanto più alto è il suo spessore (rischioso è 1 millimetro).
Le rughe sono la manifestazione estetica della rottura del collagene e delle altre strutture cellulari cutanee con conseguente cedimento strutturale, dovute all’eccessiva esposizione al sole. Secchezza e ruvidezza, disidratazione, riduzione dell’elasticità e della sensibilità cutanea sono altre conseguenze di un invecchiamento precoce della pelle che per questo deve essere accuratamente e costantemente protetto durante l’esposizione solare.
Forse meno noti ma ugualmente nocivi, sono i problemi alla vista: le radiazioni ultraviolette possono causare importanti danni alla cornea, alla retina e al cristallino con sintomi quali dolore corneale, fotosensibilizzazione, lacrimazione e spasmo delle palpebre. L’uso di occhiali a lenti scure con una montatura avvolgente quindi, deve essere sempre un obbligo soprattutto nelle ore più calde del giorno. Le lenti colorate sfumate o chiare, in molti casi non sono in grado di proteggere sufficientemente l’occhio.
Sul prodotto deve essere indicato il potere filtrante: da 0 (protezione quasi nulla) a 4 (protezione massima, utile in condizioni estreme, come in alta quota). Gli occhiali protettivi sono necessari perché la semplice chiusura delle palpebre non è da sola in grado di proteggere l’occhio dagli effetti dannosi della luce solare.
L’immunosoppressione o disfunzioni al sistema immunitario: gli Uva danneggiano alcune cellule presenti nella cute ed aventi funzioni difensive: sono le cellule di Langherans, vere e proprie “sentinelle” nei confronti di agenti estranei o di cellule cutanee alterate. Inoltre, sono in grado di stimolare linfociti che alterano i naturali sistemi di riparazione del DNA: le cellule possiedono sofisticati sistemi in grado di riconoscere le eventuali anomalie (perdita, per esempio, di tratti di DNA) e di “ripararle” attraverso enzimi che ricostruiscono il filamento di DNA che è stato danneggiato. Se questo processo però viene appunto alterato, si possono verificare errori di riparazione e difesa: proprio da un fallimento potrebbero svilupparsi cellule pericolose (cancerose), che possono incominciare a replicarsi senza controllo e invadere le zone vicine.
La fotosoppressione e fotodermatosi: il 70% delle potenziali fototossine (alcuni farmaci antinfiammatori, antibiotici, il benzoilperossido e di fotoallergeni) sono sostanze che vengono attivate e modificate dalla luce UVA e possono provocare reazioni cutanee su base infiammatoria o immunologica. Ciò significa che le fototodermatosi sono causate sia dagli Uvb sia dagli Uva che in questo modo, “lavorano” in sinergia. Ecco perché si raccomanda la protezione anche verso i raggi Uva!
L’allergia al sole, o fotosensibilità, è una reazione del sistema immunitario alla luce solare: il più delle volte si manifesta come eruzione cutanea accompagnata da prurito. Le zone colpite con maggior frequenza sono il collo, il dorso delle mani, la parte esterna delle braccia e la parte bassa delle gambe. In rari casi la reazione cutanea può essere più grave e causare la comparsa dell’orticaria o di piccole vesciche che si possono diffondere anche nelle zone di pelle coperte dai vestiti.
Le allergie alla luce solare sono causate da cambiamenti che si verificano nella pelle esposta al sole. Non si sa con esattezza perché l’organismo reagisca in questo modo, tuttavia il sistema immunitario riconosce alcuni componenti della pelle alterata dal sole come “estranei” e l’organismo attiva le difese immunitarie contro di essi. In questo modo si origina una reazione allergica che si presenta sotto forma di esantema, di minuscole vesciche o, più di rado, di eruzione cutanea di tipo diverso.
Le allergie al sole si verificano soltanto nelle persone sensibili e, in alcun casi, possono essere provocate da un’esposizione al sole che dura solo per pochi minuti. I ricercatori non sanno con esattezza perché alcune persone soffrano di allergie di questo tipo e altre no, ma le ricerche sembrerebbero confermare che alcune forme di fotosensibilità sono ereditarie.
La dermatite polimorfa solare, che di solito si manifesta con eruzione cutanea e prurito sulla pelle esposta al sole, è in ordine di frequenza il secondo problema della pelle causato dal sole dopo le normali scottature. Si verifica in una percentuale variabile dal 10 al 15 per cento della popolazione degli Stati Uniti e colpisce persone di tutte le razze e di tutte le origini etniche. Le donne sono più colpite degli uomini e i sintomi di solito si manifestano per la prima volta durante la giovinezza. Nei climi temperati la dermatite polimorfa solare di solito è rara durante l’inverno, ma frequente durante i mesi primaverili ed estivi. In molti casi l’eruzione cutanea si ripresenta ogni primavera, immediatamente dopo che la persona ricomincia a passare più tempo all’aria aperta. Con l’arrivo dell’estate, poi, l’esposizione ripetuta al sole può far diminuire la sensibilità alla luce solare: le eruzioni cutanee della dermatite polimorfa solare possono scomparire totalmente, oppure diventare via via meno gravi. Gli effetti di questo processo di desensibilizzazione, detto rafforzamento, di solito durano per tutta l’estate, però le eruzioni cutanee spesso si ripresentano in tutta la loro intensità la primavera seguente.
Prurigo attinica (Dermatite Polimorfa Solare ereditaria). Questa forma ereditaria di DPS colpisce le persone di origine amerindiana, tra cui gli indiani dell’America settentrionale, meridionale e centrale. I sintomi di solito sono più intensi di quelli della DPS classica; spesso iniziano più precocemente, già durante l’infanzia o l’adolescenza. In una stessa famiglia, diverse generazioni potrebbero essere colpite da questo problema.
Dermatite fotoallergica. In questa forma di allergia al sole la reazione cutanea è scatenata dall’effetto della luce solare su una sostanza chimica applicata sulla pelle (normalmente si tratta di un ingrediente delle creme solari, dei profumi, dei cosmetici o delle pomate antibiotiche) o ingerita con un farmaco (spesso un farmaco prescritto dal medico). Tra i farmaci che con maggior frequenza sono in grado di provocare una dermatite fotoallergica ricordiamo:
gli antibiotici (soprattutto le tetracicline e i solfonammidi),
le fenotiazine usate per curare determinati disturbi psichiatrici,
i diuretici usati per curare l’ipertensione e l’insufficienza cardiaca,
alcuni contraccettivi orali.
La Food and Drug Administration (FDA), ha anche collegato alcuni casi di dermatite fotoallergica a 3 comuni antidolorifici disponibili in farmacia senza ricetta: l’ibuprofene, il naprossene, il ketoprofene.
Orticaria solare. Questa forma di allergia al sole provoca la comparsa dell’orticaria (grandi bolle arrossate che causano prurito) sulla pelle esposta al sole. È un disturbo raro che colpisce con maggior frequenza le giovani donne.
La dermatite polimorfa solare di solito si presenta sotto forma di eruzione cutanea che causa prurito o bruciore durante le prime due ore di esposizione al sole. La reazione di solito si manifesta sulle zone esposte al sole del collo, del torace, delle braccia e delle gambe. Inoltre, possono comparire brividi, mal di testa, nausea e malessere generale per una o due ore. In rari casi, si può avere un’eruzione di placche rosse (piatte e in rilievo), di vescicole piene di liquido o di minuscole aree di sanguinamento sottopelle.
Prurigo attinica (DPS ereditaria). I sintomi sono simili a quelli della DPS, ma di solito sono concentrati sul volto, soprattutto intorno alle labbra.
La dermatite fotoallergica normalmente provoca un’eruzione cutanea con rossore e prurito oppure piccole vesciche. In alcuni casi l’eruzione cutanea si diffonde anche alle zone di pelle coperte dagli abiti. La dermatite fotoallergica è una forma di reazione di ipersensibilità ritardata, quindi i sintomi cutanei potrebbero presentarsi anche uno o due giorni dopo l’esposizione al sole.
L'orticaria solare normalmente compare sulle zone di pelle esposte entro pochi minuti dall’esposizione al sole.
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