domenica 21 agosto 2016

LE GROTTE DI PALINURO



Capo Palinuro è un promontorio roccioso della costa della Campania Meridionale, tra il golfo di Velia e quello di Policastro, nel Cilento in Provincia di Salerno. Si spinge per circa 2 km nel mare Tirreno, a ovest della foce dei fiumi Lambro e Mingardo. Vi è ubicata la stazione meteorologica di Capo Palinuro.
Il suo territorio rientra nella frazione Palinuro del comune di Centola.

È un'importante località turistica, celebre per le bellezze paesaggistiche legate al mare e al suo entroterra e per le reminiscenze storico letterarie legate al suo nome.

Durante l'epoca greca il promontorio era già conosciuto dai naviganti per la pericolosità delle sue insidiose correnti, a cui «ben si addiceva l'epiteto di luogo dove "il vento gira".

Designarono anche con il nome di una sirena, simbolo di acque infide, Molpè ossia la leggiadra, il fiume che scorre alle pendici del capo Palinuro.

Nel 540 a.C. colonizzatori ionici provenienti da Focea eressero su capo Palinuro, in località Molpa, un villaggio con annessa necropoli.

Virgilio, nell'Eneide, dà una sua interpretazione dei fatti narrando di Palinuro, timoniere di Enea, che cade in mare tradito dal sonno e, giunto a riva, viene assalito e ucciso dagli indigeni. Gli dei dell'oltretomba, offesi dall'episodio sacrilego, puniscono gli abitanti con una tremenda pestilenza.

Una flotta dei Romani nell'anno 253 a.C. viene sorpresa e distrutta da una tempesta al largo di Capo Palinuro.

Il promontorio è costituito da rocce calcaree che scendono a strapiombo sul mare e nelle quali le acque hanno scavato numerose grotte e profonde gole.



Le cavità finora censite sono trentadue, di superficie e sommerse, che si insinuano e si articolano in gallerie e sale scavate nella roccia del costone palinurese delle quali solo alcune vengono sfruttate come attrazione turistica mediante esplorazioni guidate su imbarcazioni, che incessantemente prendono il largo dal porto alla scoperta di quelle che sono vere e proprie opere d'arte naturali quali la celebre Grotta Azzurra, la Grotta d'Argento, la Grotta dei Monaci e la Grotta del Sangue. La sola grotta azzurra, la più conosciuta e visitata per gli splendidi giochi di luce e l'intensità d'azzurro di cui le sue acque si caricano, che costituisce un forziere di preziosi spunti per gli speleologi e biologi che dai primi anni '80 conducono incessanti e fruttuosi studi sulla natura morfologica, floristica e faunistica dell'incavo, definito un “laboratorio biologico in miniatura”. Nell'ambito di pochi metri, infatti, si raggruppano variazioni di luci, di idrodinamismo o di apporti trofici che nell'ambiente esterno possono interessare decine o addirittura centinaia di metri; grazie anche alla presenza sui fondali di sorgenti termali da cui sgorgano acque sulfuree che mescolandosi alle acque marine generano con i solfobatteri disposti sulle superfici rocciose, caratteristiche “nevicate” da cui trae ispirazione il nome del famoso antro della grotta noto come Sala della Neve e raggiungibile attraverso immersione subacquea. La favolosa tradizione delle origini di Palinuro trova poi espressione nella Grotta delle Ossa, in località Marina di Molpa, dove è stato rinvenuto il reperto archeologico più antico. Le pareti della grotta sono incrostate di ossa di uomini e animali. Inizialmente gli studiosi, forti delle testimonianze lasciate dagli scrittori vetusti, pensavano appartenessero ai romani, i quali per due volte naufragarono presso questi lidi: una volta, durante la prima guerra punica, quando una flotta romana di ritorno dall'Africa, perse cinquecento navi; una seconda volta, al tempo di Ottaviano, quando alcuni legni dell'imperatore non riuscirono a riparare nel porto di Palinuro. I morti di entrambe le sciagure, si accumularono secondo gli esperti in tre grotte, successivamente ostruite.

Le grotte di Capo Palinuro sono uno dei fondali più belli del Mediterraneo, tra grotte e anfratti che tempestano tutto il capo, sopra e sotto il livello del mare.
La Grotta Azzurra è la cavità più estesa e più nota di tutto il complesso di grotte che ospita Capo Palinuro. La grotta si apre sul fianco settentrionale di punta della Quaglia, con una entrata triangolare alta 6 metri e larga 10. Essa deve il suo nome e il suo fascino allo spettacolare effetto prodotto dall'azzurro che, provenendo apparentemente dal fondale marino, illumina l'intero ambiente rendendolo irreale e suggestivo. Questo spettacolare effetto accade per merito della luce del sole proveniente da un sifone subacqueo che sbuca sul lato opposto di punta della Quaglia. La Grotta del Sangue deve il suo nome al "sinistro" colore delle pareti interne, caratterizzate da un'impressionante color rosso sangue rappreso che, riflettendosi sulla superficie marina, lascia intravedere nelle acque della grotta una sfumatura rossastra. Oltre la punta del Mammone, nella cosiddetta Cala Fetente, si trova la Grotta Sulfurea, massima espressione del fenomeno idrotermale di Capo Palinuro. Il suo fondale e le sue pareti sprigionano vapori di acido solfidrico che danno alla zona il caratteristico odore di zolfo. Nella Grotta dei Monaci si vanno sviluppando delle particolari e curiose formazioni stalagmitiche che nel tempo hanno assunto nell'immaginario fantasioso delle persone le sembianze di altrettanti fraticelli avvolti nel saio. La Baia del Buondormire, antica e suggestiva dimora delle sirene, è una cala incastonata tra il mare e la parete rocciosa sovrastante, un luogo di indescrivibile bellezza e quiete nascosto tra gli anfratti di Capo Palinuro.


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