Le Isole Eolie formano un arcipelago, costituito da sette isole vere e proprie, alle quali si aggiungono isolotti e scogli affioranti dal mare. Le sette isole sono disposte a forma di Y coricata, con l'asta che punta verso Ovest; sono ubicate al largo della Sicilia settentrionale, di fronte alla costa tirrenica messinese. Sono perciò visibili da gran parte della costiera tirrenica della Sicilia, quando la visibilità è ottima e non è presente foschia.
L'arcipelago, di origine vulcanica, è situato nel Mar Tirreno, a nord della costa siciliana. Comprendono due vulcani attivi, Stromboli e Vulcano, oltre a vari fenomeni di vulcanismo secondario.
Le sette isole sono:
Lipari. Nome in greco antico: Lipàra o Meligunìs.
Salina con lo Scoglio Faraglione. Nome in greco antico: Didme.
Vulcano, all'estremità Sud dell'arcipelago. Nome in greco antico: Hierà.
Stromboli, con l'isolotto di Strombolicchio, all'estremità nord-est dell'arcipelago. Nome in greco antico: Stronghle.
Filicudi. Nome in greco antico: Phoinicdes o Phoinicùssa; entrambi i nomi derivanti da finix, che significa palma, ma anche porpora.
Alicudi, all'estremità ovest dell'arcipelago. Nome greco antico: Ericùssa.
Panarea, con gli isolotti di Basiluzzo, Dattilo e Lisca Bianca. Nomi in greco antico: Eunymos; e gli isolotti: Basilùs e Dàktylos.
Le isole Eolie, tutte di origine vulcanica, sono situate nel Mar Tirreno meridionale di fronte alla costa nord della Sicilia all'altezza di Capo Milazzo da cui distano meno di 12 miglia nautiche.
La presenza umana nell'arcipelago risulta sin da epoca molto antica. Le genti preistoriche vennero infatti sicuramente attratte dalla presenza di grandi quantità di ossidiana, sostanza vetrosa di origine vulcanica grazie alla quale le Eolie furono al centro di fiorenti rotte commerciali. I primi insediamenti si ebbero già alcuni secoli prima del 4000 a.C., nell'età neolitica. L'ossidiana, che a quei tempi era un materiale ricercatissimo in quanto tra i più taglienti materiali di cui l'uomo dell'epoca disponeva, alimentò traffici commerciali intensi: anche ad essi si deve ascrivere la notevole prosperità dell'Arcipelago in cui fioriscono strutture abitative e villaggi. L'ossidiana liparese è attestata in Sicilia, nell'Italia meridionale, in Liguria, in Provenza e in Dalmazia. A Lipari nacque così un insediamento di notevole ampiezza. Tra il XVI e il XIV secolo a.C. le Eolie videro aumentare la loro importanza in quanto poste sulla rotta commerciale dei metalli: in particolare sembra fosse scambiato lo stagno che giungeva via mare dai lontani empori della Britannia e transitava per lo stretto di Messina verso oriente.
Agli inizi del secondo millennio a.C. in Sicilia si afferma la Cultura di Castelluccio, mentre nelle Eolie si diffonde la cultura detta di Capo Graziano, dai rinvenimenti dell'isola di Filicudi. La medesima cultura è attestata anche a Lipari e l'abitato è formato di capanne circolari con pareti di pietre a secco, poste sulla rupe, quasi a strapiombo sul mare. Le forme ceramiche di questo periodo sono numerose e si trasformano nel tempo, attestando per il bronzo Medio un forte influsso della cultura di Thapsos detta cultura del Milazzese. Le influenze dalle aree della Sicilia centro meridionale perdurano sino al bronzo recente. Per l'età del Bronzo si rilevano anche importazioni dal mondo Miceneo e dal Vicino Oriente. Successivamente è documentata una diversa cultura, di tipo villanoviano con tombe in situle e in vasi biconici, detta dell'Ausonio I e dell'Ausonio II, perché propone forme attestate anche nella penisola Italiana e forse da essa importate. Lipari fu poi colonizzata da un gruppo di Greci (Cnidi e Rodii), intorno al 580 a.C., e nel mondo greco si identificò l'Arcipelago con le isole Eolie, note ad Omero e considerate la dimora del dio dei venti, Eolo.
Anche nel periodo greco l'Arcipelago rappresentò un punto nodale di incontro tra Tirreni (Etruschi), Fenici (Cartaginesi) e Greci (sia di Grecia propria che della Magnagrecia e della Sicilia, con particolari legami con le città dello Stretto e con Siracusa). Le ricche necropoli di Lipara hanno restituito vasi e materiali di importazione dalla Grecia (di Corinto, di Atene e della Ionia) e produzioni locali sfarzose. Di particolare interesse sono sia le terrecotte (mascherette teatrali e pinakes votivi) che le produzioni vascolari nel IV sec. caratterizzate da crateri di importazione siceliota e campana e nel III da una pregevole produzione locale con ricco cromatismo.
Durante la prima guerra Punica le isole furono teatro degli scontri tra Roma e Cartagine e Lipara fu conquistata da Roma nel 252. In epoca romana le Eolie divennero centri di commercio dello zolfo, dell'allume e del sale, del vino e del garum. Anche in questo caso le ricche oreficerie e i corredi tombali con olle di vetro e frammenti riconducibili a sarcofagi ed a statue funerarie dimostrano un buon livello di vita, probabilmente connesso alla diffusione del latifondo senatorio.
Nell'836-837 l'arcipelago è assaltato dall'armata di al-Fadl ibn Yaqub (poi sostituito a settembre dal nuovo governatore aghlabide Abu l-Aghlab Ibrahim b. Abd Allah b. al-Aghlab, cugino dell'emiro Ziyadat Allah I). La flotta musulmana condotta da al-Fadl ibn Yaqub devasta le Isole Eolie ed espugna diverse fortezze sulla costa settentrionale della Sicilia, tra cui la vicina Tyndaris. Nell'XI secolo Lipari è conquistata dai Normanni che vi impostano una abazia benedettina e con Ruggero II la elevano a sede vescovile.
Nel 1544, quando la Spagna dichiara guerra alla Francia, il re francese Francesco I chiede aiuto al sultano ottomano Solimano il Magnifico. Questi manda una flotta comandata da Khayr al-Din Barbarossa che attacca le isole Eolie, uccidendo e deportando molti dei suoi abitanti. Secondo il suo disegno le Eolie avrebbero dovuto essere l'avamposto dal quale attaccare Napoli.
Nel corso dei secoli successivi l'arcipelago viene nuovamente popolato da comunità spagnole, siciliane e del resto d'Italia. In epoca borbonica l'isola di Vulcano viene usata come colonia penale per l'estrazione coatta di allume e zolfo.
Le isole prendono nome dal dio Eolo, re dei venti. Secondo la mitologia greca, Eolo riparò su queste isole e diede loro nome, grazie alla sua fama di domatore dei venti. Viveva a Lipari e riusciva a prevedere le condizioni del tempo osservando la forma delle nubi sbuffate da un vulcano attivo, probabilmente lo Stromboli. Grazie a questa abilità, determinante per gli isolani, che erano in gran parte pescatori e necessitavano di conoscere la probabile evoluzione degli eventi meteorologici, Eolo si guadagnò grande popolarità nell'arcipelago; secondo una teoria, fu da ciò che un semplice principe greco, abile nel prevedere il tempo dalle nubi, alimentò il mito del dio Eolo, in grado invece di comandare i venti.
Il nome di isole Lipari viene invece, secondo il mito, dal re Liparo, mitico colonizzatore dell'isola, contemporaneo di Eolo. Secondo Plinio, dai greci queste isole venivano chiamate Efestiadi e conseguentemente, dai romani, assieme a Aeoliae e Lipari, Volcaniae (Plin. III, 92).
Le isole Eolie costituiscono un sistema vulcanico determinato dalla subduzione della litosfera oceanica sotto quella continentale, determinandone la fusione con liberazione di magma che, giunto in superficie, forma un arco insulare, l'arco Eoliano, lungo 200 km e composto, oltre che dalle sette isole vulcaniche emerse, dai monti sottomarini (in inglese "seamount") Alcione, Lametini, Palinuro, Glabro, Marsili, Sisifo, Eolo, Enarete).
Le isole dell'arcipelago eoliano appartengono amministrativamente a 4 comuni della provincia di Messina: Leni, Malfa e Santa Marina Salina sono situate sull'isola di Salina, mentre il comune di Lipari è costituito dalle rimanenti isole.
Negli anni novanta il geologo siciliano Sergio Cucchiara ha identificato una nuova specie di lucertola sullo scoglio La Canna, vicina a Filicudi: la Podarcis raffoneae sottospecie Cucchiarai, registrata all'Università di Palermo ed anche al British Museum di Londra. Sono in seguito state riscontrate altre sottospecie di tale lucertola presso lo Scoglio Faraglione di Salina, Strombolicchio e l'isola di Vulcano. Nell'anno 2000 le Isole Eolie sono state insignite del titolo di Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO, come riserva della biosfera nonché come patrimonio culturale.
Sono state definite le "sette perle del mediterraneo", questo perchè sono isole di straordinario fascino. Si tratta di vulcani sempre attivi e quando ci si avvicina non si può fare a meno di essere invogliati ad esplorarle. Panarea è la più piccola ma anche la più frequentata da giovani ed offre una vita notturna niente male. Chi va a Vulcano non può non immegersi almeno per un minuto nel laghetto naturale dei fanghi caldi. Lipari, la più grande, è detta la montagna bianca perchè costituita dalla pomice una pietra che in acqua sta a galla. Salina è l'isola che ha affascinato Massimo Troisi infatti e proprio lì che è stato girato il Film "Il Postino", inoltre è famosa per i capperi e per la produzione di Malvasia il famoso nettare degli dei. Stromboli si presenta come un enorme gigante nero col pennacchio infatti quando il sole tramonta è possibile vedere la fiamma del vulcano uno spettacolo unico al mondo. Rimangono Alicudi e Filicudi che sono le più antiche e tutte e due dotate di straordinaria bellezza in quanto sono le più incontaminate. Questo perchè la sera, come vita notturna, non offrono molta scelta. Quindi sono frequentate, principalmente, da persone che vogliono rilassarsi il più possibile godendosi paesaggi unici al mondo.
La splendida natura delle Eolie contiene alcune preziosissime rarità di passaggio fra il regno vegetale ed animale. A Lipari la ginestra, l'erica, l'oleandro, il rosmarino (la parola deriva dal latino e significa rugiada di mare) ed il mirto colorano e profumano tutta l'isola. Passeggiare senza fretta in questa natura incontaminata e selvaggia è l'esperienza più bella che l'isola possa offrire. La Bouganvillea, pianta brasiliana importata in Europa da un famoso esploratore francese, " De Bouganville" , è stata adottata dagli eoliani e cresce arrampicandosi sui muri e poi ricade in nuvole di colore fittissime creando una vera gioia per gli occhi. Il Cappero è quasi un simbolo per tutte le Eolie. E' una pianta molto bella dai morbidi rami a unico stelo intervallati qua e là da qualche spina; è una pianta che ama il sole e che genera il buonissimo frutto (il bocciolo del fiore) che guarnisce i nostri piatti mediterranei. La fioritura dell' Erica avviene nell'estate inoltrata, fino al tardo autunno. Il fiore è di un rosa intenso, a forma di minuta anfora e si raccoglie in compatte ombrelle terminali. L'Ibisco è un meraviglioso fiore rosso-porpora. o bianco, o rosa. Scoppia agli occhi dal segreto dei giardini delle casette eoliane, oppure ad una svolta del vicolo che state percorrendo.
Dal punto di vista faunistico oltre all' allevamento ovino, caprino e bovino si trova, in quasi tutte le isole, il coniglio selvatico. Gli uccelli invece sono presenti solo nel momento del passaggio. Ricca e abbondante é la fauna ittica: nelle acque dell' arcipelago viene praticata la pesca del pesce spada, del tonno, dell' aragosta e del pesce azzurro (sardine, sgombri e alici), nonché la raccolta di crostacei e molluschi. Alle Eolie esiste una fauna legata strettamente al terreno ed estremamente sensibile alle variazioni ambientali, in particolare gli Acari Oribatidi, appartenenti agli Aracnidi. Tra gli insetti, che sono il gruppo animale più rappresentato nelle isole, vanno ricordate le specie endemiche dei Collemboli; sono noti anche due Blattari Ectobiidi. Il lepidottero Satiride è una splendida farfalla diurna esclusiva dell'arcipelago, abbastanza comune in tutte le isole. La fauna vertebrata annovera un numero di specie alquanto ridotto in confronto a quello della vicina Sicilia. Tra i vertebrati presenti alle Eolie esistono alcune specie che, seguendo linee evolutive indipendenti, si sono differenziate a livello specifico, e che costituiscono parte significativa del patrimonio biologico e naturalistico dell'arcipelago. L'unico anfibio presente certamente a Lipari e a Salina è il Bufo viridis, specie in grado di tollerare prolungati periodi di siccità.
Fra i rettili, la Testuggine terrestre risulta presente a Salina, dove è stata importata dall'uomo Abbastanza diffuso è il Biacco , chiamato localmente "sierpi niura", chiamata così a causa del colore scuro degli individui adulti. Si tratta di un animale del tutto innocuo per l'uomo e molto utile, in quanto la sua dieta si basa prevalentemente sui piccoli vertebrati, tra cui i topi. Abbastanza cospicuo è il numero delle specie migratorie segnalate nell'arcipelago; fra queste, una notevole parte è costituita dagli uccelli acquatici , grazie alla presenza del lago salmastro di Punta Lingua a Salina e di una piccola zona umida stagionale nell'istmo di Vulcano, gli unici ambienti ottimali esistenti nelle Eolie per la sosta di tali uccelli. Lo Scricciolo e l'Usignolo di fiume, sono localizzati presso i canaloni costieri ricoperti dalla vegetazione tipica delle aree umide e ombrose. Fra i roditori, le uniche specie presenti su tutte le isole e sull'isolotto di Basiluzzo sono il Coniglio, il Ratto nero e il Topo comune.
Tra la fauna marina delle isole Eolie, le specie più comuni in questo arcipelago sono le Meduse, i Coralli neri, le Attinie equine, il Rombo e le Stelle di mare. Il mare delle Eolie riserva spesso la sgradita sorpresa di incontri con le piccole e brucianti Meduse L'Attinia equina è un fiore animale dai colori smaglianti, arancio, verde, rosso, giallo, attaccato al fondo da un gambo robusto e carneo. Quando un piccolo pesce si avvicina nuotando, l'attinia si anima e afferra voracemente la preda. I Coralli neri costituiscono gli ultimi esemplari di questa specie esistenti nel Mediterraneo. Il Rombo è un pesce piatto e tondeggiante, molto simile a una sogliola. Nel mare delle Eolie è ancora possibile trovare numerose Stelle marine di colore rosso e dalle cinque braccia tondeggianti. La stella si nutre prevalentemente di molluschi: si attacca ai bivalvi aderendo alle due valve e vi esercita una leggera ma continua pressione che vince la forza avversa che tiene chiuse ermeticamente le conchiglie.
Le Isole Eolie sono i luoghi ideali per chi ama scoprire continuamente qualcosa di nuovo. Sono sette isole e ciascuna ha caratteristiche sue che la rendono diversa da tutte le altre ed è così per tutto. Basti pensare alle spiagge: di sabbia nera a Vulcano, di ciotoli neri a stromboli ed altrove, di sabbia normale a Panarea, di pomice bianca a Lipari, di ciotoloni nelle calette più piccole. Non c'è un posto che assomiglia davvero ad un altro.
Sin dall'età preistorica grazie alla loro posizione geografica le Eolie hanno avuto un importante ruolo nelle rotte commerciali che interessavano ad ampio raggio il Mediterraneo da Oriente ad Occidente passando attraverso lo stretto di Messina. Punti insidiosi per la navigazione in antico erano la secca di Capistello e la secca del Bagno di Lipari, la secca di Capo Graziano di Filicudi, e gli scogli appena affioranti delle Formiche di Panarea.
Per le navi cariche di ceramiche e di anfore piene di vino, olio, grano e garum (la salsa di pesce particolarmente gradita ai Romani), le Eolie costituivano stazioni di sosta nel Tirreno meridionale o di rifornimento e scambio commerciale delle risorse locali.
Il materiale archeologico fino ad ora recuperato, frutto di scavi effettuati a partire dagli anni '60 o di recuperi occasionali, proviene da circa venti relitti. Lo si può ammirare visitando la sala di Archeologia Marina del Museo Archeologico "Luigi Bernabò Brea"a Lipari: dalla baia di Pignataro di Fuori, di fronte al Monte Rosa di Lipari, provengono ceramiche databili all'antica età del bronzo (inizi II millennio a.C.), fabbricate a Lipari e destinate, forse a bordo di una piccola imbarcazione, alle isole minori. A Filicudi e Panarea sono state trovate parecchie anfore di età greca, mentre una macina in pietra vulcanica proviene dalla secca del Bagno di Lipari. Grande mostra poi fanno i carichi delle navi naufragate: un relitto datato al IV secolo a.C. fu individuato in prossimità dello scoglio di Dattilo, sui fondali di Panarea caratterizzati da manifestazioni di vulcanesimo secondario. La superficie dei vasi raccolti è infatti alterata dalle incrostazioni ferrose delle fumarole.
Il relitto di Filicudi, denominato relitto F, e quello della secca di Capistello di Lipari, risalgono al III sec.a.C. Le navi trasportavano vino in anfore fabbricate nell'Italia centro-meridionale (note come anfore greco-italiche) e ceramiche varie, acrome e a vernice nera. Dal relitto della secca di Capistello di Lipari, è stato recuperato un bel servizio da mensa: lucerne su alto piede e piatti da pesce. Al centro della sala spicca la grande piramide di anfore ordinate così come dovevano essere nella stiva di una nave di età romana (II sec.a.C.) che fece naufragio presso la secca di Capo Graziano di Filicudi. Al carico appartenevano anche ceramiche e monete di zecca romana.
Parecchie anfore provengono da relitti di età romana individuati a Filicudi, Panarea e Vulcano.
Singolare il carico di una nave tardo romana, naufragata a Lipari, presso Punta Crapazza (di fronte Vulcano): lingotti di stagno, nocciole e zolle di solfuro di arsenico usato nell'antichità come colorante.
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