venerdì 4 dicembre 2015
LA PERNICE DI MARE
La pernice di mare (Glareola pratincola, Linnaeus 1758), è un uccello della famiglia dei Glareolidae.
Uccello di piccole dimensioni (22–25 cm., 70-90 g.), possiede una struttura corporea molto slanciata, il becco corto e lievemente ricurvo all’ingiù e le zampe molto corte; presenta il dorso di colore marrone, il ventre è chiaro, le zampe e la coda sono nere, la gola ed il petto color crema e delimitati da un collare nero che parte da sotto l’occhio; quando è in volo ha l’aspetto di una grande rondine, le ali sono lunghe e sottili ed inferiormente di colore rossiccio-bruno, il groppone è bianco e la coda forcuta.
I suoi richiami consistono in una serie di striduli e secchi cinguettii.
La pernice di mare è visibile libero in natura, in Europa, Asia, Africa, ed America del Sud, in Italia ci sono rare nidificazioni, sempre nelle vicinanze della costa marina, è un uccello che è quasi impossibile incontrare all'interno.
La pernice di mare vive in Europa, nell’Asia centroccidentale e in alcune aree dell’Africa settentrionale, dove frequenta in prevalenza le distese costiere fangose con bassa vegetazione e i margini di paludi, lagune e saline. Sverna nell’Africa a sud del Sahara. La nidificazione nell’Europa meridionale risulta piuttosto irregolare; in Italia è estiva e nidificante, ma non comune. Riconoscibile dalla coda biforcuta, nera con base bianca, dalle corte zampe nere e dal becco breve e lievemente ricurvo, presenta un piumaggio bruno-verdastro nelle parti superiori, fulvo chiaro in quelle inferiori e bianco sul ventre. Sulla gola si nota un’ampia macchia color crema bordata di nero. Si nutre di insetti di varie specie che cattura in volo, sfruttando la sua agilità e il suo dinamismo. Di spiccate tendenze gregarie durante tutto l’anno, nidifica in colonie deponendo 3 uova in un’unica covata, tra aprile e giugno.
Frequenta soprattutto ambienti pianeggianti, secchi, con vegetazione bassa e rada o del tutto assente, in prossimità di zone umide costiere a livello del mare. All'interno di questi limiti, la nidificazione può verificarsi in un'ampia varietà di zone (incolti, aree sabbiose, ghiaiose, steppose, zone fangose disseccate o di recente prosciugamento, isole all'interno di zone umide ecc.; ma anche aree con coltivazioni che hanno uno sviluppo tardivo rispetto al calendario riproduttivo della specie, ad esempio angurie, soia ecc.).
I siti scelti per la nidificazione non devono avere ostruzioni voluminose che limitino la visibilità, quali alberi, dossi, grossi cespugli, rocce o simili.
Queste aree devono garantire un’ampia disponibilità di cibo per l'intero ciclo riproduttivo. La dieta è a base di insetti, soprattutto locuste, Coleotteri, Odonati, Emitteri, ma anche Lepidotteri, termiti e ragni, che vengono catturati principalmente volando la mattina presto o la sera; ma ci sono osservazioni di individui a caccia di notte con la luce della luna.
Nella regione Paleartica occidentale, la Pernice di mare nidifica nella parte meridionale della Penisola Iberica, nella Francia mediterranea, in Italia, nei Paesi Balcanici, in Grecia, in Turchia e in Russia. La riproduzione si verifica anche nei Paesi del Nord Africa a contatto del Mediterraneo (Libia esclusa) e in Medio Oriente. La distribuzione è estremamente localizzata in tutte le Nazioni, fuorché nella Penisola Iberica e nella parte settentrionale del Mar Nero.
In Italia, la Pernice di mare è sempre stata una specie poco comune. Essenzialmente estiva e migratrice, viene osservata soprattutto nelle zone umide costiere durante la migrazione (marzo-maggio e agosto-ottobre).
In considerazione della scarsità della specie, nel nostro Paese mancano studi approfonditi sulla sua biologia. La riproduzione, anche se ritenuta possibile in diverse località, è stata accertata soltanto in poche regioni: Emilia Romagna, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana. La nidificazione si verifica solitamente in colonie monospecifiche o in associazione con il Fratino (Charadrius alexandrinus) e il Fraticello (Sterna albifrons); più raramente con il Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus) o in prossimità di coppie di Gabbiano reale (Larus cachinnans).
I primi dati certi sulla riproduzione risalgono alla fine degli anni '40, quando Brandolini (1948, 1952) rileva la presenza di una colonia con circa 50 individui nelle Valli di Comacchio e di un'altra "numerosa" nel Golfo di Oristano (Sardegna). Sino agli anni '70, la presenza della colonia delle valli di Comacchio è stata riscontrata in modo irregolare, mentre non abbiamo più dati per quella del Golfo di Oristano. Tuttavia, in considerazione della successiva evoluzione di queste colonie, della particolare difficoltà di reperire i nidi della specie, della scarsa copertura ornitologica di queste aree (soprattutto di quella sarda), della tendenza della Pernice di mare a rioccupare regolarmente i siti riproduttivi e delle favorevoli condizioni ecologiche, è possibile che queste colonie siano sempre state presenti con continuità per tutto quel periodo.
In particolare, nell'area di Comacchio, alla metà degli anni '70, è stata rilevata la presenza di una popolazione che ha avuto una consistenza massima di alcune decine di coppie e dal 1982 al 1988 hanno nidificato dalle 2 alle 30 coppie. Tra il 1989 e il 1994 non sono state rilevate coppie nidificanti.
Nel 1995 tre coppie hanno nidificato senza successo nelle Valli di Argenta (Ferrara); mentre nel periodo 1996-1998, 13-15 coppie sono state accertate nella Bonifica del Mezzano.
In Puglia, i primi dati sulla nidificazione della specie risalgono al 1955 quando Frugis & Frugis (1963) trovano una importante colonia con "centinaia di individui" nel Lago Salso di Manfredonia. Successivamente, questa colonia ha subito un rapido declino. Infatti, nel 1965, nella stessa zona sono stati notati non più di 20 individui, aumentati a 30-35 nel 1977 (senza che però venissero rinvenuti nidi), ma ridotti a pochi esemplari nei primi anni '80. Invece, negli anni 1988 e 1993 in un controllo delle zone di nidificazione e di altre aree umide della Puglia, la specie non è stata rilevata. Nel corso degli anni '90 la specie è stata notata soltanto nel 1995, quando sono state censite 2-3 coppie a Manfredonia.
In Sardegna, nel periodo 1970-1994 la Pernice di mare ha occupato regolarmente diversi siti del Golfo di Oristano. Si trattava di alcune colonie separate i cui effettivi hanno avuto un totale di 30-50 coppie sino ai primi anni 90; in seguito si è assistito a un calo repentino dei nidificanti. Nel periodo 1992-94 erano presenti 30-35 coppie, circa il 30% della popolazione italiana; nel periodo successivo, in quest’area dell'isola è stata rilevata soltanto la presenza di singoli individui e nessuna coppia nidificante. Un'altra popolazione, che ha avuto un massimo di circa 15 coppie, ha nidificato regolarmente dalla metà degli anni 70 nel Sud dell'isola (Stagno di Cagliari). Questa colonia ha avuto la stessa dinamica della popolazione dell'oristanese: gli effettivi sono diminuiti soprattutto dalla fine degli anni 80 e più recentemente (1997-1999) sono stati osservati soltanto singoli individui.
In Sicilia, dopo varie notizie dubbiose, la nidificazione di tre coppie è stata accertata nel 1974 nel Simeto (Massa, 1978). In seguito, singole coppie e piccole colonie, con un massimo di 9 coppie nel 1987 sono state accertate a Pachino, nelle saline di Trapani, nel Biviere di Gela e nel Siracusano. In quest'ultima area, la nidificazione è confermata per il periodo 1984-1992; mentre negli anni 1995-98 è stata rilevata la presenza regolare di 60 coppie nel Biviere di Gela.
Nelle altre parti d'Italia, la nidificazione è stata riscontrata solo in Toscana nel 1982, con una coppia nel lago di Massaciuccoli.
In base ai dati disponibili, negli anni 70 la popolazione italiana di Pernice di mare è stata di 80-90 coppie. Seppur con piccole fluttuazioni annuali o locali, questo contingente ha mantenuto gli stessi effettivi sino agli inizi degli anni 90, con circa il 30% della popolazione distribuito nelle colonie della Sardegna. Invece, nella seconda metà degli anni 90 è possibile ipotizzare la presenza di circa 80 coppie, di cui il 75% concentrato in solo sito in Sicilia (Biviere di Gela).
L'evoluzione della popolazione italiana della Pernice di mare negli ultimi decenni è stata meno catastrofica che in altre parti dell'Europa e del Mediterraneo. Infatti, al vistoso calo dei contingenti nidificanti in aree storiche, quali Sardegna e Puglia, è corrisposto un apparente incremento della popolazione siciliana. Non è escluso che quest'ultima si sia formata a partire da contingenti originati delle altre zone meridionali del nostro Paese (Sardegna e Puglia, appunto).
La (quasi) scomparsa della popolazione della Sardegna è imputabile soprattutto alla drastica riduzione dell'habitat di nidificazione a disposizione; ma probabilmente anche all'intensificazione delle pratiche agricole e all'incremento dell'utilizzo di pesticidi e insetticidi nelle aree di nidificazione, che hanno ridotto la disponibilità trofica. Infatti, contemporaneamente al calo dei nidificanti della Pernice di mare, nelle stesse aree si è riscontrata anche una importante diminuzione di altre specie insettivore quali l'Averla capirossa, la Calandra e il Gruccione.
In Emilia Romagna per favorire la nidificazione della Pernice di mare sono stati effettuati con successo dal 1996 al 2000 alcuni interventi di gestione mirata in prati umidi (creati su seminativi ritirati dalla produzione per venti anni con il Regolamento CEE 2078/92) situati tra Argenta e Comacchio (Ferrara), area nella quale la pernice di mare ha nidificato fino alla fine degli anni ’80. Poiché per la nidificazione questa specie predilige vaste superfici di terreno con andamento irregolare e con vegetazione scarsa o nulla, caratteristiche dei fondali di alcune paludi in corso di prosciugamento o dei prati umidi salmastri, si è proceduto ogni anno, a partire dal 1996, ad una lavorazione superficiale del terreno tra la fine di aprile e l’inizio di maggio su almeno 2 ettari emersi di prati umidi creati ex novo. Questa operazione, effettuata su suoli con moderata salinità, ha determinato una lenta ricrescita della vegetazione erbacea e quindi la permanenza di un ambiente idoneo alla nidificazione, permettendo l’insediamento delle coppie e la deposizione delle uova durante il mese di maggio-inizio giugno. I radi cespi di graminacee alofile che si sviluppano nei due mesi successivi alla lavorazione del terreno costituiscono inoltre un rifugio per i pulcini fino al momento dell’involo.
E il risultato è che tutte le coppie nidificanti in Emilia Romagna a partire dal 1997 si sono riprodotte in questo habitat artificiale, ricreato al preciso scopo di favorire la Pernice di mare. Un risultato non da poco per una specie così minacciata.
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