lunedì 2 novembre 2015
ACHILLE LAURO
L'Achille Lauro fu ordinata nel 1938 come Willem Ruys, il suo scafo venne impostato nel 1938 a Flessinga (Paesi Bassi) per i Rotterdamsche Lloyd. La costruzione fu ritardata dalla seconda guerra mondiale e da due bombardamenti e la nave non venne varata fino al luglio 1946. La Willem Ruys venne completata alla fine del 1947 e compì il suo viaggio inaugurale il 2 dicembre 1947. Era dotata di un impianto di desalinizzazione per ricavare acqua potabile dall'acqua di mare. Fino al 1963 rimase in servizio sulla linea Europa-Australia. Successivamente venne usata per crociere nel Mediterraneo.
Nel 1964, venne venduta alla Flotta Lauro e ribattezzata Achille Lauro. Ricostruita estensivamente e modernizzata nei Cantieri del Tirreno di Palermo, rientrò in servizio nel 1966 come nave da crociera. Nell'aprile 1975, mentre si trovava nello stretto dei Dardanelli entrò in collisione con una nave trasporto bestiame, la Yousset, che affondò. Nel 1982, successivamente al fallimento della Flotta Lauro, passò alla Lauro Line della Mediterranean Shipping Company.
Per quattro volte (1965, 1972, 1981 e 1994) fu vittima di incendi, l'ultimo dei quali, scoppiato il 30 novembre 1994 ne causò l'affondamento il 2 dicembre, tre giorni dopo.
Il 7 ottobre 1985, mentre compiva una crociera nel Mediterraneo, al largo delle coste egiziane, venne dirottata da un commando del Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP). A bordo erano presenti 201 passeggeri e 344 uomini dell'equipaggio.
Dopo frenetiche trattative diplomatiche, si giunse in un primo momento ad una felice conclusione della vicenda, grazie all'intercessione dell'Egitto, dell'OLP di Arafat (che in quel periodo aveva trasferito il quartier generale dal Libano a Tunisi a causa dell'invasione israeliana del Libano) e dello stesso Abu Abbas (uno dei due negoziatori, proposti da Arafat, insieme a Hani El Hassan, un consigliere dello stesso Arafat), che convinse i terroristi alla resa in cambio della promessa dell'immunità.
Due giorni dopo si scoprì tuttavia che a bordo era stato ucciso un cittadino statunitense, Leon Klinghoffer, ebreo e paralitico: l'episodio provocò la reazione degli Stati Uniti.
Dopo aver lasciato Alessandria d'Egitto e aver effettuato uno scalo in Grecia, l'Achille Lauro si diresse verso Napoli, quando la CIA passò un'informazione, forse proveniente dai servizi egiziani, relativa alla possibile presenza di esplosivo su alcune casse caricate ad Alessandria. Pur non potendo verificare la veridicità dell'informazione il SISMI, in accordo con il comandante della nave, decise per precauzione di far gettare in mare alcune casse di cui non era stato possibile controllare il contenuto.
La nave fu acquisita nel 1987 dalla Mediterranean Shipping Company S.A.. Il 30 novembre 1994, mentre era in navigazione al largo della Somalia, scoppiò un incendio che tre giorni più tardi, il 2 dicembre 1994 ne causò l'affondamento.
Giù in dieci minuti, ruotando su se stessa. Ventiquattromila tonnellate, 30 milioni di dollari e cinquecento sogni di esotismo a buon prezzo risucchiati dall' abisso. Quel patetico vagare sbilenco per sessanta miglia nelle correnti, trascinandosi dietro un grattacielo di fumo e il luccichio dell' incendio mai domato, l' ultimo giro di valzer a 95 miglia al largo della Somalia, poi il viaggio lento di cinquemila metri verso il fondo. Nel buio delle profondità tropicali si è parcheggiata la "grande nave blu", in buona compagnia di tanti relitti di ex giganti del mare uccisi dal fuoco o dai tifoni. Muore così, l' Achille Lauro due giorni e mezzo di agonia e forsennate illusioni di recupero di quella balena di ferro e comfort per una babele di turisti. Pochi minuti prima di andare sotto, l' aveva agganciata a poppa il rimorchiatore olandese "Solano". Un' esplosione improvvisa ma prevedibile, il "Solano" che molla in fretta quella scatola vuota fumante, l' Achille Lauro che si capovolge e sparisce. Crollati i ponti, devastata dal fuoco tutta la fiancata a dritta, il transatlantico degli immigrati prima, poi autobus di lusso per crociere tropicali, ha così smentito una maledizione che la voleva bruciare ma non affondare. La "vecchia signora" maledetta s' era raddrizzata di venti gradi nelle ultime ore, riconquistando una migliore linea di galleggiamento dopo la montagna d' acqua sbattutale addosso per domare le fiamme. I sette compartimenti e le 133 porte tagliafuoco non erano stati capaci di fermare l'incendio. La condanna era scritta. Nicola Coccia ha spiegato che l' affondamento è avvenuto mentre il rimorchiatore "Solano" stava iniziando la manovra di trascinamento della nave. I rimorchiatori in azione erano due. La società aveva un contratto di recupero con la "Murri International Salvage freres" che aveva spedito il "Bison I" il quale ha poi chiesto rinforzi al "Solano". Il patto era che i cinque miliardi, valore della grande ferraglia, andassero divisi a metà. Appena il "Solano" ha iniziato a trascinare l' "Achille", il bastimento è sbandato. E' bastato perché un' altra valanga d' acqua l' invadesse. E si è spalancato il gorgo. La "nave blu" resterà sul fondo, come si conviene, con tutti i suoi tesori compresi i gioielli imprigionati nelle cassaforti delle cabine.
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