giovedì 15 ottobre 2015

L' ACQUARIO



Allevare pesci voleva dire avere una nuova e costante fonte di cibo a disposizione, ma significava anche saper costruire e mantenere vasche adatte alla vita di questi animali.
per questo motivo i primi allevamenti di pesci sono attestati in zone costiere o nei pressi di fiumi e laghi, dove fosse facile collegare le vasche ad una perenne fonte d'acqua.
Nell'antico Egitto e nell'antica Roma l'allevamento dei pesci era già pratica comune. In Egitto era famoso l'allevamento della perca nilotica. Nell'impero romano, poi, l'allevamento dei pesci era considerato indispensabile per rifornire la tavola di prelibatezze, tanto che non c'era villa che non fosse fornita di vasche con dighe e chiuse che permettevano un ottimale ricambio d'acqua al fine di avere sempre a disposizione i pesci migliori. Le murene, in particolare, erano considerate una leccornia e venivano allevate con amore dai ricchi patrizi.
Durante il medioevo, l'allevamento dei pesci continuò in Europa e nel vicino oriente sempre per scopi alimentari.
In Cina, invece, tra il X e il XII secolo, durante la dinastia Sung, per la prima volta si iniziò ad allevare pesci per scopi ornamentali. Apparvero vasche e laghetti nei giardini e i primi acquari casalinghi nei quali iniziavano a nuotare gli antenati dei nostri pesci rossi. Selezionati e allevati per la loro bellezza, i pesci rossi cinesi derivano da alcune specie di carpe, animali resistenti e abituati a vivere in acqua stagnante, che dunque ben si adattavano alla cattività.
E' solo nel corso del XIX secolo che sorgono in Europa i primi acquari pubblici. Il più antico è quello di Londra, del 1837, mentre l'acquario di Milano, inaugurato nel 1906 per festeggiare l'apertura del traforo del Sempione, è il terzo ad essere stato aperto.
In quel periodo, però, gli acquari, sopratutto quelli che ospitavano pesci tropicali, non erano affatto dei congegni sicuri: per illuminare e scaldare l'acqua si usavano delle lampade a gas o a petrolio. E' solo dagli anni quaranta che la tecnologia dell'acquario si è affinata, permettendo di costruire vasche sempre più grandi e spettacolari, dove i pesci possano vivere in un ambiente quanto più simile possibile a quello naturale.



In Italia l’evoluzione dell’acquario avviene solo in un secondo tempo rispetto a ciò che invece accade nel resto d’Europa, in particolar modo Germania e Olanda. Negli anni Cinquanta e Sessanta il panorama dell’acquariofilia in Italia è abbastanza desolante, con pochissimi negozi e aziende specializzate e un mercato decisamente poco sviluppato.
Negli anni Settanta il numero degli appassionati comincia a crescere anche se le tecniche disponibili sono ancora abbastanza primitive: gli acquari sono molto rustici, incollati a mastice, con sistemi di filtraggio molto rudimentali, per lo più ad aria e pochissimi pesci importati, quasi tutti di acqua salmastra.

È a partire dalla fine anni Settanta - inizi anni Ottanta che scoppia il vero boom dell’acquariologia: sempre più aziende credono nel settore e cominciano ad investire nella ricerca e nella tecnologia, nuovi prodotti vengono creati per facilitare la vita di coloro che scelgono di ospitare in casa i primi acquari prodotti in serie a livello industriale.
Le importazioni di pesci crescono notevolmente, si affacciano sul mercato nuovi esportatori soprattutto dall’Asia che arricchiscono il numero di specie commercializzate.

Quando si tratta di acquistare i pesci molte volte gli acquariofili ricercano solo il negoziante che fa il prezzo più basso anche se questo il più delle volte è sinonimo di poca cura nel mantenimento degli animali, poco tempo di quarantena e quindi di poche garanzie sul loro stato di salute.

Dagli anni Ottanta ad oggi il mercato si è sviluppato in maniera esponenziale, l’acquario si è trasformato da oggetto di culto riservato a pochi facoltosi, nell’acquario facile, con costi alla portata di tutti ed accessibile anche alle persone meno abbienti. Di anno in anno le mode si sono alternate, si è passati dagli acquari salmastri e dai biotopi degli anni Settanta, all’acquario olandese degli anni Ottanta, fino all’acquario naturale degli anni Novanta (con le concezioni zen di professionisti asiatici) per arrivare ai giorni nostri dove spopolano le tecniche di aquascaping con la creazione di panorami subacquei mozzafiato.
Se da una parte la tecnica ha continuato ad evolversi, con l’invenzione costante di nuovi sistemi di filtraggio, di illuminazione e sistemi di manutenzione degli acquari di nuova concezione, dall’altra lo sviluppo di una cultura dell’acquario fra le persone comuni non è cresciuto di pari passo.

Purtroppo ad oggi i veri appassionati dell’acquario e dei pesci sono ancora relativamente pochi e per appassionati intendiamo non chi acquista l’acquario d’impulso, magari al supermercato, ma piuttosto colui che cerca di ricreare in cinque vetri un piccolo mondo acquatico, che non sceglie i pesci in base al colore ma che si interessa, si informa e cerca di ospitare in pochi litri d’acqua animali che possano convivere tranquillamente, originari delle stesse zone tropicali quindi con necessità ed esigenze similari di allevamento.

Purtroppo molte persone sono disposte a spendere centinaia di euro per la vasca e per gli accessori da utilizzare come lampade ultra-tecnologiche, sistemi di filtraggio all’ultimo grido, ma lesinano quando si tratta di spendere qualche euro in più per l’acquisto degli animali.
Se un pesce costa al di sopra di una certa cifra è da scartare a priori, l’elemento di discriminazione nell’acquisto di pesce è il più delle volte solo il prezzo e non il suo stato di salute che spesso viene messo in secondo piano.



L'acquario di acqua dolce è di gran lunga il tipo più diffuso e anche i piccoli negozi di animali spesso vendono alcune specie d'acqua dolce come pesci rossi, Guppy o Scalari. Anche se la maggior parte degli acquari d'acqua dolce sono allestiti come acquari di comunità dove vengono allevati pesci di varie specie che possono convivere pacificamente, molti acquariofili scelgono di allevare una sola specie, spesso con il proposito di ottenerne la riproduzione. Tra i pesci più semplici da riprodurre in cattività ci sono i Guppy ed altri Poecelidi che non depongono uova ma partoriscono direttamente gli avannotti, ma gli acquariofili riescono a far riprodurre numerose altre specie, tra cui varie specie di Ciclidi, Siluriformi, Caracidi e Killifish.
L'acquario marino è generalmente più difficile da gestire e mantenere e i pesci e gli invertebrati da introdurre sono significativamente più costosi rispetto a quelli d'acqua dolce; di conseguenza questo tipo d'acquario tende ad attrarre soprattutto gli acquariofili più esperti. Tuttavia gli acquari marini possono risultare straordinariamente belli da vedere, grazie alle vivaci forme e colori dei coralli e dei pesci originari delle barriere coralline che solitamente vi si allevano. Acquari marini di zone temperate come gli acquari mediterranei non sono molto diffusi nell'acquariofilia casalinga principalmente perché non si sviluppano bene alla temperatura ambiente delle abitazioni. Un acquario che contenga specie marine di acque fredde necessita quindi o di essere collocato in stanze molto fresche come cantine non riscaldate o raffreddati artificialmente con un refrigeratore.
L'acquario di acqua salmastra combina insieme elementi dei due acquari precedentemente descritti, in quanto contiene acqua con un grado di salinità medio tra quello dell'acqua marina e quello di acqua dolce. I pesci che vengono allevati negli acquari di acqua salmastra provengono da habitat diversi che hanno un grado di salinità variabile, come le foreste di mangrovie e gli estuari dei fiumi e quindi non possono essere allevati costantemente in acqua dolce. Anche se gli acquari di acqua salmastra non sono molto conosciuti, in realtà un numero sorprendente di pesci abitualmente posti in commercio come pesci d'acqua dolce o marina in realtà preferirebbero un ambiente di questo tipo, tra i quali alcuni Pecilidi, diversi Gobidi, pesci palla e Scatofagidi e praticamente tutte le specie di Soleidi d'acqua dolce.
Le persone che allevano pesci sono noti con il nome di acquariofili perché il loro interesse non è rivolto soltanto ai pesci. Molti di loro allestiscono vasche in cui l'attenzione è concentrata sulle piante acquatiche piuttosto che sui pesci. Un acquario di questo tipo è conosciuto come acquario olandese, riferendosi al fatto che gli acquariofili nordeuropei furono tra i primi a progettare tali vasche. Uno dei più popolari acquariofili a dedicarsi a vasche incentrate sulle piante è il giapponese Takashi Amano. Gli acquariofili marini spesso cercano di riprodurre l'ambiente della barriera corallina servendosi di grosse quantità di rocce vive, ovvero pietre calcaree e porose ricoperte ed incrostate da alghe, spugne, vermi ed altri piccoli organismi marini. Più tardi, quando l'acquario è maturato, aggiungono altri invertebrati di dimensioni maggiori, gamberi, granchi, ricci e molluschi, oltre ad una certa varietà di piccoli pesci. Questo è il cosiddetto acquario di barriera.

I laghetti da giardino sono sotto certi aspetti simili agli acquari d'acqua dolce, ma di solito sono molto più grandi ed esposti alle stesse condizioni climatiche dell'ambiente in cui si trovano. Ai tropici è possibile allevare nei laghetti anche pesci tipici di quelle zone, ma nelle aree temperate in genere si allevano specie come il pesce rosso, la Carpa koi e altri Ciprinidi.



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