giovedì 8 ottobre 2015

NAVI SCOMPARSE



La storia ci racconta di ammutinamenti, atti di pirateria, omicidi e misteriose sparizioni.

La Mary Celeste era un brigantino canadese.

Fu varato in Nuova Scozia, nel 1861, con il nome di Amazon. Il nome Mary Celeste venne adottato nel 1869.

Fu trovata senza nessuno a bordo, alla deriva verso lo Stretto di Gibilterra nel 1872. Cosa sia successo all'equipaggio è ancora oggi argomento di congetture: vi sono varie teorie, dalla pirateria al maremoto, dall'ammutinamento ad una tromba d'aria. La Mary Celeste può essere considerata l'archetipo della nave fantasma.

La Mary Celeste misurava 31 metri (103 piedi), l'intero brigantino stazzava 282 tonnellate.
Fu costruita nel 1861, con il nome di "Amazon", nell'isola di Spencer, Nuova Scozia, il primo grande progetto portato a termine dalla piccola comunità lì presente.
Fin da subito si è pensato che la nave fosse preda della sfortuna, poiché furono molte le disavventure. Il suo primo capitano, Robert McLellan, figlio di uno dei proprietari, contrasse la polmonite nove giorni dopo aver assunto il comando e morì all'inizio del suo viaggio inaugurale. Fu il primo dei tre capitani che morirono a bordo della nave.
Sotto il capitano John Nutting Parker, la nave andò a sbattere contro una barca da pesca. La nave venne portata al cantiere navale per le riparazioni e qui un incendio scoppiò nel mezzo della nave.
La sua prima traversata transatlantica si rivelò anch'essa disastrosa perché la nave si scontrò con un'altra nave nella Manica. Questo fatto portò alla destituzione del suo capitano.
Dopo questo esordio il brigantino ebbe sei anni di gloria con i suoi proprietari della Nuova Scozia. Nel 1867, la nave si arenò durante una tempesta al largo della Baia di Glace. Dopo che venne recuperata, la nave fu venduta per 1.750 dollari a Richard Haines di New York, il quale la fece riparare con un costo di 8.825 dollari.
Nel 1868 l'Amazon venne trasferito al Registro di sistema americano e ristrutturato. L'anno successivo il suo nome venne cambiato in Mary Celeste. L'intenzione dei nuovi proprietari era quello di usare la nave per attraversare l'Atlantico per commerciare con i porti dell'Adriatico. La proprietà della nave venne divisa in 24 azioni distribuite tra quattro partner.
Il 5 novembre 1872, sotto il comando del capitano Benjamin Briggs, la nave imbarcò un carico di alcool industriale per conto della Meissner Ackermann & Coin e salpò da Staten Island, New York diretta a Genova.
Oltre al capitano e ad un equipaggio di altri sette marinai, la nave aveva altri due passeggeri: la moglie del capitano, Sarah E. Briggs, e la sua figlioletta di appena due anni, Sophia Matilda.
Il 4 dicembre 1872 il brigantino fu avvistato da un'altra nave, la Dei Gratia. La Mary Celeste si trovava tra le coste portoghesi e le isole Azzorre, ed era alla deriva a vele spiegate verso lo stretto di Gibilterra. Non vi erano segni della presenza dell'equipaggio a bordo.
Un gruppo di marinai della Dei Gratia fu inviato a bordo. La Mary Celeste era deserta: l'equipaggio era come scomparso nel nulla lasciando persino il cibo nei loro piatti. La nave era in discrete condizioni, anche se era completamente grondante d'acqua. Solo una delle pompe era in funzione, e nella stiva vi era fino ad un metro d'acqua. Alcune delle sue vele erano strappate. La bussola era rotta, il sestante ed il cronometro marino mancavano e anche la sua unica scialuppa era mancante.
Il carico di 1701 barili di alcol era intatto, anche se, una volta a Genova, si scoprì che nove barili erano vuoti. A bordo vi erano ancora scorte di acqua e di cibo per sei mesi. La maggior parte delle carte di bordo mancavano. Le ultime annotazioni rimaste riferivano che la nave era giunta in vista di Santa Maria delle Azzorre il 25 novembre.
Il brigantino fu condotto in porto a Gibilterra dagli uomini della Dei Gratia e successivamente sequestrato dai funzionari inglesi.
Appena la nave giunse a Gibilterra, il procuratore generale Frederick Solly Flood aprì un'inchiesta sulla scomparsa dell'equipaggio. Dapprima l'uomo sospettò che l'equipaggio si fosse ubriacato ed avesse poi ucciso gli ufficiali, la signora Briggs e la piccola Sophia. Ma tale ipotesi venne smentita dal fatto che l'alcool presente a bordo non era del tipo da procurare una sbornia.
Il procuratore pensò allora che Briggs e Morehouse si fossero accordati per perpetrare una truffa ai danni delle assicurazioni. Anche tale ipotesi venne presto smentita dal fatto che Briggs era comproprietario del brigantino e che come risarcimento avrebbe incassato solamente una piccola cifra. In ogni caso Flood arrivò ad accusare Morehouse ed il suo equipaggio di avere ucciso gli occupanti della Mary Celeste per riscuotere la ricompensa.
Mancando ogni prova, l'inchiesta venne presto chiusa.
Una volta conclusa l'inchiesta la Mary Celeste venne riconsegnata al suo proprietario, James Winchester, il quale decise di venderla in fretta e furia anche a costo di rimetterci economicamente. Nei successivi undici anni la nave cambiò altri 17 proprietari ma i marinai si rifiutavano di imbarcarsi, perché credevano che la nave fosse maledetta.
Il suo ultimo proprietario, il capitano Gilman C. Parker, nel tentativo di compiere una frode, il 3 gennaio 1885 fece naufragare la nave facendola sbattere contro la scogliera Rochelais, al largo della costa occidentale di Port-au-Prince, Haiti e a sud dell'isola de la Gonâve. Il capitano tentò anche di incendiare la nave senza però riuscirvi.
Le compagnie assicurative fiutarono il tentativo di truffa e portarono Parker in tribunale. Benché venne appurata la colpevolezza del capitano e dei suoi soci, il giudice, memore delle tante disgrazie che avevano colpito la Mary Celeste, fece rilasciare gli accusati. Il capitano Parker morì tre mesi dopo, uno dei suoi soci finì in manicomio e l'altro si suicidò.
La Mary Celeste rimase abbandonata sulla scogliera dove era andata a incagliarsi. Il 9 agosto 2001, una spedizione guidata dallo scrittore Clive Cussler e dal produttore cinematografico canadese John Davis ha trovato i resti del brigantino dove Parker l'aveva distrutto.
Nessuno degli uomini scomparsi dalla Mary Celeste fu mai ritrovato, né si seppe mai cosa accadde loro. Nel 1873 furono segnalate due scialuppe di salvataggio al largo della costa atlantica della Spagna, una avente una bandiera americana a bordo, l'altra contenente cinque corpi. Tuttavia questi corpi non sono mai stati identificati.
Sono state proposte innumerevoli teorie per spiegare la misteriosa sparizione dell'equipaggio, dalle più concrete riguardanti l'ammutinamento e la pirateria fino a quelle fantastiche concernenti alieni e mostri marini.
Si era scoperto che nove dei 1701 barili di alcool nella stiva erano vuoti. Questi nove barili erano fatti di quercia rossa, non di quercia bianca come gli altri. La quercia rossa è più porosa e quindi più propensa a lasciar fuoriuscire i vapori interni. Lo storico Conrad Byers ha ipotizzato che il capitano Briggs, dopo aver fatto aprire la stiva per un controllo ed esser stato investito da un'ondata di fumi e vapori prodotti dall'alcool nelle botti, abbia creduto che la nave fosse sul punto di esplodere e abbia ordinato all'equipaggio di calare in tutta rapidità la scialuppa e di rifugiarvisi temporaneamente, in attesa che i pericolosi vapori lasciassero la stiva. La scialuppa però sarebbe stata legata malamente alla Mary Celeste e la successiva rottura della cima per un cambiamento improvviso del tempo potrebbe spiegare la scomparsa della scialuppa stessa. I naufraghi, sperduti nell'oceano, sarebbero in seguito morti di fame e sete.



Anche Brian Hicks e Stanley Spicer hanno recentemente sostenuto una teoria analoga.
È stata proposta una revisione di questa teoria nel 2005 da parte dello storico tedesco Eigel Wiese. Su suo suggerimento, gli scienziati dell'Università di Londra hanno ricreato un modello su scala della nave, per verificare la teoria dell'esplosione causata dal vapore. Usando dei cubi di carta al posto del butano e del combustibile al posto dei barili d'alcool, è stata sigillata la stiva e il vapore ha acceso un fuoco. La potenza dell'esplosione ha fatto saltare le protezioni della stiva agitando il modellino, che aveva pressappoco le dimensioni di una bara. L'etanolo brucia ad una temperatura relativamente bassa con un flash point di 13 °C. È sufficiente una scintilla minima, per esempio tra due oggetti di metallo che urtano l'uno con l'altro. Nessuno dei cubi di carta è stato danneggiato, neppure con segni di bruciatura.
Questa teoria potrebbe spiegare il fatto che il resto del carico sia stato trovato intatto. Il fuoco sarebbe stato violento, forse abbastanza per spaventare l'equipaggio e far calare in mare la scialuppa, ma le fiamme non sarebbero state sufficientemente calde da lasciare bruciature. Una cima trovata penzolante nell'acqua potrebbe rappresentare un indizio del fatto che la scialuppa sarebbe rimasta attaccata alla nave, nella speranza che l'emergenza passasse. La nave fu abbandonata con le vele spiegate, ed è noto che in quelle ore vi fu una tempesta. È possibile che la cima data volta alla scialuppa si fosse staccata per la forza di trazione della nave con le vele spiegate; una piccola imbarcazione in una tempesta non avrebbe avuto le stesse possibilità della Mary Celeste.
Più di 40 anni dopo il ritrovamento della Mary Celeste furono pubblicati sullo Strand Magazine carteggi e documenti appartenenti - si diceva - al deceduto Abel Fosdyk, che sarebbe stato un passeggero segreto sulla nave. Secondo Fosdyk, un giorno, dopo un'allegra disputa a bordo sulla possibilità di nuotare completamente vestiti, il capitano Briggs e altri membri dell'equipaggio si sarebbero tuffati in mare, mentre la moglie e la figlia di Briggs, Fosdyk e altri membri dell'equipaggio si sarebbero affacciati ad un piccolo ponte speciale appositamente costruito per vedere quanto accadeva. All'improvviso, degli squali avrebbero assalito i nuotatori; i restanti membri dell'equipaggio sarebbero corsi ad affacciarsi al parapetto, causando il crollo del ponte speciale in mare. Fosdyk, atterrato su un pezzo di ponte, fu l'unico a scampare alla morte; impossibilitato a raggiungere la nave, sarebbe andato alla deriva per molti giorni fino ad essere trasportato dalla corrente sulle coste dell'Africa. Timoroso di non essere creduto, non avrebbe rivelato a nessuno la sua storia durante la sua vita.
Gli eventi riportati nei documenti di Fosdyk (se davvero una persona con questo nome è esistita) sono considerati inattendibili, per le seguenti ragioni:
Non c'era alcun motivo per avere un passeggero segreto a bordo - se non quello di fornire una comoda spiegazione per la sua assenza nei registri della nave.
L'incidente descritto è del tutto improbabile, dato che l'equipaggio era costituito per lo più da uomini esperti, e che non fu trovata alcuna traccia della costruzione e/ o del crollo del ponte speciale.
Fosdyk riporta che la Mary Celeste era una nave da 600 tonnellate, mentre in effetti il tonnellaggio era molto minore.
Secondo i carteggi l'equipaggio era inglese, invece era formato da americani e tedeschi (più un danese, il secondo ufficiale) - un errore molto improbabile per chi avesse avuto a che fare quotidianamente con loro.
Infine, la versione di Fosdyk non spiega la mancanza della scialuppa, dei documenti di bordo e degli strumenti di navigazione.
Secondo alcuni, la colpa fu sempre dell'alcool, ma per una ragione differente: l'equipaggio avrebbe cercato di impossessarsi del carico, assassinando il capitano Briggs, per poi rubare la scialuppa.
Un'altra teoria suggerisce un possibile ammutinamento dell'equipaggio che avrebbe ucciso un tirannico Briggs e la sua famiglia per poi fuggire sulla scialuppa. Tuttavia, non sembra che Briggs fosse il tipo di capitano da provocare un ammutinamento. Il primo ufficiale Albert Richardson ed il resto dell'equipaggio avevano anch'essi un'ottima reputazione.
L'abbordaggio da parte di pirati è reso improbabile dal fatto che il prezioso carico fu ritrovato intatto.
Altra possibile spiegazione avanzata sarebbe quella di una tromba d'acqua, una tempesta simile ad un tornado; in tal caso, la nave avrebbe potuto dare l'impressione di affondare - il che spiegherebbe perché era letteralmente grondante d'acqua quando fu scoperta dalla Dei Gratia - e il panico di massa tra l'equipaggio durante un simile evento potrebbe spiegare, ad esempio, la bussola rotta e la scialuppa mancante. Un'ulteriore teoria riguarda un maremoto che avrebbe spinto l'equipaggio ad abbandonare la nave; tuttavia, i marinai sono generalmente d'accordo nel considerare l'abbandono della nave come una misura del tutto estrema.



Tra le altre teorie avanzate, un'altra riguarda un caso di avvelenamento collettivo da ergot, che avrebbe potuto portare l'equipaggio a saltare in mare: tra i sintomi dell'avvelenamento, infatti, vi possono essere allucinazioni e psicosi. Il fungo avrebbe potuto infettare il pane di bordo. Tuttavia, i marinai della Dei Gratia che ricondussero la nave in porto dopo il ritrovamento non ne furono colpiti.



Una recente indagine dello Smithsonian propone la tesi secondo la quale Briggs si sarebbe ritenuto molto vicino alle Azzorre durante una tempesta e, con una pompa fuori uso, avrebbe abbandonato la nave per raggiungere la terraferma.
Secondo un'altra teoria, l'aiutante capo di Briggs sarebbe impazzito ed avrebbe ucciso tutti i componenti dell'equipaggio per poi suicidarsi o fuggire in Sud Africa su un altro vascello.
Nei primi del 1900 fu ipotizzato che l'equipaggio fosse stato ucciso o gettato in mare da una piovra gigante che aveva attaccato la nave. Tale teoria non forniva però alcuna spiegazione circa la scomparsa della scialuppa di salvataggio e di alcuni oggetti di bordo.
Nel 1929 Laurence Keating scrisse un libro intitolato The Great Mary Celeste Hoax nel quale raccontava di avere rintracciato un superstite del brigantino, tale John Pemberton, il cuoco della nave, il quale gli raccontò che durante una tempesta la moglie di Briggs rimase schiacciata dal pianoforte. Nella disputa nata tra il capitano e l'equipaggio, il capitano avrebbe avuto la peggio. Quindi gran parte dell'equipaggio sarebbe sceso a terra a Santa Maria mentre i tre rimasti a bordo, più Pemberton, avevano rubato il brigantino per poi spartirsi la ricompensa con Morehouse del Dei Gratia. Tale storia è però completamente falsa ed è dimostrabile anche dal fatto che il cuoco della Mary Celeste si chiamava Edward W. Head e non John Pemberton.

È stata individuata nel Mar Glaciale Artico canadese una delle navi disperse più famose dell'Ottocento. "È stato risolto uno dei più grandi misteri del Canada”, ha dichiarato il primo ministro del paese Stephen Harper.
Il relitto sarebbe quello di una delle due navi della spedizione capeggiata da Sir John Franklin, scomparse misteriosamente quasi 170 anni fa, nel corso di un tentativo di navigare e cartografare il Passaggio a Nord Ovest.
Le navi, la H.M.S. Erebus e la H.M.S. Terror,  erano scomparse nel nulla nel 1846 assieme ai loro equipaggi. In seguito sono state scoperte sulla terraferma le tombe di alcuni degli uomini dell'equipaggio e pare che alcuni abitanti inuit locali abbiano dichiarato di aver visto affondare una delle due navi, ma nonostante ciò, nessuno sa esattamente cosa accadde alla spedizione, la cui sorte è stata oggetto per decenni di animate discussioni tra gli esperti.
Ora però le autorità canadesi hanno reso pubbliche delle immagini sonar, ottenute grazie a un sommergibile robotizzato, di una nave in gran parte intatta sul fondo vicino all'isola del Re William, nel territorio del Nunavut.
"Non c'è alcun dubbio che si tratti della Erebus o della Terror", commenta James Delgado, storico marittimo e studioso di relitti del National Oceanic and Atmospheric Administration. Delgado aveva già effettuato ricerche per suo conto nel Mar Glaciale Artico, ma non aveva partecipato a quelle canadesi, che procedevano già da diversi anni.
"Penso che si tratti di una delle più grandi scoperte della nostra epoca nel campo dell'archeologia marina ”, continua Delgado, anche autore del libro Across the Top of the World: The Quest for the Northwest Passage sulla ricerca del passaggio a Nord Ovest.
Secondo Delgado la spedizione Franklin, tra quelle che tentarono di scoprire il Passaggio a Nord Ovest a metà dell'Ottocento, era una delle meglio equipaggiate e con il personale di maggiore esperienza . All'epoca infatti l'idea di trovare una rotta che unisse l'Atlantico al Pacifico attraverso il nord del continente americano era un vero e proprio sacro graal della navigazione. “Non era come andare sulla Luna, ma ci si avvicinava parecchio", commenta Delgado.
La spedizione di Franklin salpò dall'Inghilterra nel 1845. Le navi, al loro arrivo nelle gelide acque canadesi, incrociarono alcune baleniere, ma poi non se ne seppe più nulla.
"Alla fine, risultò essere uno dei più grandi misteri della storia della navigazione", continua Delgado. Negli anni successivi furono inviate diverse spedizioni di soccorso e furono effettuate esplorazioni archeologiche da vari paesi, ma nessuna di queste ebbe successo.


Sull'isola di Beechey furono trovate alcune tombe di membri dell'equipaggio, e il ritrovamento di ossa umane con segni di tagli sull'isola di Re William ha portato molti specialisti a pensare che i sopravvissuti avessero fatto ricorso al cannibalismo per sopravvivere.
Una nota lasciata da un membro dell'equipaggio, riferiva che Franklin era morto e che le navi erano state abbandonate, senza ulteriori dettagli. Gli Inuit dichiararono di aver visto una delle navi affondare rapidamente, ma in seguito gli studiosi controbatterono che più probabilmente le navi erano state fatte a pezzi dal ghiaccio galleggiante.
Sempre secondo Delgado, il fatto che il relitto appaia in gran parte intatto è un'ottima notizia per gli studiosi che dovranno cercare di capire cosa sia effettivamente accaduto alla spedizione.
L'acqua fredda, poi, potrebbe aver contribuito a preservare libri, diari e lettere a bordo della nave, aggiunge lo studioso. Inoltre, sappiamo che l'equipaggio aveva con sé un dagherrotipo, una macchina fotografica a lastre. “Sappiamo che altre lastre fotografiche sono rimaste quasi intatte in altri relitti sommersi, quindi chissà cosa potremmo trovare?”, si domanda Delgado.
L'archeologo sostiene che la nave potrebbe essere una sorta di "capsula del tempo" che getterebbe luce non solo su quanto è accaduto all'equipaggio, ma anche in quell'epoca. Si tratta di una scoperta importante che ha richiesto un grande sforzo e molti anni di lavoro in un'area vastissima, isolata e in gran parte ricoperta dai ghiacci.
"Se i canadesi decidessero di approfondire le ricerche, credo che la nave potrebbe dar voce a quegli uomini o, se riusciamo a trovare i loro scritti, potremmo sentirli parlare direttamente”, dice Delgado.
Nell'annunciare la scoperta, il primo ministro canadese ha dichiarato che le navi di Franklin sono “una parte importante della storia canadese, visto che queste spedizioni hanno gettato le basi della sovranità artica canadese”.

Per la Carroll A. Deering fu un ammutinamento o la bizzarra esperienza del triangolo delle Bermuda a travolgere questa nave? Si dice che essa fosse sulla via del ritorno dalla Virginia verso Rio con il suo carico di carbone. Probabilmente si trattò di un ammutinamento da parte di un membro dell’equipaggio verso il suo capitano. La nave fu ritrovata in una località del North Carolina, completamente vuota. Dell’equipaggio non si seppe mai nulla ed il governo americano non si pronunciò mai con una spiegazione ufficiale al riguardo. Oggi, i teorici della cospirazione si riferiscono alla storia di Deering come un esempio dei misteri delle Bermuda.
La storia del Bel Amica, elegante barca dallo stile classico, sembra legata a quello di Mary Celeste. Ma i sui enigmi sono molto più recenti. Risalgono al 2006, quando fu trovata lungo la costa della Sardegna senza alcuna traccia dell’equipaggio. Le autorità italiane scoprirono che la barca non fu mai registrata presso alcun paese. L’opinione pubblica fu travolta dall’interesse per questa storia; ma presto si scoprì che lo yacht apparteneva ad un uomo originario del Lussemburgo che non registrò mai la sua barca per evadere le tasse!



High Aim 6, battente bandiera taiwanese, fu rinvenuta nel 2003 senza equipaggio, ma piena di rifornimenti di cibo e di tutti gli effetti personali dell’equipaggio. Dieci dopo giorni la scoperta, i soli membri dell’equipaggio di cui si erano ritrovate le tracce, raccontarono che il capitano e l’ingegnere erano stati assassinati e l’equipaggio era ritornato alle loro case. Ma nessuna spiegazione o ulteriore dettaglio furono mai dati.

E la Jian Seng pare sia stata una di queste navi adibite al trasporto illegale. Ritrovata nel 2006 dagli ufficiali della dogana australiana, conteneva solo un grosso quantitativo di riso. Poiché nessun proprietario la rivendicò, fu fatta affondare.

MV Joyita nata per essere inaffondabile, non era immune ad altri tipi di problemi. Joyita sparì nel Sud Pacifico nel 1955 con 25 passeggeri e i membri del suo equipaggio. Cinque settimane dopo, fu ritrovata ma buona parte del suo carico era sparito. Inoltre, furono trovate delle bende insanguinate e le scialuppe di salvataggio erano sparite. Qualcuno pensò che il capitano fosse stato ucciso e i passeggeri non ebbero altra scelta che abbandonare la nave. Ma ciò non spiega la misteriosa scomparsa del suo carico.

Kaz II: il 15 aprile 2007, tre uomini decisero di uscire per mare lungo la costa dell’Australia. La loro barca tornò intatta verso la barriera corallina ed ogni cosa era perfettamente al suo posto: dal cibo sul tavolo, al computer ancora acceso e i giubbotti di salvataggio appesi nell’armadietto. Tranne i tre uomini: loro non c'erano. Dato che il mare era sempre stato calmo e nessuno dei tre aveva usato il giubbotto di salvataggio, s'ipotizzò che uno di loro fosse caduto in mare e gli altri due, nel soccorrerlo, fossero annegati e spariti insieme a lui.

Zebrina fu abbandonata. Questa volta siamo nel Sud dell’Inghilterra, nel 1917. Fu ritrovata in Francia, alla deriva e senza traccia umana. Pare che fu un sottomarino della Prima Guerra Mondiale a danneggiarla. Alcuni sostengono che lo stesso ipotetico sottomarino che la colpì, fu affondato a sua volta. L’equipaggio di Zebrina non fu mai rintracciato.

Schooner Jenny: 4 Maggio 1823. Niente cibo da 71 giorni. Sono l’unico sopravvissuto”. Il capitano che scrisse questo messaggio, sedeva ancora sulla sua poltrona con la penna in mano quando, 17 anni dopo, fu scoperta la memoria scritta nel suo diario di bordo. Il suo corpo e quelli di altre sei persone furono preservati dalle glaciali temperature antartiche. La nave, intrappolata dal ghiaccio, condusse le persone a bordo verso la morte. Con loro anche un cane.

Usata per il trasporto di approvvigionamenti per gli Inuit a nord della costa canadese, la SS Baychimo rimase intrappolata nel ghiaccio l’8 ottobre 1931. Metà del suo equipaggio scese a terra alla ricerca di soccorsi. La restante parte non ebbe altra scelta che aspettare e, per proteggersi dal gelo invernale, si costruì una baracca di legno. Durante una tempesta, la nave scomparve; forse, affondata. Ma dopo tre giorni comparve a 45 miglia di distanza. L’equipaggio l’abbandonò definitivamente, ormai perdendo le speranze di sopravvivere all’inverno. L’ultima volta che Baychimo fu avvistata, era intrappolata nel ghiaccio, nel 1969.



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