venerdì 22 gennaio 2016
TAVOLARA
Tavolara è un'isola della Sardegna nord-orientale, parte del comune di Olbia nella subregione della Gallura.
La presenza dell'uomo sull'isola è attestata con certezza dal neolitico medio e numerosi reperti sono stati rinvenuti presso la grotta del Papa. Nel paleolitico superiore Tavolara era collegata alla terraferma e all'isola di Molara ma in seguito all'innalzamento del livello del mare e alla continua erosione esercitata dal moto ondoso e dai fortissimi venti si separò prima dalla terraferma e solo diecimila anni fa dalla vicina isola. Hermaea è il nome antico dell'isola di Tavolara. Durante il Medioevo si sa poco dell'isola che quasi sicuramente non fu abitata stabilmente ma utilizzata come difesa militare. Pare che poco dopo l'anno 1000 sull'isola si sia insediata una colonia di pirati. Ancora nel '700, il naturalista Francesco Cetti scriveva che spesso sull'isola erano presenti i corsari. Dopo l'arrivo dei coloni genovesi, alla fine del Settecento, la popolazione dell'isola crebbe fino ad un massimo di una sessantina di abitanti, in gran parte grazie all'arrivo di pescatori ponzesi in cerca di aragoste, per poi essere abbandonata definitivamente agli inizi degli anni sessanta. Sviluppata in passato l'industria della produzione di calce, facilmente ricavata a partire dal locale substrato roccioso e dall'abbondante legname di ginepro mediante appositi forni ben visibili presso il porticciolo.
Spunta sul mare con pareti verticali come una montagna di calcare e granito alta oltre 500 metri. Nell'isola l'ecosistema si è conservato intatto in virtù dei difficili approdi che nei secoli l'hanno preservata dagli interventi antropici. Il settore orientale, zona militare, è inaccessibile. Al contrario nella striscia di terra bassa, chiamata Spalmatore di Terra, si trovano spiagge, un porticciolo, due ristoranti tipici e qualche casa. Insieme alle vicine isole Molara e Molarotto, su cui vivono 150 esemplari di mufloni, oggi è un parco marino. I suoi bordi granitici sono attraversati da grotte e nicchie. Sulla striscia sabbiosa Spalmatore di Terra crescono gigli di mare mentre la roccia è ricoperta da cespugli di ginepro, elicriso, rosmarino e lentisco. Ma sull'isola di Tavolara ci sono anche da bellissimi esemplari di flora come l'Erodium coricum, una varietà di geranio, e l'Asperula deficiens, rarissima, che qui ha trovato l'habitat ideale. Si racconta che nel secolo scorso Carlo Alberto, re di Piemonte e Sardegna, sbarcato sull'isola a caccia delle mitiche capre dai denti d'oro (fenomeno causato da un'erba che lascia quei riflessi), ne fosse rimasto affascinato al punto da nominare il suo unico abitante, Paolo Bertolini, ''re della Tavolara''. D'estate Tavolara si raggiunge facilmente da Olbia. Le acque della riserva, caratterizzate dal blu dei paesaggi sottomarini, possono essere esplorate con immersioni guidate in vari luoghi. Ad esempio, a sud di Tavolara, a Teddja Liscia, astree, stelle rosse, cernie, ma anche gorgonie gialle appaiono tra gli anfratti e i cunicoli nei blocchi di calcare. Fra le località della costa vicina all'isola, la spiaggia La Cinta, lunga circa 5 km, ricoperta di sabbia bianchissima in cui si sente il profumo di ginepri, rosmarini, lentischi, è un ambiente naturale unico al mondo. Da alcuni anni Tavolara fa da sfondo ad un'interessante rassegna cinematografica estiva, che coinvolge artisti di grande fama e richiama un pubblico appassionato. L'isola di Tavolara è raggiungibile via mare partendo da Porto San Paolo. Nel periodo estivo ci si arriva anche con imbarcazioni private da Olbia e Golfo Aranci.
Scriveva il naturalista Francesco Cetti (1726-1778): "L'isola di Tavolara nominata per le sue capre selvatiche, si nomina pure per i suoi smisurati topi. Gente approdata in quell'isola ne trovò in qualche parte il terreno sì fattamente smosso, che li credette opera de' porci". Cetti non riuscì a vedere i topi di Tavolara, ma riuscì a vedere le pelli di quelli dell'isola di san Pietro, dei quali pure si diceva che erano molto grossi. Dal momento che queste pelli appartenevano a una specie conosciuta, pensò che così doveva essere anche per quelli di Tavolara. Con ogni probabilità, invece, si trattava del Prolagus corsicanus, un roditore poi estintosi, del quale sull'isola restano abbondanti resti ossei sub-fossili. Le parole di Cetti sembrano essere l'ultima testimonianza della sopravvivenza di questo animale (ci sarebbe un'altra notizia del 1882, ma l'identificazione dei ratti citati con il Prolagus è controversa). È possibile che l'estinzione dei prolaghi, su Tavolara come nel resto della Sardegna, possa essere stata causata proprio dall'arrivo del ratto nero, una specie estranea al popolamento insulare e progressivamente diffusasi al seguito dell'uomo nel corso degli ultimi duemila anni.
L’Area naturale marina protetta Tavolara - Punta Coda Cavallo si sviluppa lungo uno dei tratti di costa più belli e suggestivi del Mar Mediterraneo.
Completano lo scenario, il profumo della macchia mediterranea, i sapori della cucina gallurese, la varietà dei colori e dei ricami degli abiti tradizionali e l’ospitalità del popolo sardo, insieme gentile e riservato.
Nonostante possa sembrare un luogo selvaggio e disabitato, Tavolara ha una misteriosa stirpe reale con tanto di blasone e con la residenza di Casa Bertoleoni, presente nello Spalmatore di Terra (una lingua di terra pianeggiante a forma di mezza luna). L’origine di questa regalità ha dell’incredibile. Un tale Giuseppe Bertoleoni decise di lasciare l’isola della Maddalena e la sua famiglia per andare nell'isola di Tavolara per prendersi un fazzoletto di terra e coltivarla (dopotutto era disabitata). Si costruì una modesta casa nella zona dello Spalmatore di Terra, ma con tutti i conforti per una vita autosufficiente, forno ovile e orto, compresa una piccola cinta muraria "difensiva", nonostante fosse l'unico abitante dell'isola.
Ma ciò che fece la differenza furono una serie di colpi di fortuna. Nel 1815 Gioacchino Murat, re di Napoli, durante un Viaggio in Sardegna fu sorpreso da una tempesta che lo scaraventò sull’isola dove fu salvato da Bertoleoni che lo accolse con tutti gli onori. Il re di Napoli non si dimenticò mai di lui e narrò spesso di aver incontrato e sopratutto di esser salvato dal “Signore di Tavolara”.
Tavolara veniva raccontata con un aura favolistica, anche perchè era abitata dalle mitiche "capre dai denti d'oro". Questi animali avevano effettivamente i denti gialli fatto però dovuto all’alimentazione di una particolare specie di foglie che si trovava solo in quella zona della Sardegna.
In seguito nel 1836 Carlo Alberto di Savoia, re di Piemonte e di Sardegna, affascinato da questi racconti si recò sull'isola di Tavolara per cercare le mitiche capre dai denti d’oro. Invece dei mitici animali gli si presentò il signor Bertoleoni come re di Tavolara e lo accolse a sua volta con grande rispetto e regalità. Il luogo era talmente affascinante e paradisiaco che, già che c'era, non potè resistere nel soggiornarvi una settimana promettendogli che lo avrebbe nominato ufficialmente sovrano dell'isola regalandogli in pegno un orologio d'oro.
Mantenne la promessa e al suo ritorno nominò ufficialmente re di Tavolara con tanto di carta protocollare depositata alla Prefettura di Sassari, quest'uomo di umili origini che viveva accanto ad animali unici al mondo.
Il figlio di Giuseppe Bertoleoni, Paolo fu così “costretto” a inserire sulla facciata della casa lo stemma di Paolo I re di Tavolara, organizzando l'isola come autentico "stato". Sposò una donna sarda, Italia Murru, che divenne "regina" e che gli diede un figlio, Carlo I, che ricevette, verso la fine dell'Ottocento, la visita ufficiale della regina Vittoria del Regno Unito riconoscendo il Regno di Tavolara.
Ad oggi a Buckingham Palace, nel salone dove sono custoditi gli stemmi di tutti i regni del mondo, vi è anche quello di Tavolara, con la dicitura: «La famiglia reale di Tavolara, nel golfo di Terranova Pausania, il più piccolo regno del mondo».
Ad oggi è possibile visitare il cimitero dove sono presenti tombe sormontate da una corona, compresa la Tomba del Re di Tavolara.
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