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sabato 12 agosto 2017
LA BAIA DEL SILENZIO
La baia del Silenzio di Sestri Levante è una spiaggia incorniciata da case in tinta pastello e animata dalle barche dei pescatori. Si apprezza al massimo la mattina presto o la sera al tramonto, quando la dimensione più intima ne fa cogliere la magia. Un vero e proprio angolo di paradiso: di sera, con le luci, è un gioiellino, molto romantico; di giorno un posto molto carino per fare un bagno, rilassarsi a prendere il sole distesi sulla sabbia, oppure fare due chiacchiere da uno dei pochi tavolini dei bar sui lati.
Il territorio di Sestri Levante sorge sulla piana alluvionale del torrente Gromolo, a ridosso di un promontorio roccioso che viene solitamente chiamato "l'isola", che, proteso verso il mare, è unito alla terraferma da un istmo e divide la "Baia delle Favole", dove è stato ricavato il porto turistico e il cui nome venne attribuito dallo scrittore Hans Christian Andersen (che soggiornò a Sestri Levante nel 1833), dalla più piccola ma ancora più suggestiva "Baia del Silenzio".
Il clima è temperato, le escursioni termiche limitate. Anche rispetto ad altre località di costa della Liguria, Sestri Levante gode di un microclima veramente particolare, che fa sì che durante il periodo invernale fenomeni comunque poco usuali per queste località, come la neve, siano ancora più rari.
Come molti altri borghi liguri la città sorse a partire dagli antichi popoli chiamati Liguri, più dettagliatamente detti Tigulli, da cui il nome dell'attuale zona geografica chiamata Tigullio.
Anticamente Sestri Levante era costituita da un isolotto che possedeva il promontorio attuale che a sud si trova a strapiombo sul mare. Questo isolotto fu, solamente in età moderna, unito alla terraferma da un sottile istmo formato dai depositi delle numerose e periodiche alluvioni del torrente Gromolo e dall'azione costante del mare.
In epoca romana è testimoniata con il nome di Segesta Tigulliorum o Segeste e divenne un importante centro commerciale, specie per i traffici marittimi; i vicini collegamenti stradali con il passo del Bracco e il colle di Velva permettevano infatti un notevole scambio di materie prime con l'entroterra delle valli Petronio, Graveglia, Vara e con la Lunigiana. In questo centro dalla Via Aurelia si diramava la Via Sara che collegava Sestri a Parma attraversando il passo di Centro Croci.
Il borgo è citato in un diploma del 909 del re Berengario, nel quale si cedeva parte del territorio alla basilica di san Giovanni di Pavia.
Decaduto durante il periodo delle invasioni barbariche, nell'epoca medievale il comune si espanse, allargandosi nella terraferma; precedentemente il nucleo era nato a ridosso del promontorio costruendo una fortezza naturale. Interessata nel 1070 come gli altri borghi del Tigullio dagli scontri navali tra Genova e la rivale Pisa, nel 1072, grazie all'alleanza delle due famiglie Malaspina e Fieschi, la proprietà del feudo fu assoggettata a queste famiglie sottraendolo, di fatto, dall'orbita politica genovese.
Ritornata sotto il controllo politico della Repubblica di Genova nel 1134, fu scelta come capoluogo della locale podesteria dal 1212 sotto la giurisdizione del capitaneato di Chiavari. Nel 1145, Genova acquistò dall'abbazia di San Colombano di Bobbio la parte più alta di Sestri e vi costruì un castello.
Un tentativo di assedio fu avviato dall'esercito di Lucca nel 1327, capitanato dal signore lucchese Castruccio Castracani, ma si concluse negativamente. Riuscirono invece nell'intento i Visconti nel 1365, che, assediato il borgo, costituirono in zona un piccolo dominio territoriale. Sempre in epoca feudale anche Sestri Levante subì la rivalità tra le famiglie guelfe (i Solari) e ghibelline (i De Castello), con notevoli tafferugli locali. Fu la flotta navale della Repubblica di Venezia a tentare un nuovo assalto al feudo sestrese nel 1432, ma con un esito negativo come i toscani cent'anni prima. Danni e saccheggi crearono invece le due successive invasioni da parte dei pirati turchi e saraceni, rispettivamente nel 1542 e nel 1607.
Nel 1797, con la dominazione francese di Napoleone Bonaparte, rientrò dal 2 dicembre nel Dipartimento dell'Entella, con capoluogo Chiavari, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile 1798, Sestri Levante rientrò nel I cantone, come capoluogo, della Giurisdizione del Gromolo e Vara e dal 1803 centro principale del VII cantone del Gromolo nella Giurisdizione dell'Entella. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento degli Appennini.
Nel 1815 fu inglobato nel Regno di Sardegna, secondo le decisioni del Congresso di Vienna, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel III mandamento omonimo del circondario di Chiavari facente parte dell'allora provincia di Genova.
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana Val Petronio, fino allo scioglimento della comunità.
Grazie alla bellezza naturale del luogo, Sestri Levante ha un rilevante apporto dal turismo, sia italiano che straniero. Di pregio è il settore balneare, grazie alle due spiagge presenti o alle scogliere tipiche di molte località liguri.
In passato vi era una forte presenza dell'industria. I cantieri navali nella frazione di Riva sono sorti negli ultimi anni dell'Ottocento, diventando ben presto tra i più importanti d'Italia. Nel secondo dopoguerra, complice la vicinanza al triangolo industriale (Genova-Torino-Milano), Sestri Levante ospitava oltre alla cantieristica navale (e il suo indotto) una delle più grandi acciaierie, la F.I.T. (Fabbrica Italiana Tubi), chiusa nel 1982 durante la crisi del settore, la cui area è stata oggi recuperata a uso commerciale. Successivamente gli investimenti si sono orientati sull'edilizia residenziale.
Una tradizione del passato era la costruzione dei leudi, imbarcazioni in legno a vela latina, di cui oggi si trova ancora uno splendido esempio ristrutturato e posizionato a scopo espositivo sulla spiaggia dei "Balin", nella Baia delle Favole.
La Fincantieri, presso il locale stabilimento rivano, ha continuato l'attività dell'importante cantiere navale, costruttore di molte navi militari addette al servizio difensivo della Marina Militare Italiana. Un primo periodo di crisi sfociato nel 1992 causò un ridimensionamento della forza operaia del cantiere navale con ricorso alla cassa integrazione per molti operai e addetti; il cantiere riprese l'attività grazie a nuove commissioni, soprattutto dall'estero. Ulteriori crisi economiche che hanno riguardato pure il settore nautico sono sfociate ancora a partire dal 2008.
La pesca, tradizionalmente importante , ha avuto il suo ruolo molto ridimensionato. Il passo delle acciughe dava, importanti pescate (da qui la sagra del bagnun). Nel 2016 da questo punto di vista è stato un passo eccezionale. Le acciughe sottosale del mar Ligure hanno il riconoscimento del marchio IGP.
domenica 6 agosto 2017
PAESI BASSI
I Paesi Bassi sono la principale nazione costitutiva del Regno dei Paesi Bassi che ne comprende altre tre: gli stati caraibici di Aruba, Curaçao e Sint Maarten. Le isole caraibiche di Bonaire, Saba e Sint Eustatius sono parte dei Paesi Bassi con lo status di municipalità speciali. Il Regno dei Paesi Bassi agisce come nazione unitaria in materia di difesa, politica estera e cittadinanza, mentre i Paesi Bassi, quali nazione costitutiva, agiscono come nazione indipendente per tutte le altre materie (ad esempio interni, sanità, istruzione e trasporti).
Confinano a sud con il Belgio e ad est con la Germania e a nord e a ovest sono bagnati dal mare del Nord. La capitale dei Paesi Bassi è Amsterdam, ma il governo, il parlamento e le residenze del sovrano si trovano a L'Aia (Den Haag), dove hanno anche sede la Corte internazionale di giustizia e la Corte Penale Internazionale.
Il territorio olandese ha attratto l'uomo fin da epoche assai remote, com'è testimoniato dai numerosi resti dell'attività umana risalenti al Paleolitico superiore (nella Drenthe, nell'Overijssel ecc.). A partire dal secondo millennio a. C., per la sua posizione di convergenza nell'ambito dell'Europa, gli apporti culturali che il Paese ricevette furono diversi: provennero sia da parte di genti celtiche da S, sia da parte di popolazioni germaniche (Frisoni, Batavi) da N e da E. Queste tribù furono influenzate solo marginalmente dalla cultura e dalla civiltà romane; durante la decadenza di Roma si ebbero invasioni di Franchi Salii e una prima omogeneizzazione culturale, specialmente nella parte meridionale del Paese, mentre nel Nord i Frisoni, che non ebbero contatti con i nuovi venuti, conservarono la loro identità e si fanno notare ancor oggi per il loro tipo nordico, alto e biondo, e l'uso del proprio idioma. Dalla sintesi dell'elemento franco-germanico i Paesi Bassi hanno acquistato i loro caratteri definitivi che si sono espressi, oltre che sul piano politico e culturale (tra cui fondamentale la lingua: l'olandese, infatti, che è una varietà del neerlandese, è essenzialmente basato su dialetti del basso francone con influssi di dialetti germanici), nella grande conquista agricola medievale. Nei secoli successivi vi furono solo modesti apporti esterni; la popolazione si è accresciuta in pratica indipendentemente da queste immigrazioni, costituite in prevalenza da profughi per motivi religiosi (essenzialmente protestanti) venuti dalle Fiandre e dalla Francia. Aumentava intanto la percentuale della popolazione urbana. Benché non manchino città di fondazione romana, come per esempio Utrecht, esse risalgono per lo più al Medioevo, spesso sorgendo (è il caso di Amsterdam) là dove era eretta una diga a sbarrare i corsi d'acqua. I successivi sviluppi del Paese ebbero come elementi promotori i centri più favoriti dal punto di vista commerciale, in particolare i grandi porti, alla cui ricca borghesia si collegano quei grandi movimenti che portarono all'indipendenza dalla Spagna, alla nascita di una potente nazione marinara (si calcola che nel Seicento battessero bandiera olandese dalle 16.000 alle 20.000 navi), alla costruzione del vasto impero coloniale. La prosperità raggiunta dal Paese tra il sec. XVII (il secolo d'oro dei Paesi Bassi, espresso anche da una straordinaria fioritura artistica e culturale in genere) e il sec. XIX suscitò incrementi demografici notevoli: agli inizi dell'Ottocento si contavano già 2 milioni di ab., divenuti 2,6 milioni nel 1830, quando fu indetto il primo censimento; cento anni dopo, nel 1930, questa popolazione era salita a 7,9 milioni, cioè si era più che triplicata, grazie all'elevata natalità e alla bassa mortalità. L'invasione delle armate tedesche, agli inizi della seconda guerra mondiale, e la successiva, durissima occupazione del Paese arrecarono danni gravissimi alla nazione e forti perdite demografiche (fu quasi totalmente sterminata la popolazione di origine ebraica). Negli anni del dopoguerra, parallelamente alla ripresa economica, è iniziata quella demografica: la natalità, sebbene molto più bassa che nell'Ottocento, si mantiene tuttavia piuttosto elevata per un Paese dell'Europa occidentale (11,1‰ nel 2007), mentre il tasso di mortalità è tra i più bassi del continente (8,1‰ nel 2007). Il tasso di crescita demografica è pari allo 0,56%, superiore alla media europea, mentre la popolazione ha ormai superato i 16 milioni di abitanti. Considerevole la presenza di stranieri: nel 2002 se ne contavano 690.393, in buona parte di origine marocchina, turca e tedesca. Con una densità media di 397 ab./km², i Paesi Bassi sono lo Stato più densamente popolato dell'Europa occidentale: la distribuzione è tuttavia piuttosto ineguale, soprattutto in rapporto ai diversi sviluppi dell'urbanesimo e dell'industrializzazione, più che alle condizioni ambientali, di fronte alle quali il tenace popolo olandese non si è mai arreso. Le province più densamente popolate sono quelle dell'Olanda Settentrionale e meridionale che accolgono insieme quasi i 2/5 della complessiva popolazione; un posto a sé occupa la Randstad, la città “anello” sorta dalla fusione delle principali aree urbane olandesi, centro vitale della nazione che concentra tutte le attività direzionali dei vari settori della vita economica, politica e finanziaria del Paese e che accoglie, in meno di un quinto della superficie totale, quasi il 40% della popolazione. Hanno pure densità superiori alla media le province di Utrecht e del Limburgo, grazie al crescente sviluppo dell'industrializzazione. Tutte le altre province (eccetto il Brabante Settentrionale) hanno densità inferiore alla media nazionale: in relazione al resto del Paese appaiono scarsamente popolate le torbiere e le lande che ancora rimangono nella Frisia, nella Drenthe e nella Zelanda. La distribuzione degli insediamenti rurali è in stretta relazione con le caratteristiche dell'ambiente naturale, le vicende storiche e l'evoluzione che vi ha subito l'agricoltura nel corso dell'ultimo secolo. Nei terrazzi sabbiosi delle regioni orientali (Drenthe), dove l'ambiente naturale era sfavorevole e il terreno coltivabile è stato dissodato palmo a palmo, i villaggi sono formati da case raggruppate senza ordine particolare e sono separati da zone a bosco e pascolo, un tempo sfruttate in comune dagli abitanti. Nel Limburgo e nel Brabante Settentrionale si trova invece un tipo di villaggio costituito da un nucleo centrale compatto e da una serie di propaggini formate da case più rade che si diramano lungo le strade in tutte le direzioni. Eccettuata la Frisia, caratterizzata da grandi case rurali coperte da tetti di paglia, non molto frequente è la fattoria isolata. In netto contrasto con le aree orientali, dove i villaggi sono per lo più sorti senza un piano preordinato, nelle zone prosciugate e bonificate dei Paesi Bassi occidentali l'insediamento rurale presenta una straordinaria regolarità. Gli abitati si allungano a fiancheggiare le strade e i canali, con andamento tanto più regolare, talora addirittura geometrico, quanto più le bonifiche sono recenti: qui nulla è lasciato al caso e le fattorie hanno la forma e le dimensioni più convenienti. Quasi tutte le città hanno un centro monumentale che rievoca gli splendori urbanistici del Seicento e del Settecento. L'attuale corredo urbano si è tuttavia formato dopo la seconda guerra mondiale e ancor più nel corso degli ultimissimi anni: il grande sviluppo dell'industria moderna ha fatto sorgere nuove città quasi dal nulla e ha determinato il forte accrescimento di molte di quelle già esistenti (le zone più densamente popolate corrispondono infatti ai grandi distretti industriali). Amsterdam, Rotterdam e L'Aia si sono talmente sviluppate da rendere necessaria la costruzione di nuovi quartieri satelliti. Profondo è il contrasto tra gli antichi nuclei urbani e i sobborghi recenti, concepiti in modo da realizzare un equilibrato rapporto tra aree edificate e spazi verdi. Le città più importanti si trovano nella sezione orientale del Paese e formano una specie di ininterrotta cintura urbana attorno ai polders dell'Olanda. Vi si trovano le città principali: Amsterdam nell'Olanda settentrionale, Rotterdam e L'Aia nell'Olanda meridionale, Utrecht e Haarlem. La capitale, Amsterdam, denominata la “Venezia del nord” in quanto edificata su una novantina di isolotti, deve la sua caratteristica fisionomia ai grachten (canali ad arco di cerchio collegati da canali trasversali) oltre che alle sue strade d'argine fiancheggiate da alte e strette case di mattoni a fronte triangolare, mentre sui versanti occidentale e orientale, ma soprattutto su quello meridionale, i vasti quartieri moderni si allargano sempre più sui polders circostanti. Amsterdam è attivissimo centro portuale e industriale ma anche splendida città d'arte e di cultura, frequentata meta del turismo internazionale. Sede di poderose industrie ma ancor più importante per i traffici è Rotterdam. Posta sulla cosiddetta Nuova Mosa, in effetti il tratto terminale del Lek (Reno), la città ha spodestato Amsterdam, già nel corso del Novecento, come massimo centro portuale olandese, divenendo in seguito il maggiore porto mondiale per volume di merci in transito, grazie ai collegamenti diretti con la valle del Reno e quindi con la Ruhr. Città dal volto assai moderno, essendo stata quasi totalmente distrutta dal bombardamento del 14 maggio 1940 è L'Aia, la sede del governo. Centro tipicamente amministrativo e residenziale, ha conservato a lungo il carattere di un grande villaggio, ma dalla fine del secolo scorso si è ampiamente ramificato non soltanto verso il mare, dove forma un'unica città con Scheveningen, la più celebre stazione balneare del Paese, ma anche verso i polders, circondandosi di una vasta cintura di città-giardino. Utrecht, capoluogo della provincia omonima, la romana Traiectum ad Rhenum in pittoresca posizione sul Vecchio Reno, ha conservato il suo prestigio di grande centro culturale e religioso ricco di insigni monumenti, e ha ricevuto un nuovo impulso commerciale per essere situata all'incrocio di importanti vie di comunicazioni stradali, ferroviarie e fluviali. Anche ad Haarlem, famosa soprattutto per la produzione dei fiori, la parte vecchia della città, intersecata da numerosi canali, conserva notevoli testimonianze del passato. Leida, un tempo il principale centro olandese dopo Amsterdam, non ha tratto uguali vantaggi dall'impulso dell'economia e rimane celebre innanzi tutto come città universitaria. Nei Paesi Bassi settentrionali ci sono Leeuwarden, capoluogo della Frisia e importante mercato agricolo, e Groninga, capoluogo della provincia omonima, centro commerciale, industriale e culturale. Nella Gheldria le storiche città renane di Arnhem, capoluogo della provincia, e di Nimega, devono la loro attuale importanza all'industria. Nel Brabante Settentrionale è situata, infine, Eindhoven, uno dei principali poli industriali del paese, particolarmente attivo nei settori elettrico, elettronico, automobilistico, meccanico e tessile.
I Paesi Bassi hanno avuto un vasto impero coloniale che, al momento della sua massima espansione (XVII secolo), ne faceva la principale potenza del commercio mondiale e la culla del capitalismo. Sono tra gli Stati fondatori della CECA, della CEE, e dell'Unione europea. Dal 2013 il loro sovrano è re Guglielmo Alessandro, mentre dal 2010 il capo del Governo è Mark Rutte.
Sottomesso da Giulio Cesare nel I secolo a.C., il sud dei Paesi Bassi costituì, con il Limes renano, la frontiera settentrionale del mondo romano fino alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (V secolo).
In seguito nel paese si stanziarono Sassoni, Batavi, Frisoni e Franchi. Nell'VIII secolo i Paesi Bassi erano parte dell'Impero Carolingio fondato da Carlo Magno e nel X secolo del Sacro Romano Impero. Successivamente vi sorsero vari principati semi-indipendenti, formalmente soggetti all'Impero. In questo periodo si ebbe un evento naturale di grande importanza: il 14 dicembre 1287 una tempesta causò il crollo di una diga, allagando gran parte del territorio olandese e formando lo Zuiderzee (oggi parzialmente prosciugato e trasformato nel lago IJsselmeer) e parte del mare dei Wadden.
Nel XV secolo i Paesi Bassi passarono sotto il controllo diretto della famiglia imperiale degli Asburgo, ma nel XVI secolo la Riforma protestante fu accolta con favore dalla popolazione olandese nonostante fosse invisa all'imperatore Carlo V. Carlo finì per accettare la situazione, ma dopo la sua abdicazione (1556) l'intransigenza del suo erede Filippo II (re di Spagna) provocò una rivolta, che scoppiò nel 1566 nelle Fiandre e dilagò in tutto il Paese. Ad essere contestati furono soprattutto la politica accentratrice di Filippo (che aveva ridotto le autonomie locali) ed il rafforzamento dei poteri dell'Inquisizione. Il re rispose inviando il duca d'Alba, che nel 1567 mise a morte centinaia di rivoltosi. Guglielmo d'Orange, capo della rivolta, fuggì in Germania, da cui tornò nel 1572 a scatenare una nuova insurrezione. La mediazione di Alessandro Farnese, che ripristinò le vecchie autonomie, recuperò alla Corona spagnola le province a maggioranza cattolica (il Belgio attuale); ma le province protestanti proseguirono nella lotta. Anche in virtù della bancarotta di Filippo II (1575) gli insorti proclamarono la propria indipendenza nel 1581, ma il nuovo Stato olandese, la Repubblica delle Sette Province Unite, fu riconosciuto dalla Spagna solo nel 1648, con la pace di Vestfalia e la fine della Guerra dei Trent'anni.
Il XVII secolo è considerato il secolo d'oro dei Paesi Bassi che godettero di grande prosperità. Gli olandesi, attraverso la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, fondarono numerose colonie in India, Indonesia, Africa e nelle Americhe, creando un impero commerciale che si estendeva su gran parte del globo. Tuttavia il secolo terminò con una serie di guerre che segnarono la fine dell'espansione olandese.
Il successivo XVIII secolo fu relativamente tranquillo, anche se il predominio commerciale olandese venne progressivamente soppiantato da quello inglese, fino alla Rivoluzione francese del 1789: pochi anni dopo i francesi invasero i Paesi Bassi, dove costituirono dapprima la Repubblica Batava, poi il Regno di Olanda, unendoli infine alla Francia stessa.
Il Congresso di Vienna (1814-1815) creò un grande Regno Unito dei Paesi Bassi retto da un sovrano e che comprendeva gli attuali Belgio e Paesi Bassi. restaurò lo Stato olandese, trasformandolo in monarchia. Questa situazione non durò a lungo: nel 1830 il Belgio ottenne l'indipendenza grazie all'aiuto francese.
Il Lussemburgo, legato ai Paesi Bassi in virtù di un'unione personale in quanto i due Paesi avevano il medesimo sovrano, divenne completamente indipendente nel 1890.
I Paesi Bassi proclamarono la propria neutralità in entrambe le guerre mondiali. Nella prima guerra mondiale essa venne sostanzialmente rispettata. Invece nella seconda guerra mondiale il paese fu occupato dalla Germania nazista nel corso della campagna di Francia (1940) e vi fu instaurata una amministrazione civile, il Reichskommissariat Niederlande, al cui capo fu messo il reichskommissar Arthur Seyß-Inquart. Durante l'occupazione gran parte della popolazione ebrea fu deportata nei campi di sterminio nazisti. La resistenza che si sviluppò fu assai ramificata e ben organizzata, ma gli Alleati vi fecero scarso affidamento. Nel 1942 anche il vasto impero coloniale nel Pacifico (Indonesia ed isole adiacenti) venne occupato dal Giappone. Nel settembre 1944 gli Alleati, liberati Francia e Belgio, si fermarono ai confini dei Paesi Bassi dopo il fallimento dell'audace operazione Market-Garden. L'inverno successivo fu caratterizzato da una grave carestia, ed il Paese fu liberato solo nel maggio 1945.
Nel 1948 i Paesi Bassi formarono l'unione doganale del Benelux con Belgio e Lussemburgo, e a partire dal 1949 rinunciarono a gran parte del loro impero coloniale. Grazie anche agli aiuti statunitensi del Piano Marshall, la perdita delle colonie non portò a difficoltà economiche, anzi l'economia olandese attraversò una fase di rapida crescita.
Nel 1954 si interruppe anche il dominio coloniale dei Paesi Bassi su Suriname e Curaçao che, assieme alle sue dipendenze, avrebbe in seguito assunto il nome di Antille Olandesi. Entrambi divennero parti di un regno federale, ottenendo autonomia negli affari interni. Nel 1975 il Suriname lasciò il Regno dei Paesi Bassi e divenne una repubblica totalmente indipendente. Nel 1986 Aruba, fino ad allora parte delle Antille, ottenne lo status di nazione staccandosi dalle Antille Olandesi, ma restando parte del Regno. Il 10 ottobre 2010, in seguito a referendum, vi fu un'ulteriore evoluzione: le restanti Antille Olandesi si divisero e le cosiddette isole BES (Bonaire, Saba, Sint Eustatius) diventarono comuni a statuto speciale dei Paesi Bassi, mentre Curaçao e Sint Maarten ottennero lo status di nazioni costitutive del Regno.
A partire dal secondo dopoguerra la politica estera olandese è dominata dall'impegno a creare o rafforzare le istituzioni internazionali di cui fa parte, come l'ONU, la NATO e l'Unione europea.
Nei Paesi Bassi negli ultimi anni, come in altri stati dell'Unione europea, si è assistito a un ampio dibattito sul multiculturalismo. Si stima che circa il 21% della popolazione abbia uno o entrambi i genitori nati in un Paese estero, che la rende uno dei paesi con la più alta percentuale di immigrati, seconda solo alla Svizzera.
Sta facendo parecchio discutere i politici olandesi, negli ultimi tempi, il dato che riguarda la città di Rotterdam: attualmente un terzo degli abitanti è nato all'estero, prevalentemente in paesi mediorientali o nordafricani. A Rotterdam, peraltro, il tasso di fecondità dei cittadini olandesi autoctoni è bassissimo, mentre quello degli immigrati è ampiamente superiore alla soglia di rimpiazzo, tanto che nelle scuole elementari e medie circa due bambini su tre sono immigrati o figli di immigrati.
I Paesi Bassi sono probabilmente il Paese con la più alta percentuale di abitanti non religiosi: infatti nel 2009 il 42% degli adulti dichiaravano di non riconoscersi in alcuna religione. La maggior parte di chi ha dichiarato di essere seguace di una religione è membro di una delle tradizionali chiese cristiane (28% cattolici, 19% protestanti; questi ultimi divisi fra chiesa riformata olandese, chiese calviniste ed altre chiese riformate); le religioni non tradizionali raccolgono l'11% della popolazione; fra di esse la più importante è l'Islam (5% della popolazione), ma vi sono piccole ma significative presenze anche di buddisti, induisti, ebrei.
Fino alla seconda guerra mondiale la minoranza ebraica ammontava a 140 000 unità; a causa della Shoah (102 000 vittime) e della successiva emigrazione verso Israele, questo numero è fortemente diminuito ed oggi si stimano solo alcune decine di migliaia di ebrei.
A partire dagli anni sessanta l'arrivo di lavoratori stranieri (specialmente dalla Turchia, dal Marocco e da altri paesi del Maghreb) e di numerosi cittadini olandesi originari delle colonie ha grandemente aumentato il numero di musulmani nei Paesi Bassi. Oggi i musulmani sono circa 945 000 (circa 5% della popolazione). Altre fonti, come la rivista di geopolitica Limes, hanno sottolineato come il numero di residenti musulmani abbia superato il milione, raggiungendo circa il 10% della popolazione residente.
Fin dal XV secolo i Paesi Bassi sono stati considerati uno dei luoghi più tolleranti del mondo in materia religiosa. Tuttavia, negli ultimi anni gli omicidi del politico Pim Fortuyn (nel 2002, ad opera di un estremista di sinistra) e del regista Theo van Gogh (nel 2004, ad opera di un estremista islamico) hanno parzialmente scosso la fiducia dell'opinione pubblica in questo approccio.
La lingua nazionale è l'olandese (conosciuto anche, specialmente a livello accademico, come nederlandese o neerlandese), che è una lingua germanica. Inoltre il frisone è parlato da circa 700 000 persone nella provincia della Frisia e nelle vicinanze: la Frisia è infatti una regione bilingue, in quanto sia il frisone sia il nederlandese sono riconosciuti come lingue ufficiali.
Inoltre sono parlati vari dialetti sassoni e franconi come il basso sassone, parlato nel nord-est (Groninga, Drenthe, Overijssel, Gheldria settentrionale), e il 'limburghese (nel Limburgo), che hanno qualche forma di riconoscimento ufficiale. Altri dialetti rilevanti sono il brabantino nella provincia del Brabante Settentrionale e l'olandese nelle province dell'Olanda Meridionale e dell'Olanda Settentrionale.
Vi sono poi le lingue parlate dai numerosi immigrati, fra cui l'arabo, il turco, il cinese, il malese e le altre lingue della regione indonesiana.
Infine, buona parte della popolazione conosce almeno l'inglese e ha nozioni di francese e di tedesco.
Le città con il maggior numero di abitanti sono Amsterdam (790 044 abitanti), Rotterdam (616 250 abitanti), L'Aia (501 725 abitanti) e Utrecht (316 448 abitanti).
L'istruzione elementare (fra i 6 ed i 12 anni) è stata resa obbligatoria nel 1900 (l'obbligo fu poi esteso fino ai 15 anni nel 1969 e fino a 16 anni nel 1975) e l'analfabetismo è praticamente scomparso.
Nei Paesi Bassi l'istruzione è obbligatoria fra i 5 ed i 16 anni. Esistono scuole pubbliche, scuole speciali e scuole private. Le scuole pubbliche sono finanziate dal governo e controllate dalle amministrazioni locali. Le scuole speciali ricevono dal governo il medesimo trattamento finanziario delle scuole pubbliche, ma rispondono a una particolare commissione: queste scuole sono generalmente basate su qualche genere di religione, ideologia o filosofia educativa, per cui esistono ad esempio scuole speciali cattoliche, o scuole speciali basate sul metodo Montessori. Le scuole speciali possono rifiutarsi di ammettere uno studente nel caso i suoi genitori (o lui stesso, se maggiorenne) indichino di non rispettare i valori morali propugnati dalla scuola stessa. Le scuole private non ricevono fondi governativi e godono di maggiori libertà (riguardo ad es. alle ammissioni). Tuttavia, come tutte le altre scuole, anche le scuole private sono soggette al controllo di un'agenzia governativa chiamata Onderwijsinspectie (ispettorato dell'educazione), che ha il potere di chiuderle nel caso di gravi violazioni.
Le scuole si dividono in elementari (Basisonderwijs, della durata di 8 anni; le prime due classi comprendono bambini di 4 e 5 anni), secondarie (Voortgezet Onderwijs, da 4 a 6 anni, a seconda del tipo di scuola; coloro che seguono un corso di 6 anni possono accedere direttamente all'università) e terziarie o professionali (di diversi tipi e che forniscono una specializzazione professionale o consentono di intraprendere studi universitari).
Nei Paesi Bassi si possono scegliere una serie di tipi di scuole superiori. Il livello più pratico, paragonabile agli istituti professionali italiani, è il VMBO. Seguono Havo e VWO (che include Atheneum e Gymnasium), che danno tutti accesso all'università: il primo con uno o più anni integrativi, che si chiamano classi ponte.
Il Sistema sanitario è privatizzato, gestito da numerose assicurazioni. Il contratto con l'assicurazione, per legge, deve essere stipulato entro 4 mesi dal trasferimento nei Paesi Bassi. Per iniziare questo contratto viene richiesto il "Burgernummer", ossia il numero di registrazione al comune di residenza.
Il Regno si fonda sullo Statuto del Regno dei Paesi Bassi; questo documento è applicabile in ogni parte del regno.
Ognuna delle tre parti costituenti possiede la propria costituzione: la Costituzione dei Paesi Bassi (Grondwet van het Koninkrijk der Nederlanden), la Costituzione delle Antille Olandesi (Staatsregeling van de Nederlandse Antillen), e la Costituzione di Aruba (Staatsregeling van Aruba). Ognuna delle tre parti possiede anche una propria amministrazione ed un proprio parlamento. Insieme formano una federazione sotto una monarchia ed un singolo Capo di Stato. Le istituzioni a livello federale sono in gran parte quelle olandesi, con o senza la rappresentanza dei territori d'oltremare.
I Paesi Bassi adottarono una Costituzione fin dalla fondazione del regno (1815).
Il sovrano ha un ruolo largamente cerimoniale; i suoi compiti principali sono la scelta del ministro-presidente e la nomina dei giudici. Il sovrano può essere sia un re che una regina, ma curiosamente tutti i sovrani del XX secolo sono stati delle regine.
Con il dissolvimento delle Antille Olandesi avvenuto il 10 ottobre 2010, Curaçao e Sint Maarten hanno affiancato Aruba quali stati autonomi costitutivi del Regno dei Paesi Bassi. Bonaire, Saba e Sint Eustatius sono diventate municipalità speciali dei Paesi Bassi (bijzondere gemeente) ovvero come openbaar lichaam o municipalità speciali. Queste municipalità, pur non facendo parte di alcuna provincia, somigliano sotto molti aspetti ad ordinari comuni dei Paesi Bassi (hanno un sindaco ed un consiglio comunale), e sono soggette alla legge dei Paesi Bassi, sebbene mantengono transitoriamente le leggi delle Antille Olandesi. Ci sono, comunque, alcune deroghe per queste isole a causa della loro distanza dai Paesi Bassi continentali, quali, ad esempio, l'uso del dollaro statunitense invece dell'euro quale moneta ufficiale.
Il Governo del Regno consiste del governo dei Paesi Bassi e di un ministro per ciascuno Stato caraibico (Aruba, Curaçao e Sint Maarten); le municipalità speciali sono invece rappresentate nel governo dei Paesi Bassi facendo parte integrante di questi e potendo votare per il parlamento di Amsterdam.
Per Bonaire, Saba e Sint Eustatius, è in fase di definizione per la concessione dello status di Regioni Ultraperiferiche dell'Unione europea.
Il Parlamento (noto come 'Stati Generali') esercita il potere legislativo ed è composto di una camera bassa (150 membri) ed una camera alta (75 membri) con poteri ridotti.
Dopo essere stati coinvolti nella Seconda guerra mondiale i Paesi Bassi hanno abbandonato la loro tradizionale neutralità, proponendosi di favorire l'integrazione europea, le relazioni transatlantiche, lo sviluppo del Terzo Mondo, la diffusione della democrazia ed il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. I Paesi Bassi generalmente perseguono i propri interessi nel quadro di organizzazioni multilaterali come l'Unione europea, l'ONU e molte altre.
La politica dei Paesi Bassi in materia di sicurezza è principalmente basata sulla partecipazione alla NATO, di cui il paese è membro dal 1949. I Paesi Bassi hanno inviato truppe per le forze di peacekeeping dell'ONU in Bosnia. Molto più controverso è stato l'invio di un contingente di oltre 1 000 uomini nella coalizione internazionale dell'Iraq, tanto che nella primavera 2005 questo è stato ritirato. Un altro contingente olandese ha collaborato per una decina di anni con le operazioni dell'ISAF in Afghanistan; questo contingente normalmente superava il migliaio di uomini, ma ora (luglio 2014) ne comprende solo 2000.
L'ampia presenza di terreni intensamente coltivati limita nei Paesi Bassi la diffusione di aree di vegetazione. L'originaria foresta di latifoglie, favorita dal clima fresco e umido, è stata sostituita da tempo dalla formazione vegetale della landa, con brughiere e ginestre che, nonostante le continue minacce dell'uomo (che tratta e dissala i suoli dei polders), copre ancora vaste superfici del Paese. La fauna è quella tipica delle regioni pianeggianti dell'Europa nordoccidentale a clima temperato. Va segnalata comunque la considerevole presenza di fauna palustre (soprattutto nella regione del Wadden). Nel corso dei secoli, il paesaggio naturale dei Paesi Bassi è stato profondamente alterato dall'intervento umano. L'azione di difesa nei confronti delle invasioni marine, la costruzione di argini e dighe, il prosciugamento delle paludi, la bonifica dei depositi argillosi, sono tutte attività che hanno lasciato un segno inconfondibile nell'ambiente dei Paesi Bassi. Dal 1564, anno in cui venne prosciugato il primo lago, al 1852, anno del prosciugamento del lago più grande (l'Haarlemmermeer), l'attività di creazione dei polder continua senza sosta. Nel 1932 fu conclusa la costruzione dell'Afsluitdijk, una diga lunga 30 km che collega la provincia dell'Olanda settentrionale a quella della Frisia e chiude lo Zuiderzee (Mare del Sud), che da allora, trasformato in un mare interno d'acqua dolce, si chiama IJsselmeer. In questo lago furono creati quattro grandi polder che vengono utilizzati come area agricola. Dopo la grande inondazione del 1953 (1800 le vittime) si decise l'esecuzione del Deltaplan (Piano Delta), un grandioso piano per la chiusura dei bracci di mare della Zelanda e dell'Olanda meridionale, consistente in una serie di dighe e chiuse per il deflusso dell'acqua fluviale. All'interno del programma, il progetto più ambizioso fu quello dello sbarramento mobile nella Oosterschelde, inaugurato nel 1986: si tratta di una grande barriera artificiale il cui abbassamento è previsto soltanto in caso di particolari condizioni climatiche. Nel Paese destano preoccupazione, oltre al crescente livello dell'inquinamento idrico a causa dell'eccessivo utilizzo di nitrati (soprattutto nelle acque sotterranee dell'Ovest, la zona dei grandi impianti serricoli a N di Rotterdam), anche le recenti conseguenze dei cambiamenti climatici (in particolare, un sensibile aumento delle temperature). A causa di tale fenomeno, infatti, il suolo dei polders continua a scendere a causa anche della diminuzione dei livelli idrici sottostanti dovuta al drenaggio dei suoli e al crescente consumo di acqua dolce da parte della popolazione. Il terreno dei Paesi Bassi nel suo insieme si inaridisce e in alcuni punti il suolo si è abbassato di ben quattro metri. Da sottolineare però la grande attenzione che il Paese ha sempre dimostrato nei confronti delle politiche ambientali e nell'adozione di modelli di sviluppo in cui la crescita economica e sociale non comprometta l'integrità degli ecosistemi. A politiche di riduzione nell'uso di combustibili fossili, che rendono il Paese tra i meno responsabili nella formazione del cosiddetto effetto serra, il governo ha associato piani per lo smaltimento dei rifiuti, la purificazione dei gas di scarico, il risanamento del suolo, la riduzione dell'inquinamento acustico e la diminuzione, in ambito agricolo, dei fertilizzanti. Nel corso degli ultimi anni le priorità si sono adattate alle circostanze, ma la tendenza generale è stata quella di spostare l'attenzione dall'adozione di provvedimenti correttivi alla prevenzione e alla regolamentazione. A tutela del patrimonio faunistico e floristico, inoltre, va segnalata l'istituzione di numerose riserve naturali e parchi nazionali (che coprono il 15,6% dell'intero territorio) tra cui l'Hoge Veluwe (circa 5000 ha), nella regione del Veluwe, dove vivono in libertà cervi, cinghiali e mufloni, il De Weerriben (3550 ha), situato lungo il confine con la provincia di Frisia e considerato uno dei più bei parchi palustri d'Europa, dove in passato l'intervento dell'uomo ha creato un interessante paesaggio di laghetti (weer) e campi coltivabili (ribben) e il De Groote Peel (1340 ettari), nei pressi di Eindhoven, nella parte sudorientale del Paese, comprendente ampie distese d'acqua e aree acquitrinose che attirano un considerevole numero di uccelli acquatici. Da segnalare anche la recente apertura, nella località di Vogelenzang, dell'Holland Tulip Park, parco di 5000 ettari dove si possono ammirare distese di fiori da bulbo, fiori annuali e piante perenni.
I Paesi Bassi rappresentano uno straordinario esempio di come un Paese scarsamente dotato di risorse naturali e in lotta perenne per salvaguardare il territorio dagli assalti del mare, riesca a conseguire livelli economici e sociali tra i più avanzati del mondo grazie soprattutto agli sforzi costanti di una collettività efficiente e ottimamente organizzata. Storicamente le basi della prosperità olandese poggiano sull'agricoltura specializzata e intensiva e ancor più sull'attività commerciale che, sfruttando i vantaggi della posizione geografica favorevole agli scambi, allo sviluppo dei trasporti e delle relazioni internazionali (tra l'altro i Paesi Bassi sono il naturale sbocco dei prodotti tedeschi), è progressivamente divenuta una poderosa fonte di ricchezza: da tempo infatti gli olandesi godono di una solidissima reputazione di esperti agricoltori, di abili mercanti e intermediari commerciali, di grandi banchieri e finanzieri. Ma per garantire il potenziamento delle tradizionali attività agricole e commerciali, fu necessario da un lato guadagnare al mare sempre nuovi terreni, avvalendosi di processi di bonifica ad altissima tecnologia, dall'altro dotare i porti fluviali di nuovi e più agevoli canali di accesso al mare, specie in corrispondenza della foce del Reno, presenza fondamentale per l'economia olandese. A partire dal secondo dopoguerra, il Paese è stato però testimone di una sensibile trasformazione delle proprie strutture produttive: per far fronte all'espansione demografica e poter conservare l'elevato tenore di vita, si rese indispensabile potenziare l'apparato industriale sino ad allora piuttosto debole (le attività manifatturiere del passato, pur varie, avevano nel complesso una consistenza abbastanza limitata), così da assicurare un razionale equilibrio tra un'agricoltura moderna, ma che sempre più denunciava una grave eccedenza di manodopera, e un eccessivamente sviluppato settore terziario. Il processo di industrializzazione è stato piuttosto rapido, favorito da opportuni interventi dello Stato (determinante è stato ed è tuttora per esempio il controllo sugli sviluppi urbanistici e in genere sulla gestione territoriale) nell'ambito di una struttura economica d'impronta liberistica, aperta sia all'iniziativa privata sia ai principali indirizzi governativi. L'industrializzazione ha provocato peraltro nuovi orientamenti nella politica economica nazionale: la necessità di trovare adeguati sbocchi commerciali ai prodotti olandesi ha infatti promosso un notevole sforzo di integrazione nel tessuto urbano. Un assetto produttivo come quello olandese, obbligatoriamente ancorato al quadro economico internazionale, all'andamento dei mercati esteri (le esportazioni sono pari a un terzo del prodotto nazionale) e alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime d'importazione, sulla cui trasformazione per lo più vivono le industrie olandesi, non poteva non risentire, agli inizi degli anni Ottanta del XX sec., della gravissima crisi economica mondiale. In effetti, tra le cause principali del deterioramento economico registrato dai Paesi Bassi si è posto proprio il declino della competitività dell'industria: un Paese che vive tradizionalmente della prosperità del suo commercio ha risentito con particolare immediatezza delle difficoltà interne del mondo industriale unite al rallentamento dell'interscambio internazionale e alla recessione mondiale. Nel complesso però i Paesi Bassi si sono distinti, insieme alla Germania, tra i Paesi che meglio hanno retto alla congiuntura mondiale pesantemente negativa: in particolare, ha conservato la sua efficienza l'apparato finanziario. Attraversato un periodo di ristrutturazione, tendente all'innalzamento del proprio livello tecnologico, l'industria, basandosi principalmente sulle grandi multinazionali che hanno sede nel Paese, è riuscita sostanzialmente a riguadagnare le posizioni in precedenza acquisite, a prezzo però del ricorso a numerosi licenziamenti e di una rilevante responsabilità nell'accrescimento del livello di disoccupazione. Rispetto alla salvaguardia dei livelli occupazionali maggior interesse e più notevoli risultati ha dato il controllo dell'inflazione, mantenuta a livelli minimi. In generale si è verificata una progressiva attenuazione delle misure di protezione sociale (comunque ancora abbastanza alte), nonché di talune strutture di un Welfare State tra i più avanzati ed efficienti, attraverso misure di riduzione della spesa pubblica. La forte terziarizzazione dell'economia, già manifestatasi in misura pari a quelle delle realtà in assoluto più sviluppate, è stata negli ultimi anni incoraggiata dagli orientamenti a medio termine della politica economica statale, che si propone di consolidare il ruolo del Paese quale centro commerciale e finanziario internazionale. Nel 2003, dopo vari anni di alta congiuntura, l'economia olandese ha attraversato un periodo di contrazione, risentendo degli avvenimenti che hanno avuto luogo sulla scena internazionale. Ma nei primi mesi del 2004 si sono avuti graduali segnali di ripresa (nel 2008 il reddito annuo pro capite era di 52.019 $ USA, quello nazionale di 868.940 $ USA) sebbene con un tasso di crescita piuttosto modesto (intorno all'1%) e un deficit pubblico (3,2 - 3,5%) che supera i parametri del patto di stabilità UE.
Anche se in termini relativi, l'agricoltura ha perduto d'importanza nell'ambito dell'economia nazionale in conseguenza della recente evoluzione presentata dall'industria e dal terziario, così come ne è fortemente diminuita la percentuale degli addetti. La secolare esperienza degli olandesi nell'organizzazione territoriale e nell'opera di valorizzazione delle terre strappate al mare (ca. la metà della superficie nazionale) ha permesso la notevole crescita del settore agricolo, tra i più progrediti quanto a tecniche e rendimenti unitari (in particolare, insuperate sono, a livello mondiale, le rese del frumento, dell'avena e delle patate e, in Europa, quelle della barbabietola da zucchero). Lo spazio a disposizione è limitato, ma un complesso sistema di regolazione delle acque funziona ininterrottamente, regolando anche la profondità della falda acquifera che, insieme alla natura dei suoli, condiziona le possibili colture. I rendimenti, come si è detto, sono elevatissimi; ciò è dovuto sia all'alto livello di preparazione professionale degli agricoltori, sia all'uso intensivo di fertilizzanti (dettato dall'originaria sterilità di buona parte dei suoli), alla diffusa meccanizzazione, alla selezione delle specie vegetali (e animali, come si vedrà a proposito dell'allevamento) e grazie, infine, all'attenta presenza dello Stato, che interviene mediante la creazione di adeguate infrastrutture. Le proprietà agricole sono in genere di piccole dimensioni, a conduzione diretta, benché la tendenza prevalente sia quella della crescita numerica del gruppo di aziende maggiori. L'esistenza poi di cooperative di produttori e di distributori, collegate con quelle dei consumatori, assicura ulteriori vantaggi e facilita il buon andamento del settore. Circa metà dell'arativo è occupato dai cereali; principale prodotto è il frumento, limitato tuttavia alle aree argillose meridionali, mentre maggiore diffusione hanno l'orzo, l'avena e la segale. Tuttavia i raccolti cerealicoli sono insufficienti alle necessità interne e si deve fare largo ricorso all'importazione. Diffusa ovunque è la coltivazione della patata, che dà luogo a notevoli esportazioni e all'industria della fecola; la patata è altresì l'alimento nazionale insieme ai legumi secchi (fagioli, piselli) e ai cavoli. Le buone terre argillose delle pianure marittime favoriscono anche la coltura della barbabietola da zucchero, che consente una notevole industria saccarifera. Tra le oleaginose sono soprattutto rappresentate la colza e il lino, quest'ultima coltivazione tradizionale (come nel vicino Belgio) che fornisce fibra e semi. Ampi spazi sono altresì lasciati alle colture foraggere in funzione di un allevamento molto sviluppato. Probabilmente, l'aspetto più interessante e tipico dell'agricoltura dei Paesi Bassi è dato dalla diffusione delle serre riscaldate, presenti nelle province dell'Olanda sia meridionale sia settentrionale (si calcola che ca. metà della superficie delle serre europee si trovi proprio nei Paesi Bassi), che sono adibite a coltivazioni di fiori – tulipani, giacinti, crisantemi, rose da serra – e di primizie ortofrutticole, la cui maturazione accelerata ne consente l'esportazione soprattutto verso i mercati tedeschi e svizzeri sin dall'inizio della primavera. Sono oggetto di esportazione in tutto il mondo anche i bulbi che, al contrario dei fiori, vengono coltivati all'aperto, in particolare nella regione compresa tra Alkmaar e L'Aia. Estremamente limitata è per contro l'area boschiva. Data la morfologia del territorio e le condizioni climatiche, assai estese sono le aree a prati e a pascoli permanenti che, insieme alla diffusione delle colture foraggere, favoriscono lo sviluppo di una fiorentissima zootecnia: prevale l'allevamento bovino, che si avvale di razze altamente selezionate, tra cui la famosa frisona da latte, raggiungendo rendimenti elevatissimi. L'allevamento è anzi alla base della prosperità di molte zone specificamente agricole ed è praticato soprattutto in funzione dell'industria lattiero-casearia, che è ottimamente organizzata e produce formaggi anche molto quotati all'estero (Edam, Alkmaar, Gouda ecc.); i Paesi Bassi si collocano tra i principali produttori europei anche per il burro e la margarina. Ampia diffusione hanno anche i suini, per i quali si utilizzano i sottoprodotti dell'industria casearia, e i volatili da cortile. Malgrado l'inquinamento del Mare del Nord, la pesca, modernamente organizzata, rappresenta un altro importante settore: le aringhe, di cui gli olandesi scoprirono per primi il processo di affumicatura necessario per la loro conservazione, costituiscono il prodotto più importante (con principale centro di lavorazione a Vlaardingen); altri porti pescherecci sono Scheveningen, Katwijk e IJmuiden. A Bergen op Zoom prospera l'ostricoltura.
Il Paese, scarsamente provvisto di risorse minerarie (è quasi del tutto privo di minerali metalliferi), dispone di maggiori risorse nell'ambito energetico: più però del carbone (bacino del Limburgo) e del petrolio (giacimenti di Coevorden e di Rijswijk), conta nell'economia locale il gas naturale, di cui i Paesi Bassi sono tra i maggiori fornitori del mondo con vasti giacimenti (soprattutto nei dintorni di Groninga) e con riserve che gli esperti stimano possano garantire ancora per molti anni gli attuali livelli estrattivi. Una fitta rete di gasdotti attraversa tutto il Paese e si può dire che ogni casa olandese utilizzi gas naturale. Esso soddisfa ca. metà delle richieste energetiche del Paese che per il rimanente dipende essenzialmente dal petrolio d'importazione; il gas naturale viene inoltre esportato in vari Stati, tra cui la Germania, la Francia e il Belgio. L'industria energetica è bene attrezzata e consente un consumo annuo pro capite tra i più elevati in Europa. Modesta, rispetto ad altri Stati, è la produzione di energia di origine nucleare, che trova forti opposizioni all'interno del Paese. Proporzionalmente rilevante è, al contrario, l'impegno per la futura utilizzazione di fonti energetiche alternative. A differenza di quanto si verificò nella maggior parte degli Stati dell'Europa nordoccidentale, a cominciare dal vicino Belgio, l'industrializzazione dei Paesi Bassi non ha preso avvio dalla presenza di cospicue fonti energetiche, bensì dal rilevante accumulo di capitali ottenuti mediante i traffici e gli scambi commerciali con l'Oltremare. In particolare, le attuali industrie olandesi traggono la loro origine dalle svariate attività manifatturiere basate sulla lavorazione dei prodotti agricoli locali e dei prodotti coloniali importati (tabacco, spezie, cacao, zucchero, caucciù, semi oleosi, frutta tropicale ecc.), che le ricche colonie fornivano a basso costo e la potente flotta mercantile faceva facilmente affluire. Questo tradizionale settore industriale è ancora assai fiorente, con complessi in gran parte ubicati a Rotterdam e ad Amsterdam o nei dintorni di queste città (caratteristica è infatti la duplice funzione, mercantile e industriale, delle due metropoli): più in generale, ca. la metà delle industrie olandesi è concentrata nella sezione occidentale del Paese, specie nel cosiddetto Randstad Holland, dove la presenza dei porti ha favorito lo sviluppo delle attività manifatturiere, essenzialmente legate all'importazione. I Paesi Bassi, oltre a essere tra i maggiori produttori mondiali di sigari e sigarette, occupano un buon posto nella produzione di cacao, cioccolato, margarina, zucchero, birra e liquori (rinomanza mondiale ha il curaçao). Amsterdam è inoltre il massimo mercato mondiale per il chinino e il centro più celebre per il taglio dei diamanti. L'assenza di minerali metallici non ha impedito l'affermarsi dell'industria metallurgica (d'altronde, già nel XVIII sec. gli olandesi lavoravano il rame e il ferro con materie prime d'importazione). Particolarmente importante è il settore siderurgico, ma ben rappresentata è anche la metallurgia dell'alluminio, dello zinco, dello stagno e del piombo. Di rilievo è anche il settore meccanico: antica fama hanno le costruzioni navali (con principali cantieri a Rotterdam, Amsterdam e Flessinga), benché in questi ultimi anni si sia registrata in campo cantieristico una gravissima crisi, come d'altronde in ogni parte del mondo. Considerevole la produzione nel settore automobilistico, collegato a una fiorente industria della gomma, e quella di materiale ferroviario. Il comparto aeronautico ha invece attraversato un periodo di crisi a seguito del fallimento della Fokker nel 1996. Nei campi elettrotecnico ed elettronico i Paesi Bassi sono specializzati nella fornitura di lampadine, valvole, dispositivi a semiconduttori; a Eindhoven ha sede la Philips, potenza mondiale nel settore nonostante la crescente concorrenza tecnologica di altri gruppi, soprattutto giapponesi. Contemporaneamente è cresciuto comunque il livello della produzione microelettronica, così come si sono registrati importanti sintomi di sviluppo nel settore aerospaziale e delle biotecnologie. Quasi tutta concentrata lungo il confine tedesco è l'industria tessile, in gran parte ristrutturata e rivolta soprattutto alla lavorazione del cotone e della lana. Poderoso è stato anche lo sviluppo dell'industria chimica, attiva nei settori delle fibre tessili artificiali, dei fertilizzanti azotati, delle materie plastiche, dell'acido solforico, dei prodotti farmaceutici, e di quella petrolchimica: le raffinerie sono localizzate in prevalenza a Rotterdam. I cementifici e le lavorazioni del cuoio, della carta e delle porcellane (Delft) completano il quadro estremamente articolato del comparto industriale dei Paesi Bassi.
Favorito dalla collocazione geografica, da un fitto sistema di fiumi e canali che collegano il Mare del Nord con il resto dell'Europa e dalla presenza di numerosi bacini portuali, il commercio è sempre stato una componente trainante dell'economia dei Paesi Bassi, che possono vantare in questo ambito una lunga e solida tradizione. Da sempre sensibile alle iniziative di cooperazione e integrazione economica dell'Europa occidentale, il Paese è promotore di intense relazioni commerciali soprattutto con Germania, Belgio, Regno Unito, Danimarca, Francia, Italia, Stati Uniti e Giappone. Nel 2002, il valore totale delle esportazioni ha superato quello delle importazioni. Per talune branche produttive il mercato estero è più importante di quello interno. Si esportano soprattutto combustibili, prodotti chimici e petrolchimici, generi alimentari (carne e derivati, latticini, prodotti ortofrutticoli ecc.), veicoli e macchinari (tra cui ben rappresentate le apparecchiature elettriche), prodotti industriali vari; si importano in prevalenza cereali e altre derrate alimentari, petrolio, minerali, materie prime in genere, ma altresì molteplici prodotti industriali che il Paese non è in grado di fornire. Il Paese può contare su un sistema bancario e finanziario molto articolato. Fino all'introduzione dell'euro, l'unità monetaria nazionale era il fiorino, emesso dalla banca centrale (De Nederlansche Bank NV). La borsa valori di Amsterdam è tra le principali in Europa. Molto sviluppato è il sistema delle vie di comunicazione (strade, ferrovie, vie d'acqua interne): esso tocca i suoi massimi vertici a Rotterdam e ad Amsterdam e si allaccia perifericamente ai porti del Mare del Nord, connettendosi sul lato orientale con la Germania, su quello meridionale con il Belgio. Le vie d'acqua interne, che complessivamente si sviluppano per ca. 4400 km (la densità idroviaria olandese è la più elevata del mondo) e per le quali transita un terzo delle merci trasportate nel Paese, hanno avuto in particolare una funzione decisiva nella determinazione del ruolo prevalente di Amsterdam e Rotterdam. Vie d'acqua preminenti sono quelle del Reno-Waal e della Mosa; molto fitta, sebbene meno importante, è la rete di canali che nella sezione settentrionale del Paese fa capo a Groninga. Le reti ferroviarie e stradali, estremamente efficienti, collegano il Paese con il resto dell'Europa occidentale. Assai attivi sono i collegamenti aerei internazionali, che hanno a Schiphol (Amsterdam) uno dei più funzionali scali d'Europa; seguono per importanza gli aeroporti di Zestienhoven (Rotterdam), Eelde (Groninga), Beek (Maastricht), parimenti internazionali. Compagnia nazionale è la KLM che, fondata nel 1919, è la più antica linea aerea commerciale del mondo e tra le principali per ampiezza di rete. L'importanza degli scambi spiega anche lo sviluppo della marina mercantile olandese, e ancor più delle attrezzature portuali. Il movimento commerciale con l'estero si svolge essenzialmente attraverso i porti di Rotterdam e di Amsterdam. Rotterdam è congiunta al mare e allo scalo di Europoort mediante il Nieuwe Waterweg (Nuovo Canale), lungo il quale si affacciano gli imponenti complessi petrolchimici della città, mentre il collegamento marittimo di Amsterdam è assicurato dal Canale del Mare del Nord. Tra gli altri principali porti Hoek van Holland (di fronte a Europoort) e Flessinga, importanti per quanto riguarda il movimento passeggeri. I Paesi Bassi dispongono di un'articolata rete di servizi alberghieri: il turismo è infatti un settore molto sviluppato grazie alla presenza di attrattive sia paesaggistiche sia artistiche e culturali. Tra gli itinerari naturalistici va citato quello costiero, lungo le dighe, dall'isola di Walcheren al bassopiano della Frisia, il Parco Nazionale Hoge Veluwe, sede anche del museo Kröller-Müller, l'isola di Schiermonnikoog, riserva naturale famosa per le sue spiagge di sabbia finissima e Kinderdijk, uno degli angoli più conosciuti del Paese, costellato di mulini a vento. Data l'ampia presenza di fiumi e canali, numerose sono inoltre le possibilità di visitare il Paese a bordo di velieri storici, battelli, house boats. Molte delle città, inoltre, offrono al visitatore la possibilità di ammirare antichi palazzi e monumenti, nonché numerosi musei di levatura internazionale.
I Paesi Bassi hanno un'economia prospera ed aperta, nella quale il governo ha alquanto ridotto il proprio ruolo a partire dagli anni ottanta. Il settore pubblico raccoglie comunque il 46% del PIL.
Come in gran parte delle economie più sviluppate, il principale settore economico è quello dei servizi, che contribuisce molto più della metà del PIL. In particolare sono importanti le imprese di trasporto e distribuzione, le banche e le assicurazioni. Molto sviluppato è il settore della progettazione architettonica ed urbanistica, che concentra in questo paese almeno una decina dei primi cento studi di architettura del mondo.
La principale attrazione turistica dei Paesi Bassi è la capitale Amsterdam, detta da alcuni "la Venezia del nord" per via del centro storico attraversato da numerosi canali. Fra le altre cose, Amsterdam è famosa per la sua atmosfera cosmopolita e variegata che comprende attrazioni come il quartiere a luci rosse e i suoi Coffee-shop. Fra le altre città, le più importanti dal punto di vista turistico sono probabilmente L'Aia, dove ha sede il governo; Delft, famosa per le sue ceramiche "blu"; Rotterdam, che ha il porto più grande d'Europa, Utrecht ed Haarlem. Fra i centri minori si segnalano Maastricht, Nimega, 's Hertogenbosch, Deventer, Eindhoven, Groninga, Volendam e Marken.
I musei più importanti e famosi dei Paesi Bassi sono il Rijksmuseum ed il Van Gogh Museum, entrambi situati ad Amsterdam. Ad Amsterdam si trova anche la casa di Anna Frank, ora trasformata in museo.
Fuori da Amsterdam si segnalano il Museo Frans Hals di Haarlem, la Mauritshuis e il Gemeentemuseum dell'Aia, il Museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam, il Van Abbemuseum di Eindhoven nel Noord-Brabant, ed il Museo Kröller-Müller, situato nel parco nazionale degli Hoge Veluwe.
I parchi nazionali Olandesi coprono 1 065 km², ovvero circa il 3% del territorio dei Paesi Bassi. I parchi sono piuttosto piccoli e non sono pensati per custodire delle grandi meraviglie naturali, ma per preservare aree particolari che sono rimaste relativamente immuni allo sviluppo agricolo ed industriale.
Al momento esistono 20 parchi nazionali. I più famosi il De Hoge Veluwe, il De Biesbosch, il parco di Schiermonnikoog (sull'omonima isola) e la riserva di Oostvaardersplassen.
La pittura olandese ha una grande tradizione che risale almeno ai maestri fiamminghi del tardo medioevo e del primo rinascimento (Jan van Eyck, Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel il Vecchio).
Come in campo politico, il XVII secolo fu il secolo d'oro della pittura olandese, con le opere di Rembrandt van Rijn, Jan Vermeer, Frans Hals, Jacob Van Ruisdael e molti altri.
Molti anche gli artisti attivi nell'800, come l'impressionista Isaac Israëls. Tuttavia il più famoso pittore olandese fu sicuramente Vincent van Gogh, attivo prima nei Paesi Bassi, poi in Francia alla fine del XIX secolo.
Nel corso del XX secolo altri importanti artisti olandesi sono stati Piet Mondrian (iniziatore del movimento artistico De Stijl), Theo van Doesburg, M. C. Escher, i pittori Geer van Velde e Bram van Velde, Peter Alma. Di grande importanza per il design l'opera di Gerrit Rietveld.
I primi olandesi a raggiungere fama internazionale per i propri scritti furono probabilmente i filosofi Erasmo da Rotterdam e Spinoza, che furono attivi nel XVI e nel XVII secolo. Essi però generalmente non scrissero in olandese, bensì in latino.
Nel XVII secolo tuttavia l'olandese iniziò ad essere usato come lingua letteraria, ad esempio dal drammaturgo Joost van den Vondel e da P. C. Hooft; la prima traduzione in olandese della Bibbia, nota come De Statenbijbel risale al 1637 ed è considerata una delle pietre miliari nell'evoluzione della lingua olandese.
Nel XIX secolo Multatuli pubblicò quello che probabilmente è il più importante romanzo della letteratura olandese, Max Havelaar; in esso si denunciava il cattivo trattamento degli indigeni nelle colonie olandesi.
L'opera letteraria olandese più nota è invece il Diario di Anna Frank, anche se formalmente la sua autrice non ha mai avuto la cittadinanza olandese (la famiglia Frank era originaria della Germania, da cui era fuggita alla fine degli anni trenta).
Il contributo olandese al patrimonio storico della musica classica mondiale è alquanto scarso, principalmente perché i calvinisti consideravano frivola la musica. Salvo che il primo metodo per fortepiano della storia della musica fu pubblicato da Francesco Pasquale Ricci, maestro di cappella Imperiale in Olanda, e dedicato alla principessa Louise d'Orange Nassau (poi ripubblicato con una seconda parte di J.C. Bach, suo amico, nel 1786 circa) ma che ebbe compositrici quali la Duchessa di Boetzelaer. Al giorno d'oggi comunque vi sono numerose orchestre (fra cui la più famosa è quella del Concertgebouw di Amsterdam) ed alcuni teatri d'opera (in particolare il Muziektheater di Amsterdam) e notevoli esecutori di musica antica, come Gustav Leonhardt, Barthold Kuijken, Sigisvald Kuijken, Tom Koopman.
Nel campo della musica Jazz i Paesi Bassi hanno un ruolo importante in Europa: sono sede del più importante festival jazz d'Europa (il Festival Jazz del Mare del Nord, tenuto in estate all'Aia). Possiedono numerosi conservatori che insegnano il jazz ad alto livello e possono quindi vantare numerosi e ottimi esecutori, per citarne alcuni: Peter Beets, Fay Claassen, Heyn Van de Geyn.
I Paesi Bassi possono vantare un ruolo importante anche nella musica metal. Essi infatti sono patria di diverse band che si sono distinte per l'innovazione verso un metal meno purista e che si sono dedicate invece a provare le varie combinazioni tra metal e musica classica e sinfonica, creando varie versioni di Symphonic Metal e Gothic metal. I maggiori esponenti di tale genere sono i The Gathering, gli Ayreon, gli Stream of Passion, gli After Forever, i Within Temptation e gli Epica.
I Paesi Bassi (specialmente la provincia del Limburgo) sono una delle nazioni in cui la musica per orchestre di fiati conosce il maggiore sviluppo. Possiedono infatti alcune delle migliori orchestre di fiati del mondo, e ogni quattro anni organizzano, nella città di Kerkrade, il World Music Contest, universalmente riconosciuto come il più importante concorso mondiale per orchestre di fiati, fanfare e brass band.
Amsterdam è poi una delle scene più importanti al mondo per la musica pop-rock e per la cosiddetta world music.
I Paesi Bassi sono all'avanguardia per la danza moderna, con importanti compagnie all'Aia (Nederlands Dans Theater, Introdans) e Rotterdam (Scapino ballet, Danse Academie). La compagnia Nazionale di Balletto di Amsterdam tende invece ad eseguire principalmente un repertorio classico.
I Paesi Bassi sono il luogo di sviluppo di molti generi di musica elettronica tra cui la gabber e la trance e l'EDM. Due tra i maggiori esponenti di questo genere nel panorama europeo e internazionale sono senz'altro Tiësto e Armin Van Buuren, rispettivamente i dj numero 4 e 5 nel mondo secondo "DJ Mag". Altri DJ di grande fama sono Martin Garrix (attuale numero 1 della classifica di DJ Mag e produttore delle hit "Animals", "Wizard" e"Don't Look Down" con Usher), Afrojack, Sidney Samson, Chuckie, Hardwell, Laidback Luke, Fedde Le Grand, il duo Bingo Players, Ummet Ozcan ("highest climber" della classifica di DJ Mag nel 2014, salì dal numero 99 al numero 31 in un solo anno e attuale numero 36), Oliver Heldens ("highest Deep House DJ, e attuale numero 12) e Headhunterz, dj e produttore di musica hardstyle e big room, considerato in tutto il mondo il principale esponente del suo genere (e globalmente, numero 48 nella classifica dei migliori DJ, sempre secondo "DJ Mag").
L'industria cinematografica olandese è piuttosto piccola e produce circa 20 pellicole all'anno, spesso cofinanziate dallo Stato. Fra i registi olandesi si segnalano il documentarista Joris Ivens ed i noti registi hollywoodiani Paul Verhoeven (RoboCop, Basic Instinct) e Jan de Bont (Speed). Fra gli attori il più famoso è indubbiamente Rutger Hauer.
Fra i più famosi film realizzati nei Paesi Bassi si segnalano Amsterdamned, L'albero di Antonia e Fanfare.
Nei Paesi Bassi si tengono annualmente diversi festival cinematografici, fra cui il Festival Internazionale del Cinema di Rotterdam (in febbraio) e l'International Documentary Film Festival di Amsterdam (IDFA) a novembre.
Generalmente i film stranieri non vengono doppiati, ma vengono semplicemente sottotitolati in olandese.
Come nella maggior parte degli altri paesi sviluppati, molti degli abitanti dei Paesi Bassi praticano qualche sport a livello amatoriale: oltre un quarto degli olandesi frequenta almeno uno degli oltre 35 000 centri sportivi del paese, e due terzi della popolazione oltre i 15 anni pratica qualche sport. Come altrove, lo sport è anche un importante fenomeno sociale e di costume.
Gli sport più popolari, sia dal punto di vista della pratica attiva che dell'affluenza di pubblico sono il calcio, il ciclismo, il pattinaggio, l'hockey su prato ed il tennis, nei quali i Paesi Bassi possono spesso vantare squadre ed atleti di ottimo livello. In particolare i Paesi Bassi vantano una tradizione calcistica tra le migliori al mondo essendo riconosciuti come gli inventori del cosiddetto calcio totale e avendo avuto campioni e fuoriclasse come Johann Cruyff, Ronald Koeman, Ruud Gullit, Marco Van Basten, Frankie Rijkaard, Patrick Kluivert, Dennis Bergkamp, Marc Overmars ecc. La nazionale di calcio olandese ha conquistato tre secondi posti nelle fasi finali dei campionati mondiali di calcio (1974, 1978 e 2010) e ha vinto i campionati europei nel 1988 mentre l'Ajax è una tra le più titolate squadre di club al mondo. Altro sport molto popolare è il baseball: nel 2011 la nazionale ha vinto il campionato mondiale disputatosi a Panama e, insieme all'Italia, è la principale potenza europea del "batti e corri".
Da qualche decennio è entrata a far parte dell'interesse degli abitanti anche la pallavolo, sport nel quale, sul finire degli anni novanta, grazie alle imprese della propria nazionale maschile, è stata fra le prime potenze a livello mondiale. Da ricordare infatti, il titolo europeo del 1997, ma soprattutto, l'oro olimpico ad Atlanta '96, ottenuto a spese dell'Italia.
Dal punto di vista dei risultati e del numero di partecipanti i Paesi Bassi sono da sempre la patria del kickboxing, vantando le migliori scuole del mondo in tale disciplina ed atleti che hanno scritto la storia di tale sport, come i pluricampioni K-1 Peter Aerts, Ernesto Hoost e Semmy Schilt, nonché la leggenda del muay thai Ramon Dekkers; di riflesso eccellono anche in altri sport da combattimento come le arti marziali miste, dove lottatori come Bas Rutten, Alistair Overeem e Marloes Coenen si sono resi protagonisti a livello internazionale.
Esistono anche diversi sport tipici olandesi; uno dei più curiosi è il fierljeppen, una sorta di "salto in lungo con l'asta" che si ritiene essere nato dalla pratica dei contadini frisoni di attraversare piccoli canali saltandoli con l'aiuto di un'asta.
La bicicletta (de fiets in olandese) è uno dei mezzi di trasporto più diffusi e utilizzati. Normalmente ogni famiglia ne possiede più di una e davanti alle stazioni ferroviarie se ne vedono a centinaia incatenate nei parcheggi ad esse adibiti. La tipologia del territorio, particolarmente pianeggiante, è adatta a questo mezzo di trasporto pratico, economico e non inquinante.
Un tempo circa 10.000 mulini a vento punteggiavano la campagna olandese, anche se ora ne restano solo poco più di 500. Introdotti in Europa nel XII secolo, ebbero grande diffusione nei Paesi Bassi per via del territorio piatto, che rende difficile costruire mulini ad acqua ma non ostacola il vento e consente di sfruttarne tutta la forza. Usati per distribuire l'acqua, prosciugare la terra, macinare il grano, i mulini a vento sono un elemento caratteristico del paesaggio e quelli che restano sono spesso preservati come monumenti; alcuni sono tuttora in funzione.
Uno dei più conosciuti simboli dei Paesi Bassi è il costume cosiddetto "da olandesina", con la tipica cuffietta a punta, le trecce bionde e gli zoccoli di legno. Come tutti i costumi tradizionali, non viene più indossato nella vita di tutti i giorni, ma i pochi che ne possiedono uno (spesso in qualità di membri di qualche organizzazione "storica") lo sfoggiano solo in occasioni particolari, come feste religiose e popolari; fanno eccezione alcuni piccole località (come Marken) che sono diventate attrazioni turistiche per via del fatto che buona parte della popolazione fa ancora uso dei costumi tradizionali.
I Paesi Bassi sono anche famosi per gli zoccoli, oggetti molto pratici perché con la terra umida, la pioggia e il freddo essi sono molto resistenti e tengono caldi i piedi. Si ha notizia del loro uso a partire dal tardo medioevo quando venivano usati dai contadini che lavoravano soprattutto nelle zone paludose. Fatti di legno di pioppo o di salice (alberi che abbondano nelle zone umide e pianeggianti dei Paesi Bassi, il cui legno consiste di fibre resistenti ed elastiche, facilmente lavorabili), essi non hanno cuciture o pezzi incollati o ad incastro ma vengono da un unico pezzo di legno. Un tempo venivano intagliati a mano, mentre ora generalmente vengono torniti a macchina. Oggi alla produzione "normale" (piuttosto rustica e che viene veramente utilizzata nelle campagne, per quanto sempre di meno), si è aggiunta quella "decorativa", in cui gli zoccoli sono dipinti e decorati in vari modi; questo tipo di produzione è spesso destinata ai turisti.
La bandiera dei Paesi Bassi è costituita dai 3 colori: il bianco, il rosso e il blu, ma in realtà il colore ufficiale è l'arancione che viene comunemente utilizzato dalla squadra di calcio nazionale dell'Olanda e dagli stessi olandesi il 30 Aprile, in occasione del compleanno della Regina.
Il colore arancione ha origine dai progenitori dei sovrani dei Paesi Bassi che discendono da Guglielmo I. Guglielmo d'Orange, infatti, apparteneva alle famiglie di Orange-Nessau della città francese di Orange.
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Nei Paesi Bassi è consentito liberamente il consumo delle cosiddette "droghe leggere", cioè hashish e marijuana ma sottoforma di erba, spinelli sfusi e semi, attrezzatura da fumo; inoltre può essere Fiori e Tulipanivenduta e consumata solo nella misura di 5 grammi per volta e non per strada o dove il fumo è proibito ma nei famosi bar: i Coffee Shop. L'uso indiscriminato di droghe leggere e in qualsiasi quantità di quelle cosiddette "pesanti" e chimiche, come eroina e cocaina, comporterà per il detentore, come avviene regolarmente in altri paesi europei, pene molto severe. I Coffee Shop che sono sottoposti a rigidi controlli e rischiano il mancato rinnovo della licenza in caso di cambio gestione, hanno il divieto di venderla ai minori e non possono pubblicizzare in alcum modo questa attività. Negli anni Ottanta, il governo olandese ha adottato questa politica di tolleranza per limitare la diffusione delle droghe pesanti e anche se poi ha registrato una notevole affluenza di turisti "spinellati" con la conseguente necessità di un maggior controllo dell'ordine pubblico, ha ottenuto comunque dei risultati. Infatti, oggi, soltanto il 5% della popolazione consuma questo tipo di sostanze e il numero di portatori del virus HIV è nettamente inferiore rispetto a quella dei paesi vicini dove Zoccoli colorativige una legislazione sulle droghe molto più severa. Inoltre, il Governo assicura cure sociali e mediche per ridurre il più possibile i rischi del drogato per se stesso e per la società. Ma questa positiva esperienza sembra essere invece negativa per gli altri Paesi della Comunità Europea che vedono concentrarsi nelle zone limitrofe un gran numero di spacciatori. Per questo motivo, l'atteggiamento olandese recentemente sta cambiando e divenendo più repressivo. Già nel 1996 fu oggetto di una controversia con la Francia che poi si risolse l'anno successivo con la sottoscrizione di un accordo doganale e un aumento del controllo di polizia negli scali olandesi.
domenica 30 ottobre 2016
LA MALESIA
Nella penisola malese, punto di passaggio obbligato dei commerci terrestri tra il Golfo del Bengala, quello del Siam e il Mar Cinese meridionale, nel II secolo d.C., si costituirono i primi regni indigeni. Solo nel XV secolo, con la fondazione del porto di Malacca e con la penetrazione portoghese, iniziò lo sviluppo economico della Malesia che a partire dal 1511 cadde sotto il dominio prima dei Portoghesi (i quali desideravano avere una base commerciale in Oriente) e poi, nel 1641, degli Olandesi passando nel 1795 sotto quello britannico. Con il trattato di Londra la Malesia venne assegnata alla Gran Bretagna, mentre Malacca passò agli olandesi che poi la cedettero ai britannici in cambio di alcuni possedimenti sulla costa occidentale di Sumatra. Nel 1867 Malacca e Singapore entrarono a far parte della colonia britannica degli stabilimenti degli stretti. Nel 1909 la Gran Bretagna ottenne dalla Thailandia gli stati di Kedah, Kelantan, Perlis e Terengganu che poi riunì nei Confederate Malay States (Confederazione degli stati malesi).
Durante la seconda guerra mondiale la Malesia venne in gran parte conquistata dai Giapponesi (1942). Nel dopoguerra la propaganda antibritannica e l'acceso spirito nazionalista e indipendentista portarono alla costituzione dell'Unione Malese (1946). Nel 1957 venne proclamata l'indipendenza della Federazione Malese che, ampliatasi ancora con l'unione di Singapore, Sarawak, Sabah e Sultanato del Brunei si costituì in federazione della Grande Malesia, da cui però il Sultanato del Brunei si staccò volontariamente durante il decennio successivo. Singapore fu costretta a lasciare la federazione.
La Malesia è un miscuglio di etnie e di culture. La popolazione è formata principalmente da malesi (50,1%), cinesi (22,6%), Orang Asli (11,8%), indiani Tamil (popolo) (6,7%) ed altre etnie minoritarie (8,8%). I malesi, islamizzati qualche secolo fa, sono oggi i soli ad avere pieni diritti politici e civili. I cinesi, che rappresentano circa un quarto della popolazione totale, sono concentrati nei maggiori centri urbani e spiccano nelle attività commerciali.
I Semang, che abitano al nord, sono cacciatori e raccoglitori e si distinguono per i capelli crespi. I Sakai, con caratteristiche fisiche simili agli altri (statura pigmoide) si distinguono per i capelli ondulati e sono i più numerosi. Infine a sud-ovest della Malacca abitano gli Jakudn dai capelli lisci. Nel Sarawak, il gruppo più numeroso è quello dei Dayak, un tempo considerati tagliatori di teste. Di più recente immigrazione sono i gruppi pakistani, Bengalesi (del Bangladesh) e Nepalesi, che svolgono mansioni prevalentemente artigiane e manuali.
Questo vero e proprio "melting pot" comporta un gran numero di feste e manifestazioni religiose (Hari Raya musulmano, Deepavali e Taipusam induista, Capodanno Cinese, Natale cristiano), nonché una miriade di specialità culinarie e artigianali, ma anche tensioni etniche mai sopite e spesso strumentalizzate dalla politica.
Le religioni professate in Malesia sono: l'islam (63,7%), il buddismo (17,7%), il cristianesimo (9,4%), l'induismo (6%), il Confucianesimo, il Taoismo e la religione tradizionale cinese. La religione di Stato è l'Islam.
La lingua ufficiale è la lingua malese, che è una lingua austronesiana. Tra le altre lingue parlate ci sono il cinese, il cantonese, l'hokkien, il tamil e la lingua iban del Borneo settentrionale. La lingua inglese è diffusa ed usata soprattutto nei centri urbani.
In Malesia l'istruzione non è obbligatoria ed è gratuita dai 6 ai 19 anni di età. Il primo ciclo di studi dura sei anni e l'insegnamento viene impartito nelle quattro lingue principali del paese (malese, cinese, tamil, iban), con l'inglese come seconda lingua obbligatoria. I corsi di istruzione primaria sono frequentati da circa il 90% dei ragazzi, mentre nella scuola secondaria il tasso di abbandono scolastico è elevato. Nel 2000 il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta era dell'88,7%. Oltre all'Università nazionale di Bangi, fondata nel 1970, esistono altri atenei: l'Università tecnologica di Malesia a Kuala Lumpur (1925); l'Università dell'agricoltura a Serdang (1971); l'Università delle scienze a George Town (1969); l'Università di Malaya (1962); l'Università internazionale islamica a Petaling Jaya (1983) e l'Università settentrionale della Malesia ad Alor Setar (1984).
La Malesia ha un sistema diffuso di assistenza sanitaria. Esso implementa un sistema sanitario universale, che coesiste con il sistema sanitario privato. La speranza di vita alla nascita nel 2005 era di 74,04 anni.
La sanità in Malesia è divisa in pubblica e privata. La Società malese attribuisce importanza per l'espansione e lo sviluppo dei servizi sanitari, mettendo l'8% del budget statale per lo sviluppo nella sanità pubblica con un incremento di oltre il 47 % rispetto al dato precedente.
Con una popolazione in aumento e l'invecchiamento, il governo intende migliorare la sanità in molte aree, ed è partita la ristrutturazione degli ospedali esistenti, la costruzione e l'allestimento di nuovi ospedali, l'espansione del numero di poliambulatori, e il miglioramento della formazione e l'espansione della telemedicina. Negli ultimi due anni il governo ha aumentato i sforzi per revisionare i sistemi e attrarre maggiori investimenti esteri.
C'è ancora tuttavia, una notevole carenza nella forza lavoro medica, in particolare di personale altamente specializzato; le cure mediche e il trattamento sono disponibili solo nelle grandi città. Recenti sforzi per portare molte strutture per altre città sono stati ostacolati dalla mancanza di competenze necessarie per far funzionare le attrezzature disponibili.
La maggior parte degli ospedali privati si trovano in aree urbane e a differenza di molti ospedali pubblici, sono dotate delle più moderne attrezzature diagnostiche e di imaging.
Il governo comunque ha riposto molta attenzione al settore ed ha anche cercato di promuovere la Malesia come destinazione di assistenza sanitaria regionale e internazionale.
Le Forze Armate malesi sono tre: Royal Malaysian Navy (marina), Malaysian Army (esercito) e Royal Malaysian Air Force (aeronautica). L'età richiesta per il servizio militare volontario è di 18 anni. Per la difesa lo stato spende il 2,03 per cento del PIL del paese, e impiega il 1,9 per cento della forza lavoro della Malesia. Attualmente la Malesia sta attuando un importante programma per espandere e modernizzare tutti e tre i rami delle sue forze armate.
La Malesia, Stato federale chiamata anche Federazione della Grande Malesia, si costituì nel 1963, riunendo gli 11 stati della Federazione della Malesia (indipendente dal 1957), il Sabah, il Sarawak e Singapore (che lasciò la federazione nel 1965). Il paese comprende oggi tredici stati, oltre a tre territori federali, creati con emendamenti alla Costituzione nel 1974 (Kuala Lumpur), nel 1984 (Labuan) e nel 2001 (Putrajaya).
Si tratta di una federazione di monarchie costituzionali il cui capo che assume il titolo di "Re della Malesia" viene eletto, con un mandato di cinque anni, tra i sovrani ereditari di nove dei tredici stati che compongono la Federazione. Gli sarà riconosciuto il titolo di Yang Di Pertuan Agong (Capo Supremo) e avrà il potere esecutivo e il potere legislativo, che vengono esercitati insieme al governo e al Parlamento. È compito del Re scegliere il primo ministro che sarà il leader del maggior partito della Camera dei rappresentanti. Ogni azione destinata a modificare i confini del paese o a estendere alla Federazione la legge islamica, deve essere sottoposta all'approvazione della Conferenza dei Regnanti formata dai nove sovrani ereditari e i quattro capi di Stato elettivi. Il Parlamento è composto da due Camere: la Camera dei rappresentanti (Dewan Rakyat, 219 membri) e il Senato (Dewan Negara, 69 membri). La Camera dei rappresentanti, è il principale organo legislativo; il Senato ha solo il potere di sospendere la legislatura. I senatori, vengono nominati con un mandato di sei anni dal Re della Federazione e dai Parlamenti dei singoli stati. È in vigore la pena di morte. Ogni stato è dotato di organi esecutivi propri (Gabinetto ministeriale e Consiglio dei ministri) e di un organismo legislativo unicamerale, la cui composizione può variare. I membri del Parlamento degli stati vengono tutti eletti a suffragio diretto con un mandato di cinque anni, (tranne quelli del Sabah). A livello locale l'amministrazione è affidata alle singole municipalità e ai consigli comunali. Dal punto di vista istituzionale la Malesia è una monarchia costituzionale elettiva. Il Capo Supremo dello Stato, in malese Yang di-Pertuan Agong, dura in carica cinque anni.
L'attuale sovrano è il sultano Abdul Halim di Kedah, nato nel 1927 e in carica dal 13 dicembre 2011; il Capo del Governo è il Primo Ministro Najib Razak, nato nel 1953 e in carica dal 3 aprile 2009.
La politica estera della Malesia si basa ufficialmente sul principio della neutralità e il mantenere relazioni pacifiche con tutti i paesi , indipendentemente dal loro sistema politico . Il governo attribuisce un'elevata priorità alla sicurezza e alla stabilità del sud-est asiatico e cerca di sviluppare le relazioni con gli altri paesi della regione.
Negli ultimi trent'anni la Malesia ha conosciuto un fortissimo sviluppo economico, trasformandosi da paese in via di sviluppo ad uno dei paesi più ricchi del sud-est asiatico, non più dipendente soltanto dalla produzione ed esportazione di materie prime. Con la Nuova politica economica (NPE), la Malesia è divenuta leader mondiale nella produzione di componenti elettronici e primo paese del Sud-Est asiatico per l'assemblaggio e l'esportazione di autoveicoli.
Il paese è uno dei più sviluppati del pianeta con il PIL al 29º posto tra quelli mondiali, mentre è al 59º posto per PIL pro capite.
Anche i settori dei servizi, del turismo e della finanza hanno tratto notevoli vantaggi. Ma, nonostante la NPE abbia reso possibili grandi sviluppi, rimane sempre la questione della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, e molti contadini della Malesia peninsulare, così come gli indigeni di Sabah e Sarawak, dipendono ancora da un'agricoltura di sussistenza. Per risolvere questo grave problema sono stati presi provvedimenti dalla NPE, i cui obiettivi sono la crescita economica, lo sradicamento della povertà e, soprattutto, la trasformazione della Malesia in una nazione altamente industrializzata entro il 2020. L'economia della Malesia vanta due primati mondiali assoluti e ben consolidati: quello della produzione di caucciù, il cui volume annuo si avvicina alla metà del volume complessivo mondiale, e quello della produzione di stagno, anch'esso quasi la metà del totale mondiale. Nel 2011 c'era una forza lavoro di 11.910.000 occupati, mentre il tasso di disoccupazione era del 3,1; l'economia malese dal 1999 al 2011 ha avuto tassi di crescita alti in media del 5%, ed il prodotto interno lordo ha avuto una crescita vertiginosa.
Tra le attività più produttive oltre al caucciù ricordiamo le colture, del riso, seguono poi la manioca, il mais, le patate e le patate dolci, i frutti tropicali, soprattutto l'ananas, caffè, cacao, arachidi, palme da cocco, palme da olio, pepe e altre spezie. Lo sfruttamento dei boschi riguarda soprattutto l'albero del caucciù, ma anche il legname; la pesca, molto attiva in tutta la Malesia, costituisce sia un ricco apporto proteico per la dieta locale, sia una voce non trascurabile delle esportazioni. Modesto è invece l'allevamento, che si basa principalmente sul bestiame suino.
La Malesia è leader nella produzione di stagno, anch'esso quasi la metà del totale mondiale. I principali giacimenti di stagno si trovano nel Perak, nel Johor, nel Pahangh e presso Kuala Lumpur. Altre risorse minerarie sono i minerali di ferro, oro, bauxite, manganese, carbone, fosfati e l'antimonio (nel Sarawak), e tungsteno. Importanti anche i giacimenti di gas naturale e petrolio che hanno consentito al paese l'autosufficienza energetica; per quanto riguarda l'industria sono sviluppati settori come quello agroalimentare, tessile, chimico, edile, elettronico, dell'attività cantieristica e delle produzioni meccaniche.
Nei primi anni del XXI secolo è il settore terziario quello che fa da traino all'economia malese; in primis il turismo, infatti la Malesia è uno dei paesi più visitati del mondo; nel 2011 il paese asiatico figurava al nono posto mondiale per arrivi di turisti internazionali con 24,7 milioni di persone posizionandosi davanti al Messico, e subito dopo la Germania; la Malesia offre paesaggi, isole, spiagge e mare pressoché incontaminati, flora e fauna rarissime e parchi naturali, ma non mancano i servizi con numerosi alberghi, campi da golf, centri commerciali; per quanto riguarda il turismo storico e culturale in Malesia ci sono tre dei più importanti musei che espongono interessanti collezioni etnografiche e archeologiche regionali (il Museo nazionale della Malesia a Kuala Lumpur, il Museo Sabah a Kota Kinabalu e il Museo Sarawak di Kuching). Testimonianze rilevanti della storia sociale e culturale del paese si trovano nella Biblioteca nazionale e nell'Archivio nazionale di Kuala Lumpur.
Importante il sistema bancario con numerose banche commerciali, istituti di credito e assicurazione e di altra natura supervisionate dalla Banca centrale (Bank Negara Malaysia); per quanto riguarda il settore finanziario, la moneta malese è il ringgit malese (in passato chiamato dollaro della Malesia), suddiviso in 100 sen. La Bank Negara Malaysia è la banca di stato, la sola autorizzata a emettere moneta e Kuala Lumpur è una piazza finanziaria con sede di Borsa valori; per quanto riguarda il commercio, alla base delle importazioni in Malesia vi sono: macchinari in genere e mezzi di trasporto, materie prime di base, generi alimentari e bevande, combustibile e prodotti chimici. Mentre un notevole cambiamento hanno avuto le esportazioni negli ultimi anni che hanno visto i macchinari, i mezzi di trasporto e i prodotti industriali (caucciù, stagno, combustibili), togliere il posto alle materie prime;
ai tradizionali partner commerciali, Giappone, Singapore, Stati Uniti, Gran Bretagna e Corea del Sud, negli ultimi anni si è aggiunta anche la Cina.
Anche a causa dell'aspetto geografico del paese, la rete dei trasporti via terra non è uniformemente sviluppata: le comunicazioni stradali e ferroviarie della Malesia Peninsulare hanno una buona estensione, mentre nel Sabah e nel Sarawak la presenza di aspri rilievi nelle regioni interne ne impediscono lo sviluppo e i trasporti avvengono soprattutto attraverso la rete fluviale e quella aerea.
I collegamenti aerei sono garantiti dalla compagnia di bandiera, Malaysia Airlines (MH) e dalla low-cost malese AirAsia. Il network fa perno sull'avveniristico aeroporto di Kuala Lumpur (KLIA - Kuala Lumpur International Airport, situato nell'area di Sepang). Inaugurato alla fine degli anni '90 è uno degli aeroporti più moderni e tecnologicamente avanzati del mondo.
In Malesia gli sport più popolari sono il badminton, l'automobilismo, l'hockey su prato ma sono praticate anche le arti marziali: il Silat Melayu arte marziale creata dal popolo per difendersi dall'invasione di altri popoli e anche il Tomoi che è un'arte marziale molto simile alla Muay Thai thailandese. Abbastanza praticato è anche il calcio con la Nazionale di calcio che partecipò alle Olimpiadi di Monaco di Baviera.
La Malesia Occidentale, che si estende sull'estremità meridionale della penisola di Malacca, è bagnata a ovest dalle acque dello stretto di Malacca e a est dal mar Cinese Meridionale, e confina a nord con la Thailandia e a sud con Singapore; la Malesia Orientale, che occupa il settore settentrionale dell'isola di Borneo, confina a sud con l'Indonesia e a nord col Brunei. Il settore malese della penisola di Malacca presenta un'ossatura centrale costituita da formazioni montuose e tabulari discontinue, allungate nella direzione da nord-ovest a sud-est, che si collegano alla catena indocinese e hanno la loro origine nel corrugamento himalaiano. L'altitudine media varia dai 1000 ai 2000 metri; la vetta più alta si trova a nord, dove il Gunong Tahan raggiunge i 2190 metri. Vaste pianure sedimentarie fiancheggiano il sistema a ovest e a sud, mentre a est i rilievi arrivano spesso alla costa e frammentano una fascia pianeggiante ridotta nel settore settentrionale. I fiumi sono numerosi e molto ricchi di acque sui due versanti della catena: i più importanti sono il Kelantan, il Pahang, il Belum e il Muar. Le coste sono in genere basse e uniformi, talvolta sabbiose e paludose e fronteggiate da una serie di isole, isolotti e banchi corallini. Il territorio della Malesia Orientale si affaccia a ovest sul mar Cinese, a nord-est sul mar di Sulu e a est sul mar di Celebes. Il suo confine con la parte indonesiana dell'isola è segnato dalle alte cime delle catene montuose dei Kapuas Hulu, degli Iran e dei Penambo.
Non mancano i corsi d'acqua: ricordiamo il Rajang e il Kinabatangan. Le coste sono prevalentemente basse e sabbiose lungo il settore occidentale, per diventare più alte e frastagliate in quello nord-orientale.
Il clima malese è di tipo equatoriale, con temperature elevate, debolissima escursione termica annuale (mentre giornaliera 7 gradi di norma nell'intero paese considerando le immense foreste equatoriali schermanti la poderosa intensità solare) e precipitazioni abbondanti. L'influsso monsonico non è molto accentuato, ma comunque provoca un aumento delle piogge sulla costa est da novembre a febbraio, mentre sulla costa ovest solo il mese di agosto è molto piovoso con intensi e prolungati rovesci. La pioggia tende a cadere nel tardo pomeriggio e di sera, spesso in maniera violenta, con la formazione di temporali.
Il Borneo è sempre un po' più umido rispetto al resto del Paese.
La temperatura media annuale in tutto il paese (tra le minime: 24,5 °C, e le massime: 31,5 °C) tendenzialmente non è inferiore ai 28 °C (sino a 100 m s.l.m.) e le precipitazioni, salvo casi eccezionali, non scendono in nessun luogo su tutta la superficie del paese al di sotto dei 2000 mm annui. L'umidità relativa annuale non è di norma inferiore all'80% (fino all'85% per le zone maggiormente piovose e/o palustri) rimanendo relativamente costante nelle ore, 95% max - 65% min. A causa dell'elevata umidità che non favorisce un'ottimale traspirazione dell'organismo, le temperature percepite dalla pelle umana nelle ore centrali del dì non di rado possono giungere, per una durata di qualche ora, a 41-42 o 43 gradi (ma in casi eccezionali quasi sempre nelle metropoli o comunque in ambiente cittadino, si hanno temperature percepite sino a 48-49 o 50 gradi, per poche ore) rendendo il clima totalmente sconsigliabile per intraprendere esplorazioni o gite, in cui spesso è necessario movimento prolungato il quale affaticherebbe l'organismo nel mantenere tale la percezione epidermica di oltre 40 gradi, favorendo invece un effettivo graduale aumento della temperatura interna corporea reale.
La fauna caratteristica della Malesia Occidentale comprende tigri, rinoceronti, elefanti, bufali, orsi, coccodrilli, tartarughe, serpenti, aquile, fagiani, uccelli acquatici e le salangane. Nella Malesia Orientale regnano invece gli oranghi, i gibboni, i tapiri, le tigri reali, le pantere, gli orsi malesi, le viverre i cinghiali, i tucani, e le salangane. Innumerevoli sono le specie di insetti, così come la fauna ittica è ricca di specie e di individui. Non vi sono tigri nella Malesia orientale, nel contempo vi è l'elefante del Borneo.
Il manto vegetale originale, costituito prevalentemente dalla foresta equatoriale ricopre la maggior parte della superficie territoriale: oltre alle formazioni caratteristiche di liane, la pianta floreale Brownlowia velutina, il sandalo, il teak, l'albero della cannella, l'ebano, il bambù, l'albero della canfora e l'albero della gomma. Sono diffusi i palmizi cultura intensiva della palma da olio,su tutto il territorio. Lungo le coste le mangrovie.
Una buona ragione per visitare le isole Perhentian è il mare limpido e cristallino, dove è possibile fare snorkeling a pochi passi dalla spiaggia e vedere una meravigliosa moltitudine di pesci e coralli. E’ possibile noleggiare una barca e raggiungere zone incontaminate dove si può nuotare in mezzo agli squali di barriera e tartarughe marine.
L’isola di Tioman e le acque che la circondano, fanno parte di una riserva naturale protetta, che le ha permesso di mantenere la sua atmosfera selvaggia.
Tioman deve il suo successo a due motivi in particolare: le sue spiaggie incantevoli furono il set cinematografico del film South Pacific nel 1958 e in seguito la rivista Time l’ha classificata come una delle 10 isole più belle del mondo nel 1970.
Durante le passeggiate sarà facile incontrare i varani (lucertole giganti) che si aggirano tra i Kampungs (modo di chiamare i villaggi in Malese) in cerca di cibo.
Situata vicino il confine con la Thailandia, Langkawi si trova nello stato Malese del Kedah. Secondo la leggenda Malese l’isola era ritenuta un posto maledetto nel 1819, quando una giovane donna di nome Mahsuri fu condannata a morte per presunto adulterio. Prima di morire pronunciò le seguenti parole: ‘non ci sarà mai pace e proposerità su questa isola per un periodo di sette generazioni!’ . Infatti due anni dopo, Langkawi cadde sotto il dominio degli invasori Thailandesi e gran parte della popolazione morì di fame e di stenti.
L’isola rimase sterile per diversi anni fino a quando il primo ministro Mahatir decise di trasformarla in una isola resort per turisti nel 1986.L’isola fu anche dichiarata paradiso fiscale e da allora la sua crescita è stata a dir poco spettacolare.
Il modo migliore per vedere tutta l’isola è prendere la funivia di 2.200 metri che parte da un’altezza di 710 metri sul livello del mare.
E’ interessante notare che, il marito e il figlio di Mahsuri si trasferirono a Phuket subito dopo l’invasione Thailandese, ed è stato su quell’isola che il suo discendente di settima generazione è nato nell’anno 1986.
Penang, la Perla d’Oriente ha una illustre storia. Scoperta dal Capitano Francis Light nel 1786 fu rinominata l’isola del Principe di Galles, e fu per molto tempo uno dei gioielli dell’impero Britannico. Insieme a Malacca e Singapore, fu un insediamento lungo lo Stretto che dominava il commercio marittimo tra l’India e il resto dell’Asia.
Tuttavia, la sua imponenza gradualmente diminuì nel corso dei secoli e fu riscoperta e rivalutata come meta turistica. Oggi l’isola è stata nominata UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Una delle maggiori attrazioni di Penang è il cibo di strada – dalla gustosa Penang Laksa al cibo Indiano a base di pesce – troverete di tutto per tutti i palati.
L’isola di Layang Layang fu costruita dalla Marina Militare Malese al fine di affermare la sovranità dulle isole Spratly nel mare Cinese Meridionale tutt’ora contese dalla Cina, Taiwan, Vietnam e Filippine.
Circondata da acque cristalline profonde 2.000 metri, Layang Layang è spesso classificata come uno dei migliori 10 siti di immersione al mondo grazie alla sua abbondante fauna marina.
A causa della presenza della Marina Militare, la barriera corallina fu risparmiata dalla pesca con dinamite. Particolarmente degni di nota sono i branchi di squali martello, a volte se ne contano centinaia, ma si possono vedere anche mante, delfini, barracuda e tartarughe.
L’arcipelago di Redang consiste in realtà in nove isole: Lima, Paku Besar, Paku Kecil, Kerengga Besar, Kerengga Kecil, Ekor Tebu, Ling, Pinang e naturalmente Redang.
Insieme formano un parco marino situato a 45 chilometri al largo della penisola Malese orientale nello stato di Terengganu. A differenza delle vicine Perhentian, Redang è molto più adatta ad un turista alla ricerca del comfort e lusso.
Ci sono delle belle barriere coralline ben conservate che sono la principale attrazione degli appassionati di snorkeling e di immersioni subacquee.
L’interno dell’isola è perlopiù impraticabile a parte una strada che collega il piccolo aeroporto con i resorts della costa.
L'isola di Lankayan è una bellissima isola tropicale situata nel Mare di Sulu, Sabah,Borneo ideale per gli amanti delle immersioni e sopratutto per coloro che sono alla ricerca di pace e tranquillità.
Rawa è una piccola isola tropicale situata a 16 chilometri a largo della costa orientale della penisola Malese. Ci sono solo due resorts che si affacciano sulla spiaggia bianca della costa ovest dell’isola, che è raggiungibile in barca dal porto di Mersing.
Grazie a questa esclusività, Rawa attrae turisti alla ricerca di una vacanza in una località appartata e poco conosciuta.
Mentre la costa occidentale è una cartolina perfetta con spiaggia bianca e mare cristallino, il resto del litorale è inaccessibile con scogliere che si tuffano a picco sul mare. Per ammirare tutta l’isola e possibile aggirarla con la canoa oppure avventurarsi sulla collina dell’isola che offre un panorama completo di tutto il parco marino di Johor composto da ben 12 isole.
Isola di Gaya Kota è situata a 15 minuti di barca a largo di Kota Kinabalu nello stato del Sabah, Pulau Gaya è l’isola più grande del parco marino Tunku Abdul Rahman.
Gaya è il trampolino di lancio per una avventurosa vacanza in Borneo e offre paradisiache spiagge bianche, foresta pluviale ricca di fauna selvatica e diversi siti di immersione.
A Kuala Lumpur della presenza dei coloni portoghesi e olandesi è rimasto qualche bell’edificio, come la stazione ferroviaria o i palazzi intorno alla piazza Merdeka. Ciò che, invece, colpisce di KL è la presenza di numerosi grattacieli moderni, a partire dalle Petronas Twin Towers, che spiccano da qualunque punto della città.
Simbolo del progresso economico malese, sono in realtà basate sull’architettura più tradizionale islamica. Alte 452 metri (a 171 m si trova uno skybridge panoramico che unisce le due torri), sono state le più alte del mondo fino a pochi anni fa. Vale la pena anche salire sulla K.L. Tower, la torre girevole da cui si gode un panorama mozzafiato soprattutto di notte. Tutto il Paese è un mix di culture, malese, indiana e cinese. Ecco allora che a Kuala si trovano i quartieri etnici come Chinatown e Little India, assolutamente da vedere e non solo per lo shopping (che peraltro conviene moltissimo).
A sud della capitale, a solo un’ora di strada, si trova Malacca, la ‘città rossa’ per via del colore degli edifici. Questa è la patria dei Baba Nyonya, una popolazione nata dall’unione tra cinesi e malesi, con una sua cultura e una sua cucina. E’ anche la capitale dell’antiquariato: i negozi che si susseguono sulla strada Jalan Hang Jebat sono imperdibili. La si può percorrere a bordo di coloratissimi risciò di cui Malacca è piena. La città si trova ai piedi di una verde collina, St Paul’s Hill, su cui si trova l’antico forte St John e la chiesa St Peter. Dalla cima, volgete lo sguardo verso lo Stretto di Malacca, che da secoli vede traghettare navi cargo provenienti da tutto il mondo. Prima di partire, fate una capatina a Cheng Hoon Teng, il tempio cinese più antico del Paese.
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