lunedì 28 agosto 2017
PESCE VOLPE
Aristotele, nel suo Historia Animalia, parlava dello squalo volpe: il pensatore e scienziato greco descriveva questi squali come animali molto astuti, particolarmente abili nello sfuggire ai pescatori (ad esempio rompendo le lenze a morsi) e dall'abitudine di ingoiare i propri piccoli per proteggerli (credenza probabilmente basata sul ritrovamento di embrioni prossimi alla nascita all'interno del corpo di qualche femmina). Comportamenti del genere portarono Aristotele a ritenere questo squalo estremamente furbo e a chiamarlo perciò ἀλώπιξ (alopex, "volpe" in greco antico), da cui derivano sia il nome comune che quello scientifico di questo animale.
Lo squalo volpe comune è uno squalo piuttosto robusto con un tronco a forma di siluro e una breve testa larga. Il profilo dorsale della testa si curva in modo uniforme fino al muso conico appuntito. Gli occhi sono moderatamente grandi e privi di membrane nittitanti. La piccola bocca è arcuata e, a differenza degli altri squali volpe, ha solchi agli angoli. Ci sono 32 - 53 file di denti nella mascella superiore e 25 - 50 file di denti nella mascella inferiore; i denti sono piccoli, triangolari e dal bordo liscio, privi di cuspidi laterali.
Le cinque paia di fessure branchiali sono brevi, con il quarto e il quinto paio che si trovano sulle basi delle pinne pettorali. Le lunghe e falcate pinne pettorali si restringono in punte strettamente appuntite. La prima pinna dorsale è alta e posizionata più vicino alle pinne pettorali che alle pinne pelviche. Le pinne pelviche sono grandi quasi quanto la prima pinna dorsale e hanno lunghi pterigopodi sottili nei maschi. La seconda pinna dorsale e la pinna anale sono piccole, con la prima di queste posta davanti a quest'ultima.
Ci sono tacche a forma di mezzaluna sul peduncolo caudale alle origini superiore e inferiore della pinna caudale. Il lobo superiore della pinna caudale è enormemente allungato caratteristico degli squali volpe, lungo quasi quanto il resto dello squalo; il sottile lobo leggermente ricurvo presenta una tacca sul margine posteriore vicino alla punta.
La pelle è ricoperta da piccoli denticoli sovrapposti, ciascuno con tre creste orizzontali e da tre a cinque denti marginali. Questa specie è marrone violaceo metallizzato o grigio sul dorso, diventando più bluastro sui fianchi. Il ventre è bianco, che si estende sopra le basi delle pinne pettorali e pelviche; questa colorazione è in contrasto con quella dello squalo volpe pelagico, che è colorato su queste pinne. La linea di incontro tra la colorazione dorsale e ventrale è spesso irregolare. Ci può essere una macchia bianca sulle punte delle pinne pettorali.
Sono nuotatori attivi e forti; ci sono rari casi in cui saltano completamente fuori dall'acqua. Come i veloci squali della famiglia Lamnidae, lo squalo volpe comune ha una striscia di aerobici muscoli rossi lungo il fianco che sono in grado di contrarsi potentemente ed efficacemente per lunghi periodi di tempo. Inoltre, hanno muscoli dalla lenta ossidazione posizionati al centro del corpo e sistema di vasi sanguigni chiamato rete mirabilia, che permette loro di generare e mantenere il calore corporeo.
La temperatura all'interno dei muscoli rossi di uno squalo volpe comune è in media di 2 ° C superiore a quella dell'acqua di mare circostante, sebbene vi sia una significativa variazione individuale. A differenza dello squalo volpe pelagico e dello squalo volpe dagli occhi grandi, lo squalo volpe comune non ha una rete mirabilia orbitale che protegga i propri occhi e il cervello dalle variazioni di temperatura.
Nel Pacifico orientale, i maschi viaggiano di più rispetto alle femmine, arrivando fino all’isola di Vancouver nella tarda estate e inizio autunno. I giovani tendono a rimanere nelle calde nursery. Sembra che nel Pacifico orientale e nell'Indiano occidentale e forse altrove ci siano separate popolazioni con diverse caratteristiche biologiche; questa specie non compie spostamenti transoceanici.
Nell'Indiano nord - occidentale, maschi e femmine si segregano per posizione e profondità durante la stagione del parto da gennaio a maggio. Analisi del DNA mitocondriale hanno rivelato notevoli variazioni genetiche regionali all'interno degli squali volpe comuni in tutti e tre gli oceani. Questo conferma l'idea che, pur essendo molto mobili, gli squali provenienti da diverse aree raramente s'incrociano.
Gli squali volpe comuni sono abitanti sia delle acque continentali sia dell'oceano aperto. Essi tendono a essere più abbondanti in prossimità della terraferma, in particolare i giovani frequentano gli habitat costieri come baie. La maggior parte degli individui s’incontrano vicino alla superficie, ma questa specie è stata registrata ad almeno una profondità di 550 m.
La specie venne descritta scientificamente per la prima volta dal naturalista francese Pierre Joseph Bonnaterre, il quale nel 1788 la classificava nel suo Tableau encyclopédique et méthodique des trois règnes de la nature col nome di Squalus vulpinus. Il nome scientifico della specie deriva dal latino vulpes, col significato di "volpe". In seguito, la specie venne riclassificata e ascritta al genere Alopias da Rafinesque, col nome di Alopias macrourus ("dalla grande coda"): tuttavia, secondo le regole dell'ICZN, il nome valido rimase quello più assegnato per primo in termini cronologici, ed essendo stato appurato che lo squalo volpe non era strettamente imparentato con le altre specie del genere Squalus il nome scientifico assegnato alla specie divenne Alopias vulpinus.
Si tratta di grandi nuotatori solitari, che percorrono instancabilmente gli oceani alla ricerca di cibo: sebbene sia possibile osservarli in coppie o in gruppetti, tali assembramenti sono il più delle volte dovuti alla presenza di un'abbondante fonte di cibo nelle vicinanze. A volte questi squali possono essere osservati mentre si esibiscono in salti e acrobazie fuori dall'acqua, similmente a quanto osservabile in molti cetacei: si pensa che questo insolito comportamento abbia la stessa funzione del breaching di questi ultimi, oppure abbia un qualche ruolo nella lotta contro i parassiti.
Fra i parassiti di questa specie finora descritti figurano varie specie di copepodi (nove specie del genere Nemesis, che colpiscono le branchie, Gangliopus pyriformis, Bariaka alopiae e Kroeyerina benzorum), il protozoo Giardia intestinalis, i cestodi Paraorygmatobothrium exiguum e Sphyriocephalus tergetinus, e (anche se eccezionalmente) Campula oblonga.
Sebbene si tratti di un predatore posto all'apice della catena alimentare, lo squalo volpe (ed in particolare gli esemplari giovani) può cadere preda di altri squali di maggiori dimensioni: alcune popolazioni di orca, inoltre, sono state osservate cacciare attivamente esemplari di questa specie al largo della Nuova Zelanda.
Una leggenda comune fra i pescatori vede lo squalo volpe come inseparabile amico-nemico del pesce spada: i due animali sarebbero soliti affrontarsi a colpi di coda e spada, e spesso collaborerebbero nella caccia alle balene. Qui i resoconti diventano discordanti: mentre in una versione lo squalo volpe distrarrebbe la preda nuotando in cerchio attorno ad essa e fendendo l'acqua con la coda, permettendo al pesce spada di infilzare indisturbato un punto vulnerabile della balena, nell'altra il pesce spada si piazzerebbe verticalmente al di sotto della balena, mentre lo squalo volpe, saltando sul dorso di quest'ultima e martellando con la coda, la spingerebbe a infilzarsi sulla spada. Altri racconti descrivono lo squalo volpe come cacciatore solitario di cetacei, che aggredirebbe tagliando loro grossi pezzi di carne con la coda.
Tuttavia, né lo squalo volpe, né tantomeno il pesce spada possiedono una dentizione adatta a sopraffare balene e a nutrirsi della loro carne: probabilmente, tali racconti hanno avuto origine da avvistamenti di orche (la cui alta pinna dorsale potrebbe essere stata confusa con la pinna caudale di uno squalo volpe, e che effettivamente annoverano fra le proprie prede anche le balene) nei pressi di qualche balena uccisa e dal ritrovamento di rostri di pesce spada conficcati nel corpo di qualche balenottera, probabilmente dovuti a qualche incidente causato dalle scarse doti di frenata di questo pesce.
La quasi totalità (fino al 97%) della dieta dello squalo volpe è costituita da piccoli pesci ossei pelagici gregari, come aringhe, sgombri, aguglie, pesci serra e pesci lanterna. Di tanto in tanto essi si cibano anche di prede di maggiori dimensioni (come i sauri), così come di calamari e di altri invertebrati pelagici.
Gli squali volpe tendono ad essere abbastanza selettivi ed abitudinari per quanto riguarda le prede, concentrandosi su poche specie, ma divenendo più opportunisti nei periodi caldi, dovuti all'influenza di El Niño: ad esempio, le popolazioni californiane di squalo volpe si nutrono principalmente della sardina Engraulis mordax, ma durante i periodi più caldi cacciano anche altre prede solitamente occasionali, come Sardinops sagax, Merluccius productus, Scomber japonicus e anche invertebrati come Loligo opalescens e Pleuroncodes planipes.
Per cacciare le proprie prede, lo squalo volpe si serve della lunga coda per fendere l'acqua, compattando così i banchi e potendosi nutrire agevolmente attraversandoli senza farli disperdere: spesso quest'azione viene svolta in coppie o in piccoli gruppi, che tuttavia non sono precostituiti ma si incontrano casualmente sul luogo del banchetto.
Nell'immaginario collettivo lo squalo volpe utilizza la lunghissima coda per menare fendenti e scudisciate sulle prede. A supporto di tale credenza vi sarebbero alcuni avvistamenti di squali intenti a compiere questo gesto: nell'inverno 1865 l'ittiologo irlandese Harry Blake-Knox avrebbe osservato uno squalo volpe dilaniare a colpi di coda e poi mangiare una strolaga maggiore (testimonianza questa giudicata poco verosimile, poiché si ritiene che la coda dello squalo volpe non possieda muscolatura sufficiente ad esercitare una forza tale da provocare lesioni sul corpo delle prede), mentre il 14 aprile 1923 un altro esemplare lungo attorno ai due metri colpì con la coda degli Atherinopsis californiensis sotto gli occhi dell'oceanografo W. E. Allen. Inoltre, il fatto che non sia raro trovare questi squali impigliati agli ami dei palamiti per la coda lascia supporre che ciò avvenga quando l'animale tenta di colpire con la coda le prede prese all'amo.
Si tratta di squali ovovivipari: la femmina dà alla luce un numero di piccoli che va da due a sette (nelle popolazioni del Pacifico le nidiate contano solitamente un numero pari di piccoli, mentre nelle popolazioni dell'Atlantico tale numero è solitamente dispari). L'accoppiamento avviene solitamente nei mesi estivi, dimodoché la femmina partorisca in un periodo favorevole dell'anno (marzo-giugno nelle popolazioni californiane, mesi estivi in quelle mediterranee, gennaio-maggio in quelle indo-pacifiche), mentre la femmina ritorna a nord per passare l'estate. Durante la gestazione (che dura circa nove mesi) gli embrioni praticano l'ovofagia, nutrendosi delle uova non fecondate che la madre periodicamente produce. L'embrione assume le uova intere, in quanto i piccoli denti sono ricoperti da tessuto e diventano funzionali solo poco prima della nascita, probabilmente per evitare che i piccoli possano ferire la madre durante la gestazione.
Il fatto che siano state individuate aree di nursery per i piccoli nel sud della California e della Spagna fa pensare che il parto avvenga in aree accuratamente scelte dalle femmine in tutto l'areale occupato dalla specie. Alla nascita i piccoli sono insolitamente grandi, misurando fino a 160 cm di lunghezza (un terzo degli adulti) per un peso di 5–6 kg. Essi crescono a ritmo molto veloce (fino a mezzo metro l'anno) durante i primi anni di vita: la crescita tende poi a stabilizzarsi con l'età, fino a raggiungere valori medi di una decina di centimetri l'anno negli adulti. Attorno ai tre anni, i piccoli lasciano le aree di nursery (site in acque basse e calme, come baie e lagune) e si avventurano in mare aperto.
La maturità sessuale viene raggiunta ad età e dimensioni che sembrano essere differenti sia nei due sessi che nelle varie popolazioni: i maschi generalmente maturano attorno ai 5 anni d'età (2,6-3,4 m di lunghezza) in tutto l'areale occupato dalla specie, mentre le femmine maturano alcuni anni più tardi, a una lunghezza che va dai 2,6 m (Baja California) ai 4,5 m (Oceano Indiano).
Sebbene non si conosca con esattezza la speranza di vita dello squalo volpe, comparando le dimensioni di questa specie con quelle delle altre due specie (che vivono in media 20-30 anni) è stato stimato che lo squalo volpe possa vivere fino a 43 anni o anche di più.
Si tratta di una specie diffusa in tutti i mari temperati e subtropicali del mondo: nell'Atlantico lo si trova ad ovest dal Newfoundland alle Antille e in Brasile e Argentina, mentre ad est è diffuso dallo Skagerrak al Ghana. Nell'Oceano Indiano lo si trova dal Sudafrica all'Indonesia e nell'Oceano Pacifico lo squalo volpe è osservabile dal Giappone alla Nuova Zelanda a ovest e dalla Columbia Britannica al Cile ad est: è inoltre diffuso anche fra le varie isole del Pacifico, specialmente alle Hawaii. Lo squalo volpe è invece assente dal Mar Baltico, dal Mar Rosso e dal Golfo Persico, così come dalle acque circumpolari: lo si trova invece abbastanza di frequente nel Mediterraneo (specialmente nel Golfo del Leone), dove sembrerebbe essere stata addirittura identificata un'area di nursery lungo la costa spagnola, oltre che in almeno una parte del Mar Nero.
La sua così ampia diffusione è dovuta al fatto che gli squali volpe sono animali estremamente mobili che sono soliti compiere lunghe migrazioni, nella maggior parte dei casi dovute allo spostamento delle prede (che seguono le correnti oceaniche) e solitamente dirette verso l'Equatore durante l'inverno e verso i poli durante l'estate. I maschi sembrano essere più propensi a percorrere lunghe distanze rispetto alle femmine, mentre i giovani non compiono spostamenti di una certa entità almeno fino al raggiungimento della maturità. La popolazione residente nella porzione occidentale dell'Oceano Indiano tende altresì alla stanzialità, mostrando separazione dei sessi in base alla differente profondità occupata, segregazione che appare tanto più evidente durante i mesi in cui le femmine partoriscono.
Nonostante questa grossa tendenza a compiere grandi spostamenti, gli squali volpe di differenti popolazioni raramente si accoppiano fra loro: questa caratteristica è emersa dalle analisi del DNA mitocondriale, che hanno evidenziato un marcata variabilità genetica fra le popolazioni di squalo volpe dei tre oceani.
Gli squali volpe mostrano un maggiore attaccamento alle acque costiere rispetto alle due specie congeneri, tenendosi generalmente a ridosso della piattaforma continentale e rivelandosi piuttosto difficili da osservare a più di 30 km dalla costa: i giovani individui addirittura eleggono a propria dimora le acque poco profonde, come baie e insenature, dove trovano riparo dai predatori.
Sebbene la maggior parte degli avvistamenti siano avvenuti nei pressi della superficie, sono stati ripresi squali volpe fino a profondità di 550 m e probabilmente questa specie può spingersi anche a profondità maggiori. Mentre durante il giorno rimangono a più di 100 m di profondità, durante le ore notturne gli squali volpe risalgono a profondità minori per trovare il cibo.
A dispetto delle dimensioni abbastanza ragguardevoli, gli squali volpe non costituiscono un pericolo per l'uomo in quanto esso non è visto come potenziale fonte di cibo: si tratta di animali che ad ogni modo vanno avvicinati con cautela in quanto capaci di infliggere profonde ferite coi denti e di spezzare le ossa con la potente coda. Tale potenziale pericolosità viene però annullata dal fatto che questi squali si rivelino abbastanza timidi e risultino difficili da osservare per i subacquei.
Sino ad oggi sono stati registrati un solo attacco all'uomo e quattro a barche (probabilmente dovuti ad individui pescati accidentalmente e particolarmente battaglieri), oltre a una presunta aggressione a un apneista neozelandese. Circola infine un racconto riguardante un pescatore statunitense decapitato da un colpo di coda di uno squalo volpe di 5 m.
L'uomo, invece, costituisce un pericolo concreto per questo squalo: gli squali volpe cadono infatti abitualmente vittima dei palamiti e dei sistemi di pesca utilizzati per catturare i pesci spada, specie nell'Atlantico. Oltre alla pesca accidentale, esiste un fiorente business che riguarda la pesca dello squalo in generale e minaccia anche questa specie: la pelle viene trattata e commercializzata sotto forma di cuoio, la carne viene commercializzata salata o affumicata per il consumo umano, l'olio estratto dal fegato viene utilizzato in farmaceutica e cosmetica, ma il pezzo pregiato sono le pinne, che vengono pagate a peso d'oro sui mercati asiatici in quanto ingrediente principe della zuppa di pinne di pescecane. Perfino negli Stati Uniti sussisteva una flotta di imbarcazioni preposte alla pesca dello squalo volpe, che nel 1982 arrivò a contare 228 imbarcazioni, garantendo un pescato annuo di 1091 tonnellate: attualmente la pesca allo squalo volpe appare in netta diminuzione, soprattutto a causa del drastico calo del numero di esemplari nella zona.
Lo squalo volpe rappresenta inoltre un ambitissimo trofeo per i pescatori sportivi, in quanto ritenuto (assieme allo squalo mako) un fiero avversario molto difficile da sopraffare: la pesca sportiva a questo squalo viene praticata soprattutto in California, Sudafrica e Nuova Zelanda.
Tutti questi fattori hanno fatto sì che lo status delle tre specie del genere Alopias venisse modificato nel 2007 dall'IUCN, passando da "dati insufficienti" a "vulnerabile". Per evitare di intaccare troppo le popolazioni, come accaduto in California, e per permettere a quelle rimanenti di riprendersi numericamente, alcuni governi hanno imposto precise regolamentazioni sia per ciò che concerne la quantità che le dimensioni degli squali volpe catturabili, in alcuni casi dichiarando fuorilegge la pratica della pesca al solo fine di ottenere le pinne. Simili provvedimenti si sono dimostrati benefici, in quanto ad esempio la popolazione californiana di squalo volpe ha mostrato un incremento annuo compreso fra il 4 ed il 7%.
sabato 12 agosto 2017
LA BAIA DEL SILENZIO
La baia del Silenzio di Sestri Levante è una spiaggia incorniciata da case in tinta pastello e animata dalle barche dei pescatori. Si apprezza al massimo la mattina presto o la sera al tramonto, quando la dimensione più intima ne fa cogliere la magia. Un vero e proprio angolo di paradiso: di sera, con le luci, è un gioiellino, molto romantico; di giorno un posto molto carino per fare un bagno, rilassarsi a prendere il sole distesi sulla sabbia, oppure fare due chiacchiere da uno dei pochi tavolini dei bar sui lati.
Il territorio di Sestri Levante sorge sulla piana alluvionale del torrente Gromolo, a ridosso di un promontorio roccioso che viene solitamente chiamato "l'isola", che, proteso verso il mare, è unito alla terraferma da un istmo e divide la "Baia delle Favole", dove è stato ricavato il porto turistico e il cui nome venne attribuito dallo scrittore Hans Christian Andersen (che soggiornò a Sestri Levante nel 1833), dalla più piccola ma ancora più suggestiva "Baia del Silenzio".
Il clima è temperato, le escursioni termiche limitate. Anche rispetto ad altre località di costa della Liguria, Sestri Levante gode di un microclima veramente particolare, che fa sì che durante il periodo invernale fenomeni comunque poco usuali per queste località, come la neve, siano ancora più rari.
Come molti altri borghi liguri la città sorse a partire dagli antichi popoli chiamati Liguri, più dettagliatamente detti Tigulli, da cui il nome dell'attuale zona geografica chiamata Tigullio.
Anticamente Sestri Levante era costituita da un isolotto che possedeva il promontorio attuale che a sud si trova a strapiombo sul mare. Questo isolotto fu, solamente in età moderna, unito alla terraferma da un sottile istmo formato dai depositi delle numerose e periodiche alluvioni del torrente Gromolo e dall'azione costante del mare.
In epoca romana è testimoniata con il nome di Segesta Tigulliorum o Segeste e divenne un importante centro commerciale, specie per i traffici marittimi; i vicini collegamenti stradali con il passo del Bracco e il colle di Velva permettevano infatti un notevole scambio di materie prime con l'entroterra delle valli Petronio, Graveglia, Vara e con la Lunigiana. In questo centro dalla Via Aurelia si diramava la Via Sara che collegava Sestri a Parma attraversando il passo di Centro Croci.
Il borgo è citato in un diploma del 909 del re Berengario, nel quale si cedeva parte del territorio alla basilica di san Giovanni di Pavia.
Decaduto durante il periodo delle invasioni barbariche, nell'epoca medievale il comune si espanse, allargandosi nella terraferma; precedentemente il nucleo era nato a ridosso del promontorio costruendo una fortezza naturale. Interessata nel 1070 come gli altri borghi del Tigullio dagli scontri navali tra Genova e la rivale Pisa, nel 1072, grazie all'alleanza delle due famiglie Malaspina e Fieschi, la proprietà del feudo fu assoggettata a queste famiglie sottraendolo, di fatto, dall'orbita politica genovese.
Ritornata sotto il controllo politico della Repubblica di Genova nel 1134, fu scelta come capoluogo della locale podesteria dal 1212 sotto la giurisdizione del capitaneato di Chiavari. Nel 1145, Genova acquistò dall'abbazia di San Colombano di Bobbio la parte più alta di Sestri e vi costruì un castello.
Un tentativo di assedio fu avviato dall'esercito di Lucca nel 1327, capitanato dal signore lucchese Castruccio Castracani, ma si concluse negativamente. Riuscirono invece nell'intento i Visconti nel 1365, che, assediato il borgo, costituirono in zona un piccolo dominio territoriale. Sempre in epoca feudale anche Sestri Levante subì la rivalità tra le famiglie guelfe (i Solari) e ghibelline (i De Castello), con notevoli tafferugli locali. Fu la flotta navale della Repubblica di Venezia a tentare un nuovo assalto al feudo sestrese nel 1432, ma con un esito negativo come i toscani cent'anni prima. Danni e saccheggi crearono invece le due successive invasioni da parte dei pirati turchi e saraceni, rispettivamente nel 1542 e nel 1607.
Nel 1797, con la dominazione francese di Napoleone Bonaparte, rientrò dal 2 dicembre nel Dipartimento dell'Entella, con capoluogo Chiavari, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile 1798, Sestri Levante rientrò nel I cantone, come capoluogo, della Giurisdizione del Gromolo e Vara e dal 1803 centro principale del VII cantone del Gromolo nella Giurisdizione dell'Entella. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento degli Appennini.
Nel 1815 fu inglobato nel Regno di Sardegna, secondo le decisioni del Congresso di Vienna, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel III mandamento omonimo del circondario di Chiavari facente parte dell'allora provincia di Genova.
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana Val Petronio, fino allo scioglimento della comunità.
Grazie alla bellezza naturale del luogo, Sestri Levante ha un rilevante apporto dal turismo, sia italiano che straniero. Di pregio è il settore balneare, grazie alle due spiagge presenti o alle scogliere tipiche di molte località liguri.
In passato vi era una forte presenza dell'industria. I cantieri navali nella frazione di Riva sono sorti negli ultimi anni dell'Ottocento, diventando ben presto tra i più importanti d'Italia. Nel secondo dopoguerra, complice la vicinanza al triangolo industriale (Genova-Torino-Milano), Sestri Levante ospitava oltre alla cantieristica navale (e il suo indotto) una delle più grandi acciaierie, la F.I.T. (Fabbrica Italiana Tubi), chiusa nel 1982 durante la crisi del settore, la cui area è stata oggi recuperata a uso commerciale. Successivamente gli investimenti si sono orientati sull'edilizia residenziale.
Una tradizione del passato era la costruzione dei leudi, imbarcazioni in legno a vela latina, di cui oggi si trova ancora uno splendido esempio ristrutturato e posizionato a scopo espositivo sulla spiaggia dei "Balin", nella Baia delle Favole.
La Fincantieri, presso il locale stabilimento rivano, ha continuato l'attività dell'importante cantiere navale, costruttore di molte navi militari addette al servizio difensivo della Marina Militare Italiana. Un primo periodo di crisi sfociato nel 1992 causò un ridimensionamento della forza operaia del cantiere navale con ricorso alla cassa integrazione per molti operai e addetti; il cantiere riprese l'attività grazie a nuove commissioni, soprattutto dall'estero. Ulteriori crisi economiche che hanno riguardato pure il settore nautico sono sfociate ancora a partire dal 2008.
La pesca, tradizionalmente importante , ha avuto il suo ruolo molto ridimensionato. Il passo delle acciughe dava, importanti pescate (da qui la sagra del bagnun). Nel 2016 da questo punto di vista è stato un passo eccezionale. Le acciughe sottosale del mar Ligure hanno il riconoscimento del marchio IGP.
domenica 6 agosto 2017
PAESI BASSI
I Paesi Bassi sono la principale nazione costitutiva del Regno dei Paesi Bassi che ne comprende altre tre: gli stati caraibici di Aruba, Curaçao e Sint Maarten. Le isole caraibiche di Bonaire, Saba e Sint Eustatius sono parte dei Paesi Bassi con lo status di municipalità speciali. Il Regno dei Paesi Bassi agisce come nazione unitaria in materia di difesa, politica estera e cittadinanza, mentre i Paesi Bassi, quali nazione costitutiva, agiscono come nazione indipendente per tutte le altre materie (ad esempio interni, sanità, istruzione e trasporti).
Confinano a sud con il Belgio e ad est con la Germania e a nord e a ovest sono bagnati dal mare del Nord. La capitale dei Paesi Bassi è Amsterdam, ma il governo, il parlamento e le residenze del sovrano si trovano a L'Aia (Den Haag), dove hanno anche sede la Corte internazionale di giustizia e la Corte Penale Internazionale.
Il territorio olandese ha attratto l'uomo fin da epoche assai remote, com'è testimoniato dai numerosi resti dell'attività umana risalenti al Paleolitico superiore (nella Drenthe, nell'Overijssel ecc.). A partire dal secondo millennio a. C., per la sua posizione di convergenza nell'ambito dell'Europa, gli apporti culturali che il Paese ricevette furono diversi: provennero sia da parte di genti celtiche da S, sia da parte di popolazioni germaniche (Frisoni, Batavi) da N e da E. Queste tribù furono influenzate solo marginalmente dalla cultura e dalla civiltà romane; durante la decadenza di Roma si ebbero invasioni di Franchi Salii e una prima omogeneizzazione culturale, specialmente nella parte meridionale del Paese, mentre nel Nord i Frisoni, che non ebbero contatti con i nuovi venuti, conservarono la loro identità e si fanno notare ancor oggi per il loro tipo nordico, alto e biondo, e l'uso del proprio idioma. Dalla sintesi dell'elemento franco-germanico i Paesi Bassi hanno acquistato i loro caratteri definitivi che si sono espressi, oltre che sul piano politico e culturale (tra cui fondamentale la lingua: l'olandese, infatti, che è una varietà del neerlandese, è essenzialmente basato su dialetti del basso francone con influssi di dialetti germanici), nella grande conquista agricola medievale. Nei secoli successivi vi furono solo modesti apporti esterni; la popolazione si è accresciuta in pratica indipendentemente da queste immigrazioni, costituite in prevalenza da profughi per motivi religiosi (essenzialmente protestanti) venuti dalle Fiandre e dalla Francia. Aumentava intanto la percentuale della popolazione urbana. Benché non manchino città di fondazione romana, come per esempio Utrecht, esse risalgono per lo più al Medioevo, spesso sorgendo (è il caso di Amsterdam) là dove era eretta una diga a sbarrare i corsi d'acqua. I successivi sviluppi del Paese ebbero come elementi promotori i centri più favoriti dal punto di vista commerciale, in particolare i grandi porti, alla cui ricca borghesia si collegano quei grandi movimenti che portarono all'indipendenza dalla Spagna, alla nascita di una potente nazione marinara (si calcola che nel Seicento battessero bandiera olandese dalle 16.000 alle 20.000 navi), alla costruzione del vasto impero coloniale. La prosperità raggiunta dal Paese tra il sec. XVII (il secolo d'oro dei Paesi Bassi, espresso anche da una straordinaria fioritura artistica e culturale in genere) e il sec. XIX suscitò incrementi demografici notevoli: agli inizi dell'Ottocento si contavano già 2 milioni di ab., divenuti 2,6 milioni nel 1830, quando fu indetto il primo censimento; cento anni dopo, nel 1930, questa popolazione era salita a 7,9 milioni, cioè si era più che triplicata, grazie all'elevata natalità e alla bassa mortalità. L'invasione delle armate tedesche, agli inizi della seconda guerra mondiale, e la successiva, durissima occupazione del Paese arrecarono danni gravissimi alla nazione e forti perdite demografiche (fu quasi totalmente sterminata la popolazione di origine ebraica). Negli anni del dopoguerra, parallelamente alla ripresa economica, è iniziata quella demografica: la natalità, sebbene molto più bassa che nell'Ottocento, si mantiene tuttavia piuttosto elevata per un Paese dell'Europa occidentale (11,1‰ nel 2007), mentre il tasso di mortalità è tra i più bassi del continente (8,1‰ nel 2007). Il tasso di crescita demografica è pari allo 0,56%, superiore alla media europea, mentre la popolazione ha ormai superato i 16 milioni di abitanti. Considerevole la presenza di stranieri: nel 2002 se ne contavano 690.393, in buona parte di origine marocchina, turca e tedesca. Con una densità media di 397 ab./km², i Paesi Bassi sono lo Stato più densamente popolato dell'Europa occidentale: la distribuzione è tuttavia piuttosto ineguale, soprattutto in rapporto ai diversi sviluppi dell'urbanesimo e dell'industrializzazione, più che alle condizioni ambientali, di fronte alle quali il tenace popolo olandese non si è mai arreso. Le province più densamente popolate sono quelle dell'Olanda Settentrionale e meridionale che accolgono insieme quasi i 2/5 della complessiva popolazione; un posto a sé occupa la Randstad, la città “anello” sorta dalla fusione delle principali aree urbane olandesi, centro vitale della nazione che concentra tutte le attività direzionali dei vari settori della vita economica, politica e finanziaria del Paese e che accoglie, in meno di un quinto della superficie totale, quasi il 40% della popolazione. Hanno pure densità superiori alla media le province di Utrecht e del Limburgo, grazie al crescente sviluppo dell'industrializzazione. Tutte le altre province (eccetto il Brabante Settentrionale) hanno densità inferiore alla media nazionale: in relazione al resto del Paese appaiono scarsamente popolate le torbiere e le lande che ancora rimangono nella Frisia, nella Drenthe e nella Zelanda. La distribuzione degli insediamenti rurali è in stretta relazione con le caratteristiche dell'ambiente naturale, le vicende storiche e l'evoluzione che vi ha subito l'agricoltura nel corso dell'ultimo secolo. Nei terrazzi sabbiosi delle regioni orientali (Drenthe), dove l'ambiente naturale era sfavorevole e il terreno coltivabile è stato dissodato palmo a palmo, i villaggi sono formati da case raggruppate senza ordine particolare e sono separati da zone a bosco e pascolo, un tempo sfruttate in comune dagli abitanti. Nel Limburgo e nel Brabante Settentrionale si trova invece un tipo di villaggio costituito da un nucleo centrale compatto e da una serie di propaggini formate da case più rade che si diramano lungo le strade in tutte le direzioni. Eccettuata la Frisia, caratterizzata da grandi case rurali coperte da tetti di paglia, non molto frequente è la fattoria isolata. In netto contrasto con le aree orientali, dove i villaggi sono per lo più sorti senza un piano preordinato, nelle zone prosciugate e bonificate dei Paesi Bassi occidentali l'insediamento rurale presenta una straordinaria regolarità. Gli abitati si allungano a fiancheggiare le strade e i canali, con andamento tanto più regolare, talora addirittura geometrico, quanto più le bonifiche sono recenti: qui nulla è lasciato al caso e le fattorie hanno la forma e le dimensioni più convenienti. Quasi tutte le città hanno un centro monumentale che rievoca gli splendori urbanistici del Seicento e del Settecento. L'attuale corredo urbano si è tuttavia formato dopo la seconda guerra mondiale e ancor più nel corso degli ultimissimi anni: il grande sviluppo dell'industria moderna ha fatto sorgere nuove città quasi dal nulla e ha determinato il forte accrescimento di molte di quelle già esistenti (le zone più densamente popolate corrispondono infatti ai grandi distretti industriali). Amsterdam, Rotterdam e L'Aia si sono talmente sviluppate da rendere necessaria la costruzione di nuovi quartieri satelliti. Profondo è il contrasto tra gli antichi nuclei urbani e i sobborghi recenti, concepiti in modo da realizzare un equilibrato rapporto tra aree edificate e spazi verdi. Le città più importanti si trovano nella sezione orientale del Paese e formano una specie di ininterrotta cintura urbana attorno ai polders dell'Olanda. Vi si trovano le città principali: Amsterdam nell'Olanda settentrionale, Rotterdam e L'Aia nell'Olanda meridionale, Utrecht e Haarlem. La capitale, Amsterdam, denominata la “Venezia del nord” in quanto edificata su una novantina di isolotti, deve la sua caratteristica fisionomia ai grachten (canali ad arco di cerchio collegati da canali trasversali) oltre che alle sue strade d'argine fiancheggiate da alte e strette case di mattoni a fronte triangolare, mentre sui versanti occidentale e orientale, ma soprattutto su quello meridionale, i vasti quartieri moderni si allargano sempre più sui polders circostanti. Amsterdam è attivissimo centro portuale e industriale ma anche splendida città d'arte e di cultura, frequentata meta del turismo internazionale. Sede di poderose industrie ma ancor più importante per i traffici è Rotterdam. Posta sulla cosiddetta Nuova Mosa, in effetti il tratto terminale del Lek (Reno), la città ha spodestato Amsterdam, già nel corso del Novecento, come massimo centro portuale olandese, divenendo in seguito il maggiore porto mondiale per volume di merci in transito, grazie ai collegamenti diretti con la valle del Reno e quindi con la Ruhr. Città dal volto assai moderno, essendo stata quasi totalmente distrutta dal bombardamento del 14 maggio 1940 è L'Aia, la sede del governo. Centro tipicamente amministrativo e residenziale, ha conservato a lungo il carattere di un grande villaggio, ma dalla fine del secolo scorso si è ampiamente ramificato non soltanto verso il mare, dove forma un'unica città con Scheveningen, la più celebre stazione balneare del Paese, ma anche verso i polders, circondandosi di una vasta cintura di città-giardino. Utrecht, capoluogo della provincia omonima, la romana Traiectum ad Rhenum in pittoresca posizione sul Vecchio Reno, ha conservato il suo prestigio di grande centro culturale e religioso ricco di insigni monumenti, e ha ricevuto un nuovo impulso commerciale per essere situata all'incrocio di importanti vie di comunicazioni stradali, ferroviarie e fluviali. Anche ad Haarlem, famosa soprattutto per la produzione dei fiori, la parte vecchia della città, intersecata da numerosi canali, conserva notevoli testimonianze del passato. Leida, un tempo il principale centro olandese dopo Amsterdam, non ha tratto uguali vantaggi dall'impulso dell'economia e rimane celebre innanzi tutto come città universitaria. Nei Paesi Bassi settentrionali ci sono Leeuwarden, capoluogo della Frisia e importante mercato agricolo, e Groninga, capoluogo della provincia omonima, centro commerciale, industriale e culturale. Nella Gheldria le storiche città renane di Arnhem, capoluogo della provincia, e di Nimega, devono la loro attuale importanza all'industria. Nel Brabante Settentrionale è situata, infine, Eindhoven, uno dei principali poli industriali del paese, particolarmente attivo nei settori elettrico, elettronico, automobilistico, meccanico e tessile.
I Paesi Bassi hanno avuto un vasto impero coloniale che, al momento della sua massima espansione (XVII secolo), ne faceva la principale potenza del commercio mondiale e la culla del capitalismo. Sono tra gli Stati fondatori della CECA, della CEE, e dell'Unione europea. Dal 2013 il loro sovrano è re Guglielmo Alessandro, mentre dal 2010 il capo del Governo è Mark Rutte.
Sottomesso da Giulio Cesare nel I secolo a.C., il sud dei Paesi Bassi costituì, con il Limes renano, la frontiera settentrionale del mondo romano fino alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (V secolo).
In seguito nel paese si stanziarono Sassoni, Batavi, Frisoni e Franchi. Nell'VIII secolo i Paesi Bassi erano parte dell'Impero Carolingio fondato da Carlo Magno e nel X secolo del Sacro Romano Impero. Successivamente vi sorsero vari principati semi-indipendenti, formalmente soggetti all'Impero. In questo periodo si ebbe un evento naturale di grande importanza: il 14 dicembre 1287 una tempesta causò il crollo di una diga, allagando gran parte del territorio olandese e formando lo Zuiderzee (oggi parzialmente prosciugato e trasformato nel lago IJsselmeer) e parte del mare dei Wadden.
Nel XV secolo i Paesi Bassi passarono sotto il controllo diretto della famiglia imperiale degli Asburgo, ma nel XVI secolo la Riforma protestante fu accolta con favore dalla popolazione olandese nonostante fosse invisa all'imperatore Carlo V. Carlo finì per accettare la situazione, ma dopo la sua abdicazione (1556) l'intransigenza del suo erede Filippo II (re di Spagna) provocò una rivolta, che scoppiò nel 1566 nelle Fiandre e dilagò in tutto il Paese. Ad essere contestati furono soprattutto la politica accentratrice di Filippo (che aveva ridotto le autonomie locali) ed il rafforzamento dei poteri dell'Inquisizione. Il re rispose inviando il duca d'Alba, che nel 1567 mise a morte centinaia di rivoltosi. Guglielmo d'Orange, capo della rivolta, fuggì in Germania, da cui tornò nel 1572 a scatenare una nuova insurrezione. La mediazione di Alessandro Farnese, che ripristinò le vecchie autonomie, recuperò alla Corona spagnola le province a maggioranza cattolica (il Belgio attuale); ma le province protestanti proseguirono nella lotta. Anche in virtù della bancarotta di Filippo II (1575) gli insorti proclamarono la propria indipendenza nel 1581, ma il nuovo Stato olandese, la Repubblica delle Sette Province Unite, fu riconosciuto dalla Spagna solo nel 1648, con la pace di Vestfalia e la fine della Guerra dei Trent'anni.
Il XVII secolo è considerato il secolo d'oro dei Paesi Bassi che godettero di grande prosperità. Gli olandesi, attraverso la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, fondarono numerose colonie in India, Indonesia, Africa e nelle Americhe, creando un impero commerciale che si estendeva su gran parte del globo. Tuttavia il secolo terminò con una serie di guerre che segnarono la fine dell'espansione olandese.
Il successivo XVIII secolo fu relativamente tranquillo, anche se il predominio commerciale olandese venne progressivamente soppiantato da quello inglese, fino alla Rivoluzione francese del 1789: pochi anni dopo i francesi invasero i Paesi Bassi, dove costituirono dapprima la Repubblica Batava, poi il Regno di Olanda, unendoli infine alla Francia stessa.
Il Congresso di Vienna (1814-1815) creò un grande Regno Unito dei Paesi Bassi retto da un sovrano e che comprendeva gli attuali Belgio e Paesi Bassi. restaurò lo Stato olandese, trasformandolo in monarchia. Questa situazione non durò a lungo: nel 1830 il Belgio ottenne l'indipendenza grazie all'aiuto francese.
Il Lussemburgo, legato ai Paesi Bassi in virtù di un'unione personale in quanto i due Paesi avevano il medesimo sovrano, divenne completamente indipendente nel 1890.
I Paesi Bassi proclamarono la propria neutralità in entrambe le guerre mondiali. Nella prima guerra mondiale essa venne sostanzialmente rispettata. Invece nella seconda guerra mondiale il paese fu occupato dalla Germania nazista nel corso della campagna di Francia (1940) e vi fu instaurata una amministrazione civile, il Reichskommissariat Niederlande, al cui capo fu messo il reichskommissar Arthur Seyß-Inquart. Durante l'occupazione gran parte della popolazione ebrea fu deportata nei campi di sterminio nazisti. La resistenza che si sviluppò fu assai ramificata e ben organizzata, ma gli Alleati vi fecero scarso affidamento. Nel 1942 anche il vasto impero coloniale nel Pacifico (Indonesia ed isole adiacenti) venne occupato dal Giappone. Nel settembre 1944 gli Alleati, liberati Francia e Belgio, si fermarono ai confini dei Paesi Bassi dopo il fallimento dell'audace operazione Market-Garden. L'inverno successivo fu caratterizzato da una grave carestia, ed il Paese fu liberato solo nel maggio 1945.
Nel 1948 i Paesi Bassi formarono l'unione doganale del Benelux con Belgio e Lussemburgo, e a partire dal 1949 rinunciarono a gran parte del loro impero coloniale. Grazie anche agli aiuti statunitensi del Piano Marshall, la perdita delle colonie non portò a difficoltà economiche, anzi l'economia olandese attraversò una fase di rapida crescita.
Nel 1954 si interruppe anche il dominio coloniale dei Paesi Bassi su Suriname e Curaçao che, assieme alle sue dipendenze, avrebbe in seguito assunto il nome di Antille Olandesi. Entrambi divennero parti di un regno federale, ottenendo autonomia negli affari interni. Nel 1975 il Suriname lasciò il Regno dei Paesi Bassi e divenne una repubblica totalmente indipendente. Nel 1986 Aruba, fino ad allora parte delle Antille, ottenne lo status di nazione staccandosi dalle Antille Olandesi, ma restando parte del Regno. Il 10 ottobre 2010, in seguito a referendum, vi fu un'ulteriore evoluzione: le restanti Antille Olandesi si divisero e le cosiddette isole BES (Bonaire, Saba, Sint Eustatius) diventarono comuni a statuto speciale dei Paesi Bassi, mentre Curaçao e Sint Maarten ottennero lo status di nazioni costitutive del Regno.
A partire dal secondo dopoguerra la politica estera olandese è dominata dall'impegno a creare o rafforzare le istituzioni internazionali di cui fa parte, come l'ONU, la NATO e l'Unione europea.
Nei Paesi Bassi negli ultimi anni, come in altri stati dell'Unione europea, si è assistito a un ampio dibattito sul multiculturalismo. Si stima che circa il 21% della popolazione abbia uno o entrambi i genitori nati in un Paese estero, che la rende uno dei paesi con la più alta percentuale di immigrati, seconda solo alla Svizzera.
Sta facendo parecchio discutere i politici olandesi, negli ultimi tempi, il dato che riguarda la città di Rotterdam: attualmente un terzo degli abitanti è nato all'estero, prevalentemente in paesi mediorientali o nordafricani. A Rotterdam, peraltro, il tasso di fecondità dei cittadini olandesi autoctoni è bassissimo, mentre quello degli immigrati è ampiamente superiore alla soglia di rimpiazzo, tanto che nelle scuole elementari e medie circa due bambini su tre sono immigrati o figli di immigrati.
I Paesi Bassi sono probabilmente il Paese con la più alta percentuale di abitanti non religiosi: infatti nel 2009 il 42% degli adulti dichiaravano di non riconoscersi in alcuna religione. La maggior parte di chi ha dichiarato di essere seguace di una religione è membro di una delle tradizionali chiese cristiane (28% cattolici, 19% protestanti; questi ultimi divisi fra chiesa riformata olandese, chiese calviniste ed altre chiese riformate); le religioni non tradizionali raccolgono l'11% della popolazione; fra di esse la più importante è l'Islam (5% della popolazione), ma vi sono piccole ma significative presenze anche di buddisti, induisti, ebrei.
Fino alla seconda guerra mondiale la minoranza ebraica ammontava a 140 000 unità; a causa della Shoah (102 000 vittime) e della successiva emigrazione verso Israele, questo numero è fortemente diminuito ed oggi si stimano solo alcune decine di migliaia di ebrei.
A partire dagli anni sessanta l'arrivo di lavoratori stranieri (specialmente dalla Turchia, dal Marocco e da altri paesi del Maghreb) e di numerosi cittadini olandesi originari delle colonie ha grandemente aumentato il numero di musulmani nei Paesi Bassi. Oggi i musulmani sono circa 945 000 (circa 5% della popolazione). Altre fonti, come la rivista di geopolitica Limes, hanno sottolineato come il numero di residenti musulmani abbia superato il milione, raggiungendo circa il 10% della popolazione residente.
Fin dal XV secolo i Paesi Bassi sono stati considerati uno dei luoghi più tolleranti del mondo in materia religiosa. Tuttavia, negli ultimi anni gli omicidi del politico Pim Fortuyn (nel 2002, ad opera di un estremista di sinistra) e del regista Theo van Gogh (nel 2004, ad opera di un estremista islamico) hanno parzialmente scosso la fiducia dell'opinione pubblica in questo approccio.
La lingua nazionale è l'olandese (conosciuto anche, specialmente a livello accademico, come nederlandese o neerlandese), che è una lingua germanica. Inoltre il frisone è parlato da circa 700 000 persone nella provincia della Frisia e nelle vicinanze: la Frisia è infatti una regione bilingue, in quanto sia il frisone sia il nederlandese sono riconosciuti come lingue ufficiali.
Inoltre sono parlati vari dialetti sassoni e franconi come il basso sassone, parlato nel nord-est (Groninga, Drenthe, Overijssel, Gheldria settentrionale), e il 'limburghese (nel Limburgo), che hanno qualche forma di riconoscimento ufficiale. Altri dialetti rilevanti sono il brabantino nella provincia del Brabante Settentrionale e l'olandese nelle province dell'Olanda Meridionale e dell'Olanda Settentrionale.
Vi sono poi le lingue parlate dai numerosi immigrati, fra cui l'arabo, il turco, il cinese, il malese e le altre lingue della regione indonesiana.
Infine, buona parte della popolazione conosce almeno l'inglese e ha nozioni di francese e di tedesco.
Le città con il maggior numero di abitanti sono Amsterdam (790 044 abitanti), Rotterdam (616 250 abitanti), L'Aia (501 725 abitanti) e Utrecht (316 448 abitanti).
L'istruzione elementare (fra i 6 ed i 12 anni) è stata resa obbligatoria nel 1900 (l'obbligo fu poi esteso fino ai 15 anni nel 1969 e fino a 16 anni nel 1975) e l'analfabetismo è praticamente scomparso.
Nei Paesi Bassi l'istruzione è obbligatoria fra i 5 ed i 16 anni. Esistono scuole pubbliche, scuole speciali e scuole private. Le scuole pubbliche sono finanziate dal governo e controllate dalle amministrazioni locali. Le scuole speciali ricevono dal governo il medesimo trattamento finanziario delle scuole pubbliche, ma rispondono a una particolare commissione: queste scuole sono generalmente basate su qualche genere di religione, ideologia o filosofia educativa, per cui esistono ad esempio scuole speciali cattoliche, o scuole speciali basate sul metodo Montessori. Le scuole speciali possono rifiutarsi di ammettere uno studente nel caso i suoi genitori (o lui stesso, se maggiorenne) indichino di non rispettare i valori morali propugnati dalla scuola stessa. Le scuole private non ricevono fondi governativi e godono di maggiori libertà (riguardo ad es. alle ammissioni). Tuttavia, come tutte le altre scuole, anche le scuole private sono soggette al controllo di un'agenzia governativa chiamata Onderwijsinspectie (ispettorato dell'educazione), che ha il potere di chiuderle nel caso di gravi violazioni.
Le scuole si dividono in elementari (Basisonderwijs, della durata di 8 anni; le prime due classi comprendono bambini di 4 e 5 anni), secondarie (Voortgezet Onderwijs, da 4 a 6 anni, a seconda del tipo di scuola; coloro che seguono un corso di 6 anni possono accedere direttamente all'università) e terziarie o professionali (di diversi tipi e che forniscono una specializzazione professionale o consentono di intraprendere studi universitari).
Nei Paesi Bassi si possono scegliere una serie di tipi di scuole superiori. Il livello più pratico, paragonabile agli istituti professionali italiani, è il VMBO. Seguono Havo e VWO (che include Atheneum e Gymnasium), che danno tutti accesso all'università: il primo con uno o più anni integrativi, che si chiamano classi ponte.
Il Sistema sanitario è privatizzato, gestito da numerose assicurazioni. Il contratto con l'assicurazione, per legge, deve essere stipulato entro 4 mesi dal trasferimento nei Paesi Bassi. Per iniziare questo contratto viene richiesto il "Burgernummer", ossia il numero di registrazione al comune di residenza.
Il Regno si fonda sullo Statuto del Regno dei Paesi Bassi; questo documento è applicabile in ogni parte del regno.
Ognuna delle tre parti costituenti possiede la propria costituzione: la Costituzione dei Paesi Bassi (Grondwet van het Koninkrijk der Nederlanden), la Costituzione delle Antille Olandesi (Staatsregeling van de Nederlandse Antillen), e la Costituzione di Aruba (Staatsregeling van Aruba). Ognuna delle tre parti possiede anche una propria amministrazione ed un proprio parlamento. Insieme formano una federazione sotto una monarchia ed un singolo Capo di Stato. Le istituzioni a livello federale sono in gran parte quelle olandesi, con o senza la rappresentanza dei territori d'oltremare.
I Paesi Bassi adottarono una Costituzione fin dalla fondazione del regno (1815).
Il sovrano ha un ruolo largamente cerimoniale; i suoi compiti principali sono la scelta del ministro-presidente e la nomina dei giudici. Il sovrano può essere sia un re che una regina, ma curiosamente tutti i sovrani del XX secolo sono stati delle regine.
Con il dissolvimento delle Antille Olandesi avvenuto il 10 ottobre 2010, Curaçao e Sint Maarten hanno affiancato Aruba quali stati autonomi costitutivi del Regno dei Paesi Bassi. Bonaire, Saba e Sint Eustatius sono diventate municipalità speciali dei Paesi Bassi (bijzondere gemeente) ovvero come openbaar lichaam o municipalità speciali. Queste municipalità, pur non facendo parte di alcuna provincia, somigliano sotto molti aspetti ad ordinari comuni dei Paesi Bassi (hanno un sindaco ed un consiglio comunale), e sono soggette alla legge dei Paesi Bassi, sebbene mantengono transitoriamente le leggi delle Antille Olandesi. Ci sono, comunque, alcune deroghe per queste isole a causa della loro distanza dai Paesi Bassi continentali, quali, ad esempio, l'uso del dollaro statunitense invece dell'euro quale moneta ufficiale.
Il Governo del Regno consiste del governo dei Paesi Bassi e di un ministro per ciascuno Stato caraibico (Aruba, Curaçao e Sint Maarten); le municipalità speciali sono invece rappresentate nel governo dei Paesi Bassi facendo parte integrante di questi e potendo votare per il parlamento di Amsterdam.
Per Bonaire, Saba e Sint Eustatius, è in fase di definizione per la concessione dello status di Regioni Ultraperiferiche dell'Unione europea.
Il Parlamento (noto come 'Stati Generali') esercita il potere legislativo ed è composto di una camera bassa (150 membri) ed una camera alta (75 membri) con poteri ridotti.
Dopo essere stati coinvolti nella Seconda guerra mondiale i Paesi Bassi hanno abbandonato la loro tradizionale neutralità, proponendosi di favorire l'integrazione europea, le relazioni transatlantiche, lo sviluppo del Terzo Mondo, la diffusione della democrazia ed il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. I Paesi Bassi generalmente perseguono i propri interessi nel quadro di organizzazioni multilaterali come l'Unione europea, l'ONU e molte altre.
La politica dei Paesi Bassi in materia di sicurezza è principalmente basata sulla partecipazione alla NATO, di cui il paese è membro dal 1949. I Paesi Bassi hanno inviato truppe per le forze di peacekeeping dell'ONU in Bosnia. Molto più controverso è stato l'invio di un contingente di oltre 1 000 uomini nella coalizione internazionale dell'Iraq, tanto che nella primavera 2005 questo è stato ritirato. Un altro contingente olandese ha collaborato per una decina di anni con le operazioni dell'ISAF in Afghanistan; questo contingente normalmente superava il migliaio di uomini, ma ora (luglio 2014) ne comprende solo 2000.
L'ampia presenza di terreni intensamente coltivati limita nei Paesi Bassi la diffusione di aree di vegetazione. L'originaria foresta di latifoglie, favorita dal clima fresco e umido, è stata sostituita da tempo dalla formazione vegetale della landa, con brughiere e ginestre che, nonostante le continue minacce dell'uomo (che tratta e dissala i suoli dei polders), copre ancora vaste superfici del Paese. La fauna è quella tipica delle regioni pianeggianti dell'Europa nordoccidentale a clima temperato. Va segnalata comunque la considerevole presenza di fauna palustre (soprattutto nella regione del Wadden). Nel corso dei secoli, il paesaggio naturale dei Paesi Bassi è stato profondamente alterato dall'intervento umano. L'azione di difesa nei confronti delle invasioni marine, la costruzione di argini e dighe, il prosciugamento delle paludi, la bonifica dei depositi argillosi, sono tutte attività che hanno lasciato un segno inconfondibile nell'ambiente dei Paesi Bassi. Dal 1564, anno in cui venne prosciugato il primo lago, al 1852, anno del prosciugamento del lago più grande (l'Haarlemmermeer), l'attività di creazione dei polder continua senza sosta. Nel 1932 fu conclusa la costruzione dell'Afsluitdijk, una diga lunga 30 km che collega la provincia dell'Olanda settentrionale a quella della Frisia e chiude lo Zuiderzee (Mare del Sud), che da allora, trasformato in un mare interno d'acqua dolce, si chiama IJsselmeer. In questo lago furono creati quattro grandi polder che vengono utilizzati come area agricola. Dopo la grande inondazione del 1953 (1800 le vittime) si decise l'esecuzione del Deltaplan (Piano Delta), un grandioso piano per la chiusura dei bracci di mare della Zelanda e dell'Olanda meridionale, consistente in una serie di dighe e chiuse per il deflusso dell'acqua fluviale. All'interno del programma, il progetto più ambizioso fu quello dello sbarramento mobile nella Oosterschelde, inaugurato nel 1986: si tratta di una grande barriera artificiale il cui abbassamento è previsto soltanto in caso di particolari condizioni climatiche. Nel Paese destano preoccupazione, oltre al crescente livello dell'inquinamento idrico a causa dell'eccessivo utilizzo di nitrati (soprattutto nelle acque sotterranee dell'Ovest, la zona dei grandi impianti serricoli a N di Rotterdam), anche le recenti conseguenze dei cambiamenti climatici (in particolare, un sensibile aumento delle temperature). A causa di tale fenomeno, infatti, il suolo dei polders continua a scendere a causa anche della diminuzione dei livelli idrici sottostanti dovuta al drenaggio dei suoli e al crescente consumo di acqua dolce da parte della popolazione. Il terreno dei Paesi Bassi nel suo insieme si inaridisce e in alcuni punti il suolo si è abbassato di ben quattro metri. Da sottolineare però la grande attenzione che il Paese ha sempre dimostrato nei confronti delle politiche ambientali e nell'adozione di modelli di sviluppo in cui la crescita economica e sociale non comprometta l'integrità degli ecosistemi. A politiche di riduzione nell'uso di combustibili fossili, che rendono il Paese tra i meno responsabili nella formazione del cosiddetto effetto serra, il governo ha associato piani per lo smaltimento dei rifiuti, la purificazione dei gas di scarico, il risanamento del suolo, la riduzione dell'inquinamento acustico e la diminuzione, in ambito agricolo, dei fertilizzanti. Nel corso degli ultimi anni le priorità si sono adattate alle circostanze, ma la tendenza generale è stata quella di spostare l'attenzione dall'adozione di provvedimenti correttivi alla prevenzione e alla regolamentazione. A tutela del patrimonio faunistico e floristico, inoltre, va segnalata l'istituzione di numerose riserve naturali e parchi nazionali (che coprono il 15,6% dell'intero territorio) tra cui l'Hoge Veluwe (circa 5000 ha), nella regione del Veluwe, dove vivono in libertà cervi, cinghiali e mufloni, il De Weerriben (3550 ha), situato lungo il confine con la provincia di Frisia e considerato uno dei più bei parchi palustri d'Europa, dove in passato l'intervento dell'uomo ha creato un interessante paesaggio di laghetti (weer) e campi coltivabili (ribben) e il De Groote Peel (1340 ettari), nei pressi di Eindhoven, nella parte sudorientale del Paese, comprendente ampie distese d'acqua e aree acquitrinose che attirano un considerevole numero di uccelli acquatici. Da segnalare anche la recente apertura, nella località di Vogelenzang, dell'Holland Tulip Park, parco di 5000 ettari dove si possono ammirare distese di fiori da bulbo, fiori annuali e piante perenni.
I Paesi Bassi rappresentano uno straordinario esempio di come un Paese scarsamente dotato di risorse naturali e in lotta perenne per salvaguardare il territorio dagli assalti del mare, riesca a conseguire livelli economici e sociali tra i più avanzati del mondo grazie soprattutto agli sforzi costanti di una collettività efficiente e ottimamente organizzata. Storicamente le basi della prosperità olandese poggiano sull'agricoltura specializzata e intensiva e ancor più sull'attività commerciale che, sfruttando i vantaggi della posizione geografica favorevole agli scambi, allo sviluppo dei trasporti e delle relazioni internazionali (tra l'altro i Paesi Bassi sono il naturale sbocco dei prodotti tedeschi), è progressivamente divenuta una poderosa fonte di ricchezza: da tempo infatti gli olandesi godono di una solidissima reputazione di esperti agricoltori, di abili mercanti e intermediari commerciali, di grandi banchieri e finanzieri. Ma per garantire il potenziamento delle tradizionali attività agricole e commerciali, fu necessario da un lato guadagnare al mare sempre nuovi terreni, avvalendosi di processi di bonifica ad altissima tecnologia, dall'altro dotare i porti fluviali di nuovi e più agevoli canali di accesso al mare, specie in corrispondenza della foce del Reno, presenza fondamentale per l'economia olandese. A partire dal secondo dopoguerra, il Paese è stato però testimone di una sensibile trasformazione delle proprie strutture produttive: per far fronte all'espansione demografica e poter conservare l'elevato tenore di vita, si rese indispensabile potenziare l'apparato industriale sino ad allora piuttosto debole (le attività manifatturiere del passato, pur varie, avevano nel complesso una consistenza abbastanza limitata), così da assicurare un razionale equilibrio tra un'agricoltura moderna, ma che sempre più denunciava una grave eccedenza di manodopera, e un eccessivamente sviluppato settore terziario. Il processo di industrializzazione è stato piuttosto rapido, favorito da opportuni interventi dello Stato (determinante è stato ed è tuttora per esempio il controllo sugli sviluppi urbanistici e in genere sulla gestione territoriale) nell'ambito di una struttura economica d'impronta liberistica, aperta sia all'iniziativa privata sia ai principali indirizzi governativi. L'industrializzazione ha provocato peraltro nuovi orientamenti nella politica economica nazionale: la necessità di trovare adeguati sbocchi commerciali ai prodotti olandesi ha infatti promosso un notevole sforzo di integrazione nel tessuto urbano. Un assetto produttivo come quello olandese, obbligatoriamente ancorato al quadro economico internazionale, all'andamento dei mercati esteri (le esportazioni sono pari a un terzo del prodotto nazionale) e alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime d'importazione, sulla cui trasformazione per lo più vivono le industrie olandesi, non poteva non risentire, agli inizi degli anni Ottanta del XX sec., della gravissima crisi economica mondiale. In effetti, tra le cause principali del deterioramento economico registrato dai Paesi Bassi si è posto proprio il declino della competitività dell'industria: un Paese che vive tradizionalmente della prosperità del suo commercio ha risentito con particolare immediatezza delle difficoltà interne del mondo industriale unite al rallentamento dell'interscambio internazionale e alla recessione mondiale. Nel complesso però i Paesi Bassi si sono distinti, insieme alla Germania, tra i Paesi che meglio hanno retto alla congiuntura mondiale pesantemente negativa: in particolare, ha conservato la sua efficienza l'apparato finanziario. Attraversato un periodo di ristrutturazione, tendente all'innalzamento del proprio livello tecnologico, l'industria, basandosi principalmente sulle grandi multinazionali che hanno sede nel Paese, è riuscita sostanzialmente a riguadagnare le posizioni in precedenza acquisite, a prezzo però del ricorso a numerosi licenziamenti e di una rilevante responsabilità nell'accrescimento del livello di disoccupazione. Rispetto alla salvaguardia dei livelli occupazionali maggior interesse e più notevoli risultati ha dato il controllo dell'inflazione, mantenuta a livelli minimi. In generale si è verificata una progressiva attenuazione delle misure di protezione sociale (comunque ancora abbastanza alte), nonché di talune strutture di un Welfare State tra i più avanzati ed efficienti, attraverso misure di riduzione della spesa pubblica. La forte terziarizzazione dell'economia, già manifestatasi in misura pari a quelle delle realtà in assoluto più sviluppate, è stata negli ultimi anni incoraggiata dagli orientamenti a medio termine della politica economica statale, che si propone di consolidare il ruolo del Paese quale centro commerciale e finanziario internazionale. Nel 2003, dopo vari anni di alta congiuntura, l'economia olandese ha attraversato un periodo di contrazione, risentendo degli avvenimenti che hanno avuto luogo sulla scena internazionale. Ma nei primi mesi del 2004 si sono avuti graduali segnali di ripresa (nel 2008 il reddito annuo pro capite era di 52.019 $ USA, quello nazionale di 868.940 $ USA) sebbene con un tasso di crescita piuttosto modesto (intorno all'1%) e un deficit pubblico (3,2 - 3,5%) che supera i parametri del patto di stabilità UE.
Anche se in termini relativi, l'agricoltura ha perduto d'importanza nell'ambito dell'economia nazionale in conseguenza della recente evoluzione presentata dall'industria e dal terziario, così come ne è fortemente diminuita la percentuale degli addetti. La secolare esperienza degli olandesi nell'organizzazione territoriale e nell'opera di valorizzazione delle terre strappate al mare (ca. la metà della superficie nazionale) ha permesso la notevole crescita del settore agricolo, tra i più progrediti quanto a tecniche e rendimenti unitari (in particolare, insuperate sono, a livello mondiale, le rese del frumento, dell'avena e delle patate e, in Europa, quelle della barbabietola da zucchero). Lo spazio a disposizione è limitato, ma un complesso sistema di regolazione delle acque funziona ininterrottamente, regolando anche la profondità della falda acquifera che, insieme alla natura dei suoli, condiziona le possibili colture. I rendimenti, come si è detto, sono elevatissimi; ciò è dovuto sia all'alto livello di preparazione professionale degli agricoltori, sia all'uso intensivo di fertilizzanti (dettato dall'originaria sterilità di buona parte dei suoli), alla diffusa meccanizzazione, alla selezione delle specie vegetali (e animali, come si vedrà a proposito dell'allevamento) e grazie, infine, all'attenta presenza dello Stato, che interviene mediante la creazione di adeguate infrastrutture. Le proprietà agricole sono in genere di piccole dimensioni, a conduzione diretta, benché la tendenza prevalente sia quella della crescita numerica del gruppo di aziende maggiori. L'esistenza poi di cooperative di produttori e di distributori, collegate con quelle dei consumatori, assicura ulteriori vantaggi e facilita il buon andamento del settore. Circa metà dell'arativo è occupato dai cereali; principale prodotto è il frumento, limitato tuttavia alle aree argillose meridionali, mentre maggiore diffusione hanno l'orzo, l'avena e la segale. Tuttavia i raccolti cerealicoli sono insufficienti alle necessità interne e si deve fare largo ricorso all'importazione. Diffusa ovunque è la coltivazione della patata, che dà luogo a notevoli esportazioni e all'industria della fecola; la patata è altresì l'alimento nazionale insieme ai legumi secchi (fagioli, piselli) e ai cavoli. Le buone terre argillose delle pianure marittime favoriscono anche la coltura della barbabietola da zucchero, che consente una notevole industria saccarifera. Tra le oleaginose sono soprattutto rappresentate la colza e il lino, quest'ultima coltivazione tradizionale (come nel vicino Belgio) che fornisce fibra e semi. Ampi spazi sono altresì lasciati alle colture foraggere in funzione di un allevamento molto sviluppato. Probabilmente, l'aspetto più interessante e tipico dell'agricoltura dei Paesi Bassi è dato dalla diffusione delle serre riscaldate, presenti nelle province dell'Olanda sia meridionale sia settentrionale (si calcola che ca. metà della superficie delle serre europee si trovi proprio nei Paesi Bassi), che sono adibite a coltivazioni di fiori – tulipani, giacinti, crisantemi, rose da serra – e di primizie ortofrutticole, la cui maturazione accelerata ne consente l'esportazione soprattutto verso i mercati tedeschi e svizzeri sin dall'inizio della primavera. Sono oggetto di esportazione in tutto il mondo anche i bulbi che, al contrario dei fiori, vengono coltivati all'aperto, in particolare nella regione compresa tra Alkmaar e L'Aia. Estremamente limitata è per contro l'area boschiva. Data la morfologia del territorio e le condizioni climatiche, assai estese sono le aree a prati e a pascoli permanenti che, insieme alla diffusione delle colture foraggere, favoriscono lo sviluppo di una fiorentissima zootecnia: prevale l'allevamento bovino, che si avvale di razze altamente selezionate, tra cui la famosa frisona da latte, raggiungendo rendimenti elevatissimi. L'allevamento è anzi alla base della prosperità di molte zone specificamente agricole ed è praticato soprattutto in funzione dell'industria lattiero-casearia, che è ottimamente organizzata e produce formaggi anche molto quotati all'estero (Edam, Alkmaar, Gouda ecc.); i Paesi Bassi si collocano tra i principali produttori europei anche per il burro e la margarina. Ampia diffusione hanno anche i suini, per i quali si utilizzano i sottoprodotti dell'industria casearia, e i volatili da cortile. Malgrado l'inquinamento del Mare del Nord, la pesca, modernamente organizzata, rappresenta un altro importante settore: le aringhe, di cui gli olandesi scoprirono per primi il processo di affumicatura necessario per la loro conservazione, costituiscono il prodotto più importante (con principale centro di lavorazione a Vlaardingen); altri porti pescherecci sono Scheveningen, Katwijk e IJmuiden. A Bergen op Zoom prospera l'ostricoltura.
Il Paese, scarsamente provvisto di risorse minerarie (è quasi del tutto privo di minerali metalliferi), dispone di maggiori risorse nell'ambito energetico: più però del carbone (bacino del Limburgo) e del petrolio (giacimenti di Coevorden e di Rijswijk), conta nell'economia locale il gas naturale, di cui i Paesi Bassi sono tra i maggiori fornitori del mondo con vasti giacimenti (soprattutto nei dintorni di Groninga) e con riserve che gli esperti stimano possano garantire ancora per molti anni gli attuali livelli estrattivi. Una fitta rete di gasdotti attraversa tutto il Paese e si può dire che ogni casa olandese utilizzi gas naturale. Esso soddisfa ca. metà delle richieste energetiche del Paese che per il rimanente dipende essenzialmente dal petrolio d'importazione; il gas naturale viene inoltre esportato in vari Stati, tra cui la Germania, la Francia e il Belgio. L'industria energetica è bene attrezzata e consente un consumo annuo pro capite tra i più elevati in Europa. Modesta, rispetto ad altri Stati, è la produzione di energia di origine nucleare, che trova forti opposizioni all'interno del Paese. Proporzionalmente rilevante è, al contrario, l'impegno per la futura utilizzazione di fonti energetiche alternative. A differenza di quanto si verificò nella maggior parte degli Stati dell'Europa nordoccidentale, a cominciare dal vicino Belgio, l'industrializzazione dei Paesi Bassi non ha preso avvio dalla presenza di cospicue fonti energetiche, bensì dal rilevante accumulo di capitali ottenuti mediante i traffici e gli scambi commerciali con l'Oltremare. In particolare, le attuali industrie olandesi traggono la loro origine dalle svariate attività manifatturiere basate sulla lavorazione dei prodotti agricoli locali e dei prodotti coloniali importati (tabacco, spezie, cacao, zucchero, caucciù, semi oleosi, frutta tropicale ecc.), che le ricche colonie fornivano a basso costo e la potente flotta mercantile faceva facilmente affluire. Questo tradizionale settore industriale è ancora assai fiorente, con complessi in gran parte ubicati a Rotterdam e ad Amsterdam o nei dintorni di queste città (caratteristica è infatti la duplice funzione, mercantile e industriale, delle due metropoli): più in generale, ca. la metà delle industrie olandesi è concentrata nella sezione occidentale del Paese, specie nel cosiddetto Randstad Holland, dove la presenza dei porti ha favorito lo sviluppo delle attività manifatturiere, essenzialmente legate all'importazione. I Paesi Bassi, oltre a essere tra i maggiori produttori mondiali di sigari e sigarette, occupano un buon posto nella produzione di cacao, cioccolato, margarina, zucchero, birra e liquori (rinomanza mondiale ha il curaçao). Amsterdam è inoltre il massimo mercato mondiale per il chinino e il centro più celebre per il taglio dei diamanti. L'assenza di minerali metallici non ha impedito l'affermarsi dell'industria metallurgica (d'altronde, già nel XVIII sec. gli olandesi lavoravano il rame e il ferro con materie prime d'importazione). Particolarmente importante è il settore siderurgico, ma ben rappresentata è anche la metallurgia dell'alluminio, dello zinco, dello stagno e del piombo. Di rilievo è anche il settore meccanico: antica fama hanno le costruzioni navali (con principali cantieri a Rotterdam, Amsterdam e Flessinga), benché in questi ultimi anni si sia registrata in campo cantieristico una gravissima crisi, come d'altronde in ogni parte del mondo. Considerevole la produzione nel settore automobilistico, collegato a una fiorente industria della gomma, e quella di materiale ferroviario. Il comparto aeronautico ha invece attraversato un periodo di crisi a seguito del fallimento della Fokker nel 1996. Nei campi elettrotecnico ed elettronico i Paesi Bassi sono specializzati nella fornitura di lampadine, valvole, dispositivi a semiconduttori; a Eindhoven ha sede la Philips, potenza mondiale nel settore nonostante la crescente concorrenza tecnologica di altri gruppi, soprattutto giapponesi. Contemporaneamente è cresciuto comunque il livello della produzione microelettronica, così come si sono registrati importanti sintomi di sviluppo nel settore aerospaziale e delle biotecnologie. Quasi tutta concentrata lungo il confine tedesco è l'industria tessile, in gran parte ristrutturata e rivolta soprattutto alla lavorazione del cotone e della lana. Poderoso è stato anche lo sviluppo dell'industria chimica, attiva nei settori delle fibre tessili artificiali, dei fertilizzanti azotati, delle materie plastiche, dell'acido solforico, dei prodotti farmaceutici, e di quella petrolchimica: le raffinerie sono localizzate in prevalenza a Rotterdam. I cementifici e le lavorazioni del cuoio, della carta e delle porcellane (Delft) completano il quadro estremamente articolato del comparto industriale dei Paesi Bassi.
Favorito dalla collocazione geografica, da un fitto sistema di fiumi e canali che collegano il Mare del Nord con il resto dell'Europa e dalla presenza di numerosi bacini portuali, il commercio è sempre stato una componente trainante dell'economia dei Paesi Bassi, che possono vantare in questo ambito una lunga e solida tradizione. Da sempre sensibile alle iniziative di cooperazione e integrazione economica dell'Europa occidentale, il Paese è promotore di intense relazioni commerciali soprattutto con Germania, Belgio, Regno Unito, Danimarca, Francia, Italia, Stati Uniti e Giappone. Nel 2002, il valore totale delle esportazioni ha superato quello delle importazioni. Per talune branche produttive il mercato estero è più importante di quello interno. Si esportano soprattutto combustibili, prodotti chimici e petrolchimici, generi alimentari (carne e derivati, latticini, prodotti ortofrutticoli ecc.), veicoli e macchinari (tra cui ben rappresentate le apparecchiature elettriche), prodotti industriali vari; si importano in prevalenza cereali e altre derrate alimentari, petrolio, minerali, materie prime in genere, ma altresì molteplici prodotti industriali che il Paese non è in grado di fornire. Il Paese può contare su un sistema bancario e finanziario molto articolato. Fino all'introduzione dell'euro, l'unità monetaria nazionale era il fiorino, emesso dalla banca centrale (De Nederlansche Bank NV). La borsa valori di Amsterdam è tra le principali in Europa. Molto sviluppato è il sistema delle vie di comunicazione (strade, ferrovie, vie d'acqua interne): esso tocca i suoi massimi vertici a Rotterdam e ad Amsterdam e si allaccia perifericamente ai porti del Mare del Nord, connettendosi sul lato orientale con la Germania, su quello meridionale con il Belgio. Le vie d'acqua interne, che complessivamente si sviluppano per ca. 4400 km (la densità idroviaria olandese è la più elevata del mondo) e per le quali transita un terzo delle merci trasportate nel Paese, hanno avuto in particolare una funzione decisiva nella determinazione del ruolo prevalente di Amsterdam e Rotterdam. Vie d'acqua preminenti sono quelle del Reno-Waal e della Mosa; molto fitta, sebbene meno importante, è la rete di canali che nella sezione settentrionale del Paese fa capo a Groninga. Le reti ferroviarie e stradali, estremamente efficienti, collegano il Paese con il resto dell'Europa occidentale. Assai attivi sono i collegamenti aerei internazionali, che hanno a Schiphol (Amsterdam) uno dei più funzionali scali d'Europa; seguono per importanza gli aeroporti di Zestienhoven (Rotterdam), Eelde (Groninga), Beek (Maastricht), parimenti internazionali. Compagnia nazionale è la KLM che, fondata nel 1919, è la più antica linea aerea commerciale del mondo e tra le principali per ampiezza di rete. L'importanza degli scambi spiega anche lo sviluppo della marina mercantile olandese, e ancor più delle attrezzature portuali. Il movimento commerciale con l'estero si svolge essenzialmente attraverso i porti di Rotterdam e di Amsterdam. Rotterdam è congiunta al mare e allo scalo di Europoort mediante il Nieuwe Waterweg (Nuovo Canale), lungo il quale si affacciano gli imponenti complessi petrolchimici della città, mentre il collegamento marittimo di Amsterdam è assicurato dal Canale del Mare del Nord. Tra gli altri principali porti Hoek van Holland (di fronte a Europoort) e Flessinga, importanti per quanto riguarda il movimento passeggeri. I Paesi Bassi dispongono di un'articolata rete di servizi alberghieri: il turismo è infatti un settore molto sviluppato grazie alla presenza di attrattive sia paesaggistiche sia artistiche e culturali. Tra gli itinerari naturalistici va citato quello costiero, lungo le dighe, dall'isola di Walcheren al bassopiano della Frisia, il Parco Nazionale Hoge Veluwe, sede anche del museo Kröller-Müller, l'isola di Schiermonnikoog, riserva naturale famosa per le sue spiagge di sabbia finissima e Kinderdijk, uno degli angoli più conosciuti del Paese, costellato di mulini a vento. Data l'ampia presenza di fiumi e canali, numerose sono inoltre le possibilità di visitare il Paese a bordo di velieri storici, battelli, house boats. Molte delle città, inoltre, offrono al visitatore la possibilità di ammirare antichi palazzi e monumenti, nonché numerosi musei di levatura internazionale.
I Paesi Bassi hanno un'economia prospera ed aperta, nella quale il governo ha alquanto ridotto il proprio ruolo a partire dagli anni ottanta. Il settore pubblico raccoglie comunque il 46% del PIL.
Come in gran parte delle economie più sviluppate, il principale settore economico è quello dei servizi, che contribuisce molto più della metà del PIL. In particolare sono importanti le imprese di trasporto e distribuzione, le banche e le assicurazioni. Molto sviluppato è il settore della progettazione architettonica ed urbanistica, che concentra in questo paese almeno una decina dei primi cento studi di architettura del mondo.
La principale attrazione turistica dei Paesi Bassi è la capitale Amsterdam, detta da alcuni "la Venezia del nord" per via del centro storico attraversato da numerosi canali. Fra le altre cose, Amsterdam è famosa per la sua atmosfera cosmopolita e variegata che comprende attrazioni come il quartiere a luci rosse e i suoi Coffee-shop. Fra le altre città, le più importanti dal punto di vista turistico sono probabilmente L'Aia, dove ha sede il governo; Delft, famosa per le sue ceramiche "blu"; Rotterdam, che ha il porto più grande d'Europa, Utrecht ed Haarlem. Fra i centri minori si segnalano Maastricht, Nimega, 's Hertogenbosch, Deventer, Eindhoven, Groninga, Volendam e Marken.
I musei più importanti e famosi dei Paesi Bassi sono il Rijksmuseum ed il Van Gogh Museum, entrambi situati ad Amsterdam. Ad Amsterdam si trova anche la casa di Anna Frank, ora trasformata in museo.
Fuori da Amsterdam si segnalano il Museo Frans Hals di Haarlem, la Mauritshuis e il Gemeentemuseum dell'Aia, il Museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam, il Van Abbemuseum di Eindhoven nel Noord-Brabant, ed il Museo Kröller-Müller, situato nel parco nazionale degli Hoge Veluwe.
I parchi nazionali Olandesi coprono 1 065 km², ovvero circa il 3% del territorio dei Paesi Bassi. I parchi sono piuttosto piccoli e non sono pensati per custodire delle grandi meraviglie naturali, ma per preservare aree particolari che sono rimaste relativamente immuni allo sviluppo agricolo ed industriale.
Al momento esistono 20 parchi nazionali. I più famosi il De Hoge Veluwe, il De Biesbosch, il parco di Schiermonnikoog (sull'omonima isola) e la riserva di Oostvaardersplassen.
La pittura olandese ha una grande tradizione che risale almeno ai maestri fiamminghi del tardo medioevo e del primo rinascimento (Jan van Eyck, Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel il Vecchio).
Come in campo politico, il XVII secolo fu il secolo d'oro della pittura olandese, con le opere di Rembrandt van Rijn, Jan Vermeer, Frans Hals, Jacob Van Ruisdael e molti altri.
Molti anche gli artisti attivi nell'800, come l'impressionista Isaac Israëls. Tuttavia il più famoso pittore olandese fu sicuramente Vincent van Gogh, attivo prima nei Paesi Bassi, poi in Francia alla fine del XIX secolo.
Nel corso del XX secolo altri importanti artisti olandesi sono stati Piet Mondrian (iniziatore del movimento artistico De Stijl), Theo van Doesburg, M. C. Escher, i pittori Geer van Velde e Bram van Velde, Peter Alma. Di grande importanza per il design l'opera di Gerrit Rietveld.
I primi olandesi a raggiungere fama internazionale per i propri scritti furono probabilmente i filosofi Erasmo da Rotterdam e Spinoza, che furono attivi nel XVI e nel XVII secolo. Essi però generalmente non scrissero in olandese, bensì in latino.
Nel XVII secolo tuttavia l'olandese iniziò ad essere usato come lingua letteraria, ad esempio dal drammaturgo Joost van den Vondel e da P. C. Hooft; la prima traduzione in olandese della Bibbia, nota come De Statenbijbel risale al 1637 ed è considerata una delle pietre miliari nell'evoluzione della lingua olandese.
Nel XIX secolo Multatuli pubblicò quello che probabilmente è il più importante romanzo della letteratura olandese, Max Havelaar; in esso si denunciava il cattivo trattamento degli indigeni nelle colonie olandesi.
L'opera letteraria olandese più nota è invece il Diario di Anna Frank, anche se formalmente la sua autrice non ha mai avuto la cittadinanza olandese (la famiglia Frank era originaria della Germania, da cui era fuggita alla fine degli anni trenta).
Il contributo olandese al patrimonio storico della musica classica mondiale è alquanto scarso, principalmente perché i calvinisti consideravano frivola la musica. Salvo che il primo metodo per fortepiano della storia della musica fu pubblicato da Francesco Pasquale Ricci, maestro di cappella Imperiale in Olanda, e dedicato alla principessa Louise d'Orange Nassau (poi ripubblicato con una seconda parte di J.C. Bach, suo amico, nel 1786 circa) ma che ebbe compositrici quali la Duchessa di Boetzelaer. Al giorno d'oggi comunque vi sono numerose orchestre (fra cui la più famosa è quella del Concertgebouw di Amsterdam) ed alcuni teatri d'opera (in particolare il Muziektheater di Amsterdam) e notevoli esecutori di musica antica, come Gustav Leonhardt, Barthold Kuijken, Sigisvald Kuijken, Tom Koopman.
Nel campo della musica Jazz i Paesi Bassi hanno un ruolo importante in Europa: sono sede del più importante festival jazz d'Europa (il Festival Jazz del Mare del Nord, tenuto in estate all'Aia). Possiedono numerosi conservatori che insegnano il jazz ad alto livello e possono quindi vantare numerosi e ottimi esecutori, per citarne alcuni: Peter Beets, Fay Claassen, Heyn Van de Geyn.
I Paesi Bassi possono vantare un ruolo importante anche nella musica metal. Essi infatti sono patria di diverse band che si sono distinte per l'innovazione verso un metal meno purista e che si sono dedicate invece a provare le varie combinazioni tra metal e musica classica e sinfonica, creando varie versioni di Symphonic Metal e Gothic metal. I maggiori esponenti di tale genere sono i The Gathering, gli Ayreon, gli Stream of Passion, gli After Forever, i Within Temptation e gli Epica.
I Paesi Bassi (specialmente la provincia del Limburgo) sono una delle nazioni in cui la musica per orchestre di fiati conosce il maggiore sviluppo. Possiedono infatti alcune delle migliori orchestre di fiati del mondo, e ogni quattro anni organizzano, nella città di Kerkrade, il World Music Contest, universalmente riconosciuto come il più importante concorso mondiale per orchestre di fiati, fanfare e brass band.
Amsterdam è poi una delle scene più importanti al mondo per la musica pop-rock e per la cosiddetta world music.
I Paesi Bassi sono all'avanguardia per la danza moderna, con importanti compagnie all'Aia (Nederlands Dans Theater, Introdans) e Rotterdam (Scapino ballet, Danse Academie). La compagnia Nazionale di Balletto di Amsterdam tende invece ad eseguire principalmente un repertorio classico.
I Paesi Bassi sono il luogo di sviluppo di molti generi di musica elettronica tra cui la gabber e la trance e l'EDM. Due tra i maggiori esponenti di questo genere nel panorama europeo e internazionale sono senz'altro Tiësto e Armin Van Buuren, rispettivamente i dj numero 4 e 5 nel mondo secondo "DJ Mag". Altri DJ di grande fama sono Martin Garrix (attuale numero 1 della classifica di DJ Mag e produttore delle hit "Animals", "Wizard" e"Don't Look Down" con Usher), Afrojack, Sidney Samson, Chuckie, Hardwell, Laidback Luke, Fedde Le Grand, il duo Bingo Players, Ummet Ozcan ("highest climber" della classifica di DJ Mag nel 2014, salì dal numero 99 al numero 31 in un solo anno e attuale numero 36), Oliver Heldens ("highest Deep House DJ, e attuale numero 12) e Headhunterz, dj e produttore di musica hardstyle e big room, considerato in tutto il mondo il principale esponente del suo genere (e globalmente, numero 48 nella classifica dei migliori DJ, sempre secondo "DJ Mag").
L'industria cinematografica olandese è piuttosto piccola e produce circa 20 pellicole all'anno, spesso cofinanziate dallo Stato. Fra i registi olandesi si segnalano il documentarista Joris Ivens ed i noti registi hollywoodiani Paul Verhoeven (RoboCop, Basic Instinct) e Jan de Bont (Speed). Fra gli attori il più famoso è indubbiamente Rutger Hauer.
Fra i più famosi film realizzati nei Paesi Bassi si segnalano Amsterdamned, L'albero di Antonia e Fanfare.
Nei Paesi Bassi si tengono annualmente diversi festival cinematografici, fra cui il Festival Internazionale del Cinema di Rotterdam (in febbraio) e l'International Documentary Film Festival di Amsterdam (IDFA) a novembre.
Generalmente i film stranieri non vengono doppiati, ma vengono semplicemente sottotitolati in olandese.
Come nella maggior parte degli altri paesi sviluppati, molti degli abitanti dei Paesi Bassi praticano qualche sport a livello amatoriale: oltre un quarto degli olandesi frequenta almeno uno degli oltre 35 000 centri sportivi del paese, e due terzi della popolazione oltre i 15 anni pratica qualche sport. Come altrove, lo sport è anche un importante fenomeno sociale e di costume.
Gli sport più popolari, sia dal punto di vista della pratica attiva che dell'affluenza di pubblico sono il calcio, il ciclismo, il pattinaggio, l'hockey su prato ed il tennis, nei quali i Paesi Bassi possono spesso vantare squadre ed atleti di ottimo livello. In particolare i Paesi Bassi vantano una tradizione calcistica tra le migliori al mondo essendo riconosciuti come gli inventori del cosiddetto calcio totale e avendo avuto campioni e fuoriclasse come Johann Cruyff, Ronald Koeman, Ruud Gullit, Marco Van Basten, Frankie Rijkaard, Patrick Kluivert, Dennis Bergkamp, Marc Overmars ecc. La nazionale di calcio olandese ha conquistato tre secondi posti nelle fasi finali dei campionati mondiali di calcio (1974, 1978 e 2010) e ha vinto i campionati europei nel 1988 mentre l'Ajax è una tra le più titolate squadre di club al mondo. Altro sport molto popolare è il baseball: nel 2011 la nazionale ha vinto il campionato mondiale disputatosi a Panama e, insieme all'Italia, è la principale potenza europea del "batti e corri".
Da qualche decennio è entrata a far parte dell'interesse degli abitanti anche la pallavolo, sport nel quale, sul finire degli anni novanta, grazie alle imprese della propria nazionale maschile, è stata fra le prime potenze a livello mondiale. Da ricordare infatti, il titolo europeo del 1997, ma soprattutto, l'oro olimpico ad Atlanta '96, ottenuto a spese dell'Italia.
Dal punto di vista dei risultati e del numero di partecipanti i Paesi Bassi sono da sempre la patria del kickboxing, vantando le migliori scuole del mondo in tale disciplina ed atleti che hanno scritto la storia di tale sport, come i pluricampioni K-1 Peter Aerts, Ernesto Hoost e Semmy Schilt, nonché la leggenda del muay thai Ramon Dekkers; di riflesso eccellono anche in altri sport da combattimento come le arti marziali miste, dove lottatori come Bas Rutten, Alistair Overeem e Marloes Coenen si sono resi protagonisti a livello internazionale.
Esistono anche diversi sport tipici olandesi; uno dei più curiosi è il fierljeppen, una sorta di "salto in lungo con l'asta" che si ritiene essere nato dalla pratica dei contadini frisoni di attraversare piccoli canali saltandoli con l'aiuto di un'asta.
La bicicletta (de fiets in olandese) è uno dei mezzi di trasporto più diffusi e utilizzati. Normalmente ogni famiglia ne possiede più di una e davanti alle stazioni ferroviarie se ne vedono a centinaia incatenate nei parcheggi ad esse adibiti. La tipologia del territorio, particolarmente pianeggiante, è adatta a questo mezzo di trasporto pratico, economico e non inquinante.
Un tempo circa 10.000 mulini a vento punteggiavano la campagna olandese, anche se ora ne restano solo poco più di 500. Introdotti in Europa nel XII secolo, ebbero grande diffusione nei Paesi Bassi per via del territorio piatto, che rende difficile costruire mulini ad acqua ma non ostacola il vento e consente di sfruttarne tutta la forza. Usati per distribuire l'acqua, prosciugare la terra, macinare il grano, i mulini a vento sono un elemento caratteristico del paesaggio e quelli che restano sono spesso preservati come monumenti; alcuni sono tuttora in funzione.
Uno dei più conosciuti simboli dei Paesi Bassi è il costume cosiddetto "da olandesina", con la tipica cuffietta a punta, le trecce bionde e gli zoccoli di legno. Come tutti i costumi tradizionali, non viene più indossato nella vita di tutti i giorni, ma i pochi che ne possiedono uno (spesso in qualità di membri di qualche organizzazione "storica") lo sfoggiano solo in occasioni particolari, come feste religiose e popolari; fanno eccezione alcuni piccole località (come Marken) che sono diventate attrazioni turistiche per via del fatto che buona parte della popolazione fa ancora uso dei costumi tradizionali.
I Paesi Bassi sono anche famosi per gli zoccoli, oggetti molto pratici perché con la terra umida, la pioggia e il freddo essi sono molto resistenti e tengono caldi i piedi. Si ha notizia del loro uso a partire dal tardo medioevo quando venivano usati dai contadini che lavoravano soprattutto nelle zone paludose. Fatti di legno di pioppo o di salice (alberi che abbondano nelle zone umide e pianeggianti dei Paesi Bassi, il cui legno consiste di fibre resistenti ed elastiche, facilmente lavorabili), essi non hanno cuciture o pezzi incollati o ad incastro ma vengono da un unico pezzo di legno. Un tempo venivano intagliati a mano, mentre ora generalmente vengono torniti a macchina. Oggi alla produzione "normale" (piuttosto rustica e che viene veramente utilizzata nelle campagne, per quanto sempre di meno), si è aggiunta quella "decorativa", in cui gli zoccoli sono dipinti e decorati in vari modi; questo tipo di produzione è spesso destinata ai turisti.
La bandiera dei Paesi Bassi è costituita dai 3 colori: il bianco, il rosso e il blu, ma in realtà il colore ufficiale è l'arancione che viene comunemente utilizzato dalla squadra di calcio nazionale dell'Olanda e dagli stessi olandesi il 30 Aprile, in occasione del compleanno della Regina.
Il colore arancione ha origine dai progenitori dei sovrani dei Paesi Bassi che discendono da Guglielmo I. Guglielmo d'Orange, infatti, apparteneva alle famiglie di Orange-Nessau della città francese di Orange.
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Nei Paesi Bassi è consentito liberamente il consumo delle cosiddette "droghe leggere", cioè hashish e marijuana ma sottoforma di erba, spinelli sfusi e semi, attrezzatura da fumo; inoltre può essere Fiori e Tulipanivenduta e consumata solo nella misura di 5 grammi per volta e non per strada o dove il fumo è proibito ma nei famosi bar: i Coffee Shop. L'uso indiscriminato di droghe leggere e in qualsiasi quantità di quelle cosiddette "pesanti" e chimiche, come eroina e cocaina, comporterà per il detentore, come avviene regolarmente in altri paesi europei, pene molto severe. I Coffee Shop che sono sottoposti a rigidi controlli e rischiano il mancato rinnovo della licenza in caso di cambio gestione, hanno il divieto di venderla ai minori e non possono pubblicizzare in alcum modo questa attività. Negli anni Ottanta, il governo olandese ha adottato questa politica di tolleranza per limitare la diffusione delle droghe pesanti e anche se poi ha registrato una notevole affluenza di turisti "spinellati" con la conseguente necessità di un maggior controllo dell'ordine pubblico, ha ottenuto comunque dei risultati. Infatti, oggi, soltanto il 5% della popolazione consuma questo tipo di sostanze e il numero di portatori del virus HIV è nettamente inferiore rispetto a quella dei paesi vicini dove Zoccoli colorativige una legislazione sulle droghe molto più severa. Inoltre, il Governo assicura cure sociali e mediche per ridurre il più possibile i rischi del drogato per se stesso e per la società. Ma questa positiva esperienza sembra essere invece negativa per gli altri Paesi della Comunità Europea che vedono concentrarsi nelle zone limitrofe un gran numero di spacciatori. Per questo motivo, l'atteggiamento olandese recentemente sta cambiando e divenendo più repressivo. Già nel 1996 fu oggetto di una controversia con la Francia che poi si risolse l'anno successivo con la sottoscrizione di un accordo doganale e un aumento del controllo di polizia negli scali olandesi.
domenica 16 luglio 2017
ICEBERG GIGANTE
Il super-iceberg si è staccato dalla piattaforma antartica Larsen C e adesso si deve far fronte alle inevitabili conseguenze.
Si chiama A68 ed è uno dei più grandi iceberg mai visti: è il risultato del distacco di una parte dalla piattaforma di ghiaccio Larsen C, lungo la costa orientale della penisola antartica. Per gli esperti è un nuovo campanello d'allarme per lo stato di salute dei ghiacci antartici.
A dare la notizia sono stati i ricercatori dell'università inglese di Swansea, che monitoravano il fenomeno dal 2014. Il distacco era atteso da tempo, gli ultimi 13 chilometri della frattura si sono distaccati negli ultimi 30 giorni.
Il nuovo iceberg comparso in Antartide pesa circa 1000 miliardi di tonnellate con una superficie di 5.800 km quadrati e uno spessore di 200 metri. Adrian Luckman, dell'Università di Swansea, ha detto che i ricercatori continueranno a "monitorare il destino di questo enorme iceberg" che emerge dalla superficie dell'oceano per circa 30 metri: l'acqua che contiene è pari a tre volte quella del lago di Garda ed equivale all'acqua consumata in media nel mondo nell'arco di cinque anni.
La Larsen C è la più meridionale di tre piattaforme indicate con le lettere A, B e C: la prima si è staccata nel 1995, la seconda è parzialmente crollata nel 2002 e dalla Larsen C è appena nato il nuovo iceberg, probabilmente fra il 10 e il 12 luglio.
L'incertezza principale riguarda il percorso che intraprenderà: uno studio storico suggerisce che l'enorme blocco di ghiaccio si dirigerà, con molta probabilità, verso nord-est, spinto dalla corrente circumpolare che lo trascinerà fino all'Oceano Atlantico. Sembra invece certo che la massa di ghiaccio non si romperà in tanti piccoli iceberg, come avvenuto in passato.
Comunque sia, «intero o a pezzi, le correnti oceaniche potrebbero condurlo verso nord, spingendolo verso le isole Falkland. Se così fosse, potrebbe costituire un pericolo per le navi di passaggio in quella zona», ha dichiarato Anna Hogg, dell'Università di Leeds.
C'è anche un altro rischio: navigando nelle acque oceaniche l'iceberg, sciogliendosi, rilascerà una tale quantità di acqua fredda da poter alterare le condizioni climatiche di quella regione. Ciò che accade, avvisano gli scienziati, è dovuto al cambiamento climatico, le cui conseguenze saranno anche una più rapida fusione dei ghiacciai e un innalzamento del livello del mare.
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