giovedì 21 luglio 2016

LE ISOLE CINESI



Le Isole Spratly sono un arcipelago nel Mar Cinese Meridionale, giacente sul 10º parallelo, tra le coste del Vietnam e delle Filippine.

Ricco di giacimenti petroliferi nei suoi fondali, l'arcipelago è composto da una trentina di isolotti e una quarantina di atolli, tutti di ridottissime dimensioni. È un territorio fondamentalmente inospitale, ma che desta grande interesse da parte degli Stati del Sud-est asiatico per le sue risorse energetiche; le sue isole sono infatti contese tra Vietnam, Filippine, Cina, Malesia, Taiwan e Brunei.

Le Filippine hanno la porzione più estesa delle Spratly, mentre il Vietnam occupa il maggior numero di isole.

Attualmente sono numerose le concessioni rilasciate dal Vietnam a compagnie petrolifere occidentali e statunitensi per l'estrazione del greggio. Anche la Cina ha rilasciato delle concessioni alla statunitense Crestone.

Secondo le rilevazioni dei satelliti della DigitalGlobe e pubblicate sulla pagina web della Asia Maritime Transparency Initiative del Center for Strategic and International Studies di Washington a giugno del 2015, la Cina aveva praticamente ultimato una pista d'atterraggio da 3 km costruita sull'isola artificiale, a sua volta creata dal nulla con sabbia, cemento e ferro dagli stessi cinesi, sulla barriera corallina conosciuta come Fiery Cross Reef. L'azione ha suscitato le proteste degli USA e di tutti i paesi che avanzano pretese sull'area. Nell'ottobre 2015 l'Amministrazione USA ha deciso di far effettuare alla US Navy una serie di pattugliamenti ravvicinati agli isolotti artificiali cinesi al limite delle 12 miglia nautiche. Una decisione che rappresenta un vero guanto di sfida nei confronti della Cina.

Un totale di 5 km² di terraferma costituiti da un centinaio di isole e isolotti sparsi in un'area di 410.000 km² del Mar Cinese Meridionale.

La suddivisione territoriale de facto è così realizzata:

Vietnam, provincia di Khanh Hoa: 7 isole, 16 reef, 3 banchi (<0,40 km²)
Cina, provincia di Hainan: 8 atolli (0 km²)
Filippine, provincia di Palawan: 7 isole, 2 reef (0,84 km²)
Malesia, stato di Sabah: 1 isola artificiale, 5 reef, 1 banco sabbioso (0,06 km²)
Repubblica di Cina (Taiwan), municipalità di Kaohsiung: 1 isola, 1 reef (0,46 km²)
Altre aree disabitate risultano controllate dalle Filippine ma sono contese, altre ancora non sono occupate né controllate da alcuno Stato e risultano di ambigua assegnazione.

Nelle isole Spratly è ambientato il libro di Tom Clancy Quota periscopio, un saggio a cavallo tra fantapolitica e guerra.

Le isole Paracel sono un gruppo di scogli e atolli nel mar Cinese Meridionale tra il Vietnam e le Filippine.

Nel 1932, i francesi dichiararono le isole annesse all'Indocina francese, e costruirono una stazione meteorologica nell'isola di Pattle. Dopo l'invasione francese delle isole avvenuta nel luglio 1938, le isole furono annesse al Vietnam (colonia francese), approfittando della seconda guerra sino-giapponese. Il Giappone, in guerra con la Cina dal 1937, per bocca del suo ministro degli esteri inviò una nota diplomatica alla Francia per protestare a sua volta contro l'invasione francese del territorio cinese, affermando che sia la Francia che il Regno Unito avevano riconosciuto che le isole erano parte della Cina nel 1900 e di nuovo nel 1921. Nell'aprile del 1939, difatti, il Giappone invase le isole Paracels. Il Giappone non le riconosceva come francesi ma come appartenenti al territorio cinese e dunque possibile preda di guerra.



Durante la seconda guerra mondiale con la Dichiarazione del Cairo del 1943 sottoscritta dalle potenze Occidentali e dalla Repubblica di Cina, allora dominata dal Kuomintang, si stabilì che una volta battuto il Giappone le isole sarebbero tornate alla Cina. La Dichiarazione venne poi sottoscritta anche dall’URSS a Postdam nel 1945. In questo stesso anno le forze giapponesi, arrendendosi, firmarono a Taiwan un accordo con la Repubblica di Cina rinunciando alle rivendicazioni su Taiwan, le Spratly e Paracels. Nel 1952, il Giappone ha firmato un trattato con la Repubblica di Cina (Taiwan) per riconoscere la sovranità cinese sulle Paracels e Spratlys.

La Cina amministra una parte delle isole Paracel dal 1974, quando l'esercito cinese occupò le isole occidentali. Le isole sono rivendicate inoltre da Taiwan e dal Vietnam.

Le isole sono soggette a frequenti tifoni e caratterizzate da un clima tropicale. Nei pressi delle acque territoriali delle Paracel sono stati rilevati giacimenti sottomarini di petrolio e gas naturale che hanno attirato sul piccolo arcipelago l'interesse delle nazioni vicine. Per dare supporto materiale alle sue pretese territoriali, la Cina ha costruito strutture portuali e un aeroporto nell'isola di Woody Island, e la lunghezza della pista permette di far operare i moderni aerei multiruolo ad alte prestazioni, aventi un raggio di azione che copre sia le isole Spratly, altro territorio conteso, che il territorio nazionale delle Filippine. Economicamente le isole sono inoltre interessanti per la pescosità delle loro acque.

Pechino rivendica la sovranità sulle isole Spratly e sulle vicine Paracel, nel mar Cinese meridionale oltre che sulle isole Senkaku/Diaoyu nel mar Cinese orientale. La controversia sulle Spratly è cominciata dopo la seconda guerra mondiale, ma solo da pochi anni il governo di Pechino ha deciso di imporre fisicamente il proprio controllo sull’insieme di atolli, barriere coralline, scogli e isolotti, rivendicati anche da Vietnam, Filippine, Taiwan, Malesia e Brunei.

Con un’imponente operazione di dragaggio, dalla fine del 2013 la Cina – che reclama il 90 per cento del mar Cinese meridionale – ha costruito infatti almeno sette isole artificiali. E nell’ultimo anno e mezzo ha sottratto al mare più di 800 ettari sulle isole di Subi reef, Mischief reef e Fiery cross reef, dove sta costruendo una pista di atterraggio lunga tre chilometri che potrebbe essere usata come base per operazioni militari.

L’iniziativa ha alimentato i timori degli Stati Uniti, che da tempo chiedono ai cinesi di rinunciare a questa espansione. Invece Pechino è andata avanti, imponendo il limite alla navigazione di 12 miglia nautiche previsto per le acque territoriali nazionali anche tra le isole artificiali su cui rivendica un’“indiscussa sovranità”.

Il governo di Pechino ha quindi definito “illegale” la missione dell’Uss Lassen, descritta come una “minaccia alla sovranità della Cina”, mentre gli Stati Uniti hanno invocato la libertà di navigazione in acque internazionali perché non riconoscono gli atolli artificiali come territorio cinese.

Il portavoce del ministero degli esteri di Pechino ha assicurato che il suo paese risponderà con fermezza a qualsiasi azione deliberatamente provocatoria, e il vice ministro Zhang Yesui ha convocato l’ambasciatore statunitense Max Baucus per una protesta formale.

Le acque del mar Cinese meridionale sono uno snodo fondamentale per il traffico marittimo, con il passaggio di merci per più di tremila miliardi di dollari l’anno. Nella zona compresa tra Taiwan e lo stretto di Malacca transita il 40 per cento del commercio mondiale, compresa gran parte delle importazioni petrolifere della Cina. Sui fondali sono stati poi scoperti importanti giacimenti di gas e petrolio, sfruttabili solo da chi detiene i diritti sulle acque. Tra le risorse cruciali dell’area c’è anche la pesca.



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