domenica 30 ottobre 2016
LA MALESIA
Nella penisola malese, punto di passaggio obbligato dei commerci terrestri tra il Golfo del Bengala, quello del Siam e il Mar Cinese meridionale, nel II secolo d.C., si costituirono i primi regni indigeni. Solo nel XV secolo, con la fondazione del porto di Malacca e con la penetrazione portoghese, iniziò lo sviluppo economico della Malesia che a partire dal 1511 cadde sotto il dominio prima dei Portoghesi (i quali desideravano avere una base commerciale in Oriente) e poi, nel 1641, degli Olandesi passando nel 1795 sotto quello britannico. Con il trattato di Londra la Malesia venne assegnata alla Gran Bretagna, mentre Malacca passò agli olandesi che poi la cedettero ai britannici in cambio di alcuni possedimenti sulla costa occidentale di Sumatra. Nel 1867 Malacca e Singapore entrarono a far parte della colonia britannica degli stabilimenti degli stretti. Nel 1909 la Gran Bretagna ottenne dalla Thailandia gli stati di Kedah, Kelantan, Perlis e Terengganu che poi riunì nei Confederate Malay States (Confederazione degli stati malesi).
Durante la seconda guerra mondiale la Malesia venne in gran parte conquistata dai Giapponesi (1942). Nel dopoguerra la propaganda antibritannica e l'acceso spirito nazionalista e indipendentista portarono alla costituzione dell'Unione Malese (1946). Nel 1957 venne proclamata l'indipendenza della Federazione Malese che, ampliatasi ancora con l'unione di Singapore, Sarawak, Sabah e Sultanato del Brunei si costituì in federazione della Grande Malesia, da cui però il Sultanato del Brunei si staccò volontariamente durante il decennio successivo. Singapore fu costretta a lasciare la federazione.
La Malesia è un miscuglio di etnie e di culture. La popolazione è formata principalmente da malesi (50,1%), cinesi (22,6%), Orang Asli (11,8%), indiani Tamil (popolo) (6,7%) ed altre etnie minoritarie (8,8%). I malesi, islamizzati qualche secolo fa, sono oggi i soli ad avere pieni diritti politici e civili. I cinesi, che rappresentano circa un quarto della popolazione totale, sono concentrati nei maggiori centri urbani e spiccano nelle attività commerciali.
I Semang, che abitano al nord, sono cacciatori e raccoglitori e si distinguono per i capelli crespi. I Sakai, con caratteristiche fisiche simili agli altri (statura pigmoide) si distinguono per i capelli ondulati e sono i più numerosi. Infine a sud-ovest della Malacca abitano gli Jakudn dai capelli lisci. Nel Sarawak, il gruppo più numeroso è quello dei Dayak, un tempo considerati tagliatori di teste. Di più recente immigrazione sono i gruppi pakistani, Bengalesi (del Bangladesh) e Nepalesi, che svolgono mansioni prevalentemente artigiane e manuali.
Questo vero e proprio "melting pot" comporta un gran numero di feste e manifestazioni religiose (Hari Raya musulmano, Deepavali e Taipusam induista, Capodanno Cinese, Natale cristiano), nonché una miriade di specialità culinarie e artigianali, ma anche tensioni etniche mai sopite e spesso strumentalizzate dalla politica.
Le religioni professate in Malesia sono: l'islam (63,7%), il buddismo (17,7%), il cristianesimo (9,4%), l'induismo (6%), il Confucianesimo, il Taoismo e la religione tradizionale cinese. La religione di Stato è l'Islam.
La lingua ufficiale è la lingua malese, che è una lingua austronesiana. Tra le altre lingue parlate ci sono il cinese, il cantonese, l'hokkien, il tamil e la lingua iban del Borneo settentrionale. La lingua inglese è diffusa ed usata soprattutto nei centri urbani.
In Malesia l'istruzione non è obbligatoria ed è gratuita dai 6 ai 19 anni di età. Il primo ciclo di studi dura sei anni e l'insegnamento viene impartito nelle quattro lingue principali del paese (malese, cinese, tamil, iban), con l'inglese come seconda lingua obbligatoria. I corsi di istruzione primaria sono frequentati da circa il 90% dei ragazzi, mentre nella scuola secondaria il tasso di abbandono scolastico è elevato. Nel 2000 il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta era dell'88,7%. Oltre all'Università nazionale di Bangi, fondata nel 1970, esistono altri atenei: l'Università tecnologica di Malesia a Kuala Lumpur (1925); l'Università dell'agricoltura a Serdang (1971); l'Università delle scienze a George Town (1969); l'Università di Malaya (1962); l'Università internazionale islamica a Petaling Jaya (1983) e l'Università settentrionale della Malesia ad Alor Setar (1984).
La Malesia ha un sistema diffuso di assistenza sanitaria. Esso implementa un sistema sanitario universale, che coesiste con il sistema sanitario privato. La speranza di vita alla nascita nel 2005 era di 74,04 anni.
La sanità in Malesia è divisa in pubblica e privata. La Società malese attribuisce importanza per l'espansione e lo sviluppo dei servizi sanitari, mettendo l'8% del budget statale per lo sviluppo nella sanità pubblica con un incremento di oltre il 47 % rispetto al dato precedente.
Con una popolazione in aumento e l'invecchiamento, il governo intende migliorare la sanità in molte aree, ed è partita la ristrutturazione degli ospedali esistenti, la costruzione e l'allestimento di nuovi ospedali, l'espansione del numero di poliambulatori, e il miglioramento della formazione e l'espansione della telemedicina. Negli ultimi due anni il governo ha aumentato i sforzi per revisionare i sistemi e attrarre maggiori investimenti esteri.
C'è ancora tuttavia, una notevole carenza nella forza lavoro medica, in particolare di personale altamente specializzato; le cure mediche e il trattamento sono disponibili solo nelle grandi città. Recenti sforzi per portare molte strutture per altre città sono stati ostacolati dalla mancanza di competenze necessarie per far funzionare le attrezzature disponibili.
La maggior parte degli ospedali privati si trovano in aree urbane e a differenza di molti ospedali pubblici, sono dotate delle più moderne attrezzature diagnostiche e di imaging.
Il governo comunque ha riposto molta attenzione al settore ed ha anche cercato di promuovere la Malesia come destinazione di assistenza sanitaria regionale e internazionale.
Le Forze Armate malesi sono tre: Royal Malaysian Navy (marina), Malaysian Army (esercito) e Royal Malaysian Air Force (aeronautica). L'età richiesta per il servizio militare volontario è di 18 anni. Per la difesa lo stato spende il 2,03 per cento del PIL del paese, e impiega il 1,9 per cento della forza lavoro della Malesia. Attualmente la Malesia sta attuando un importante programma per espandere e modernizzare tutti e tre i rami delle sue forze armate.
La Malesia, Stato federale chiamata anche Federazione della Grande Malesia, si costituì nel 1963, riunendo gli 11 stati della Federazione della Malesia (indipendente dal 1957), il Sabah, il Sarawak e Singapore (che lasciò la federazione nel 1965). Il paese comprende oggi tredici stati, oltre a tre territori federali, creati con emendamenti alla Costituzione nel 1974 (Kuala Lumpur), nel 1984 (Labuan) e nel 2001 (Putrajaya).
Si tratta di una federazione di monarchie costituzionali il cui capo che assume il titolo di "Re della Malesia" viene eletto, con un mandato di cinque anni, tra i sovrani ereditari di nove dei tredici stati che compongono la Federazione. Gli sarà riconosciuto il titolo di Yang Di Pertuan Agong (Capo Supremo) e avrà il potere esecutivo e il potere legislativo, che vengono esercitati insieme al governo e al Parlamento. È compito del Re scegliere il primo ministro che sarà il leader del maggior partito della Camera dei rappresentanti. Ogni azione destinata a modificare i confini del paese o a estendere alla Federazione la legge islamica, deve essere sottoposta all'approvazione della Conferenza dei Regnanti formata dai nove sovrani ereditari e i quattro capi di Stato elettivi. Il Parlamento è composto da due Camere: la Camera dei rappresentanti (Dewan Rakyat, 219 membri) e il Senato (Dewan Negara, 69 membri). La Camera dei rappresentanti, è il principale organo legislativo; il Senato ha solo il potere di sospendere la legislatura. I senatori, vengono nominati con un mandato di sei anni dal Re della Federazione e dai Parlamenti dei singoli stati. È in vigore la pena di morte. Ogni stato è dotato di organi esecutivi propri (Gabinetto ministeriale e Consiglio dei ministri) e di un organismo legislativo unicamerale, la cui composizione può variare. I membri del Parlamento degli stati vengono tutti eletti a suffragio diretto con un mandato di cinque anni, (tranne quelli del Sabah). A livello locale l'amministrazione è affidata alle singole municipalità e ai consigli comunali. Dal punto di vista istituzionale la Malesia è una monarchia costituzionale elettiva. Il Capo Supremo dello Stato, in malese Yang di-Pertuan Agong, dura in carica cinque anni.
L'attuale sovrano è il sultano Abdul Halim di Kedah, nato nel 1927 e in carica dal 13 dicembre 2011; il Capo del Governo è il Primo Ministro Najib Razak, nato nel 1953 e in carica dal 3 aprile 2009.
La politica estera della Malesia si basa ufficialmente sul principio della neutralità e il mantenere relazioni pacifiche con tutti i paesi , indipendentemente dal loro sistema politico . Il governo attribuisce un'elevata priorità alla sicurezza e alla stabilità del sud-est asiatico e cerca di sviluppare le relazioni con gli altri paesi della regione.
Negli ultimi trent'anni la Malesia ha conosciuto un fortissimo sviluppo economico, trasformandosi da paese in via di sviluppo ad uno dei paesi più ricchi del sud-est asiatico, non più dipendente soltanto dalla produzione ed esportazione di materie prime. Con la Nuova politica economica (NPE), la Malesia è divenuta leader mondiale nella produzione di componenti elettronici e primo paese del Sud-Est asiatico per l'assemblaggio e l'esportazione di autoveicoli.
Il paese è uno dei più sviluppati del pianeta con il PIL al 29º posto tra quelli mondiali, mentre è al 59º posto per PIL pro capite.
Anche i settori dei servizi, del turismo e della finanza hanno tratto notevoli vantaggi. Ma, nonostante la NPE abbia reso possibili grandi sviluppi, rimane sempre la questione della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, e molti contadini della Malesia peninsulare, così come gli indigeni di Sabah e Sarawak, dipendono ancora da un'agricoltura di sussistenza. Per risolvere questo grave problema sono stati presi provvedimenti dalla NPE, i cui obiettivi sono la crescita economica, lo sradicamento della povertà e, soprattutto, la trasformazione della Malesia in una nazione altamente industrializzata entro il 2020. L'economia della Malesia vanta due primati mondiali assoluti e ben consolidati: quello della produzione di caucciù, il cui volume annuo si avvicina alla metà del volume complessivo mondiale, e quello della produzione di stagno, anch'esso quasi la metà del totale mondiale. Nel 2011 c'era una forza lavoro di 11.910.000 occupati, mentre il tasso di disoccupazione era del 3,1; l'economia malese dal 1999 al 2011 ha avuto tassi di crescita alti in media del 5%, ed il prodotto interno lordo ha avuto una crescita vertiginosa.
Tra le attività più produttive oltre al caucciù ricordiamo le colture, del riso, seguono poi la manioca, il mais, le patate e le patate dolci, i frutti tropicali, soprattutto l'ananas, caffè, cacao, arachidi, palme da cocco, palme da olio, pepe e altre spezie. Lo sfruttamento dei boschi riguarda soprattutto l'albero del caucciù, ma anche il legname; la pesca, molto attiva in tutta la Malesia, costituisce sia un ricco apporto proteico per la dieta locale, sia una voce non trascurabile delle esportazioni. Modesto è invece l'allevamento, che si basa principalmente sul bestiame suino.
La Malesia è leader nella produzione di stagno, anch'esso quasi la metà del totale mondiale. I principali giacimenti di stagno si trovano nel Perak, nel Johor, nel Pahangh e presso Kuala Lumpur. Altre risorse minerarie sono i minerali di ferro, oro, bauxite, manganese, carbone, fosfati e l'antimonio (nel Sarawak), e tungsteno. Importanti anche i giacimenti di gas naturale e petrolio che hanno consentito al paese l'autosufficienza energetica; per quanto riguarda l'industria sono sviluppati settori come quello agroalimentare, tessile, chimico, edile, elettronico, dell'attività cantieristica e delle produzioni meccaniche.
Nei primi anni del XXI secolo è il settore terziario quello che fa da traino all'economia malese; in primis il turismo, infatti la Malesia è uno dei paesi più visitati del mondo; nel 2011 il paese asiatico figurava al nono posto mondiale per arrivi di turisti internazionali con 24,7 milioni di persone posizionandosi davanti al Messico, e subito dopo la Germania; la Malesia offre paesaggi, isole, spiagge e mare pressoché incontaminati, flora e fauna rarissime e parchi naturali, ma non mancano i servizi con numerosi alberghi, campi da golf, centri commerciali; per quanto riguarda il turismo storico e culturale in Malesia ci sono tre dei più importanti musei che espongono interessanti collezioni etnografiche e archeologiche regionali (il Museo nazionale della Malesia a Kuala Lumpur, il Museo Sabah a Kota Kinabalu e il Museo Sarawak di Kuching). Testimonianze rilevanti della storia sociale e culturale del paese si trovano nella Biblioteca nazionale e nell'Archivio nazionale di Kuala Lumpur.
Importante il sistema bancario con numerose banche commerciali, istituti di credito e assicurazione e di altra natura supervisionate dalla Banca centrale (Bank Negara Malaysia); per quanto riguarda il settore finanziario, la moneta malese è il ringgit malese (in passato chiamato dollaro della Malesia), suddiviso in 100 sen. La Bank Negara Malaysia è la banca di stato, la sola autorizzata a emettere moneta e Kuala Lumpur è una piazza finanziaria con sede di Borsa valori; per quanto riguarda il commercio, alla base delle importazioni in Malesia vi sono: macchinari in genere e mezzi di trasporto, materie prime di base, generi alimentari e bevande, combustibile e prodotti chimici. Mentre un notevole cambiamento hanno avuto le esportazioni negli ultimi anni che hanno visto i macchinari, i mezzi di trasporto e i prodotti industriali (caucciù, stagno, combustibili), togliere il posto alle materie prime;
ai tradizionali partner commerciali, Giappone, Singapore, Stati Uniti, Gran Bretagna e Corea del Sud, negli ultimi anni si è aggiunta anche la Cina.
Anche a causa dell'aspetto geografico del paese, la rete dei trasporti via terra non è uniformemente sviluppata: le comunicazioni stradali e ferroviarie della Malesia Peninsulare hanno una buona estensione, mentre nel Sabah e nel Sarawak la presenza di aspri rilievi nelle regioni interne ne impediscono lo sviluppo e i trasporti avvengono soprattutto attraverso la rete fluviale e quella aerea.
I collegamenti aerei sono garantiti dalla compagnia di bandiera, Malaysia Airlines (MH) e dalla low-cost malese AirAsia. Il network fa perno sull'avveniristico aeroporto di Kuala Lumpur (KLIA - Kuala Lumpur International Airport, situato nell'area di Sepang). Inaugurato alla fine degli anni '90 è uno degli aeroporti più moderni e tecnologicamente avanzati del mondo.
In Malesia gli sport più popolari sono il badminton, l'automobilismo, l'hockey su prato ma sono praticate anche le arti marziali: il Silat Melayu arte marziale creata dal popolo per difendersi dall'invasione di altri popoli e anche il Tomoi che è un'arte marziale molto simile alla Muay Thai thailandese. Abbastanza praticato è anche il calcio con la Nazionale di calcio che partecipò alle Olimpiadi di Monaco di Baviera.
La Malesia Occidentale, che si estende sull'estremità meridionale della penisola di Malacca, è bagnata a ovest dalle acque dello stretto di Malacca e a est dal mar Cinese Meridionale, e confina a nord con la Thailandia e a sud con Singapore; la Malesia Orientale, che occupa il settore settentrionale dell'isola di Borneo, confina a sud con l'Indonesia e a nord col Brunei. Il settore malese della penisola di Malacca presenta un'ossatura centrale costituita da formazioni montuose e tabulari discontinue, allungate nella direzione da nord-ovest a sud-est, che si collegano alla catena indocinese e hanno la loro origine nel corrugamento himalaiano. L'altitudine media varia dai 1000 ai 2000 metri; la vetta più alta si trova a nord, dove il Gunong Tahan raggiunge i 2190 metri. Vaste pianure sedimentarie fiancheggiano il sistema a ovest e a sud, mentre a est i rilievi arrivano spesso alla costa e frammentano una fascia pianeggiante ridotta nel settore settentrionale. I fiumi sono numerosi e molto ricchi di acque sui due versanti della catena: i più importanti sono il Kelantan, il Pahang, il Belum e il Muar. Le coste sono in genere basse e uniformi, talvolta sabbiose e paludose e fronteggiate da una serie di isole, isolotti e banchi corallini. Il territorio della Malesia Orientale si affaccia a ovest sul mar Cinese, a nord-est sul mar di Sulu e a est sul mar di Celebes. Il suo confine con la parte indonesiana dell'isola è segnato dalle alte cime delle catene montuose dei Kapuas Hulu, degli Iran e dei Penambo.
Non mancano i corsi d'acqua: ricordiamo il Rajang e il Kinabatangan. Le coste sono prevalentemente basse e sabbiose lungo il settore occidentale, per diventare più alte e frastagliate in quello nord-orientale.
Il clima malese è di tipo equatoriale, con temperature elevate, debolissima escursione termica annuale (mentre giornaliera 7 gradi di norma nell'intero paese considerando le immense foreste equatoriali schermanti la poderosa intensità solare) e precipitazioni abbondanti. L'influsso monsonico non è molto accentuato, ma comunque provoca un aumento delle piogge sulla costa est da novembre a febbraio, mentre sulla costa ovest solo il mese di agosto è molto piovoso con intensi e prolungati rovesci. La pioggia tende a cadere nel tardo pomeriggio e di sera, spesso in maniera violenta, con la formazione di temporali.
Il Borneo è sempre un po' più umido rispetto al resto del Paese.
La temperatura media annuale in tutto il paese (tra le minime: 24,5 °C, e le massime: 31,5 °C) tendenzialmente non è inferiore ai 28 °C (sino a 100 m s.l.m.) e le precipitazioni, salvo casi eccezionali, non scendono in nessun luogo su tutta la superficie del paese al di sotto dei 2000 mm annui. L'umidità relativa annuale non è di norma inferiore all'80% (fino all'85% per le zone maggiormente piovose e/o palustri) rimanendo relativamente costante nelle ore, 95% max - 65% min. A causa dell'elevata umidità che non favorisce un'ottimale traspirazione dell'organismo, le temperature percepite dalla pelle umana nelle ore centrali del dì non di rado possono giungere, per una durata di qualche ora, a 41-42 o 43 gradi (ma in casi eccezionali quasi sempre nelle metropoli o comunque in ambiente cittadino, si hanno temperature percepite sino a 48-49 o 50 gradi, per poche ore) rendendo il clima totalmente sconsigliabile per intraprendere esplorazioni o gite, in cui spesso è necessario movimento prolungato il quale affaticherebbe l'organismo nel mantenere tale la percezione epidermica di oltre 40 gradi, favorendo invece un effettivo graduale aumento della temperatura interna corporea reale.
La fauna caratteristica della Malesia Occidentale comprende tigri, rinoceronti, elefanti, bufali, orsi, coccodrilli, tartarughe, serpenti, aquile, fagiani, uccelli acquatici e le salangane. Nella Malesia Orientale regnano invece gli oranghi, i gibboni, i tapiri, le tigri reali, le pantere, gli orsi malesi, le viverre i cinghiali, i tucani, e le salangane. Innumerevoli sono le specie di insetti, così come la fauna ittica è ricca di specie e di individui. Non vi sono tigri nella Malesia orientale, nel contempo vi è l'elefante del Borneo.
Il manto vegetale originale, costituito prevalentemente dalla foresta equatoriale ricopre la maggior parte della superficie territoriale: oltre alle formazioni caratteristiche di liane, la pianta floreale Brownlowia velutina, il sandalo, il teak, l'albero della cannella, l'ebano, il bambù, l'albero della canfora e l'albero della gomma. Sono diffusi i palmizi cultura intensiva della palma da olio,su tutto il territorio. Lungo le coste le mangrovie.
Una buona ragione per visitare le isole Perhentian è il mare limpido e cristallino, dove è possibile fare snorkeling a pochi passi dalla spiaggia e vedere una meravigliosa moltitudine di pesci e coralli. E’ possibile noleggiare una barca e raggiungere zone incontaminate dove si può nuotare in mezzo agli squali di barriera e tartarughe marine.
L’isola di Tioman e le acque che la circondano, fanno parte di una riserva naturale protetta, che le ha permesso di mantenere la sua atmosfera selvaggia.
Tioman deve il suo successo a due motivi in particolare: le sue spiaggie incantevoli furono il set cinematografico del film South Pacific nel 1958 e in seguito la rivista Time l’ha classificata come una delle 10 isole più belle del mondo nel 1970.
Durante le passeggiate sarà facile incontrare i varani (lucertole giganti) che si aggirano tra i Kampungs (modo di chiamare i villaggi in Malese) in cerca di cibo.
Situata vicino il confine con la Thailandia, Langkawi si trova nello stato Malese del Kedah. Secondo la leggenda Malese l’isola era ritenuta un posto maledetto nel 1819, quando una giovane donna di nome Mahsuri fu condannata a morte per presunto adulterio. Prima di morire pronunciò le seguenti parole: ‘non ci sarà mai pace e proposerità su questa isola per un periodo di sette generazioni!’ . Infatti due anni dopo, Langkawi cadde sotto il dominio degli invasori Thailandesi e gran parte della popolazione morì di fame e di stenti.
L’isola rimase sterile per diversi anni fino a quando il primo ministro Mahatir decise di trasformarla in una isola resort per turisti nel 1986.L’isola fu anche dichiarata paradiso fiscale e da allora la sua crescita è stata a dir poco spettacolare.
Il modo migliore per vedere tutta l’isola è prendere la funivia di 2.200 metri che parte da un’altezza di 710 metri sul livello del mare.
E’ interessante notare che, il marito e il figlio di Mahsuri si trasferirono a Phuket subito dopo l’invasione Thailandese, ed è stato su quell’isola che il suo discendente di settima generazione è nato nell’anno 1986.
Penang, la Perla d’Oriente ha una illustre storia. Scoperta dal Capitano Francis Light nel 1786 fu rinominata l’isola del Principe di Galles, e fu per molto tempo uno dei gioielli dell’impero Britannico. Insieme a Malacca e Singapore, fu un insediamento lungo lo Stretto che dominava il commercio marittimo tra l’India e il resto dell’Asia.
Tuttavia, la sua imponenza gradualmente diminuì nel corso dei secoli e fu riscoperta e rivalutata come meta turistica. Oggi l’isola è stata nominata UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Una delle maggiori attrazioni di Penang è il cibo di strada – dalla gustosa Penang Laksa al cibo Indiano a base di pesce – troverete di tutto per tutti i palati.
L’isola di Layang Layang fu costruita dalla Marina Militare Malese al fine di affermare la sovranità dulle isole Spratly nel mare Cinese Meridionale tutt’ora contese dalla Cina, Taiwan, Vietnam e Filippine.
Circondata da acque cristalline profonde 2.000 metri, Layang Layang è spesso classificata come uno dei migliori 10 siti di immersione al mondo grazie alla sua abbondante fauna marina.
A causa della presenza della Marina Militare, la barriera corallina fu risparmiata dalla pesca con dinamite. Particolarmente degni di nota sono i branchi di squali martello, a volte se ne contano centinaia, ma si possono vedere anche mante, delfini, barracuda e tartarughe.
L’arcipelago di Redang consiste in realtà in nove isole: Lima, Paku Besar, Paku Kecil, Kerengga Besar, Kerengga Kecil, Ekor Tebu, Ling, Pinang e naturalmente Redang.
Insieme formano un parco marino situato a 45 chilometri al largo della penisola Malese orientale nello stato di Terengganu. A differenza delle vicine Perhentian, Redang è molto più adatta ad un turista alla ricerca del comfort e lusso.
Ci sono delle belle barriere coralline ben conservate che sono la principale attrazione degli appassionati di snorkeling e di immersioni subacquee.
L’interno dell’isola è perlopiù impraticabile a parte una strada che collega il piccolo aeroporto con i resorts della costa.
L'isola di Lankayan è una bellissima isola tropicale situata nel Mare di Sulu, Sabah,Borneo ideale per gli amanti delle immersioni e sopratutto per coloro che sono alla ricerca di pace e tranquillità.
Rawa è una piccola isola tropicale situata a 16 chilometri a largo della costa orientale della penisola Malese. Ci sono solo due resorts che si affacciano sulla spiaggia bianca della costa ovest dell’isola, che è raggiungibile in barca dal porto di Mersing.
Grazie a questa esclusività, Rawa attrae turisti alla ricerca di una vacanza in una località appartata e poco conosciuta.
Mentre la costa occidentale è una cartolina perfetta con spiaggia bianca e mare cristallino, il resto del litorale è inaccessibile con scogliere che si tuffano a picco sul mare. Per ammirare tutta l’isola e possibile aggirarla con la canoa oppure avventurarsi sulla collina dell’isola che offre un panorama completo di tutto il parco marino di Johor composto da ben 12 isole.
Isola di Gaya Kota è situata a 15 minuti di barca a largo di Kota Kinabalu nello stato del Sabah, Pulau Gaya è l’isola più grande del parco marino Tunku Abdul Rahman.
Gaya è il trampolino di lancio per una avventurosa vacanza in Borneo e offre paradisiache spiagge bianche, foresta pluviale ricca di fauna selvatica e diversi siti di immersione.
A Kuala Lumpur della presenza dei coloni portoghesi e olandesi è rimasto qualche bell’edificio, come la stazione ferroviaria o i palazzi intorno alla piazza Merdeka. Ciò che, invece, colpisce di KL è la presenza di numerosi grattacieli moderni, a partire dalle Petronas Twin Towers, che spiccano da qualunque punto della città.
Simbolo del progresso economico malese, sono in realtà basate sull’architettura più tradizionale islamica. Alte 452 metri (a 171 m si trova uno skybridge panoramico che unisce le due torri), sono state le più alte del mondo fino a pochi anni fa. Vale la pena anche salire sulla K.L. Tower, la torre girevole da cui si gode un panorama mozzafiato soprattutto di notte. Tutto il Paese è un mix di culture, malese, indiana e cinese. Ecco allora che a Kuala si trovano i quartieri etnici come Chinatown e Little India, assolutamente da vedere e non solo per lo shopping (che peraltro conviene moltissimo).
A sud della capitale, a solo un’ora di strada, si trova Malacca, la ‘città rossa’ per via del colore degli edifici. Questa è la patria dei Baba Nyonya, una popolazione nata dall’unione tra cinesi e malesi, con una sua cultura e una sua cucina. E’ anche la capitale dell’antiquariato: i negozi che si susseguono sulla strada Jalan Hang Jebat sono imperdibili. La si può percorrere a bordo di coloratissimi risciò di cui Malacca è piena. La città si trova ai piedi di una verde collina, St Paul’s Hill, su cui si trova l’antico forte St John e la chiesa St Peter. Dalla cima, volgete lo sguardo verso lo Stretto di Malacca, che da secoli vede traghettare navi cargo provenienti da tutto il mondo. Prima di partire, fate una capatina a Cheng Hoon Teng, il tempio cinese più antico del Paese.
venerdì 14 ottobre 2016
LA COSTA D'AVORIO
La Costa d'Avorio è uno Stato dell'Africa occidentale.
Confina ad ovest con la Liberia e la Guinea, a nord con il Mali e il Burkina Faso, ad est con il Ghana e a sud con il Golfo di Guinea.
Nell'ottobre 1985 il governo ivoriano chiese che il paese fosse conosciuto in ogni lingua come Côte d'Ivoire. Infatti, secondo la legge nazionale, il nome del paese non può essere tradotto dal francese. Malgrado ciò, com'è ovvio, il nome continua ad essere tradotto nelle varie lingue. La Costa d'Avorio fa, tuttavia, applicare con tenacia questa sua volontà in ambito ONU, dove il nome non è mai tradotto, neanche in inglese.
La Costa d'Avorio, ex colonia francese, ha ottenuto l'indipendenza nel 7 agosto 1960. Il suo presidente fondatore è stato Félix Houphouët-Boigny, in carica fino al 1993.
La storia degli imperi coloniali è dominata da due periodi fondamentali. Il primo periodo inizia alla fine del Quattrocento e si chiude alla fine del Settecento, il secondo si apre all'alba del XIX secolo e si prolunga fino al 1950. Il primo è caratterizzato da tentativi di espansione commerciale: dall'oltremare si importano merci di grande valore (oro, pietre preziose, spezie e schiavi) in quanto i costi di trasporto sono molto alti. La seconda fase invece prende piede con la rivoluzione industriale che abbassa i costi di trasporto e aumenta il consumo di materie prime. Fino al 1880, l'Inghilterra è dominatrice assoluta della corsa coloniale, seguita dai Paesi Bassi e dalla Francia. Dopo il 1880, la rivalità fra le potenze coloniali acquisisce una nuova dimensione, dopo la comparsa di nuovi concorrenti (Germania, Italia, Stati Uniti, Belgio e Giappone). La colonizzazione di estende dall'Africa subsahariana, ultima regione a subire l'espansione territoriale europea. La conquista dell'Africa nera, terminata intorno al 1913, segna, in pratica, la fine della spartizione della Terra. All'alba dell'era industriale, la colonizzazione interessa il 18% delle terre emerse e circa il 3% della popolazione. Intorno al 1938, momento del suo apogeo, s'impone sul 42% delle superfici e sul 32% degli abitanti del pianeta. L'esplorazione dell'Africa inizia nel ‘400, quando gli Europei cercano una via alternativa per le Indie, da dove importavano le spezie. Questo commercio, prima della conquista ottomana della Terra Santa, era in mano a mercanti italiani (in particolare genovesi). Così nel 1400, alcuni navigatori italiani, e poi portoghesi, cominciarono a esplorare la costa occidentale dell'Africa. Nel 1498, Vasco de Gama doppia il capo di Buona Speranza, aprendo quindi una via marittima diretta tra l'Europa e le Indie. Progressivamente gli Europei esplorano le coste dell'Africa e risalgono i grandi fiumi dove trovano mercati d'oro, pietre preziose, schiavi, avorio e caffè. Fino al XIX secolo, il continente africano presentava solo forme di colonialismo commerciale diffuso lungo le coste. Dal XIX secolo inizia il colonialismo moderno, voluto allo sfruttamento delle risorse dei paesi colonizzati. Ebbe inizio così la corsa alle colonie in Africa: le potenze europee (soprattutto Gran Bretagna e Francia) inviano militari per occupare i vasti territori africani nell'entroterra. Questi territori, secondo gli europei, formalmente non appartenevano a nessuno e venivano occupati sia con la forza, si con la diplomazia, con trattati coi capi delle tribù africane che in questa maniera cedevano sovranità alle potenze europee.
I portoghesi, seguiti da olandesi e francesi, iniziarono a commerciare con l'Africa occidentale nel Cinquecento ma la scarsità di porti naturali della Costa d'Avorio impedì una colonizzazione europea del suo territorio. L'unico commercio che si sviluppò nel Seicento fu quello dell'avorio, che condusse gli elefanti della zona all'estinzione, tanto che questo commercio all'inizio del Settecento cessò del tutto. A metà dell'Ottocento i Francesi istituirono i primi avamposti di Assimie e Grand-Bassam, stipulando dei trattati con i capi locali ai quali pagavano un dazio per l'uso della terra. La sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana (nel 1871) costrinse i francesi a ritirare le loro guarigioni militari dai loro avamposti nell'Africa occidentale, lasciandovi solo le comunità di mercanti. L'avamposto di Grand-Bassam fu affidato ad un armatore di Marsiglia, Arthur Verdier, che nel 1878 divenne il ministro residente (agente diplomatico) francese nella regione, col compito di restaurare i presidi militari per proteggere le installazioni commerciali. Nel 1885, Francia e Germania organizzarono una conferenza a Berlino per regolare la “corsa alle colonie” in Africa. Nel 1886 la Francia procede all'occupazione effettiva della Costa d'Avorio (chiamata in francese Côte-d'Ivoire). L'anno dopo il tenente Louis Gustav Binger, intraprese un viaggio d'esplorazione di due anni all'interno della Costa d'Avorio. Durante questo viaggio, egli negoziò quattro trattati con capi locali della Costa d'Avorio e nello stesso anno un suo agente (Laplène) negoziò altri cinque trattati che estesero l'influenza francese su tutto il paese fino al bacino del Niger. Nel 1889 anche la Gran Bretagna riconobbe la sovranità francese su quest'area e la Francia promosse Laplène a governatore del territorio. Nel 1893 la Costa d'Avorio fu proclamata una colonia francese e Binger, già capitano, fu nominato governatore. La capitale della colonia fu Grand-Bassam, successivamente trasferita a Bingerville, dal 1893 al 1896. Abidjan iniziò a svilupparsi e negli anni '30 diventò la città più importante della colonia. Accordi con la Liberia nel 1892 e con la Gran Bretagna nel 1893 permisero di fissare i confini occidentali e orientali della colonia, ma i confini settentrionali non furono fissati fino al 1947 perché i francesi speravano di annettere parti dell'Alto-Volta (attuale Burkina Faso) e del Sudan francese (attuale Mali) alla colonia della Costa d'Avorio. Il 10 marzo 1893 la Costa d'Avorio diventò colonia francese. Binger cominciò una serie di campagne militari contro Samari-Ture, fondatore dell'impero Luassdu che resistette ai francesi nell'Africa occidentale dal 1882 fino alla cattura nel 1898. Samari-Ture importava armi da fuoco moderne dalla colonia britannica del Sierra Leone. La conquista delle miniere d'oro di Buè (poste tra Mali e Guinea) gli permise di formare un esercito moderno con più di 30.000 soldati, organizzati su modello europeo. I francesi riuscirono a catturarlo solo nel 1898 e a pacificare la regione.
La Francia si interessò alla Costa d'Avorio intorno al 1840, persuadendo i capi locali a dare il monopolio dei commerci lungo la costa ai mercanti francesi. Successivamente, i francesi costruirono delle basi navali per tenere lontano gli altri mercanti e iniziarono una conquista sistematica dell'interno. L'occupazione fu ottenuta soltanto intorno al 1890 dopo una lunga guerra contro i Mandinka, originari per lo più del Gambia.Tra il 1900 e il 1911, la popolazione ivoriana fu vittima di un genocidio, riducendosi da 1,5 milioni a 160.000, a causa della schiavitù imposta dal colonialismo francese. La resistenza armata da parte dei Baoulé e di altri gruppi dell'est continuò fino al 1917. I francesi avevano un obiettivo prevalente: stimolare la produzione di generi per l'esportazione. In breve tempo furono avviate lungo la costa delle piantagioni per la produzione di caffè, cacao e olio di palma. La Costa d'Avorio divenne l'unico paese dell'Africa Occidentale con una apprezzabile popolazione di coloni; altrove, in Africa occidentale e centrale, i francesi e gli inglesi erano essenzialmente dei burocrati. Di conseguenza, un terzo delle piantagioni di cacao, caffè e banane erano nelle mani di cittadini francesi e un odiato sistema di lavoro forzato divenne la spina dorsale dell'economia. Nel 1900 i francesi introdussero la tassa del testatico, col che poterono iniziare una serie di lavori pubblici nella colonia. In breve tempo furono avviate lungo la costa delle piantagioni per la produzione di caffè, cacao e olio di palma. Durante la seconda guerra mondiale (1943) tutte le colonie dell'Africa occidentale passarono al potere di Charles de Gaulle. Fino al 1958, Parigi amministrava la Costa d'Avorio, nominandovi i propri governatori. Nel dicembre 1958, dopo un referendum, la Costa d'Avorio proclamò l'indipendenza.
Félix Houphouët-Boigny, figlio di un capo Baoulé, era destinato a diventare l'artefice dell'indipendenza della Costa d'Avorio. Nel 1944 fondò il primo sindacato agricolo dei coltivatori di cacao come lui. Irritati dal fatto che la politica coloniale favorisse i proprietari di piantagioni francesi, i coltivatori si unirono per reclutare lavoratori migranti per le loro aziende. Houphouët-Boigny assunse in breve un ruolo di rilievo e dopo solo un anno venne eletto al Parlamento di Parigi. Un anno dopo la Francia abolì il lavoro forzato. Man mano che Houphouët-Boigny iniziò ad apprezzare il potere e il denaro della sua nuova posizione, divenne più amichevole nei confronti dei Francesi, e lasciò gradualmente cadere le rivendicazioni più radicali. La Francia lo ricompensò facendolo diventare il primo Africano a diventare ministro in un governo Europeo.
Al momento della indipendenza della Costa d'Avorio nel 1960, il Paese era nettamente il più prospero dell'Africa Occidentale Francese, da qui proveniva infatti oltre il 40% alle esportazioni totali della regione. Quando Houphouët-Boigny divenne il primo Presidente della Costa d'Avorio, il suo esecutivo assicurò ai coltivatori prezzi elevati per stimolare ulteriormente la produzione. La produzione di caffè aumentò in modo significativo lanciando la Costa d'Avorio al terzo posto come volume totale esportato dopo Brasile e Colombia. Per il cacao avvenne lo stesso: già nel 1979 il Paese ne era il maggiore produttore mondiale, diventando ben presto anche il maggior esportatore africano di ananas e olio di palma. Tecnici francesi avevano pilotato da dietro le quinte questo programma, noto come il "miracolo Ivoriano". Se nel resto dell'Africa gli Europei venivano espulsi a seguito dei processi di indipendenza, in Costa d'Avorio al contrario aumentavano vistosamente. La comunità francese crebbe da 10000 a 50000 unità, la maggior parte dei quali insegnanti e consiglieri. Per 20 anni l'economia mantenne un tasso annuo di crescita di quasi il 10%: il maggiore fra i paesi africani non esportatori di petrolio.
Houphouët-Boigny governò con una fermezza definita da alcuni "pugno di ferro" e da altri "metodo paternalistico". La stampa non era indipendente ed era ammesso un unico partito politico. Houphouët-Boigny fu anche il maggior ideatore Africano di progetti faraonici. Fu aspramente criticato per avere utilizzato ingentissime risorse allo scopo di trasformare il suo villaggio, Yamoussoukro, nella nuova capitale. All'inizio degli anni ottanta l'economia ivoriana fu scossa dai contraccolpi della recessione internazionale e dalla siccità locale. Anche a causa del taglio indiscriminato degli alberi da alto fusto e della caduta del prezzo dello zucchero, il debito estero triplicò. L'eco dell'aumento della criminalità ad Abidjan arrivò sino in Europa. Il miracolo era finito.
Nel 1982 Laurent Gbagbo fondò in esilio il Fronte Popolare Ivoriano, ispirandosi al Partito Socialista Francese.
Nel 1990 centinaia di lavoratori civili scioperarono, insieme agli studenti che protestavano contro la corruzione istituzionale. L'agitazione forzò il governo ad accettare la democrazia multipartitica. Houphouët-Boigny divenne sempre più debole e morì nel 1993. Il suo successore fu Henri Konan-Bédié.
Nell'ottobre 1995 Bédié venne confermato alla presidenza con il 96% dei voti contro un'opposizione frammentata e disorganizzata. Il suo governo perse però in breve tempo il sostegno internazionale. Bédié favorì l'aumento della corruzione, causando la diffusione del malcontento anche all'interno dell'esercito. Mandò in prigione diverse centinaia di sostenitori dell'opposizione ma d'altro canto migliorò l'economia, almeno superficialmente, con la diminuzione dell'inflazione e un tentativo di eliminare il debito estero.
Al contrario di Houphouët-Boigny, che fu molto attento nell'evitare ogni forma di conflitto etnico lasciando l'accesso alle posizioni di potere a tutti i cittadini indipendentemente dalla provenienza, Bedié enfatizzò il concetto di "ivorianità" (Ivoirité) tramite il quale escluse dalle elezioni presidenziali Alassane Ouattara, suo principale rivale e candidato dell'opposizione, usando come pretesto le sue presunte origini dal Burkina Faso. La decisione dell'esclusione di Ouattara infiammò l'opposizione, in gran parte sostenuta dagli Ivoriani del nord. Reagendo all'esclusione del suo candidato migliore, l'opposizione boicottò in maniera massiccia lo scrutinio e denunciò la manovra. Poco dopo, il presidente Bédié allontanava il generale Gueï, capo dell'esercito, dopo che quest'ultimo aveva rifiutato di impegnare le sue truppe contro l'opposizione.
Quattro anni dopo essere stato allontanato, cioè il 24 dicembre 1999, il generale Robert Gueï, alla testa di un gruppo di soldati, rovesciò il governo di Henri Konan Bédié. Accolto come un riparatore dei torti dalla popolazione, il generale Gueï promise di ridurre il crimine e la corruzione; i generali fecero pressioni per introdurre severe misure di austerità economica, e auspicarono una società meno dispendiosa, anche attraverso campagne di sensibilizzazione lungo le strade. L'esercito instaurò il 4 gennaio 2000 un Comitato di Salute Pubblica con il compito di condurre al più presto a libere elezioni nel paese.
Il 1º agosto 2000 la Costa d'Avorio si dotò di una nuova costituzione, approvata dall'86% degli elettori ivoriani in occasione di un plebiscito popolare condotto nel mese precedente. Grazie alla nuova costituzione, il generale Gueï, su modello del suo predecessore, Henri Konan Bédié, decise a sua volta di invocare il concetto di ivorianità per escludere Alassane Ouattara dalla corsa elettorale per una seconda volta. Il generale Gueï e Laurent Gbagbo, candidato del Fronte Popolare Ivoriano, si trovarono allora ad essere i soli candidati alla presidenza del paese.
L'elezione, tenutasi nell'ottobre del 2000, non fu né pacifica né democratica: la vigilia delle elezioni fu segnata da agitazioni sia tra le file dell'esercito che tra i civili. Il tentativo di brogli elettorali da parte di Guéi portò a un sollevamento popolare, che causò la morte di 180 persone e la sua rapida sostituzione con il vincitore delle elezioni, Gbagbo. Appena eletto, il presidente Gbagbo respinse la legittimità politica di Alassane Ouattara, capo del RDR (raccolta dei repubblicani) scatenando violente proteste nel nord del paese.
Il 19 settembre 2002, truppe di ribelli provenienti dal nord guadagnarono il controllo di gran parte del paese. L'ex presidente Guéi rimase ucciso nei combattimenti. Una prima tregua con i ribelli, che godevano del pieno appoggio della popolazione del nord, prevalentemente musulmana, si rivelò di breve durata e ripresero i combattimenti per conquistare le principali zone di coltivazione del cacao. La Francia inviò delle truppe per il rispetto dei confini della tregua; milizie irregolari, comprendenti signori della guerra e combattenti provenienti dalla Liberia e dalla Sierra Leone, approfittarono della crisi per impossessarsi di parte delle regioni occidentali.
Nel gennaio 2003, il presidente Gbagbo e i capi dei ribelli firmarono degli accordi per la creazione di un governo di unità nazionale. Il coprifuoco fu tolto e le truppe francesi ripulirono il confine occidentale del paese, che era fuori controllo. Ma i problemi centrali rimasero e nessuna delle due fazioni riuscì a realizzare i propri obiettivi.
Da allora, il governo di unità nazionale si è dimostrato estremamente instabile. Nel marzo 2004, 120 persone furono uccise durante un raduno dell'opposizione. Un rapporto sull'accaduto concluse che le uccisioni erano state premeditate. Nonostante i mediatori delle Nazioni Unite fossero sul posto, le relazioni tra Gbagbo e l'opposizione continuarono a deteriorarsi.
Il 31 ottobre 2010 si sono svolte nuove elezioni presidenziali: tra i candidati vi erano Alassane Ouattara, candidato del Raggruppamento dei Repubblicano, e Laurent Gbagbo, candidato del Fronte Popolare Ivoriano, che ottennero al primo turno rispettivamente il 32,08% e il 38,02%. Il 28 novembre si è svolto il ballottaggio, al termine del quale la Commissione elettorale indipendente ha dichiarato vincitore Alassane Ouattara con il 54,10% dei voti. Gbagbo, contestando il risultato a lui avverso, non ha lasciato la Presidenza nonostante le innumerevoli pressioni provenienti anche dall'estero. Con il fallimento di tutte le trattative diplomatiche si è così giunti ad un nuovo sanguinoso scontro tra opposte fazioni che ha percorso tutto il paese. Dopo l'intervento di truppe francesi (su mandato ONU a seguito della risoluzione 1975 votata quasi all'unanimità), l'11 aprile 2011 Gbagbo viene arrestato e consegnato alla Corte Penale Internazionale dove è detenuto con l'accusa di crimini contro l'umanità. Lo stesso giorno il Consiglio Costituzionale proclama Alassane Ouattara nuovo Presidente della Costa d'Avorio.
La lingua ufficiale della Costa d'Avorio è il francese che è parlato da circa il 70% della popolazione, mentre per il restante 30% la lingua baulé, dioula e agni sono le più diffuse.
La religione tradizionale è il cristianesimo, diffuso in circa il 37% ( 30% della popolazione è cattolico mentre il restante 7% è protestante. A seguire, religioni più professate sono l'islam con il 28% e quella animista con il 25%. Il restante 10% pratica altre religioni o si dichiara ateo.
Area di popolamento abbastanza recente e piuttosto limitato a causa soprattutto delle non favorevoli condizioni ambientali offerte dalla foresta, la cui estensione era un tempo assai superiore all'attuale, la Costa d'Avorio fu presumibilmente alle origini abitata da genti pigmoidi, cacciatori e raccoglitori, stanziate nella fascia forestale e di cui esistono ancora modestissimi gruppi. Furono le successive immigrazioni di genti sudanesi dedite all'agricoltura a originare i primi consistenti nuclei stabili. L'attuale popolazione ivoriana è molto eterogenea, essendo mancato un processo di fusione dei differenti gruppi, molti dei quali sono presenti anche nei Paesi limitrofi; è composta da akan (42%), voltaici (18%), mande del Nord (17%), krou (11%), mande del Sud (10%), altri (2%). Prevalgono numericamente gli anyi e i baulé, appartenenti al grande gruppo degli akan; affini perciò agli ashanti del Ghana, donde giunsero, sono in prevalenza concentrati nelle regioni centrorientali del Paese. Tra gli altri i gruppi principali sono: i mande, d'origine sudanese, che vennero dal bacino del Niger e si stabilirono nell'area savanica occidentale; i senufo e i lobi, anch'essi sudanesi ma appartenenti al gruppo “voltaico” e che abitano invece la regione delle savane orientali; le varie popolazioni genericamente denominate kru (gueré, dan, dida ecc.), stanziate nella regione forestale di SW, dalla Liberia al corso del Bandama e tra le quali vengono talvolta inclusi anche i cosiddetti “lagunari”, giunti da E e concentrati appunto nella fascia delle lagune, dove tradizionalmente praticano la pesca. Mancano dati precisi riguardo alla passata consistenza demografica del Paese; si ritiene però che la popolazione sia stata lungamente stazionaria e che sin verso la prima metà del sec. XIX si aggirasse sui 2 milioni di abitanti. Negli ultimi quarant'anni del Novecento i valori numerici appaiono essersi quadruplicati, oltre che a causa dell'elevata natalità, sia per effetto del diminuito indice di mortalità, conseguente alle migliorate condizioni igienico-sanitarie e alla lotta condotta contro le molte e gravi malattie endemiche, sia per la forte immigrazione dai Paesi confinanti. Il Paese ospita infatti un elevatissimo contingente di stranieri, soprattutto africani, che provengono dai Paesi vicini (Burkina, Mali, ecc.). La densità della popolazione (65 ab./km²) è tra le più elevate dell'area guineana; le zone di più fitto insediamento sono quella centrale e quella meridionale attorno ad Abidjan, città che, essendo stata in passato la capitale, è stato un forte polo di attrazione demografica. Il tradizionale insediamento del villaggio, comunque, è ancora molto diffuso, anche se nel 2006 già il 46% della popolazione era urbanizzato. Nel frattempo con un fenomeno tipico di tutto il continente africano, dovuto inizialmente all'avvento coloniale, sono nate città sulla costa ma anche nell'interno, nella zona delle foreste e nella savana. Altri centri importanti sono Bouaké, tradizionale centro economico-culturale dei baulé, che ha registrato un notevole sviluppo grazie anche all'installazione di nuove industrie e Yamoussoukro, villaggio natale di Houphouet-Boigny, scelto nel 1983 dall'allora presidente come nuova capitale del Paese. Sorge a 220 km a NW di Abidjan, in corrispondenza di un importante nodo stradale per la Guinea e il Burkina. La scelta della nuova capitale era servita ad alleggerire la pressione demografica su Abidjan, divenuta insostenibile.
Le colture industriali, il cacao principalmente, sono state la chiave del miracolo ivoriano e continuano a essere la principale risorsa del Paese. Il settore primario contribuisce per il 25,4% alla formazione del PIL (2008) e impiega il 49% della forza lavoro. D'altro canto il settore sconta le sensibili fluttuazioni della domanda sul mercato internazionale e i programmi governativi volti ad aumentare esponenzialmente le superfici coltivate hanno fatto sì che vaste porzioni di foresta andassero distrutte e si sviluppasse, nelle zone settentrionali, un preoccupante processo di desertificazione. Il principale prodotto di esportazione è il cacao che rappresenta l'80% delle esportazioni, seguono il caucciù (la cui produzione è aumentata notevolmente durante gli anni di guerra e la conseguente crisi del cacao) e il caffè, di cui è il terzo produttore africano (2007). Il panorama agricolo comprende anche banani, ananas, cotone, palme da olio, canna da zucchero ecc. I principali prodotti agricoli destinati al consumo locale sono la manioca e alcuni cereali, coltivati con metodi decisamente arretrati sia nelle regioni centrosettentrionali, come il miglio, il sorgo e il mais, sia nella fascia meridionale, come il riso. L'altra grande risorsa della Costa d'Avorio è il patrimonio forestale, già soggetto però a un eccessivo sfruttamento che ne ha ridotto l'importanza economica. Una carente politica di riforestazione ha visto scendere, nell'arco di un ventennio, le aree forestali che, nel 2008, comprendevano il 32,7% della superficie del Paese. Le foreste danno legname assai pregiato, mogano soprattutto; anche in questo settore la Costa d'Avorio è tra i maggiori produttori africani, che in parte alimenta varie segherie locali, ma che essenzialmente viene esportato verso i mercati europei e nordamericani. § L'allevamento è invece assai meno sviluppato. Nelle aree savaniche centrosettentrionali sono presenti ovini e caprini, oltre ai bovini, mentre un poco ovunque si allevano animali da cortile; si deve però ricorrere all'importazione per soddisfare il fabbisogno interno. Rilevante è la pesca: Abidjan è il maggiore centro per la pesca del tonno dell'Africa.
Il settore secondario impiega solo il 14% della forza lavoro, ma produce quasi il 28% del PIL (2008). L'industria si è sviluppata, come accennato, grazie ai guadagni provenienti dall'agricoltura e fin dai primi anni dopo l'indipendenza ha visto nascere manifatture alimentari e industrie per la lavorazione di legno e cotone. Tra gli altri impianti sono alcuni cementifici alcuni zuccherifici. Una grande raffineria di petrolio e stabilimenti metallurgici e meccanici si trovano a Vridi (periferia di Abidjan). Abidjan e l'area circostante rappresentano la zona di maggior concentrazione industriale dello Stato; questa crescita, avvenuta senza predisporre organici piani regolatori, ha provocato un fortissimo esodo rurale verso la città ex-capitale e quindi un forte squilibrio territoriale, tanto che sono aumentati gli sforzi del governo per determinare un più omogeneo sviluppo del Paese mediante il decentramento delle nuove attività industriali. La Costa d'Avorio possiede modeste risorse minerarie: alcuni giacimenti di diamanti, piccole riserve di ferro, bauxite, oro e gas naturale. Nel 1995 sono entrati in produzione i giacimenti petroliferi off shore la cui produzione è in costante crescita. La produzione di energia elettrica è sopratutto di origine idrica: sono in funzione diversi impianti idroelettrici sui fiumi Bia, Bandama, Comoè e Cavalla.
La bilancia commerciale si è mantenuta attiva (si è notato un decremento globale e rimane, in seguito alle difficoltà dell'economia del Paese, un consistente debito estero (13.938 ml $ USA nel 2007), grazie al notevole peso delle esportazioni; esse poggiano sui prodotti agricoli e forestali (caffè, cacao, legname, banane, cotone, frutta fresca ecc.), benché un discreto ruolo comincino a svolgere taluni prodotti industriali e minerari. Oltre alla Francia, gli scambi si svolgono soprattutto con Paesi Bassi, Stati Uniti, Nigeria e Germania. Molto sviluppate, se comparate agli altri Paesi del continente, sono le vie di comunicazione. La Costa d'Avorio possiede una linea ferroviaria che da Abidjan attraversa da S a N tutto il Paese, proseguendo poi nel Burkina Faso; ma è sulla rete stradale, che nel 2004 si estendeva per 80.000 km di cui ca. 6.500 asfaltati, una delle migliori dell'Africa occidentale, che si svolge la maggior parte dei traffici. Scarso rilievo hanno invece le vie navigabili interne; i tratti inferiori dei fiumi e le lagune costiere sono però usati per i trasporti locali. Infine il Paese può contare, a sostegno dei sempre più vivaci scambi con l'estero, sull'attivissimo porto di Abidjan, di San Pedro e di Tabou, al confine con la Liberia. Esistono una quindicina di aeroporti: quello internazionale si trova nella capitale. A partire dagli anni Settanta del Novecento, si è promosso molto il turismo, creando anche un apposito ministero, tanto che negli anni precedenti alla guerra civile si erano registrati fino a 300.000 ingressi all'anno.
L'arte della Costa d'Avorio si contraddistingue per le peculiarità delle varie popolazioni che la abitano.
Per i Baulé e per i Guro la produzione artistica è strettamente collegata sia alle esigenze agricole sia alla tradizionale religione ancestrale e quindi tipiche sono sia le maschere, raffiguranti animali legati all'alimentazione, sia quelle rappresentanti figure umane impreziosite da elementi simbolici, come il sole, la fecondità e la potenza.
Per gli Agni, invece, le sculture in terracotta, rappresentanti teste o figure di antenati illustri rappresentano la massima espressione artistica.
Le guerre civili che ancora all'inizio del sec. XXI dilaniano il Paese hanno bloccato in gran parte i rapporti con il resto del mondo e lo sviluppo ulteriore di una 'cultura' moderna così come viene comunemente intesa. Fortunatamente le produzioni artigianali e artistiche, che sono sempre state straordinarie, restano tra le migliori di questa parte del continente: maschere e statue di legno intagliato o di rame, stoffe dipinte con motivi geometrici e animali, strumenti musicali. Tra le feste, molto suggestive sono quelle legate al periodo di carnevale. Uno dei carnevali più importanti del continente è quello di Bouaké, una sorta di festa dell'amicizia che dura circa una settimana. Particolarmente interessante è la Fête de l'Abissa a Grand Bassam (ottobre), in occasione della quale si onorano i defunti. Altro evento notevole è la Festa delle Maschere, che si svolge vicino a Man nel mese di febbraio: danzatori e maschere delle regioni circostanti si riuniscono qui, a testimoniare la grande importanza che le maschere mantengono per l'etnia dan. Per quanto riguarda la musica, ha assunto una risonanza internazionale il reggae di Alpha Blondy (nome d'arte di Seydou Koné), nato a Dimbokro nel 1953. Le aree dichiarate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO sono parchi nazionali.
Nella grande varietà delle tradizioni culturali è possibile ravvisare, a grandi linee, alcune concezioni comuni a tutto il Paese. Le tante ricorrenze sono spesso riferibili a momenti della vita familiare o della vita del villaggio, in genere connesse con le stagioni e i lavori agricoli e collegate a musiche, danze e all'impiego di maschere . Molto famose sono le danze sui trampoli dei giovani dan che si svolgono nei villaggi di montagna; i partecipanti danzano su trampoli alti tre metri, indossando maschere e travestimenti spaventosi. Altro spettacolo molto particolare è quello a cui si può assistere in alcuni centri come Bloleu e Diourouzon, dove alcuni uomini organizzano esibizioni come giocolieri utilizzando delle bambine. La donna conserva il semplice costume tradizionale (pagne) ma è ampiamente affermato l'abbigliamento europeo. L'alimentazione si incentra su un piatto di base, di solito riso, attiéké (manioca) o fufu (igname), integrato da una “salsa” di arachidi, o di noci oppure di melanzane, arricchito talvolta con della carne. La pietanza tradizionale è pollo o faraona cotti con verdure in una pentola di terracotta (kedjenou). Altro piatto molto popolare è l'aloco, a base di banane fritte nell'olio di palma.
La Costa d'Avorio presenta il caso di una cultura nazionale in gestazione. La varia tradizione orale conserva la sua vitalità, ma ha perso le radici rituali e sta per ridursi a folclore. Molti studiosi, dei quali A. J. Amon d'Aby è il più illustre, cercano di salvarne il patrimonio evitando però di ridurlo a reperto archeologico. La scolarizzazione in lingua francese ha prodotto una nuova cultura, in cui gli apporti della civiltà occidentale si sono sovrapposti o fusi con le culture autoctone, e la lingua francese stessa si evolve sotto l'influsso delle lingue vernacolari. La produzione scritta del Novecento appare, nel suo insieme, di buon livello. Il teatro è il genere più ampiamente rappresentato, con drammi storici e commedie satiriche. Si segnalano le opere di Essoi Adiko, Joseph Miezan Bognini, Amadou Koné, Charles Zegono Nokan, Bernard Zadi Zaouru, che sono anche poeti e prosatori. Ma su tutti campeggia Bernard B. Dadié, le cui opere ben rappresentano le tendenze letterarie nazionali: da un lato l'esaltazione dei grandi eroi del passato, dall'altro la satira dei costumi e la critica morale o sociale della vita contemporanea. A Dadié si deve inoltre il primo romanzo, Climbié (1956). La poesia, pur cantando l'amore, la natura e l'angoscia della morte, è dominata dal tema della libertà, ed è spesso strumento di denuncia delle ineguaglianze sociali, rimanendo sempre nell'ambito della négritude. A partire dagli anni Sessanta del Novecento il romanzo ha subito un processo di maturazione non solo contenutistica, con l'immissione di una più esatta valutazione della realtà sociale, ma anche formale. Nei decenni successivi lo sviluppo letterario è stato potenziato da due case editrici operanti ad Abidjan, che incoraggiano la narrativa e promuovono ricerche nel campo della tradizione orale. Il romanzo raggiunge la piena maturità e prevale sugli altri generi, con una produzione quantitativamente impressionante che affronta tutti i temi della società. Vanno ricordati Ahmadou Kourouma (1927-2006), che con Monné, outrages et défis (1990; Monné, oltraggi e provocazioni) ha ottenuto una larga e meritata fama internazionale per lo stile personalissimo; Jean-Maria Adiaffi, scrittore assai originale (La carte d'identité, La carta d'identità, 1980); e poi G. Oupoh, T. Dem, I. B. Koulibaly (Les deux amis, I due amici, 1978), P. Yao Akoto. La narrativa si è arricchita con le opere di Jérôme Carlos e con i novellisti P. Demanois, J. C. Guenaman e Bandama Maurice, il cui libro Le fils de la femme mâle (1993; Il figlio della donna uomo) è stato coronato dal Gran Premio letterario dell'Africa nera. Avvincenti ricerche letterarie, inaugurate da Niangoran Porquet e A. Touré con il lancio della griotique (sintesi teatrale dell'arte del narratore, del poeta e del drammaturgo), continuano con B. Zadi, A. Kodé e L. A. Kanié. Nel mondo letterario contemporaneo fanno spicco Tanella Boni (n. 1954), che insegna in università in Francia: scrittrice, poetessa, critica letteraria e d'arte, è osservatrice attenta e attiva del mondo femminile africano.
La Costa d'Avorio riunisce una sessantina di etnie (malinké, senoufo, lobi, dan, krou, baoulé, akan...) ed ognuna di esse possiede ricche usanze e molteplici riti iniziatici. Sul piano artistico, queste etnie, in particolare i dan e i baoulé, hanno prodotto maschere e statue di rara bellezza, che oggi figurano tra le opere più quotate sul mercato artistico africano. A parte i malinké e i dioula, convertiti all'islamismo, la maggior parte delle etnie sono animiste, ossia venerano un dio unico presente in modo diffuso nell'insieme dell'universo. Anche i culti si basano su una serie di intermediari di natura concreta, come geni, antenati, dei secondari, al fine di captare le influenze benefiche e di tenere lontane le potenze maligne. Bisogna assistere alle cerimonie iniziatiche e alle feste rituali, costellate di danze al suono di tam tam, flauti e zucche utilizzate come strumenti, come per esempio i riti di Poro, dell'etnia sénoufo, o la danza dei trampolieri, nel paese di Yacouba. Le feste tradizionali possono essere legate ai raccolti (festa dell'ignam), all'iniziazione a una nuova fascia d'età, a occasioni come funerali, eccetera. Ogni etnia possiede le sue tradizioni e per questo le feste hanno un calendario molto variabile. Per quanto riguarda i costumi, i villaggi della savana presentano un'organizzazione sociale molto rigida. Ogni individuo ha il suo posto all'interno di una serie di legami familiari e dello spirito di clan. All'interno di queste gruppi, la solidarietà tra i membri, la sottomissione al capo e il rispetto dei tabù sono regole assolute. Per tale motivo un visitatore non può entrare in un villaggio e ancor meno in una casa, senza essere stato invitato dal capo villaggio, con il quale avrà preso contatto in precedenza, attraverso la mediazione di una guida.
Il gruppo etnico principale vi giunse in epoca piuttosto recente, dalle zone vicine: il popolo Kru migrò dalla Liberia attorno al 1600; i Senoufo e i Lubi vi giunsero scendendo verso sud dal Burkina Faso e dal Mali. Bisogna aspettare il XVIII e XIX secolo perché vi giungesse anche il popolo Akan, inclusi i Baoulé, che emigrarono dal Ghana nell'area orientale del paese, insieme ai Malinké, migrati nello stesso periodo dalla Guinea verso il nordovest della Costa d'Avorio.
La Costa d'Avorio si è qualificata per la prima volta nella sua storia ai Mondiali di calcio nel 2006, nell'edizione disputata in Germania, concludendo le qualificazioni in testa al Gruppo 3 della Zona Africana, davanti al Camerun. Ai Mondiali, si è piazzata terza nel proprio gruppo, in un girone non facile, mancando così il passaggio agli ottavi di finale; precisamente, dopo aver perso di misura le prime due partite, sempre per 2-1, contro le forti nazionali di Argentina e Paesi Bassi, ha vinto per 3-2 l'ultima partita contro la Serbia e Montenegro. Successivamente, la selezione ivoriana è riuscita a qualificarsi anche ai Mondiali del 2010 in Sudafrica, vincendo il proprio gruppo di qualificazione. Anche stavolta la Costa d'Avorio ha trovato un girone non facile, finendo insieme a Brasile, Portogallo e Corea del Nord: e di nuovo è arrivata terza, pareggiando 0-0 col Portogallo, perdendo 1-3 col Brasile e vincendo 3-0 la Corea del Nord e dunque è stata eliminata. Durante le qualificazioni al mondiale di Brasile 2014 chiude in testa il suo girone ed avanza agli spareggi contro il Senegal che sconfigge 3-1 nella gara di andata per poi pareggiare 1-1 il ritorno. Centra così la sua terza qualificazione consecutiva alla fase finale di un mondiale di calcio. Stavolta viene inserita in un girone più abbordabile con Colombia, Grecia e Giappone. L'esordio è positivo: dopo aver chiuso in svantaggio il primo tempo sconfigge per 2-1 la nazionale giapponese ottenendo per la prima volta una vittoria all'esordio. Nella seconda giornata contro la più quotata Colombia viene sconfitta di misura per 2-1, restando tuttavia al secondo posto del girone. Un pareggio contro la Grecia le permetterebbe la prima storica qualificazione agli ottavi di finale. Dopo essere passata in svantaggio nel primo tempo, pareggia nel secondo, ma un rigore concesso ai greci al minuto 93 e trasformato da Samaras li condanna per la terza volta consecutiva all'eliminazione al primo turno. Ha vinto l'edizione della Coppa d'Africa 2015 battendo in finale il Ghana dopo i calci di rigore.
Dal golfo di Guinea a S la Costa d'Avorio si spinge a N sino agli altopiani sudanesi; presenta una morfologia non molto complessa, così come semplice è la struttura geologica. Il Paese poggia infatti su uno zoccolo di rocce precambriane (scisti, gneiss, quarziti, graniti), con prevalenza di affioramenti granitici nelle regioni settentrionali e occidentali, e di vaste formazioni scistose in quelle sudorientali. La fascia costiera orientale infine presenta una copertura sedimentaria del Cenozoico, con limitate sovrapposizioni alluvionali più recenti. Prevalgono le aree pianeggianti e le distese tabulari; il prolungato processo di erosione ha logorato ovunque i rilievi. Si possono distinguere tre principali regioni fisiche: una fascia pianeggiante meridionale, che penetra profondamente nell'interno ed è sovrastata da vari dossi, la cui quota non supera i 200 m; una zona centrale, con cime isolate relativamente più elevate (monte Tiguititi, 604 m) e che a W è accidentata dalle propaggini del massiccio dei monti Nimba (monte Tonkoui, 1189 m), estremo tratto orientale dell'ampia dorsale guineana; infine una regione settentrionale di alteterre, con altitudine media di 350-500 m, che formano vaste distese tabulari separate le une dalle altre da ripide scarpate e sovrastate anch'esse nella sezione occidentale da affioramenti granitici (monte Tiouri, 914 m). La costa, che si sviluppa per 550 km, è per lo più rocciosa a W, dato che qui i rilievi si spingono sino al mare, bassa e sabbiosa a E, dove presenta sino al confine con il Ghana una caratteristica serie di lagune (di Ébrié, Aby ecc.) che formano uno specchio d'acqua pressoché ininterrotto per quasi 350 km.
Data la generale morfologia del territorio – sorta di piano inclinato da N a S – il sistema idrografico del Paese poggia su corsi d'acqua, pressoché paralleli, defluenti dagli altopiani settentrionali all'Atlantico; i maggiori sono il Sassandra, il Bandama, il Comoé e il Cavally, che segna in parte il confine con la Liberia: tutti hanno il corso interrotto da rapide e sono perciò scarsamente utilizzabili per la navigazione. La Costa d'Avorio nordoccidentale tributa però al fiumeNiger, cui apportano le loro acque, tramite il Bani, il Bagoé e il Baoulé.
Per la sua posizione, tra i 4º e i 10º di lat. N, la Costa d'Avorio ha un clima di transizione tra il subequatoriale e il tropicale; fondamentalmente esso trae origine dall'alternanza nel corso dell'anno degli influssi delle masse d'aria continentali e di quelle oceaniche, queste ultime però sempre meno marcate man mano che si procede verso Nord. Nella regione meridionale si hanno di conseguenza piogge abbondanti (2000-2500 mm annui, con punte massime persino di 5000 mm nella zona costiera occidentale), che cadono in due stagioni, da maggio a luglio e da settembre a ottobre, cui si alternano quelle secche; le temperature sono invece costantemente elevate, con medie annue sui 27 ºC. Nell'area settentrionale le precipitazioni diminuiscono a 1000 mm e nell'estremo NE persino a 700 mm annui, concentrate in un'unica stagione piovosa, da maggio a ottobre, cui si contrappone quella secca, durante la quale fa sentire il suo influsso l'harmattan, vento secco d'origine sahariana. La zona settentrionale, infine, è caratterizzata da precipitazioni sensibilmente meno abbondanti, che raggiungono in media i 1200 mm annui. In rapporto all'alternanza delle due stagioni, le temperature variano notevolmente durante l'anno; anche le escursioni giornaliere sono particolarmente accentuate arrivando, durante la stagione secca, fino a 20-25 °C.
In relazione alle condizioni climatiche il paesaggio vegetale presenta in tutta la parte meridionale del Paese la foresta pluviale, ricca di essenze pregiate da ebanisteria (mogano soprattutto), tra una profusione di liane e una grande varietà di palme. La foresta si prolunga verso N con sottili fasce ai margini dei corsi d'acqua, in un ambiente già dominato dalla savana, che è prevalentemente arborata nella zona centrale, caratterizzate da alberi come il lingué (Afzelia africana), il teli (Erythrophloeum guineense), l'iroko e la samba; nelle zone più aride dell'estremo settentrione predomina la savana erbacea e arbustiva, con piante come la noce di karité. Sciacalli, iene, pantere, elefanti, ippopotami, numerose varietà di scimmie, e molti altri mammiferi sono ampiamente diffusi. Tra i rettili abbondano coccodrilli e serpenti velenosi come vipere, mamba e molti altri. La deforestazione e l'inquinamento delle acque costituiscono i problemi ambientali più gravi a cui il Paese deve far fronte. Le sue foreste, in passato le più grandi dell'Africa occidentale, sono state quasi interamente distrutte. Inoltre liquami domestici e rifiuti chimici, agricoli e industriali avvelenano le sorgenti d'acqua. La superficie protetta copre complessivamente il 20,4% del territorio, all'interno della quale si individuano otto parchi nazionali e tre aree dichiarate patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO, e sono: il Parco nazionale Taï (1982), la riserva naturale del Monte Nimba (1981) e il Parco Nazionale di Comoè (1983). Purtroppo le ultime due aree sono state inscritte nella lista dei patrimoni mondiali in pericolo.
domenica 2 ottobre 2016
LA COSTA RICA
La Costa Rica è uno degli stati più piccoli del Centro America insieme al Belize e a El Salvador. Confina a nord con il Nicaragua, a est con il mar dei Caraibi e Panama, a sud e a ovest con l'oceano Pacifico.
L'origine della colonizzazione umana della Costa Rica risale probabilmente al periodo delle glaciazioni del Pleistocene, quando probabilmente lo Stretto di Bering si congelò e iniziarono le prime migrazioni provenienti dal continente eurasiatico. I primi abitanti si dedicavano alla caccia e alla pesca e alla raccolta dei frutti, ma ben presto si andarono sviluppando due tipi di agricoltura di sussistenza: la prima basata sulla coltivazioni dei tuberi (yucca) e l'altra, che prevalse nell'area centroamericana, basata sulla coltivazione del mais e dei fagioli. Grazie a questo tipo di coltivazioni fioriscono nel continente americano le tre grandi civiltà Maya, Azteca (Messico, Guatemala) e Inca (Perù).
La Costa Rica fu scoperta da Colombo nel 1502 (Castilla del Oro) durante il suo quarto viaggio, ma la prima penetrazione nell'interno ebbe luogo soltanto nel 1563 quando J. Vásquez de Coronado conquistò il paese e fondò la città di Cartago, capoluogo della Costa Rica fino al 1823, mentre già nel 1519-20 G. de Espinosa e J. Ponce de León avevano esplorato la costa del Pacifico.
Nel 1540 la Costa Rica fu definita nella sua costituzione territoriale che coincise con il governatorato di Cartago, che a sua volta faceva parte della Capitanía general del Guatemala.
L'indipendenza del Messico coinvolse tutti i paesi dell'America centrale, che il 15 settembre 1821 proclamarono la loro indipendenza. I liberali centroamericani, riuniti in assemblea costituente a Città del Guatemala il 5 giugno 1823, non accettarono l'unione con il Messico; il 1º luglio successivo nacque la federazione delle Province Unite dell'America Centrale, scioltasi nel 1839. Ne seguì una guerra conclusasi soltanto nel 1842.
Nel 1855 e 1856 tutta la regione fu invasa dai filibustieri americani di William Walker; furono necessarie due battaglie, la prima a Santa Rosa, Guanacaste, e la seconda a Rivas, Nicaragua, per liberare il territorio.
La Costa Rica ha abolito l'esercito nel 1949 dopo la guerra civile. È il primo paese senza un esercito. La Costa Rica è sede della Corte Inter-Americana dei Diritti Umani e Sede dell'Università per la Pace delle Nazioni Unite.
Nel 1986 viene eletto presidente Óscar Arias Sánchez, che vara un piano di pace centroamericano; riceverà per questo il Premio Nobel per la pace. Óscar Arias è stato rieletto presidente, a 20 anni dal suo primo mandato, nelle elezioni celebratesi il 5 febbraio 2006. Il 7 febbraio 2010 viene eletta presidente Laura Chinchilla Miranda, politologa, prima donna Presidente della Costa Rica.
Nel 1821 erano presenti in Costa Rica circa 800 000 abitanti, da allora l'immigrazione europea, principalmente spagnola, ha contribuito all'aumento e alla multietnicità della popolazione. A causa delle politiche antisemite del regno spagnolo, molti marranos (ebrei convertiti) si sono trasferiti qui, dando origine alla seconda comunità ebraica dell'America Latina, dopo quella argentina.
L'immigrazione italiana, in particolare alla fine del XIX secolo, aiutò a costruire il Teatro Nacional e parte della ferrovia dell'Atlantico. Il primo sciopero in Costa Rica fu organizzato da italiani. L'immigrazione europea è stata intensa, dall'Italia, Francia, Inghilterra e Germania, così come quella americana, dagli Stati Uniti d'America, Nicaragua, Colombia e Cile: la presenza di cittadini provenienti da molte diverse nazioni ha contribuito allo sviluppo di questo paese.
La lingua ufficiale è lo spagnolo. Nel Paese si riscontrano due accenti diversi: uno, il più diffuso, può essere definito l'accento costaricano standard; l'altro, detto nicoyano dalla penisola a nord-ovest del paese, è molto simile a quello nicaraguense. Una delle principali differenze tra lo spagnolo parlato nella Costa Rica rispetto a quello usato in molti altri stati è rappresentata dal fatto che il fonema /r/ è realizzato come un'apicoalveolare vibrante sonora multipla all'inizio di parola e anche all'interno, ma solo quando è doppio, e quindi suona più simile alla pronuncia inglese o siciliana. Il dialetto locale (e anche la popolazione del paese) viene spesso definito tico per l'uso eccessivo dei diminutivi.
Abbastanza conosciuta è la lingua inglese. Un caso particolare è costituito dai discendenti di alcuni immigrati giamaicani nella provincia di Limón, che, giunti nel Paese nel XIX secolo, portarono un dialetto inglese evolutosi poi nel dialetto creolo noto come mekatelyu, il quale si potrebbe definire come una combinazione di Inglese giamaicano (Patois) con Spagnolo costaricano.
Religione ufficiale del Paese, in base alla Costituzione del 1949, è il cattolicesimo: i cattolici rappresentano il 70,5% della popolazione e, secondo uno studio dell'Università della Costa Rica, solo il 45% è praticante. Il 13,8% è protestante, L'11,3% non dichiara alcuna appartenenza religiosa.
Il movimento Rastafari è molto diffuso nel paese, soprattutto nel Valle Centrale e nella Provincia di Limón. Sebbene molti praticano questa fede e sono realmente credenti, altri l'usano soltanto come una moda oppure un "Lifestyle" ("modo di vivere").
La comunità ebraica è insediata soprattutto nella capitale, concentrata nella zona del parco di La Sabana, a San José (dove è presente una sinagoga). A seguito di un'immigrazione recente (seppure modesta) dall'Asia, sono diffuse anche altre religioni, tra cui l'Islam, il bahaismo, l'induismo e, soprattutto, il buddhismo (quest'ultimo praticato dalla comunità cinese). Insieme rappresentano il 4,3% della popolazione.
Il potere esecutivo è esercitato dal presidente eletto ogni 4 anni.
Il potere legislativo è esercitato dall'Assemblea Legislativa (57 membri) viene eletta ogni 4 anni.
Attualmente la Costa Rica è uno stato pacifico e democratico che vive una delle situazioni più stabili sia politicamente che economicamente in tutta l'America Latina.
La Costa Rica internazionalmente si mantiene neutrale, ma allo stesso tempo riconosce le minoranze nel mondo. Riconosce come Stati il Kosovo (fu addirittura la prima nazione a riconoscerlo), il Sahara occidentale, la Palestina. Nel giugno 2007, dopo quasi 50 anni di relazioni diplomatiche, la Costa Rica ha spostato il suo ambasciatore da Taipei (Taiwan) a Pechino (Repubblica Popolare Cinese) cessando ogni rapporto con la Repubblica di Cina.
Un tempo l'economia nazionale si basava sulle ricchezze agricole, oggi è invece prevalentemente indirizzata alle esportazioni di prodotti non tradizionali (tra i quali l'elettronica), il tessile e il biomedico, l'agricoltura (che pesa solo per l'8%) con banane e ananas, di cui è il secondo produttore mondiale, caffè di alta qualità, e i servizi (call-center, software, banche ecc.). Le esportazioni nel 2006 sono state di circa 7 miliardi di dollari. La povertà riguarda circa il 18% della popolazione.
L'arte precolombiana della Costa Rica mostrò tutto il suo splendore soprattutto nella scultura e nell'oreficeria.
La scultura più diffusa fu quella in pietra e lo stile si differenziò a seconda della zona: nella penisola di Nicoya prevalse la produzione di figure umane grandi particolarmente curate nel viso, oppure scolpite in bassorilievo, oppure ancora in forma duale caratterizzata da un lato raffigurante un animale ritenuto uno spirito guida; nella zona atlantica si impose il gusto realistico, manifestato in statuette raffiguranti azioni musicali o religiose e nelle maschere da cerimonia. Di notevole interesse fu anche la realizzazione di pietre tombali e degli utensili di pietra vulcanica utilizzati per la macinazione del mais, alcuni dei quali, per la raffinatezza e la bellezza estetica, appaiono più oggetti scultorei che funzionali.
Caratteristica della penisola di Nicoya è la grande produzione di pendenti in giadeite e altre pietre verdi, sviluppatasi tra il 500 a.C. e il 700 d.C. circa.
Anche la produzione ceramica presentò una certa varietà stilistica, pur nell'ambito di un'influenza dell'arte maya. Le decorazioni policroma dei vasi variarono dai temi geometrici a quelli zoomorfi.
Utilizzando la tecnica della cera perduta, gli artigiani nell'antichità realizzarono monili in oro, rame e in lega.
La nazionale di calcio costaricana è una delle più titolate dell'America Centrale. Le principali squadre di calcio del paese sono l'Herediano, la Liga Deportiva Alajuelense e il Deportivo Saprissa.
Inoltre è molto presente il surf: surf con longboard e surf con bodyboard, adoperato non solo dai turisti che accorrono da tutto il mondo per gli svariati beachbreak presenti in tutta la costa, ma anche e soprattutto dai locali cioè i tiki o le tike, si possono vedere anche bambini molto piccoli praticare il surf, e addirittura cani praticare questo sport aiutati dal padrone.
I piatti tipici della Costa Rica sono il gallo pinto (gallo colorato) piatto a base di riso colorato e fagioli neri, e il casado (maritato), una mescolanza di carne o pesce, verdure, legumi, riso e plàtano (banana amilacea da cottura) fritto.
Di norma si mangia il pinto la mattina, gli ingredienti sono naturali ed è semplice da preparare. È usato il riso a chicco lungo e fragrante e fagioli mescolati con una salsa, si può avere il pinto con uovo o anche con carne in salsa, come contorno è servito platano fritto o bollito, un frutto di aspetto simile alla banana, ma di gusto e consistenza molto diverse.
Il casado che si mangia a pranzo a differenza del pinto viene servito con i fagioli separati dal riso, può anche essere aggiunta della pasta; nel casado si trova l'insalata tagliata a fili, con a scelta pezzi di pesce o carne.
Come bevande si possono ordinare molti "batido" di frutta fresca come tamarindo, papaya, guanabana, anguria, che possono essere preparati o con acqua o con latte.
Verde rigoglioso, spiagge da cartolina, paesaggi incontaminati, foreste, animali in totale libertà. Ma anche istruzione, regole, sicurezza, burocrazia e buon cibo.
Sole tutti i giorni, sempre ventilato, temperatura dell'oceano perfetta. Ogni spiaggia poi ha la sua caratteristica: Playa Conchal conosciuta per il suo tappeto infinito di conchiglie, Playa Grande tipica per le passeggiate chilometriche, Playa de los Piratas dove si può ammirare l'uscita delle tartarughe d'acqua mentre depongono le uova o ancora Playa Carrillo incorniciata da palme rigogliose.
Tra i motivi che spingono in Costa Rica c'è il buon rapporto qualità prezzo, ormai insostenibile in Italia. La moneta del paese e' il colon, in onore di Cristoforo Colombo e 600 colones corrispondono a 1 euro mentre 530 colones a 1 dollaro.
L'analfabetismo non esiste. Tutti frequentano la scuola dell'obbligo e possono scegliere di iscriversi all'università.
Quello che stupisce di più è lo stile di vita dei costaricensi o costaricani come dicono gli italiani: tutti sono felici, non esiste cattiveria, tutti quando nascono mangiano e non rubano perché ognuno vive bene con quello che ha. Non esiste lo status simbol come in Italia, non vedi Rolex ai polsi o vestiti pitonati, non ci sono Ferrari che sfrecciano o Porche, eppure la gente sorride e vive bene.
Il Costa Rica è tra i Paesi più sostenibili al mondo, nella classifica EPI 2012, il Costa Rica occupa il quinto posto; questo significa trovare ecosistemi e paesaggi protetti, aria pulita, fiumi incontaminati , foreste intatte e molto altro. Nonostante le piccole dimensioni, il Paese ha 25 parchi nazionali e 58 riserve naturali; in tutto oltre un quarto del territorio nazionale è protetto.
Con i suoi 1500 km di costa lussureggiante e con un indice di biodiversità elevatissimo distribuito in una vasta gamma di microclimi, il Costa Rica merita a pieno la sua reputazione di paradiso naturale.
L’assistenza sanitaria è di alta qualità e a prezzi accessibili. Gli Enti statali tutori di questo servizio sono la Cassa Costaricense della Sicurezza Sociale e il Ministero della Sanità, che offrono un’elevata qualità di vita ai cittadini con una notevole rete di ospedali, cliniche e sedi sanitarie, sia pubbliche che private. Sia gli ospedali pubblici che quelli privati hanno guadagnato un’eccellente reputazione per qualità e livello di servizio. I più grandi ospedali sono concentrati nelle principali città, a San José e a San Isidro del General, mentre un nuovo centro ospedaliero nella zona sud, vicino a Uvita, sta rapidamente diventando un riferimento sia per il turismo medico che per i residenti . I residenti permanenti e anche i turisti possono fare domanda per l’assicurazione medica volontaria attraverso società di assicurazioni del governo, come l’Istituto Nacional de Seguro (INS), e sono molti gli stranieri e i pensionati che scelgono questa soluzione.